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22.2.17

intervista alle vincitrici italiane di ReAct 2016 [Informarsi, dentro e fuori la Rete E parlarne. Che si debba partire da qui per risolvere il problema ? parte II ]


Ho ottenuto  l'intervista    con  (  anche  se   come    riportato nel precedente post   il lavoro alla realizzazione hanno contribuito anche Claudio Pitzalis, Pier Andrea Cao, Alessio Zuddas, Lucia Corrias e Jacopo Lussu ) le  5 ragazze di  Cagliari che combattono l’odio online (e   sono  state   premiate negli Stati Uniti) Alessia Dessalvi, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Luciana Ganga, Ema Kulova .  Le  quali  si  sono  classificate terze  a livello mondiale  in una competizione di Facebook ed EdVenture Partners .
L'immagine può contenere: 18 persone, persone che sorridono, sMS


l'immagine ed  i video  sopra   riportatate  sono  tratte  da https://react2016.org/


N.b
L'intervista  è  stata  fatto per  motivi  d'organizzazione   e  tempo   collettivamente  e  non  singolarmente 






1) vi conoscevate prima di questo progetto ?

Essendo, il progetto, promosso dal dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari, siamo partiti come gruppo di 29 studenti provenienti da corsi di laurea differenti: Amministrazione e Organizzazione; Scienze Politiche; Relazioni Internazionali e Politiche Società e Territorio. Molti di noi si conoscevano perché ovviamente erano colleghi, ma grazie a questo progetto abbiamo avuto la possibilità di conoscere persone nuove, lavorare insieme e creare dei legami anche di amicizia che non avremmo avuto mai la possibilità di poter fare. React ci ha dato la possibilità di arricchirci dal punto di vista anche di rapporti umani. 



2) poichè sui media riassumono troppo potete spiegarci meglio di cosa tratta il vostro progetto ? 

React è nato grazie ad un concorso, denominato P2P, promosso da Facebook e dal Dipartimento di Stato Americano al quale abbiamo partecipato. Dovevamo sviluppare una campagna per combattere l’estremismo violento ed il linguaggio violento, in particolar modo sui social media. La prima cosa che abbiamo fatto è stata guardarci intorno. Il nostro paese è afflitto da numerosi problemi tra i quali l’immigrazione, argomento molto difficile da trattare di questi tempi. Concentrandoci su di esso, abbiamo somministrato dei questionari ai nostri stessi colleghi dell’Università per capire quale era la percezione del fenomeno ed abbiamo riscontrato che un altro grande problema della nostra società sono le cosiddette fake news. Le false notizie che circolano sul web e sui social network, spesso correlate al fenomeno dell’ immigrazione, non fanno altro che alimentare lo scontento e la paura, che, purtroppo, sempre più frequentemente sfociano in comportamenti xenofobi e razzisti. Siamo giunti alla conclusione che per combattere l’estremismo dovessimo partire promuovendo una corretta informazione, da questo è nato anche il nostro nome. React è l’ acronimo di: Reject Extremism through Awareness, Courage, Tolerance. Poiché il rifiuto dell’estremismo passa dalla consapevolezza, il coraggio e la tolleranza. Abbiamo sviluppato un sito web dove pubblichiamo i nostri contenuti originali: articoli di controinformazione con dati e fonti certe; materiale informativo; i nostri spot per promuovere la campagna e videointerviste. Il sito è direttamente collegato alle nostre pagine social: Facebook, instagram, youtube e twitter. Abbiamo fatto di Facebook il nostro trampolino di lancio per raggiungere più facilmente i più giovani ma anche le diverse fasce di età degli utenti del social. Proprio con l’ intento di voler diffondere più rapidamente la campagna e di coinvolgere in prima persona i nostri followers, abbiamo pensato ad un gesto universalmente conosciuto che ci rappresentasse al meglio; siamo giunti così al Time Out. Il nostro vuole essere un invito a fermarsi per qualche istante a leggere una notizia, andando oltre al titolo,ed informarsi attraverso fonti attendibili e dati certi per sviluppare una propria opinione cosciente e consapevole sull’ argomento. Oltre alla campagna online abbiamo condotto parallelamente anche una campagna offline, consapevoli dell’ importanza dei rapporti umani. Abbiamo organizzato eventi e principalmente incontri nelle scuole, nei quali non presentavamo solo il progetto ma facevamo capire agli studenti l’importanza dell’informazione corretta sviluppando una discussione da pari a pari. Siamo fermamente convinti che focalizzandoci sugli studenti, quindi sulla società del domani, possiamo raggiungere non solo loro ma le loro famiglie e il loro amici tramite un effetto domino. Questo è anche la spiegazione del perché il nostro logo siano le tessere di un domino. In conclusione la nostra campagna è una campagna sicuramente sociale che tocca molteplici temi ma che si focalizza sull’importanza del creare una propria opinione cosciente in maniera tale che la società non possa essere manipolata e in cui si possano affrontare i problemi altrettanto coscienziosamente, abbattendo i muri del pregiudizio e sconfiggendo la paura del diverso e di una cultura che non conosciamo. 

3) vi aspettavate un simile risultato ? 

L'immagine può contenere: 11 persone, persone che sorridono, persone in piedi e scarpe
dall'account  fb di Alessia  Dessalvi ( https://www.facebook.com/alessia.dessalvi )
Assolutamente no, abbiamo gareggiato con circa 150 Università straniere e mai avremo pensato che potessimo arrivare tra i tre finalisti della Facebook Global Digital Challenge. Ci abbiamo messo il cuore e ci abbiamo creduto fin dall’inizio e a quanto pare è vero che l’impegno ripaga sempre.

4) che idea ti vi siete fatte in merito alla questione sollevata dall'appello lanciato dalla Boldrini su www.bastabufale.it e  di questa  sua lettera  a Zuckerberg  è solo un qualcosa fatto per far vedere che si sta facendo qualcosa cioè " populista " \ demagocico ? oppure sincero , ma solo il primo passo ? 

Dal nostro punto di vista, un punto di vista da studentesse che lavorano ad una campagna che promuove la corretta informazione e non un punto di vista politicamente schierato, ci sentiamo di affermare che è vero che in Italia, così come in altri paesi, la questione delle false notizie è davvero un problema e solo ora si sta incominciando a sentirlo e a farne i conti. I social Network sono davvero un mezzo molto potente di comunicazione che mette in contatto milioni di persone ogni giorno. Proprio per questo motivo, per Facebook è difficile creare subito degli standard che rispettino le libertà di parola e di pensiero di un utente ma che allo stesso tempo non scalfiscano la libertà di un altro. E’ un lavoro che richiede e richiederà molto tempo ed è un lavoro che sarà sempre in divenire ma che dovrà e sarà sicuramente sviluppato, soprattutto anche grazie a questo appello. Al di là delle politiche di Facebook ci dovrebbe anche essere un lavoro parallelo che istruisca la popolazione e i giovani in particolare su come difendersi da tutte le notizie che ricevono ogni giorno, affinché sappiano scindere tra quelle attendibili e non. Pensiamo fermamente che la diffusione del vero e un’opinione cosciente non siano temi di destra o di sinistra ma siano temi che dovrebbe stare a cuore a tutti indifferentemente, poiché una società deve avere solide fondamenta per poter durare a lungo. 



5) Credete che le varie piattaforme debbano necessariamente adottare restrizioni più marcate contro l'odio e le bufale ? Se sì, quali idee proporresti?



I social media sono piattaforme sconfinate, aperte a tutti, che offrono un infinità di opportunità diverse ma, proprio a causa di questo, è facile farne un uso sbagliato o condividere dei contenuti inappropriati senza preoccuparsi delle conseguenze. Perciò riteniamo assolutamente necessaria l’ adozione di politiche restrittive verso coloro che divulgano false notizie e fomentano l’ odio online. Come già detto, a causa della loro natura, è più difficile esercitare un controllo sui contenuti e sugli utenti dei social. Per arginare l’ affetto delle bufale un’ idea potrebbe essere la creazione di una sorta di “biblioteca” online, in cui vengono raccolti dati certi e fonti attendibili consultabili in qualsiasi momento per chiarire eventuali dubbi e per poter distinguete più facilmente le false notizie dalle altre. Ad oggi nel 2017 c’ è ancora molto lavoro da fare sotto questo punto di vista.



5.1)  IL  sistema che intende usare twitter è utile oppure sa di censura ed è solo repressivo? 

L’ idea iniziale così come presentata potrebbe essere utile a monitorare i cosiddetti profili fake ed evitare che contenuti aggressivi vengano pubblicati e ottengano visibilità. Vero è però che il rischio di limitare la libertà personale degli utenti nell’ esprimere la propria opinione è dietro l’ angolo. 

6) la nuova proposta , il disegno di legge  Adele  Gambaro   un  "pugno duro" ,   ( link   con  il pdf  del progetto )  contro i bufalari, un'azione inevitabile se si vuole contrastare efficacemente la diffusione sistematica di bufale oppure   si tratta di un nuovo decreto ammazza internet e censura \ repressione del dissenso e della critica con la scusa delle bufale come penso oppure secondo voi è qualcosa di diverso di positivo ?

La diffusione delle fake news è diventato un problema di ingente portata nella nostra società, carburante di odio ed ignoranza. Con questo strumento, secondo noi, non si vuole reprimere il dissenso o a critica ma è mirato all’ eliminazione di notizie infondate e inverificabili.
È anche vero dall'altra parte che un DDL qualora venga approvato sarà sicuramente un atto molto forte e uno strumento che dovrà essere usato in maniera cauta. La nostra opinione è che chiunque impugnerà la legge e chi sarà chiamato a giudicare dovrà seguire delle regole. Nella nostra storia abbiamo lottato per conquistare diritti come quello di opinione che, finché non violano la libertà dell’altro e non sono pericolosi per la società in generale, non devono essere intaccati. Per questi motivi è una legge che deve e dovrà essere regolata. Fornire i propri dati alla Sezione per la stampa del tribunale sarebbe un inizio, per esempio anche i giornalisti e pubblicisti devono essere registrati in un albo o comunque devono avere delle credenziali riconosciute. In Italia esistono comunque già delle sanzioni per chi mette in rete notizie false e incita all’odio sul web. Si tratta di sanzioni attuate dalla polizia postale per reati come istigazione alla discriminazione razziale, non è il reato che il nuovo DDL prevede ma sicuramente sono provvedimenti che ci fanno ben sperare. Infine come già detto le cosiddette Fake news non sono un problema solo di portata nazionale, ma un problema anche internazionale, per questo motivo anche l’Unione Europea sta lavorando e cercando metodi validi per contrastare la loro diffusione.
 
Alessia Dessalvi, Luciana Ganga, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Ema Kulova



5.2.17

Informarsi, dentro e fuori la Rete E parlarne. Che si debba partire da qui per risolvere il problema ?

Oltre i classici consigli , come questo   riportato da http://www.webnews.it   e  proveniente dai moltissimi spunti raccolti all’Internet Festival e redatto  da Cospe, su  come   contrastare ed ridurre la diffusione dell'odio nella rete, ecco  questa  storia  .
dall'unione  sarda  

Si sono piazzati al terzo posto gli studenti dell'Università di Cagliari  (  foto sotto   presa  dall'account  fb di ,  Giulia  Tumatis  ,  una  di loro  ) 

L'immagine può contenere: 4 persone, persone in piedi, cielo e spazio all'aperto
 che hanno partecipato al concorso mondiale del "Facebook digital global challenge" grazie alla campagna "#ReAct", dedicata al tema dell'immigrazione e al contrasto dell'estremismo creata dal team guidato da Christian Rossi, Facoltà di Scienze economiche.
Il premio da mille dollari è stato assegnato a Washington (Usa) al termine della finale in cui ogni gruppo ha presentato il proprio progetto.
Al primo posto si è piazzata una squadra del Libano, al secondo il Belgio; a congratularsi tra i primi, l'ambasciata italiana negli Stati Uniti.
IL TEAM - Il gruppo sardo che ha esposto il progetto era formato da Giulia Tumatis, Luciana Ganga, Alessia Dessalvi, Giulia Marogna ed Ema Kulova; ma alla realizzazione hanno contribuito anche Claudio Pitzalis, Pier Andrea Cao, Alessio Zuddas, Lucia Corrias e Jacopo Lussu.

IL  loro  progetto  ( sotto   l'immagine della loro  campagna tratta     dall'account     fb   di   Giulia  Tumatis )

L'immagine può contenere: 18 persone, persone che sorridono, sMS   presentato all'interno della  campagna   React    dove  la sigla #ReAct significa Re = Rigettare ogni forma di estremismo e violenza; A = awarness, ossia la consapevolezza attraverso l'informazione; C = courage, il coraggio di contrastare estremismo e pregiudizi; T = tolerance, tolleranza nel senso di convivenza tra più culture

onde  evitare  😁😄  d'essere  accusato di provincialismo    riporto sotto  l'articolo del corriere  della  sera  del  4\2\2017   in cui parla   di tale risultato . 



Le 5 ragazze di Cagliari che combattono l’odio online 
(e vengono premiate negli Stati Uniti)
Alessia Dessalvi, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Luciana Ganga, Ema Kulova si sono classificate terze in una competizione di Facebook ed EdVenture Partners

di Martina Pennisi


                Foto dalla pagina Facebook di React shadow



«Basta odio», ha ammonito ieri il parroco al funerale di Italo D’Elisa, il giovane ucciso a Vasto in un clima di tensione riscontrabile anche sui social network. «Basta odio» diremo a Trieste, il 17 e 18 febbraio durante il primo evento nostrano dedicato alle espressioni violente che corrono in Rete, Parole Ostili. E «basta odio» è la non facile missione che l’iniziativa internazionale P2P Program ha affidato a 150 università di tutto il mondo. Organizzata da Facebook ed EdVenture Partners, mette in palio tre premi in denaro per altrettanti gruppi di studenti in grado di distinguersi con un progetto Web per combattere estremismo e incitamento alla violenza.
L’Università di Cagliari si è classificata terza, alle spalle delle compagini libanese e belga. Racconta Alessia Dessalvi, 22 anni, volata a Washington con le sue quattro compagne di avventura per ritirare il riconoscimento: «Ci siamo guardati intorno: la Sardegna e l’Italia stanno convivendo con l’immigrazione, un grande problema anche dal punto di vista culturale. Soprattutto i più giovani si informano poco e quando lo fanno si soffermano solo sui titoli senza approfondire. Si crea così un clima di paura del diverso». La risposta (premiata) dell’Ateneo sardo è stata la campagna React, caratterizzata da brevi spot capaci di ottenere centinaia di migliaia di visualizzazioni sul social network. Per «smontare le notizie false (fra le priorità di Facebook, ndr) — come quella sull’assegnazione di 35 euro al giorno a ogni immigrato a scapito degli italiani— e gli stereotipi», le ragazze e i loro compagni hanno creato contenuti ad hoc, cimentandosi anche nella recitazione; hanno cercato e raccontato storie positive di immigrazione e integrazione e hanno invitato gli utenti a fermarsi e informarsi con l’hashtag-claim #TimeOut.
Adesso Alessia Dessalvi, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Luciana Ganga ed Ema Kulova rimarranno per qualche settimana negli Stati Uniti nell’ambito del progetto Young leaders per condividere le buone pratiche emerse. Sul punto di forza della loro campagna non hanno dubbi: «È stata la coesistenza di un lavoro realizzato sia online sia offline. Abbiamo organizzato incontri e ci siamo confrontati faccia a faccia. Continueremo a farlo nelle scuole che ci hanno contattato». Informarsi, dentro e fuori la Rete. E parlarne. Che si debba partire da qui per risolvere il problema?

questa sarà  una delle   domande  che  farò  alle   dirette  interessate   a  rilasciare  un  intervista  .  in attesa  di  una loro risposta    vi saluto    odiatori  e non  odiatori  
 e  vi lascio  con questo    video bellissimo  e toccante   preso    dai video di    https://www.facebook.com/psicologia.applicata/videos/ che  potrebbe essere  uno sviluppo    del progetto  prima  citato  

con questo   è tutto   alla prossima 







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