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1.3.13

anche un piccola cosa può essere rivoluzionaria in un paese troppo abitudinario

Questo post  è dedicato  a  tutti\e  coloro  che  dicono  che  non cambio  mai  .  E pretendono che cambi tutto subito   quando il cambiamento (  è questo articolo  lo dimostra )  è , specialmente  quando  si è molto abitudinari e refrattari  ,  è lento   e graduale . Vi faccio  l'esempio  ,  che mi  fa  il mio analista  ,   immaginate  una pentola    piena  d'acqua  sul   fuoco  ,  all'inizio  non succede  niente , poi una  prima molecola si libera  , poi un altra poi  un altra  ancora  ,  cosi s'arriva  al punto  d'ebollizione  dell'acqua  .

La  canzone    in sottofondo   THE TIMES THEY ARE A CHANGIN'  di bob  dylan    ( qui il testo con traduzione  ) lo dimostra   . Ma  ora  bado alle ciance  ed  ecco a  voi l'articolo di cui intendevo parlarvi

da  repubblica  del  28\2\2013


Per la prima volta da un
decennio, una ricerca federale certifica che
i ragazzini assumono meno calorie: l’America
può vincere la battaglia contro l’obesità


NEW YORK
LA VITTORIA ora è piccola,ma la certezza della matematica autorizza a celebrarla: per la prima volta negli ultimi dieci anni una grande ricerca federale prova che i ragazzini iniziano ad ingurgitare meno calorie. Un’inversione di tendenza per gli Stati Uniti.

Un’inversione di tendenza,racconta il New York Times, che non significa aver già sconfitto il nemico
ma è la prova che il timone ora punta sulla rotta giusta, anche se un transatlantico (come il popolo
americano) ha bisogno di tempo e di un equipaggio numeroso per virare.
I numeri prima di tutto. Per i ragazzi le calorie sono calate del 7per cento dal 1999 al 2010 portandosi
a quota 2100. Le ragazze le hanno ridotte del 4 per cento con una razione giornaliera di 1.755.
Dati migliori per i maschi tra i due e gli undici anni, mentre le teen-ager sono le più brave nelle rinunce. Tra i gruppi etnici vanno bene i bianchi e gli afroamericani, mentre gli ispanici sono ancora in ritardo.Ma la cosa che ha colpito l’attenzione dei ricercatori non sono tanto i dati aritmetici ma la loro qualità.
Infatti la frenata delle calorie è legata alla riduzione di carboidrati e zuccheri: il famigerato zucchero,
che invade in dosi massicce merendine,snack e bevande gassate,il principale imputato del vertiginoso
aumento dell’obesità infantile negli anni scorsi.
«Le cifre sono ancora troppo piccole per far festa, ma provano senza dubbio che c’è una trasformazione
importante in atto», dice la docente di scienza alimentare Marion Nestle (il destino nel nome) che ha curato insieme ad altri la ricerca. In molte città prese inesame il calo si nota ancora di più e,se la media nazionale resta bassa, i focus sulle singole aeree danno risultati molto più marcati.
«La cartina è a macchia di leopardo: ci sono posti come New York dove le statistiche sono incoraggianti e altri dove invece siamo ancora indietro con il lavoro»: dice in un’intervista al New York Times Brian D. Elbel della Nyu che ha studiato a lungo il lavoro dei colleghi.
Poi aggiunge: «Quel che conta è  che abbiamo iniziato a muoverci.Questo è l’aspetto più forte, quello
che ci deve far sperare».Ed è più culturale che scientifico l’altro dato che ha stupito positivamente
i ricercatori: il calo delle calorie consumate dagli adulti americani nei fast food: «Siamo passati dal 12,8 per cento all’11,3. E sono gli uomini e le donne tra i 40 e i 59 anni ad avere cambiato per primi
le loro abitudini», spiega Cynthia L. Ogden che ha guidato lo studio condotto con sondaggi
in tutto il paese.
È proprio sulla rivoluzione culturale che Michelle Obama punta per vincere la crociata che si è scelta
tre anni fa quando ha lanciato il suo manifesto per la salute e la corretta alimentazione, Let’s Move. E
ora nel terzo anniversario del programma parte in un viaggio di due giorni per festeggiare i primi risultati e dar loro nuovo impulso. Un tour che, non a caso, passerà dal Mississippi dove grazie a regole innovative  sull’alimentazione e alla  nuova campagna l’obesità infantile è calata del 13% dopo essere stata a livelli record. Ma la First Lady non si ferma e in questi giorni domina completamente la scena (Oscar a parte): video su youtube dove ride e scherza con Big Bird,l’uccello giallo dei Muppets. Apparizioni televisive come l’ormai virale «nuova danza della mamma» nello show di Jimmy Fallon. Un accordo firmato nei giorni scorsi con le più grandi società di media americane a Condé Nast a Hearst che si sono impegnate a dare risalto sui loro siti tutte le notizie di Let’s Move.
E, ovviamente, interviste televisive (che il Washington Post riassume in un blog) usate per ribadire la
propria filosofia: «Dobbiamo impiegare il nostro tempo per insegnare  ai bambini e ai ragazzi l’importanza del mangiare sano, del mangiare bene. Dobbiamo spiegarlo ai genitori, partire da loro. Incoraggiare il movimento, l’attività fisica. Dobbiamo essere consapevoli    che una giusta alimentazione oltre ad essere vitale per la salute ti  dà la possibilità di ottenere ottimi
risultati a scuola, nelle università ed avere così un futuro migliore.
Stiamo tutti lavorando per questo e la cosa che mi rende felice è vedere che arrivano i primi risultati, che la tendenza si è capovolta e che possiamo sperare di fare un grande regalo ai nostri figli».
Ma nel paese dove il 35,7 per cento della popolazione è obesa e soprattutto nel paese dove i numeri
sono dollari (per capire: gli americani spendono circa 168 milioni nei fast food), la “rivoluzione culturale”ha ancora molta strada da fare.
E qualche ostacolo da superare.A partire dalle giganti che dominano il mercato alimentare, fotografati
in maniera spietata e documentata nel servizio di copertina del magazine del New York Times.
La scena è da film: fila di limousine nere, i manager più potenti (dalla Nestlé alla Procter&Gamble)
tutti assieme nella stessa stanza più o meno segretamente per discutere su come affrontare i pesanti
e sempre peggiori dati sull’obesità. Lunghe discussioni. Proposte.Analisi tecniche e ore di grafici
proiettati sugli schermi del meeting.Interventi choc come quello del vicepresidente della Kraft Michael
Mudd che, facendo allibire tutti i presenti, paragona la loro situazione a quella che hanno dovuto
affrontare le aziende produttrici del tabacco. Il risultato della riunione ? Zero, nessuno. Anzi l’opposto
delle premesse: studiare con sempre maggior perizia, unendo scienza e psicologia, come catturare
quote ancora maggiori di mercato,come “spartirsi al meglio gli stomaci”. La data della riunione?
L’8 aprile del 1999. Quattordici anni sprecati sulle pance degli americani e non solo.
Quattordici anni sono dovuti passare perché anche in questo campo qualcosa inizi a cambiare. E infatti
adesso alcune big company stanno cominciando a modificare strategia e atteggiamento e trasformano
piano piano i loro prodotti.L’ultima invenzione è uno snack la cui confezione e pubblicità sembra quella di un junk food:in realtà è una carota.Per la gioia di questi bambini e bambine che ballano felicemente scoordinati. Cantano rap e vecchi musical insieme agli attori di Broadway messi insieme da Helen Butleroff Leany, l’ideatrice del progetto (ovviamente benedetto da Let’s Move). Una donna piccola,quasi spersa in mezzo a tanta energia,ma con un’idea che forse così visionaria non è più: «È incredibile vedere come reagiscono i ragazzi.Prima si divertono ovviamente in maniera inconsapevole, poi capiscono e diventano parte attiva dello spettacolo. Ma soprattutto spiegano ai genitori  cosa  hanno imparato e cambiano dieta. Io torno spesso nelle stesse scuole ed è incredibile vedere il riscontro positivo che trovo. Più della metà mi raccontadi aver scoperto quanto siano buone frutta e verdura».Sul palco le due attrici bambine si svegliano dal loro sogno incantato: «Vuoi andare a giocare a basket? », chiede la più piccola all’altra. «Certo, basta patatine. Muoviamoci ». E fuori dalla scuola di fianco al muro di mattoni rossi il campo in cemento è pieno di ragazzi che sfidano il freddo a colpi di canestro. Helen si incammina veloce verso la metropolitana sorridendo piano.

18.11.12

Dimmi quanta tv guardi e ti dirò se diventerai grasso ecco la formula dell’obesità I pediatri: “Mai tenerla accesa mentre si mangia”

Leggendo l'articolo sotto  mi chiedo  , visto che  in alcuni post  ( 1  2  3   solo per  citarne alcuni.Altri ne troverete  nell'archivio dove  c'è anche il vecchio blog )  avevo  anticipato insieme ad altre persone pensanti  e previdenti come gli autori, vedere video sotto  , di questa serie  di cartoni   quando era  all'apice ed  è anche se  in declino un cult  per la storia della  tv  il  contenuto di questo articolo del post  ,  se  sono io profetico  o  la società  d'oggi  con suoi   ( anzi  nostri visto che la società siamo noi )  difetti  e pecche  ad essere  cosi prevedibile ed ovvia  



Ma ora basta  con le seghe elucubrazioni mentali  ed  ecco l'articolo in questione  


 da   repubblica  del 17\11\2012 MARIA NOVELLA DE LUCA
 Accade  impercettibilmente, mese dopo mese, giorno dopo giorno,in tutti quei pomeriggi passati
a divorare cartoon. E da bambini snelli ci si ritrova adolescenti “over”, maxi, sovrappeso. Obesi anche, purtroppo.
Perché ad ogni ora di televisione in più nell’infanzia corrisponde un aumento di peso dopo, quando si cresce, da ragazzini, da adulti.Esempio  vedere otto ore di televisione a settimana a tre anni aumenta il rischio di diventare obesi a sette. Oppure: i bambini tra i quattro e gli otto anni che “ingurgitano” un’ora e mezzo di tv al giorno, hanno il 75% di probabilità in più di diventare grassi rispetto ai loro coetanei che si limitano ad un’ora soltanto.Non basta: se il piccolo schermo è (purtroppo, dicono i pediatri) in camera da letto, il baby teleutente nel 60% dei casi diventerà un teenager costretto a stare a dieta...Dimmi quanta tv vedi e ti dirò se diventerai grasso. Quasi una formula matematica, cifre che spaventano, che fanno sentire smarriti rispetto ad abitudini ritenute innocue e consolidate, il vecchio dibattito sul male e il bene della televisione.Eppure sono questi i dati ricavati da studi internazionali,che la Sip, la società italiana di  pediatria, presenterà oggi ai suoi “Stati generali”. Con l’obiettivo di dimostrare che è fin da piccolissimi, addirittura da neonati, che si protegge la salute futura. E che oggi il nemico numero dei bambini Italiani è il sovrappeso, figlio non solo di un’alimentazione sbagliata, ma di abitudini radicate e malsane. Basta guardare le tabelle:in 30 anni, dal 1980 ad oggi, il peso dei bambini è cresciuto in media di circa 4 kg, mentre l’altezza di maschi e femmine è rimasta simile... Ma in 30 anni è  radicalmente cambiato anche lo stile di vita delle famiglie italiane, e televisione e pc hanno conquistato spazi sempre più ampi. E sono oltre 400mila i più piccoli già obesi, mentre altri seicentomila superano e non di poco il loro peso “naturale”. Spiega Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria: «L’obesità è diventata un problema di salute pubblica, e non possiamo pensare di fermarla con provvedimenti isolati e frammentari come la tassa sulle bibite gassate e simili... Serve un impegno tra tutti coloro che si occupano di nutrizione e di stili di vita del bambino. E sempre più evidente infatti che l’origine non solo dell’obesità ma di tutta una serie di patologie dei ragazzi, inizia già nella prima infanzia».
Ecco allora che nel dossier della Società di pediatria è scritto a chiare lettere: «Mai la televisione in camera da letto,mai prima dei due anni, e mai più di due ore al giorno». Con la complicità di merendine, fast food e poco sport, la tv ed  attiità fisica sembra avere una responsabilità diretta nel far diventare grassi ibambini. Perché davanti alla tv si sta fermi, spesso mangiando snack iper-salati o troppo dolci (50 calorie in più al giorno portano ad un aumento di peso di circa 6 kg, l’anno, una bibita gassata bevuta quotidianamente fa salire il peso di 15 kg) mentre la pubblicità seduce il cervello dei più piccoli con continue immagini di cibi. E la fame, allora, sembra non spegnersi mai. Se poi l’abbuffata di serial e cartoni fa perdere anche il sonno (accade quando la tv è in camera da letto e senza il controllo degli adulti) ecco che il rischio per un bambino di diventare grasso nell'adolescenza aumenta del 50%.La responsabilità dell’obesità dei ragazzini però va ricercata ancora più in là. Addirittura prima della nascita. Claudio Maffeis, direttore dell’Unita di Diabetologia e Obesità in Età Pediatrica, spiega che sono più d’uno i fattori che portano a quella alterazione del metabolismo che genera prima o poi l’aumento di peso. «L’allattamento al seno riduce l’incidenza di obesità in età scolare del 16-28%, mentre il sovrappeso è favorito da un’alimentazione troppo ricca di proteine e zuccheri nella primissima infanzia. Ma anche le condizioni della mamma in gravidanza sono fondamentali, la sua età ad esempio. Il bambino di una mamma over 35 corre il rischio di nascere troppo grande o troppo piccolo, entrambi fattori di rischio di obesità nelle età successive». Poi, crescendo, sono le abitudini che però contano: al mix micidiale di merendine, junk food e poco sport seguono chili in più e die-te faticose. I teenager lo sanno,eppure... 
Nelle  scuole  medie (  e creo  anche nelle elementari  ) ci sono distributori automatici  di  cibi e bibite spazzatura  o industriali  .I genitori   non sanno dire  di no  a questi cibi sponsorizzati   sia  da fumetti  o dai beniamini   dei loro bambini e non in tv  . E  i bambini lasciati   come bay sitter  davanti alla tv   non avendo  lo spirito critico  allenato  o

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...