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intervista alle vincitrici italiane di ReAct 2016 [Informarsi, dentro e fuori la Rete E parlarne. Che si debba partire da qui per risolvere il problema ? parte II ]

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come accennato  nel precedente  post   Informarsi, dentro e fuori la Rete E parlarne. Che si debba partire da qui per risolvere il problema ? Ho ottenuto  l'intervista    con  (  anche  se   come    riportato nel precedente post   il lavoro alla realizzazione hanno contribuito anche Claudio Pitzalis, Pier Andrea Cao, Alessio Zuddas, Lucia Corrias e Jacopo Lussu ) le   5 ragazze di  Cagliari che combattono l’odio online (e   sono  state   premiate negli Stati Uniti) Alessia Dessalvi, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Luciana Ganga, Ema Kulova .  Le  quali  si  sono  classificate terze  a livello mondiale  in una competizione di Facebook ed EdVenture Partners . l'immagine ed  i video  sopra   riportatate  sono  tratte  da  https://react2016.org/ N.b L'intervista  è  stata  fatto per  motivi  d'organizzazione   e  tempo   collettivamente  e  non  singolarmente  1) vi conoscevate prima di questo progetto ? Essendo, il progetto, promoss

a volte i conservatori sono più progressisti degli stressi progressisti

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Io per natura  e cultura  ( come  potete notare   voi che mi seguite o qui  su  facebook  , soprattutto quelli della prim'ora  )  sono contrario ad ogni forma di proibizionismo  e non sono  stato  bacchettone    sono sempre  stato per  la libertà  del vestirsi  e  dei costumi perchè penso  che  gli avvertimenti   allarmistici  e  i divieti  , se non diventano auto-divieti  cioè scelte consapevoli , non solo non aiutano  anzi possono    controproducenti .Ma  comprendo  e non riesco  a biasimare  (   trovate  sotto a vicenda  ) il  docente  universitario F.Cocco . Perchè    come  dicono  questi due  commenti  Serena R.   Secondo me, con l'abbigliamento si mostra la parte di noi che decidiamo di fare emergere. Se quando siamo in compagnia degli amici vogliamo sembrare al massimo, oppure più rilassati, quando siamo in contesti più formali come la scuola, l'università e, un giorno, il lavoro, dobbiamo adattarci alla situazione. Insomma, se indossassimo una felp