come accennato nel precedente post Informarsi, dentro e fuori la Rete E parlarne. Che si debba partire da qui per risolvere il problema ?
Ho ottenuto l'intervista con ( anche se come riportato nel precedente post il lavoro alla realizzazione hanno contribuito anche Claudio Pitzalis, Pier Andrea Cao, Alessio Zuddas, Lucia Corrias e Jacopo Lussu ) le 5 ragazze di Cagliari che combattono l’odio online (e sono state premiate negli Stati Uniti) Alessia Dessalvi, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Luciana Ganga, Ema Kulova . Le quali si sono classificate terze a livello mondiale in una competizione di Facebook ed EdVenture Partners .
l'immagine ed i video sopra riportatate sono tratte da https://react2016.org/
N.b
L'intervista è stata fatto per motivi d'organizzazione e tempo collettivamente e non singolarmente
1) vi conoscevate prima di questo progetto ?
Essendo, il progetto, promosso dal dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari, siamo partiti come gruppo di 29 studenti provenienti da corsi di laurea differenti: Amministrazione e Organizzazione; Scienze Politiche; Relazioni Internazionali e Politiche Società e Territorio. Molti di noi si conoscevano perché ovviamente erano colleghi, ma grazie a questo progetto abbiamo avuto la possibilità di conoscere persone nuove, lavorare insieme e creare dei legami anche di amicizia che non avremmo avuto mai la possibilità di poter fare. React ci ha dato la possibilità di arricchirci dal punto di vista anche di rapporti umani.
2) poichè sui media riassumono troppo potete spiegarci meglio di cosa tratta il vostro progetto ?
React è nato grazie ad un concorso, denominato P2P, promosso da Facebook e dal Dipartimento di Stato Americano al quale abbiamo partecipato. Dovevamo sviluppare una campagna per combattere l’estremismo violento ed il linguaggio violento, in particolar modo sui social media. La prima cosa che abbiamo fatto è stata guardarci intorno. Il nostro paese è afflitto da numerosi problemi tra i quali l’immigrazione, argomento molto difficile da trattare di questi tempi. Concentrandoci su di esso, abbiamo somministrato dei questionari ai nostri stessi colleghi dell’Università per capire quale era la percezione del fenomeno ed abbiamo riscontrato che un altro grande problema della nostra società sono le cosiddette fake news. Le false notizie che circolano sul web e sui social network, spesso correlate al fenomeno dell’ immigrazione, non fanno altro che alimentare lo scontento e la paura, che, purtroppo, sempre più frequentemente sfociano in comportamenti xenofobi e razzisti. Siamo giunti alla conclusione che per combattere l’estremismo dovessimo partire promuovendo una corretta informazione, da questo è nato anche il nostro nome. React è l’ acronimo di: Reject Extremism through Awareness, Courage, Tolerance. Poiché il rifiuto dell’estremismo passa dalla consapevolezza, il coraggio e la tolleranza. Abbiamo sviluppato un sito web dove pubblichiamo i nostri contenuti originali: articoli di controinformazione con dati e fonti certe; materiale informativo; i nostri spot per promuovere la campagna e videointerviste. Il sito è direttamente collegato alle nostre pagine social: Facebook, instagram, youtube e twitter. Abbiamo fatto di Facebook il nostro trampolino di lancio per raggiungere più facilmente i più giovani ma anche le diverse fasce di età degli utenti del social. Proprio con l’ intento di voler diffondere più rapidamente la campagna e di coinvolgere in prima persona i nostri followers, abbiamo pensato ad un gesto universalmente conosciuto che ci rappresentasse al meglio; siamo giunti così al Time Out. Il nostro vuole essere un invito a fermarsi per qualche istante a leggere una notizia, andando oltre al titolo,ed informarsi attraverso fonti attendibili e dati certi per sviluppare una propria opinione cosciente e consapevole sull’ argomento. Oltre alla campagna online abbiamo condotto parallelamente anche una campagna offline, consapevoli dell’ importanza dei rapporti umani. Abbiamo organizzato eventi e principalmente incontri nelle scuole, nei quali non presentavamo solo il progetto ma facevamo capire agli studenti l’importanza dell’informazione corretta sviluppando una discussione da pari a pari. Siamo fermamente convinti che focalizzandoci sugli studenti, quindi sulla società del domani, possiamo raggiungere non solo loro ma le loro famiglie e il loro amici tramite un effetto domino. Questo è anche la spiegazione del perché il nostro logo siano le tessere di un domino. In conclusione la nostra campagna è una campagna sicuramente sociale che tocca molteplici temi ma che si focalizza sull’importanza del creare una propria opinione cosciente in maniera tale che la società non possa essere manipolata e in cui si possano affrontare i problemi altrettanto coscienziosamente, abbattendo i muri del pregiudizio e sconfiggendo la paura del diverso e di una cultura che non conosciamo.
3) vi aspettavate un simile risultato ?
dall'account fb di Alessia Dessalvi ( https://www.facebook.com/alessia.dessalvi ) |
Assolutamente no, abbiamo gareggiato con circa 150 Università straniere e mai avremo pensato che potessimo arrivare tra i tre finalisti della Facebook Global Digital Challenge. Ci abbiamo messo il cuore e ci abbiamo creduto fin dall’inizio e a quanto pare è vero che l’impegno ripaga sempre.
4) che idea ti vi siete fatte in merito alla questione sollevata dall'appello lanciato dalla Boldrini su www.bastabufale.it e di questa sua lettera a Zuckerberg è solo un qualcosa fatto per far vedere che si sta facendo qualcosa cioè " populista " \ demagocico ? oppure sincero , ma solo il primo passo ?
Dal nostro punto di vista, un punto di vista da studentesse che lavorano ad una campagna che promuove la corretta informazione e non un punto di vista politicamente schierato, ci sentiamo di affermare che è vero che in Italia, così come in altri paesi, la questione delle false notizie è davvero un problema e solo ora si sta incominciando a sentirlo e a farne i conti. I social Network sono davvero un mezzo molto potente di comunicazione che mette in contatto milioni di persone ogni giorno. Proprio per questo motivo, per Facebook è difficile creare subito degli standard che rispettino le libertà di parola e di pensiero di un utente ma che allo stesso tempo non scalfiscano la libertà di un altro. E’ un lavoro che richiede e richiederà molto tempo ed è un lavoro che sarà sempre in divenire ma che dovrà e sarà sicuramente sviluppato, soprattutto anche grazie a questo appello. Al di là delle politiche di Facebook ci dovrebbe anche essere un lavoro parallelo che istruisca la popolazione e i giovani in particolare su come difendersi da tutte le notizie che ricevono ogni giorno, affinché sappiano scindere tra quelle attendibili e non. Pensiamo fermamente che la diffusione del vero e un’opinione cosciente non siano temi di destra o di sinistra ma siano temi che dovrebbe stare a cuore a tutti indifferentemente, poiché una società deve avere solide fondamenta per poter durare a lungo.
5) Credete che le varie piattaforme debbano necessariamente adottare restrizioni più marcate contro l'odio e le bufale ? Se sì, quali idee proporresti?
I social media sono piattaforme sconfinate, aperte a tutti, che offrono un infinità di opportunità diverse ma, proprio a causa di questo, è facile farne un uso sbagliato o condividere dei contenuti inappropriati senza preoccuparsi delle conseguenze. Perciò riteniamo assolutamente necessaria l’ adozione di politiche restrittive verso coloro che divulgano false notizie e fomentano l’ odio online. Come già detto, a causa della loro natura, è più difficile esercitare un controllo sui contenuti e sugli utenti dei social. Per arginare l’ affetto delle bufale un’ idea potrebbe essere la creazione di una sorta di “biblioteca” online, in cui vengono raccolti dati certi e fonti attendibili consultabili in qualsiasi momento per chiarire eventuali dubbi e per poter distinguete più facilmente le false notizie dalle altre. Ad oggi nel 2017 c’ è ancora molto lavoro da fare sotto questo punto di vista.
5.1) IL sistema che intende usare twitter è utile oppure sa di censura ed è solo repressivo?
L’ idea iniziale così come presentata potrebbe essere utile a monitorare i cosiddetti profili fake ed evitare che contenuti aggressivi vengano pubblicati e ottengano visibilità. Vero è però che il rischio di limitare la libertà personale degli utenti nell’ esprimere la propria opinione è dietro l’ angolo.
6) la nuova proposta , il disegno di legge Adele Gambaro un "pugno duro" , ( link con il pdf del progetto ) contro i bufalari, un'azione inevitabile se si vuole contrastare efficacemente la diffusione sistematica di bufale oppure si tratta di un nuovo decreto ammazza internet e censura \ repressione del dissenso e della critica con la scusa delle bufale come penso oppure secondo voi è qualcosa di diverso di positivo ?
La diffusione delle fake news è diventato un problema di ingente portata nella nostra società, carburante di odio ed ignoranza. Con questo strumento, secondo noi, non si vuole reprimere il dissenso o a critica ma è mirato all’ eliminazione di notizie infondate e inverificabili.
È anche vero dall'altra parte che un DDL qualora venga approvato sarà sicuramente un atto molto forte e uno strumento che dovrà essere usato in maniera cauta. La nostra opinione è che chiunque impugnerà la legge e chi sarà chiamato a giudicare dovrà seguire delle regole. Nella nostra storia abbiamo lottato per conquistare diritti come quello di opinione che, finché non violano la libertà dell’altro e non sono pericolosi per la società in generale, non devono essere intaccati. Per questi motivi è una legge che deve e dovrà essere regolata. Fornire i propri dati alla Sezione per la stampa del tribunale sarebbe un inizio, per esempio anche i giornalisti e pubblicisti devono essere registrati in un albo o comunque devono avere delle credenziali riconosciute. In Italia esistono comunque già delle sanzioni per chi mette in rete notizie false e incita all’odio sul web. Si tratta di sanzioni attuate dalla polizia postale per reati come istigazione alla discriminazione razziale, non è il reato che il nuovo DDL prevede ma sicuramente sono provvedimenti che ci fanno ben sperare. Infine come già detto le cosiddette Fake news non sono un problema solo di portata nazionale, ma un problema anche internazionale, per questo motivo anche l’Unione Europea sta lavorando e cercando metodi validi per contrastare la loro diffusione.
Alessia Dessalvi, Luciana Ganga, Giulia Tumatis, Giulia
Marogna, Ema Kulova