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6.7.17

che strano l'unica religione a non avere donne in ruoli chiave è quella cattolica .


Leggi anxche 




Strano davvero anche l'islam che  molti  vedono solo come terroristi e fondamentalisti ha le donne in ruoli importanti o  (  ma  non lo affronteremo qui  , ne trovate la storia  nel link sopra  )  di un  imam gay che sposa   omossessuali.
Ora è  vero come dice Tonia Mastrobuoni su http://www.informazionecorretta.it riprendendo 
dalla REPUBBLICA di oggi, 05/07/2017, a pag. 16, con il titolo "La Libera Moschea dell'imam femminista: 'Mi vogliono morta'",  



Seyran Ates non molla mai. Le agenzie hanno fatto appena in tempo a battere la notizia che l’attivista turca vive di nuovo sotto scorta per le minacce di morte collezionate nelle ultime, movimentatissime settimane, che lei ha già lanciato il prossimo progetto. 
Immagine correlata
Seyran Ates nella moschea che ha fondato a Berlino


«Puntiamo al milione di firme in sette Paesi europei, dobbiamo farcela», racconta con voce squillante al telefono, poco dopo la presentazione a Berlino di “Stop extremism”, l’iniziativa che vorrebbe ottenere sostegno sufficiente per promuovere una direttiva europea che lotti contro l’estremismo di destra.
«Battersi contro le destre è una priorità », aggiunge. Ates ne sa qualcosa: quando era giovanissima e si manteneva gli studi in legge alla Freie Universität lavorando per un’associazione che proteggeva le donne dalle violenze domestiche, un uomo sparò a una sua cliente e ferì gravemente lei. Si scoprì poi che l’attentatore era un militante ultranazionalista, un sicario dei Lupi grigi, un fascista che continua a vivere tranquillamente a Kreuzberg dopo l’assoluzione. Ma il fatto di aver sfiorato quasi la morte da studentessa non ha fatto che rafforzare l’impegno di Ates, che oggi, alla luce delle rinnovate minacce delle ultime due settimane, con tono calmissimo ci dice che «se mi vogliono morta, vuol dire che sto facendo la cosa giusta». Intanto, l’iniziativa lanciata lunedì intende costringere i Paesi europei a impegnarsi di più contro le destre. «Dobbiamo investire molto di più nell’educazione e favorire iniziative per il lavoro; la mancanza di istruzione e la sensazione di venire respinti dalla società alimentano spesso la frustrazione che spinge a preferire i modelli autoritari », spiega.
Di recente, la pietra dello scandalo che le ha attirato un centinaio di minacce di morte grazie alle calunnie dei fondamentalisti e di qualche sostenitore di Erdogan, è diventata la sua moschea Ibn-Rushd-Goethe, contro la quale pare si sia mobilitato persino il presidente turco. Nella capitale non si parla d’altro, e le foto delle preghiere hanno fatto il giro del mondo. Inimmaginabile quasi ovunque quello che accade qui da metà giugno. Donne e uomini, sunniti, sciiti e aleviti inginocchiati uno accanto all’altro nella moschea del quartiere Moabit inaugurata il 16 giugno mormorano sure del Corano, senza muri divisori, stanze a parte o discriminazioni di sorta. «Anche gli omosessuali sono i benvenuti», tiene a puntualizzare la femminista. Lei ci ha lavorato «per otto anni», e l’altra rivoluzione è che quel tempo le è servito a studiare: l’imam è lei, l’avvocato che ha dedicato la sua intera vita alle cause degli ultimi. Nelle foto dell’inaugurazione si vede il suo fisico minuto avvolto nella galabya, mentre predica con aria timida e gli occhiali enormi inforcati sulla punta del naso. Il ministro della Giustizia, Heiko Maas (Spd) ha salutato l’iniziativa «che ha uno scopo giusto: battersi contro il terrorismo e per la tolleranza».
Non tutti la pensano così. A parte Erdogan stesso che avrebbe chiesto al governo Merkel di chiudere d’imperio la moschea più liberale d’occidente, si stanno muovendo anche i suoi maggiordomi. Il presidente turco avrebbe dato ordine a Ditib, la più importante comunità turca in Germania, ma anche a Diyanet, l’istituzione religiosa di Ankara che manda qui moltissimi imam, di avviare una campagna di calunnie contro la femminista nata a Istanbul. La strategia per screditarla? Mettere in giro la voce che agisca per conto di Fethullah Gulen, il nemico giurato del Sultano, accusato pubblicamente del putsch del 2016. Ates respinge con forza le accuse di essere vicina all’imam che vive da anni in esilio negli Stati Uniti. E la sua iniziativa straordinaria rappresenta una risposta importante anche rispetto alle enormi polemiche suscitate dalla decisione di Ditib e di altre associazioni religiose di disertare la recente manifestazione indetta a Colonia da alcune associazioni musulmane per protestare contro il fondamentalismo islamico. Peraltro Ates è contenta dell’enorme eco suscitata dalla sua moschea: «Mi dicono che ne vogliono aprire anche in Svizzera, a Colonia e a Friburgo. Siamo un’onda e siamo solo all’inizio. Non ci fermeranno»

<< Ben vengano le iniziative come la fondazione di una moschea a Berlino, ospitata in una chiesa e dunque non indipendente, con una donna imam e aperta a tutti. Si tratta, però, di una rondine che non fa primavera: l'islam europeo, e non solo, vive ancora immerso in un lungo e freddo inverno. Non stupisce che diversi Paesi musulmani abbiano chiesto alla Germania di chiudere la moschea e che la fondatrice del luogo di culto Seyran Ates abbia ricevuto minacce di ogni genere. >>  , ma dimostra  che ignora  chenel mondo islamico ci sono  altre  donne  imam .

ecco il  caso Sherin Khankan, imam della moschea Mariam di Copenaghe  


 Giulia  Cerqueti 
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Sherin Khankan, imam della moschea Mariam di Copenaghen - LINDA KASTRUP/AFP/Getty Images)





DANIMARCA: SHERIN KHANKAN, LA DONNA CHE GUIDA LA MOSCHEA
04/04/2017 Figlia di un rifugiato siriano e di una finlandese, a Copenaghen è imam della moschea Mariam, insieme a un'altra donna, Saliha Marie Fetteh. E si batte per la valorizzazione delle donne nell'islam e per la conciliazione fra tradizione e modernità...

Si presenta in pubblico con i lunghi capelli castani e il volto scoperti, il velo lo indossa ma solo durante la preghiera in moschea. Vuole contrastare l'islam radicale ed estremista, creare un'alternativa alle strutture patriarcali delle istituzioni islamiche, valorizzare le donne e la loro integrazione rileggendo il Corano in chiave più progressista. Una sfida alle tradizioni islamiche, tanto che la BBC l'ha segnalata tra le 100 donne del 2016. Sherin Khankan, 42 anni, è la prima donna a ricoprire il ruolo di imam, guida della preghiera, in Danimarca (e in Scandinavia), e una delle pochissime guide spirituali donne in tutto il mondo islamico. Scrittrice, laureata in Sociologia delle religioni e filosofia a Copenaghen, la Khankan ha partecipato alla manifestazione torinese "Biennale Democrazia", dove ha ripercorso la sua storia di vita e di fede e le sue convinzioni. Figlia di un rifugiato siriano musulmano - fuggito in Europa dopo essere stato incarcerato e torturato in quanto oppositore del regime - e di una finlandese cristiana emigrata in Danimarca per fare l'infermiera, Sherin Khankan ha frequentato un master a Damasco, per poi rientrare in Europa nel 2000. Nata e vissuta a cavallo tra due mondi, abituata fin da piccola all'incontro tra diversità, si considera lei stessa un ponte, uno strumento di unione e conciliazione fra due culture e due religioni. A Copenaghen guida la moschea Mariam, fondata a febbraio del 2016, insieme a un'altra donna imam, Saliha Marie Fetteh. La moschea ha cominciato a essere concretamente operativa ad agosto, con una cerimonia e un sermone di apertura sulle donne e l'islam nel mondo moderno. In questi mesi sono stati celebrati vari matrimoni, tra cui alcuni misti (interreligiosi) che in molte altre moschee non sono permessi. Nel 2001, poco tempo prima dell'attacco alle Torri Gemelle, la Khankan ha fondato il Forum for Critical Muslims. Nel 2007, la Khankan ha pubblicato un libro,Islam and reconciliation - A public matter (Islam e riconciliazione - Un affare pubblico).   Il suo obiettivo - ha spiegato mesi fa al britannico The Guardian - è essere di ispirazione per altre donne nel mondo e stimolare un cambiamento all'interno del patrimonio di tradizioni islamiche. Di fatto, anche se si tratta di casi ancora rari, donne imam esistono in vari Paesi: in Cina guide alla preghiera femminili si trovano fin dall'Ottocento, in Sudafrica sono ammesse dal 1995,nel 2005 a Los Angeles è stata inaugurata la "moschea delle donne d'America", riservata, per l'appunto, alle sole fedeli. Una donna alla guida della preghiera islamica canonica per uomini e donne non è una pratica ben vista e accettata dal mondo musulmano più tradizionalista, anche se di fatto non è vietata. Nelle moschee alle donne viene riservato uno spazio nettamente separato da quello degli uomini (molte pregano in casa e non si recano alla moschea). Nel 2003 negli Stati Uniti Asra Nomani, scrittrice e giornalista indiana naturalizzata statunitense, è stata la prima donna a chiedere nella sua moschea del West Virginia di poter accedere alla preghiera nella sala principale riservata agli uomini. Due anni dopo ha organizzato la prima preghiera islamica pubblica negli Usa con un gruppo di fedeli promiscuo guidato da una donna (lei).Valorizzare la donna nell'ambito delle istituzioni religiose islamiche è un baluardo contro le tendenze estremiste: lo ha ben capito re Mohammed VI che in Marocco, dopo gli attentati terroristici di Casablanca del 2003, più di dieci anni fa ha istituito per le donne il ruolo di mourchidat, guide spirituali o predicatrici istruite e formate per fornire orientamento, consigli e informazione religiosa. Le mourchidates restano un gradino sotto agli imam, ma hanno un ruolo simbolico importante e devono svolgere lo stesso percorso di studi di chi vuole diventare imam, dalla cultura islamica al diritto, dalla psicologia alle lingue.











ACCER06 aprile 2017 alle 13.24


Senza ironia, avrei una proposta quale prova del 9 per la gent. signora Sherin: le chiederei di apride una moschea come quella in DNK, a Il Cairo, Teheran, Karachi, Dakar, guidate da donne. Se funzionano senza conseguenze per un po' di tempo, mi rimango tutto quello ho detto finora. Purtroppo per lei (e per noi), conosco i miei polli.Rispondi



Adamini05 aprile 2017 alle 14.46


Fosse in Italia, diremmo che sarebbe un islam all'amatriciana. Ma sta in Danimarca, quindi è "una cosa seria".Rispondi



Sora05 aprile 2017 alle 11.33


Me la ricordo sta ragazza, molto brillante in una intervista che le fecero tempo fa in una trasmissione televisiva che non ricordo quale. Evidentemente mi è rimasta nella zucca per la sua piacevole bizzarria. Concordo che effettivamente tiene un approccio emancipato sulla professione della fede islamica. Effettivamente, non in senso denigratorio applica papale papale una modus operandi di stampo luterano (o più generale la sua formazione culturalmente danese da di suo.) all' Islam professato in formulazioni di altro stampo culturale meno delicato e tollerante. Una lettura dell'Islam in salsa luterana ci ha fatto. E' una riformista? Bah, per adesso è un ago in un pagliaio, in Danimarca ci sta bene, al calduccio nella calda e comprensiva coperta dei luoghi, in altre zone le farebbero magari la pelle, ma apprezzo il coraggio comunque. Si può dire che la sua visione è partita dalla formazione culturale di stampo cristiano- luterano- laico- scandinavo- danese? La matrice è quella eh!.





Fiore05 aprile 2017 alle 08.26


Iniziative decisamente estranee alla religione islamica. Dal Corano: "...Esse (le donne) hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono superiori . Allah e’ potente, e’ saggio." (Sura 2:228) Amen.Rispondi



stefano04 aprile 2017 alle 22.26


Vorrei far notare una cosa: se uno, potendo scegliere tra la fede luterana della madre e quella islamica del padre, sceglie la seconda, non lo fa da islamico, ma da protestante. Meditate gente, meditate.Rispondi



S.C.06 aprile 2017 alle 11.16


Anche chi lascia il cattolicesimo per convertirsi all'Islam (fenomeno oggi assai frequente per via dei sempre più numerosi matrimoni misti) lo fa da cattolico. Sarebbe auspicabile che fosse sempre una libera scelta, ma, purtroppo, spesso non lo è: nel caso dei matrimoni misti, per la religione islamica il futuro coniuge di altra fede è obbligato a convertirsi all'Islam, cosa che io trovo inaccettabile. Non capisco soprattutto le donne occidentali, libere e indipendenti, che si convertono a una fede maschilista e repressiva come quella islamica. Affari loro. Nel caso di questa giovane donna, però, credo si tratti di un semplice automatismo: per la religione islamica, infatti, i figli seguono automaticamente la religione del padre e lei è figlia di padre islamico. Non ha fatto una scelta, non ha abbandonato una religione per un'altra, è semplicemente nata islamica ed evidentemente le sta benissimo così.



S.C.04 aprile 2017 alle 19.51


C'è ancora tanto da fare prima di arrivare alla piena uguaglianza di uomini e donne e al riconoscimento delle stesse opportunità in qualsiasi ambito, compreso quello religioso. Tuttavia la presenza di donne colte e intelligenti come questa "imam" è sicuramente un ottimo segnale.Rispondi



S.C.04 aprile 2017 alle 19.33


Incredibile, una donna alla guida di una moschea! Persino quegli arretrati musulmani capiscono che anche le donne possono svolgere gli stessi ruoli degli uomini in ambito religioso, mentre la Chiesa Cattolica continua a negare il sacerdozio alle donne. Non mi faccio grandi illusioni sulla condizione delle donne nel mondo islamico, ma devo dire che stavolta l'Islam batte la Chiesa Cattolica.Rispondi



lorella05 aprile 2017 alle 18.50


da un sondaggio risulta che la maggioranza delle donne cattoliche non sono interessate al sacerdozio ,invece interessa alle donne dichiaratamente atee.Singolare,no?



S.C.05 aprile 2017 alle 19.42


Singolare davvero che le donne cattoliche non lottino per la loro piena uguaglianza con gli uomini e per i loro diritti e accettino tranquillamente una discriminazione ingiusta. Problema loro, non mio né delle "donne dichiaratamente atee", che evidentemente non sono interessate al sacerdozio, dato che non sono cattoliche, ma inquadrano la questione sotto il punto di vista suddetto, quello della discriminazione. In ogni caso, al di là dell'etichetta vagamente dispregiativa di "donne dichiaratamente atee", non sono delle appestate e possono benissimo andare d'accordo con le donne cattoliche intelligenti (certo, quelle meno dotate sotto questo aspetto si fermano all'etichetta. Anche in questo caso, il problema è loro, non mio né delle "donne dichiaratamente atee").



lorella06 aprile 2017 alle 12.18


la differenza tra una donna cattolica e una donna atea é il fatto che una donna credente non ritiene una discriminazione l'interdizione del sacerdozio alle donne perche'non lo ritengono una forma di potere,ma un servizio come tanti altri,forse anche piu' importanti e che le donne gia'svolgono. Se Cristo scelse i suoi apostoli di sesso maschile non lo fece certo per discriminare le donne.La Chiesa é una comunita' di credenti al servizio di Cristo dove ogni membro,dal semplice fedele ai Vescovo o al Papa ha la medesima dignita'.



S.C.06 aprile 2017 alle 16.46


Sì, sì, certo... La solita tiritera trita e ritrita. E il solito arrampicarsi sugli specchi per difendere un'ingiustizia che risulta evidente a chiunque non abbia subìto il lavaggio del cervello con l'indottrinamento religioso sin dall'infanzia. Che dire? Contente voi donne cattoliche, buon pro vi faccia appartenere a una Chiesa palesemente misogina. Le donne atee, da voi tanto disprezzate, lottano anche per i vostri diritti più di quanto voi possiate immaginare e hanno davvero una concezione elevata e nobile della donna e del suo ruolo nella società. Con ciò, la saluto e chiudo.



vincenzo04 aprile 2017 alle 18.47


Credo che l'inserimento della donna alla guida della preghiera islamica per uomini e donne, sia una delle strade da percorrere e difendere per avere un islam aperto e moderato (è auspicabile anche per la Chiesa una vera apertura alle donne). Chi più della donna porta in se il seme della vita? e la vita è la base dell'amore! Se auspichiamo ad un mondo ecumenico dove tutti sebbene per strade diverse tendiamo a Dio (vero Amore), allora abbiamo bisogno più che mai della donna!Rispondi



eliana04 aprile 2017 alle 17.29


la dimostrazione che questa donna è completamente fuori dall'islm è i lcolore della stanza e deltappetino di preghiera che in una moschea devono essere prevalentemente di colore verde,il colore più amato dal profeta maometto che dopo la prima rivelazione dell'angelo,si rifuggiò sotto il manto verde della sua prima e amata moglie Kadigia infatti c'è una sura che inizia oh tu avvolto nel manto.Queste cose creano solo confusione e la confusione crea danni irreparabiliRispondi



Fratelli04 aprile 2017 alle 17.02


Personalmente la notizia mi interessa tanto quanto sapere se stasera piove . Ma , banalmente , e considerati i tanti articoli che da anni danno conto del presunto , e mai visto , bello altrui , siamo su Famiglia Cristiana o Famiglia musulmana ? O rispetto per tutte le famiglie , ma il troppo stroppia !Rispondi



Adamini04 aprile 2017 alle 15.17


Ok, diventeremo tutti islamici, contenti?Rispondi



eliana04 aprile 2017 alle 18.57


please non darmi del noi,io ballo da sola



ACCER04 aprile 2017 alle 15.04


I paragoni che sto leggendo nei commenti non "sembrano consapevoli" della natura intrinseca dell'islam. Una proposta del genere non ha futuro, per lo meno prossimo. I paragoni con il "protestantesimo" cristiano contengono tre questioni per nulla ovvie: 1) un confronto è storicamente improprio; 2) l'islam sunnita (maggioritario) non prevede un clero, quello sciita si, ma in entrambi i casi il contributo femminile non è possibile; 3) l'implicazione che il protestantesimo cristiano sia stato "positivo", tutto da discutere come vediamo per Lutero. ..... Una domanda: quanti musulmani delle varie etnie frequentano questa moschea?Rispondi



Luigino . Concorezzo04 aprile 2017 alle 13.27


Autorevolezza - Questo invidio loro, non esiste una gerarchia sacerdotale che controlli capillarmente i luogi di preghiera - Sono i frequentatori di ogni singola Moschea legittimano i loro Iman - Luigino puaretRispondi



Nappo04 aprile 2017 alle 12.24


In realtà nessuna delle quattro scuole islamiche accetta imam donne che guidino la preghiera di fedeli di ambo i sessi (in certi casi è tollerato solo se guidano fedeli di sesso femminile). Quindi non è vero che "non è vietato"...secondo la dottrina islamica attuale, esse non possono farlo e basta. Un po' come prevedere, tra i cattolici, dei parroci donne... Senza una vera e propria scissione nella religione islamica, come accennato dall'utente vkaspar, queste sono iniziative senza speranza.Rispondi



eliana04 aprile 2017 alle 17.30


hai ragione sono senza speranza ma accendono miccie cariche di esplosivo



Doriano Canella04 aprile 2017 alle 12.21


In Europa, tradizionalmente cristiana, sono permesse altre religioni e l'ateismo e nessuno "lapida o mette in galera" coloro che non sono cristiani. Non mi sembra sia la stessa cosa nei Paesi islamici, dove i Cristiani sono perseguitati. Come la mettiamo con in Corano? O sono gli islamici a sbagliare o è il Corano sbagliato. Chi mi sa rispondere?Rispondi



fabrizio04 aprile 2017 alle 14.35


Gli islamici sbagliano a seguire il Corano alla lettera, così come sbagliano i cristiani a seguire alle lettera la Bibbia.



Fratelli04 aprile 2017 alle 17.10


Quando si arriva al dunque , islamici italiani , europei , arbi o di chissà quale posto , ultramoderati come gli ultraterroristi , insieme affermano che il Corano non sbaglia . Pensare che cambiano è , pura , mera , e poco intelligente , illusione .



Giuliano04 aprile 2017 alle 21.58


Gent.le Fabrizio mi pregio informarla , viste le sue fantasiose convinzioni , che per il musulmani il Corano a maometto è stato scritto sotto dettatura di Dio . E qualcuno pensa che lo interpreteranno o non lo prenderanno alla lettera ? Ed i terroristi , islamici , vengono dai musulmani moderati temuti perchè applicano il Corano ! I cristiani , gentile Fabrizio , hanno la Bibbia come libro storico . Libro che racconta , nei modi e nelle forme del tempo la preenza di Dio fra gli uomini . Dio chiese ad Abramo di offrire suo figlio , perchè ? Perchè i patti a quel tempo si facevano col sangue . Col sangue dell'agnello , sacrificato . Noi seguiamo alla lettera il Vangelo . Che esprime valori ed etica del cuore , e vale per l'eternità . Gesì non ha d tto che mangiare e come vestirsi , ma di carità , di poveri di cuore , di amore di perdono ... Un consiglio : se non sa non parli !



Giuliano Ricci05 aprile 2017 alle 13.08


Per dialogare coi Musulmani, è necessario conoscere sia la Bibbia che il Corano. Ora certi giornalisti, politici, moderatori, ecc. , affermano a volte che anche nella Bibbia cristiana esiste crudeltà, vendetta, dominazione sulle donne, e cosi’ via. Questo è totalmente errato. Infatti la Bibbia deve essere letta dall’ALFA all’OMEGA, senza estrapolare frasi qua e la’, per poterla interpretare correttamente. La crudeltà, la legge del taglione, la dominazione sulle donne, ecc. che troviamo nel Vecchio Testamento, vengono abolite e trasfigurate colla venuta di Gesu’ nello « spirito nuovo » di amore, di perdono e di preghiera, anche verso i nemici, nel Nuovo Testamento appunto. Mentre per i Musulmani, che hanno come base il Vecchio Testamento, con una aggiunta di crudeltà verso i nemici, le donne non obbedienti, i miscredenti, gli Ebrei , i Cristiani, i ladri, ecc ., ci vorrebbe una evoluzione radicale, e una certa separazione tra Stato e religione, come in Israele.



eliana05 aprile 2017 alle 13.52


fab,infatti la interpretiamo da2000 anni,invece in corano è intoccabile



bruno05 aprile 2017 alle 18.55


complimenti a Giuliano Ricci per il suo sapiente commento! Ci onori ancora anche su altri forum.



fabrizio06 aprile 2017 alle 09.30


Eliana, gli islamici sono divisi in tanti gruppi come i cristiani. Significa che una qualche interpretazione del Corano c'è anche fra loro.



fabrizio06 aprile 2017 alle 09.32


Caro Giuliano, anche i dieci comandamenti sono stati scritti sotto dettatura da Dio, anzi li ha scritti Lui direttamente. Meglio di così.



eliana06 aprile 2017 alle 15.27


no fab il corano è intoccabile commentano gli hadit del profeta ,cioè i suoi detti scritti 50 annidopo la sua morte,quando erano morti tutti i testimoni oculari e in questo io vedo molta mala fede,mantre nel corano ci sono scritti molto belli,poi quando si confrontano litigano più o meno violentemente



fabrizio07 aprile 2017 alle 09.34


Eliana, anche i Vangeli sono "intoccabili" dottrinalmente (come tutti i libri "sacri"). Ma la gente fa come vuole. La differenza sta solo nel grado di evoluzione civile. Gli islamici sono ancora al medioevo.



eliana04 aprile 2017 alle 11.39


e se invece prendesse la patente e guidasse una macchina?Rispondi



Fratelli04 aprile 2017 alle 17.08


Potrà mai cambiare religione ? Potrà divorziare avendo i figli ? ( ovviamente non in europa ) Potrà mai dire di no al marito ? Potrà opporsi alla poligamia ? ( Di suo marito) Come non notare che un rifugiato siriano l'amore finlandese lo trovi facile . Rifugiarsi nell'amore è una grande cosa . E come non notare la fermezza di una madre europea nel "donare" sua figlia al primo profeta che passa . Forse è stato giusto non scrivere che l'europa si fonda su radici giudaico- cristiane . Cristiani svenduti , hli europei.



vkaspar04 aprile 2017 alle 10.53


L'alba di un "Protestantesimo islamico" ?...Rispondi



eliana04 aprile 2017 alle 11.40


peggio eresia islamica



lea felicia04 aprile 2017 alle 11.46


Magari il Tramonto di un Islamismo "protestante..."



S.C.04 aprile 2017 alle 19.44


Magari arrivasse un "Protestantesimo islamico", visto che per l'umanità pare impossibile liberarsi delle religioni e di tutte le loro frottole, causa di odi, divisioni e conflitti assurdi che ai nostri giorni non dovrebbero più essere nemmeno immaginabili!



eliana06 aprile 2017 alle 15.28


s.cci sono molte forme di protestantesimo islamico



lea felicia04 aprile 2017 alle 10.38


Cheese! Salvini, Grillo e quelli come voi, sfoggiate un bel sorriso a 44 Denti che questa Donna vi da' una bella Spazzolatina, gengive comprese. Se poi desiderate, anche una "sana", profonda igiene orale... Forse gli Islamici non son quegli Imam del Ca...(Borghezio dixit, testuale), dalle lunghe palandrane, come sostiene certa propaganda Nazional(socia)lista che : "vengono qua' a Sporcare".Rispondi



Giuliano05 aprile 2017 alle 06.45


Gent.ma s.ra Lea , la sua visione parziale e anti qualcuno è chiara e forte da rendere senza senso il suo commento . Ogni tanto FC trova modo di raccontarci un islam che è talmente "puntuale " da essere irreale . Ci racconta delle moschee in cui si predica la guerra "santa " ? Dei miti terroristi ? Di Molenbeek ? Di quello che ha fatto e fa l'Isis in nome del Corano ? .............In merito a ciò che dice , sono certo che dopo una spazzolatina col buon islam , che lei crede , espelleremmo il colluttorio sporco di sangue . Come da sempre la storia racconta .



lea felicia06 aprile 2017 alle 13.59


Io vedo 3 passeggini accompagnati da scampanellii di bimbi e mamme garrule al par di rondinelle. Due porte accanto, due giovani spose in terapia analitica, separate dal marito. Inutile dire chi sono le Islamiche. Hanno gia' vinto loro. Rassegnati.



eliana06 aprile 2017 alle 15.31


@lea fino a quando ci saranno persone con la tua capacità critica avranno un bel combattere,io in questo invece vedo la sconfitta di un certot ipo di islam



fabrizio07 aprile 2017 alle 09.36

Nessun timore: anche l'Islam perderà carica.

il dibattito   è aperto  tra pregiudizi , paure , ma anche  no




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23.6.13

Guerra agli enti che non pagano, padroni e operai uniti nella lotta



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dall'unione sarda del 23\6\2013



di GIORGIO PISANO  ( pisano@unionesarda.it  )
Parola di premier (Enrico Letta): basta coi ritardi nei pagamenti alle imprese. D'ora in poi la pubblica amministrazione sarà puntuale. Parola di ex premier (Mario Monti): basta coi ritardi nei pagamenti alle imprese. D'ora in poi la pubblica amministrazione sarà puntuale.Marco Ferrario,
da http://www.pianetaebook.com/2011/07/
che è un manager ottimista e perfino di sinistra, continua a crederci. E aspetta: anche da un anno aspetta. Nel frattempo la sua azienda si assottiglia, nel senso che ha un'emorragia di posti di lavoro. La pubblica amministrazione, che paga con ritardi stratosferici, l'ha messa in ginocchio. Lui, che non vuol buttarla sul pesante, dice d'essere «per il libero mercato e per un'etica sociale: peccato che ci sia un impoverimento di tutto questo». Sassarese, cinquantasei anni, due figli, Ferrario è amministratore di una srl (Elettronica professionale) che nelle stagioni migliori ha avuto 85 dipendenti. Ora è a quota 33 con qualche problema, visto che non è riuscito a garantire l'ultima busta paga.Per Confindustria, la vicenda di Elettronica professionale è il simbolo dello Stato cattivo pagatore, che annuncia la ripresa, garantisce occupazione a venire ma poi non rimette i debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Nata nel 1976, l'azienda è agli inizi della Statale che da Sassari porta verso l'aeroporto di Fertilia. Si occupa di manutenzione e assistenza tecnologica, lavora soprattutto con gli enti pubblici (fino a ieri, adesso sta tentando una brusca inversione di rotta). Che non pagano o lo fanno con un intollerabile ritardo.Elettronica professionale è nata sull'onda dell'entusiasmo, all'alba delle nuove tecnologie. È una srl (società a responsabilità limitata) che pareva avere il vento in poppa fin da subito. «Agli inizi eravamo tre amici che facevano tutto, massima flessibilità per far partire un'azienda che pareva vivere nel segno della fortuna». Senza farsi venire mal di pancia si è adeguata perfettamente al palcoscenico industriale accettandone tutte le regole: comprese quelle delle assunzioni su segnalazione del padrino di turno. «Quattro o cinque volte abbiamo detto sì e non ce ne siamo pentiti. Zavorre, mai. Anche perché con le dimensioni della nostra attività non potevamo permetterci pesi morti».Cresciuto all'interno di uno stabilimento industriale a Milano (il padre era un dirigente della Sir), Ferrario - che pare un clone giovanile di Luciano Benetton - non ha nessuna voglia di alzare bandiera bianca ma la sua è la storia di un'Italia che affonda.
Quanto vi deve la pubblica amministrazione?
«Due milioni di euro».
Da quanto tempo?
«La media del ritardo nei pagamenti varia fra gli otto e i dodici mesi. Considerate che sto parlando di ritardi a lavoro concluso. Tutto comincia con la nostra proposta (o la richiesta di un servizio da parte del cliente), poi c'è l'apertura di una pratica che deve essere approvata dall'ente con tanto di delibera. L'iter preventivo si conclude con l'affidamento ufficiale dell'incarico».
Facciamo un esempio.
«A gennaio parte la proposta, a marzo riceviamo l'affidamento dell'incarico. Al termine, emettiamo fattura con pagamento a novanta giorni. Che vengono abbondantemente e serenamente ignorati. Diciamo che dall'inizio del lavoro al saldo, mentre noi continuiamo a pagare i dipendenti, passano altri cinque-sei mesi».
I ritardi prevedono il versamento di interessi?
«In teoria, sì, In pratica, mai. Questo avviene regolarmente nonostante noi paghiamo mediamente alle banche 150mila euro l'anno di interessi per le anticipazioni che riceviamo in attesa che le fatture vengano onorate. Morale: non sono le banche a supportare le imprese ma esattamente il contrario».
Definirebbe il sistema bancario un'associazione a delinquere legalizzata?
«Mi viene da ridere e penso a quante querele mi cadrebbero addosso se dicessi che condivido questo concetto. Dunque facciamo che preferisco non rispondere. Comunque, la legge dice che dobbiamo conteggiare gli interessi agli enti che pagano in ritardo».
Non lo fate?
«Certo che lo facciamo. Ma si deve arrivare a transazioni, minacce di azioni legali oppure citazioni in Tribunale. In genere coi piccoli clienti riusciamo a chiudere la trattativa con uno sconto sul totale da pagare. Con i grandi enti, penso alle Asl, il discorso diventa invece più complicato».
Facciamo un esempio?
«Con un'azienda che ci deve cinquecentomila euro siamo dovuti andare in causa. E adesso aspettiamo i tempi della Giustizia».
A chi chiede aiuto quando non vi pagano?
«A chiunque possa darci una mano. Da ottobre dell'anno scorso, cioè da quando sono stato nominato amministratore di Elettronica professionale, ho chiesto appuntamenti ai direttori degli enti con cui vantiamo crediti. Finora non sono riuscito a vederne uno».
Mai andato a parlare faccia a faccia col manager di una Asl?
«Lo farei volentieri se mi ricevesse. Ma fino a questo momento le mie richieste di incontro non hanno avuto risposta».
In otto mesi non è riuscito a farsi ricevere?
«Esatto. E siccome non si può pietire qualcosa che ci è dovuto, abbiamo deciso di abbandonare la strada della mediazione e girare la pratica ad uno studio legale. Ma questo non ci rende contenti».
Perché?
«Perché preferiremmo chiarire le cose, trovare un'intesa anziché ricorrere alla magistratura. Così non si va da nessuna parte».
Entro quanto tempo dovete pagare i fornitori?
«Di solito fra i 30 e i 90 giorni. Però finiamo giocoforza per stressarli. Debbo dire a questo proposito che i nostri si sono mostrati tra l'altro pazienti. Capiscono la situazione, capiscono che i ritardi non sono dovuti a cattiva volontà».
Nel frattempo dovete pagare anche gli stipendi ai dipendenti.
«Naturalmente. Per via di quel buco da due milioni, siamo in ritardo di un mese».
Record di velocità?
«Non esistono, salvo rarissime eccezioni. L'università di Sassari, a cui abbiamo erogato un servizio a dicembre 2012, ci ha pagato a marzo 2013. Praticamente dopo i novanta giorni istituzionali».
Sostegno da parte dei lavoratori?
«C'è, sono assolutamente consapevoli della situazione. Operiamo nella massima trasparenza e quindi sono partecipi, sanno in che mare stiamo navigando. Ma questo, per ovvie ragioni, non impedisce che ci sia tensione, nervosismo. Chi ha potuto è scappato in cerca di un altro lavoro. E io, francamente, non me la sento di criticarlo. Anche se le fughe danneggiano la nostra filosofia di squadra».
I sindacati?
«Abbiamo Cgil e Cisl. Sono con noi, dalla nostra parte. Hanno capito che stiamo giocando la stessa partita. Hanno un atteggiamento preciso: a fianco dei lavoratori ma anche a fianco degli imprenditori. Se penso agli anni '70 mi viene da sorridere».
Scontri di un passato remoto.
«Tanto per cominciare gli imprenditori, allora, si chiamavano padroni. Oggi sappiamo che se vogliamo andare avanti dobbiamo operare insieme».
Chi l'avrebbe detto: padroni e operai uniti nella lotta.
«Siamo arrivati a questo».
Ce la farete a reggere?
«Ce la stiamo mettendo tutta. Nel frattempo abbiamo intensificato il rapporto con la clientela privata e migliorato la qualità delle nostre tecnologie. Ma la situazione finanziaria resta tutt'altro che felice».
Però ora potete tranquillizzarvi: il premier ha detto d'avere sbloccato i pagamenti.
«Sì, l'ha detto qualche settimana fa. Anche Mario Monti, predecessore di Enrico Letta, aveva annunciato la stessa cosa. Per il momento, però, non è accaduto nulla. Un cliente di buona volontà ci ha comunicato che sta tentando di capire le nuove disposizioni di legge sui pagamenti».
Il governo ha un'attenuante: vi considera evasori fiscali e quindi qualche risparmio segreto l'avete.
«Elettronica professionale lavora soprattutto con gli enti pubblici. La nostra clientela privata è fatta di aziende come E.on, Saras, Moretti (quelli della birra). Nessuno di loro ti regala un centesimo senza emissione di fattura. Dunque non saprei davvero come ottenere un introito al di fuori dei binari imposti dalla legge. Forse ho un limite di fantasia».
Siete sul serio in angolo?
«Per essere pagate, ditte come la nostra devono dimostrare - certificati alla mano - di versare regolarmente le tasse. Non solo: a suo tempo bisognava anche aggiungere di non avere guai con Equitalia».
Una sorta di certificato antimafia.
«L'unica differenza è che noi dobbiamo dimostrare di essere in regola con contributi e imposte».
La politica ha invaso tutto?
«Noi ci salviamo, tanto è vero che quando chiediamo un appuntamento nemmeno ci rispondono. La politica è presente in quelli che si chiamano clienti finali. E mi spiego: secondo me, certe scelte delle Asl non rispondono a criteri, come dire?, imprenditoriali».
Quanto conta la politica per vincere un appalto?
«Molto. Ce ne siamo resi conto nei tempi precedenti la crisi: i clienti finali hanno cominciato a bandire appalti sempre più consistenti e questo ha attirato l'interesse di grossi gruppi che operano nella penisola».
Risultato?
«Dobbiamo competere con aziende che hanno fatturati infinitamente maggiori del nostro. Dietro di loro c'è la politica? Anche a questa domanda preferisco non rispondere».
Vi hanno chiesto tangenti per accelerare i pagamenti?
«Parecchio tempo fa un mio collega ha ascoltato uno strano discorso. Ma ha finto di non capire. Credo che su questo terreno la Sardegna sia un'isola felice».
Scontri interni fra soci?
«Inevitabile per via della crisi: diciamo che la nostra è un'azienda vivace. Ma diciamo anche che queste discussioni sono sempre rimaste sul binario della civiltà e, alla fin fine, si sono rivelate proficue».
Quali sono i limiti della Sardegna per una crescita imprenditoriale?
«I trasporti, innanzitutto. Siamo riusciti ad avere un aiuto da Ryanair e abbiamo rischiato di perdere tutto perché qualcuno voleva avviare la procedura di infrazione: Alitalia non l'aveva digerita».
Ma come, gli imprenditori non sono per il libero mercato?
«Certo. A patto che il libero mercato non dia fastidio a personaggi molto potenti».
In Sardegna quanti imprenditori e quanti solo prenditori?
«Non sono in grado di fare una valutazione. Il nodo è la crisi della produzione. Abbiamo tentato di far venire imprenditori lombardi: c'era disponibilità da parte loro ma quando si sono accorti che tutt'attorno non avrebbero trovato le figure professionali di cui avevano bisogno, ci hanno detto no grazie, arrivederci».
Torniamo ai saccheggiatori di fondi pubblici.
«Di sicuro diversi finanziamenti pubblici non rispondono a criteri imprenditoriali ma a interessi di politica clientelare. Il resto lo potete immaginare».
Cosa vi serve per riproporre occupazione?, basterebbero pagamenti puntuali?
«Se si allunga la pensione a 67 anni, l'azienda è costretta a mantenere lavoratori stanchi, che pesano economicamente, e non può assumere giovani. Per far ripartire il sistema, occorrerebbero regole certe e procedure snelle».
Nel frattempo la vostra strategia è galleggiare, sopravvivere?
«Al contrario, stiamo reagendo: guardiamo per la prima volta al mercato estero e intanto ci affiniamo tecnologicamente».

1.3.13

anche un piccola cosa può essere rivoluzionaria in un paese troppo abitudinario

Questo post  è dedicato  a  tutti\e  coloro  che  dicono  che  non cambio  mai  .  E pretendono che cambi tutto subito   quando il cambiamento (  è questo articolo  lo dimostra )  è , specialmente  quando  si è molto abitudinari e refrattari  ,  è lento   e graduale . Vi faccio  l'esempio  ,  che mi  fa  il mio analista  ,   immaginate  una pentola    piena  d'acqua  sul   fuoco  ,  all'inizio  non succede  niente , poi una  prima molecola si libera  , poi un altra poi  un altra  ancora  ,  cosi s'arriva  al punto  d'ebollizione  dell'acqua  .

La  canzone    in sottofondo   THE TIMES THEY ARE A CHANGIN'  di bob  dylan    ( qui il testo con traduzione  ) lo dimostra   . Ma  ora  bado alle ciance  ed  ecco a  voi l'articolo di cui intendevo parlarvi

da  repubblica  del  28\2\2013


Per la prima volta da un
decennio, una ricerca federale certifica che
i ragazzini assumono meno calorie: l’America
può vincere la battaglia contro l’obesità


NEW YORK
LA VITTORIA ora è piccola,ma la certezza della matematica autorizza a celebrarla: per la prima volta negli ultimi dieci anni una grande ricerca federale prova che i ragazzini iniziano ad ingurgitare meno calorie. Un’inversione di tendenza per gli Stati Uniti.

Un’inversione di tendenza,racconta il New York Times, che non significa aver già sconfitto il nemico
ma è la prova che il timone ora punta sulla rotta giusta, anche se un transatlantico (come il popolo
americano) ha bisogno di tempo e di un equipaggio numeroso per virare.
I numeri prima di tutto. Per i ragazzi le calorie sono calate del 7per cento dal 1999 al 2010 portandosi
a quota 2100. Le ragazze le hanno ridotte del 4 per cento con una razione giornaliera di 1.755.
Dati migliori per i maschi tra i due e gli undici anni, mentre le teen-ager sono le più brave nelle rinunce. Tra i gruppi etnici vanno bene i bianchi e gli afroamericani, mentre gli ispanici sono ancora in ritardo.Ma la cosa che ha colpito l’attenzione dei ricercatori non sono tanto i dati aritmetici ma la loro qualità.
Infatti la frenata delle calorie è legata alla riduzione di carboidrati e zuccheri: il famigerato zucchero,
che invade in dosi massicce merendine,snack e bevande gassate,il principale imputato del vertiginoso
aumento dell’obesità infantile negli anni scorsi.
«Le cifre sono ancora troppo piccole per far festa, ma provano senza dubbio che c’è una trasformazione
importante in atto», dice la docente di scienza alimentare Marion Nestle (il destino nel nome) che ha curato insieme ad altri la ricerca. In molte città prese inesame il calo si nota ancora di più e,se la media nazionale resta bassa, i focus sulle singole aeree danno risultati molto più marcati.
«La cartina è a macchia di leopardo: ci sono posti come New York dove le statistiche sono incoraggianti e altri dove invece siamo ancora indietro con il lavoro»: dice in un’intervista al New York Times Brian D. Elbel della Nyu che ha studiato a lungo il lavoro dei colleghi.
Poi aggiunge: «Quel che conta è  che abbiamo iniziato a muoverci.Questo è l’aspetto più forte, quello
che ci deve far sperare».Ed è più culturale che scientifico l’altro dato che ha stupito positivamente
i ricercatori: il calo delle calorie consumate dagli adulti americani nei fast food: «Siamo passati dal 12,8 per cento all’11,3. E sono gli uomini e le donne tra i 40 e i 59 anni ad avere cambiato per primi
le loro abitudini», spiega Cynthia L. Ogden che ha guidato lo studio condotto con sondaggi
in tutto il paese.
È proprio sulla rivoluzione culturale che Michelle Obama punta per vincere la crociata che si è scelta
tre anni fa quando ha lanciato il suo manifesto per la salute e la corretta alimentazione, Let’s Move. E
ora nel terzo anniversario del programma parte in un viaggio di due giorni per festeggiare i primi risultati e dar loro nuovo impulso. Un tour che, non a caso, passerà dal Mississippi dove grazie a regole innovative  sull’alimentazione e alla  nuova campagna l’obesità infantile è calata del 13% dopo essere stata a livelli record. Ma la First Lady non si ferma e in questi giorni domina completamente la scena (Oscar a parte): video su youtube dove ride e scherza con Big Bird,l’uccello giallo dei Muppets. Apparizioni televisive come l’ormai virale «nuova danza della mamma» nello show di Jimmy Fallon. Un accordo firmato nei giorni scorsi con le più grandi società di media americane a Condé Nast a Hearst che si sono impegnate a dare risalto sui loro siti tutte le notizie di Let’s Move.
E, ovviamente, interviste televisive (che il Washington Post riassume in un blog) usate per ribadire la
propria filosofia: «Dobbiamo impiegare il nostro tempo per insegnare  ai bambini e ai ragazzi l’importanza del mangiare sano, del mangiare bene. Dobbiamo spiegarlo ai genitori, partire da loro. Incoraggiare il movimento, l’attività fisica. Dobbiamo essere consapevoli    che una giusta alimentazione oltre ad essere vitale per la salute ti  dà la possibilità di ottenere ottimi
risultati a scuola, nelle università ed avere così un futuro migliore.
Stiamo tutti lavorando per questo e la cosa che mi rende felice è vedere che arrivano i primi risultati, che la tendenza si è capovolta e che possiamo sperare di fare un grande regalo ai nostri figli».
Ma nel paese dove il 35,7 per cento della popolazione è obesa e soprattutto nel paese dove i numeri
sono dollari (per capire: gli americani spendono circa 168 milioni nei fast food), la “rivoluzione culturale”ha ancora molta strada da fare.
E qualche ostacolo da superare.A partire dalle giganti che dominano il mercato alimentare, fotografati
in maniera spietata e documentata nel servizio di copertina del magazine del New York Times.
La scena è da film: fila di limousine nere, i manager più potenti (dalla Nestlé alla Procter&Gamble)
tutti assieme nella stessa stanza più o meno segretamente per discutere su come affrontare i pesanti
e sempre peggiori dati sull’obesità. Lunghe discussioni. Proposte.Analisi tecniche e ore di grafici
proiettati sugli schermi del meeting.Interventi choc come quello del vicepresidente della Kraft Michael
Mudd che, facendo allibire tutti i presenti, paragona la loro situazione a quella che hanno dovuto
affrontare le aziende produttrici del tabacco. Il risultato della riunione ? Zero, nessuno. Anzi l’opposto
delle premesse: studiare con sempre maggior perizia, unendo scienza e psicologia, come catturare
quote ancora maggiori di mercato,come “spartirsi al meglio gli stomaci”. La data della riunione?
L’8 aprile del 1999. Quattordici anni sprecati sulle pance degli americani e non solo.
Quattordici anni sono dovuti passare perché anche in questo campo qualcosa inizi a cambiare. E infatti
adesso alcune big company stanno cominciando a modificare strategia e atteggiamento e trasformano
piano piano i loro prodotti.L’ultima invenzione è uno snack la cui confezione e pubblicità sembra quella di un junk food:in realtà è una carota.Per la gioia di questi bambini e bambine che ballano felicemente scoordinati. Cantano rap e vecchi musical insieme agli attori di Broadway messi insieme da Helen Butleroff Leany, l’ideatrice del progetto (ovviamente benedetto da Let’s Move). Una donna piccola,quasi spersa in mezzo a tanta energia,ma con un’idea che forse così visionaria non è più: «È incredibile vedere come reagiscono i ragazzi.Prima si divertono ovviamente in maniera inconsapevole, poi capiscono e diventano parte attiva dello spettacolo. Ma soprattutto spiegano ai genitori  cosa  hanno imparato e cambiano dieta. Io torno spesso nelle stesse scuole ed è incredibile vedere il riscontro positivo che trovo. Più della metà mi raccontadi aver scoperto quanto siano buone frutta e verdura».Sul palco le due attrici bambine si svegliano dal loro sogno incantato: «Vuoi andare a giocare a basket? », chiede la più piccola all’altra. «Certo, basta patatine. Muoviamoci ». E fuori dalla scuola di fianco al muro di mattoni rossi il campo in cemento è pieno di ragazzi che sfidano il freddo a colpi di canestro. Helen si incammina veloce verso la metropolitana sorridendo piano.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...