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3.12.08

Afghan Lord è stato nominato

afghan lord blog brassAfghan Lord, il blog di Nasim Fekrat, giovane blogger e reporter afghano recentemente insignito del premio giornalistico “ISF-Città di Siena 2008”, è stato nominato nella categoria "Miglior Blog del Sud Asia" nell’ambito della quinta edizione del Brass Crescent Awards 2008. Se volete potete votarlo per la vittoria finale rispettando una semplice procedura: seguite il link del Brass Crescent Award, andate in fondo alla pagina, guardate la seconda categoria dal basso, qui potete trovare Afghan Lord, cliccate per selezionare il blog poi andate più in basso nella pagina, inserite il vostro indirizzo e - mail, dopo aver spuntato l’opzione: "I certify that I am only voting once for the Brass Crescent Awards". Infine cliccate per inserire il vostro voto. A questo punto controllate la vostra casella di posta, troverete una email per confermare il vostro voto, per completare la procedura dovete solo cliccare sul link presente nella mail.

24.2.07

Senza titolo 1663

                               Ricavato dal sito: http://www.effedieffe.com

                                                                                                

Quanto costa Kabul

Maurizio Blondet

24/02/2007



Il presidente del Pakistan Gen Pervez Musharraf


La NATO e gli USA hanno in Afghanistan 35 mila militari. Secondo Arnaud De Borchgrave (1), che cita conti della stessa NATO, mantenere laggiù ciascuno di quei soldati costa 4 mila dollari al giorno (tre di questi soldati da 4 mila dollari al giorno, di cui non è resa nota la nazionalità, sono stati uccisi nei giorni scorsi ad Herat, apparentemente da una mina).
Un cinico potrebbe commentare che le guerre coloniali non sono più così convenienti come un tempo.
Ma i giudici di una futura Norimberga dovranno considerare questa cifra un’atrocità, un crimine contro l’umanità in quanto tale: basta calcolare quanto avrebbe reso questo denaro se fosse stato dato agli afghani in scuole, strade, case, sanità.
Questa spesa quotidiana di guerra continua da sei anni, sei anni d’occupazione.
E Kabul è piena di vedove con bambini, ridotte a mendicare (le ho viste) a cui un dollaro al giorno, trenta al mese, cambierebbe la vita.
Negli Stati Uniti, la povertà «estrema» è cresciuta tra il 2000 e il 2004 del 14 % per le famiglie, e del 20 % tra i singles.
Si considera «estrema» la povertà di famiglie il cui reddito non supera i 7.775 dollari «l’anno» -  meno di due giorni del costo di un soldato a Kabul.
Estrema è la povertà di individui che percepiscono meno di 5.229 dollaro «all’anno», poco più del costo di un giorno per un soldato occupante.
(2)
E ci sono in USA milioni di persone che effettivamente guadagnano meno di 6 mila dollari annui.
Non si trova denaro per alleviare la loro condizione (tra i poveri «estremi» sono sovra-rappresentati negri e bambini).
Si trova il denaro a fiumi per la guerra in Afghanistan.
Per bombardare, uccidere, opprimere e fare il male, non mancano i mezzi.




Emma Bonino dovrebbe provare a ricordarci perchè siamo lì: per liberare le donne dal chador?
E il Paese dai Talebani?
Per debellare Al Qaeda?
Il chador resta.
I Talebani tornano.
Quanto ad Al Qaeda, se non è un’invenzione pura e semplice, viene detta in ripresa.
Un cinico potrebbe fare il calcolo dei costi rispetto ai benefici, e trovare poco conveniente l’investimento.
«Vincere costerà più risorse, più forze e altri cinque-dieci anni di sforzo persistente», ha dichiarato Anthony Cordesman, del CSIS (Center for Strategic and International Studies) alla commissione esteri del Senato.
Cordesman ha aggiunto: «Chiunque sia stato in Afghanistan sa che corriamo seriamente il rischio di perdere».
Per parte sua, il generale Musharraf, il dittatore del Pakistan, ha già fatto la sua scelta: sa che l’Occidente non avrà la persistenza (e i soldi) per occupare l’Afghanistan altri dieci anni, ed ha già fatto i suoi passi per insediare aKabul un regime talebano «moderato».
Del resto il suo servizio segreto, l’ISI, i Talebani li conosce bene, avendoli formati, armati e mandati a governare l’Afghanistan per conto degli americani.
Musharraf ha i guai suoi.
Il suo appoggio a Bush (necessitato: «Chi non è con noi è contro di noi», gli aveva detto il presidente, ventilando un cambio di regime a Karachi) gli ha suscitato nel Paese una forte, fanatica opposizione.
Secondo il ben informato De Borchgrave, che è reduce dal Pakistan e dal Waziristan, Musharraf ammette che l’1 % dei pakistani è pronto a farli la pelle, ed a insediare un regime islamico con la violenza: si tratta di 1,6 milioni di pakistani.
Il Pakistan non è solo il Paese islamico più popoloso dopo l’Indonesia, è anche il solo che disponga di un arsenale nucleare.
Potrebbe essere il Pakistan a rappresentare il pericolo che Israele paventa dall’Iran, con isterica esagerazione.
A quel punto, l’investimento potrebbe rivelarsi risibilmente non conveniente.




Ma quel che non hanno ottenuto le guerre dementi di Bush e i 4 mila dollari al giorno per soldato occidentale, potrebbe ottenerlo Musharraf.
L’uomo forte pakistano ha stipulato una sorta di patto, il 5 settembre scorso, con i cinque maggiori capi tribali del Nord-Waziristan, la terra di nessuno da cui si ritiene operino i Talebani e «Al Qaeda» (se esiste) per le loro incursioni in Afghanistan.
I capi gli hanno garantito che modereranno i Talebani, così ha detto Musharraf alla NATO.
E’ invece probabile che abbia preso accordi per salvare se stesso e il suo regime.
E’ questo che ci siamo guadagnati con 4 mila dollari al giorno, per ogni soldato, e per sei anni.

Maurizio Blondet





 

Note
1)
 Arnaud De Boirchgrave, «Afghan war timelines», Washington Times, 23 febbraio 2007.
2) Steven Wolff, Robert Johnson, Jack Geiger, «The rising prevalence of severe poverty in America: a growing threat to public health», American Journal of Preventive Medicine, ottobre 2006, pagine 332-341.

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