Spesso , come dice Lorenzo Tosa , la parte più interessante, quella fondamentale quando si parla di questi temi, la scovi non nei grandi e strazianti fatti di cronaca ( quella è la punta dell’iceberg ), bensì nei dettagli, nell’uso sottile del linguaggio, nelle sfumature di significato. E questo è uno di quei casi. Sotto questo post leggerete decine e decine di commenti (quasi sempre di uomini) che - magari anche in buona fede - diranno di non capire perché questa frase sarebbe maschilista. Perché la verità, di base, è che ogni maschio, non solo in Italia, è cresciuto con questo esatto retaggio culturale (me compreso) e toglierselo di dosso richiede una lunga, lunghissima educazione emotiva. Anche per quello insisto: su quello bisogna lavorare, sulle parole, sul linguaggio, sull’educazione emotiva dei nostri figli. Altrimenti tra trent’anni saremo qui a fare gli stessi identici discorsi, a invocare pene severe, forche, gogne, ad ogni nuovo femminicidio. Che è la via della rabbia e della pancia, ma non risolve i problemi. Li sposta solo un po’ più in là.
Il sindaco di Motta Sant’Anastasia, primo cittadino di una giunta leghista, comune nel catanese, è finito sul banco degli imputati per una targa applicata su una panchina in memoria delle vittime del femminicidio e che sui social è stata giudicata da più parti “maschilista”. Un
“Il valore di un uomo lo vedi nel sorriso della donna che ha accanto”, recita così la frase scelta per commemorare le donne. In. calce, come se fosse una firma, i nomi di battesimo dei promotori di questa iniziativa. Rimane da capire in che modo questa frase commemori le donne. E soprattutto, varrebbe la pena approfondire come ci sia arrivati a queste parole nelle settimane che ci hanno restituito l’ennesima incolpevole vittima di un femminicidio questa volta proprio in Sicilia.
La targa “maschilista” sulla panchina rossa contro il femminicidio che ha fatto infuriare i cittadini nel catanese. Polemica contro il sindaco
Nel mirino della comunità c’è finito il sindaco del comune, responsabile dell’iniziativa. Il comune di Motta Sant’Anastasia dista solo 30 minuti di auto da Aci Trezza, la sensibilità verso quello che è accaduto è stata tanta in tutto l’hinterland. Ma questa scelta ha irretito tutta la comunità. “Non credo si possano scegliere parole peggiori per commemorare le vittime di violenza di genere”, si legge nel post con foto sul gruppo di attivisti Laboratori di genere. “Sempre e solo loro al centro dell’universo, che poveracci”, commenta una utente, seguita da
chi rilancia: “Chissà chi l’ha messa, bisogna fare un blitz e toglierla” e da chi sottolinea: “C’è poco da indagare, l’amministrazione comunale leghista del mio paese. Lo so, è squallido sottolineare che trattasi di amministrazione leghista ma così è”. Anche alcuni consiglieri comunali hanno detto la loro. “Ringrazio l’Amministrazione leghista di non avermi coinvolto nella realizzazione di questa imbarazzante targa, – scrive il consigliere Festa. – Oltre a inserire i nomi di battesimo dei singoli consiglieri di maggioranza, consegnando al paese un messaggio di parte (per non dire propagandistico) e non universale (così come dovrebbe essere), si utilizza una frase che pone al centro l’uomo e il suo “valore” quantificato dal sorriso di una donna, magari intenta a esprimere il proprio valore, sottaciuto e meno importante di quello dell’uomo, pulendo casa o lavando i piatti. Una frase banale e dannosa. Lo dico sempre, le parole sono importanti e lo sono molto più dei gesti. Purtroppo c’è ancora tanta strada e tanto lavoro da fare”.