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per non aumentare i prezzi »
Il Bar da Stella a Nuoro: « Dopo il Covid, un altro disastro »
Kety Sanna
Nuoro «Pensavamo che superato il Covid nulla si sarebbe
potuto più mettere di traverso». Il Bar da Stella, in via Dessanay, locale aperto da tempo
ma gestito da tre anni da Antonelo Carbone e Stella Carta,
ora rischia la chiusura. A determinarla la stangata avuta con
il caro energia. L’ultima bolletta, relativa ai mesi di giugno e
luglio, ha superato i 4700 euro.
«Un disastro. Impossibile sostenere queste spese» dicono
marito e moglie, lui 55enne,
lei più giovane di un anno, che
quotidianamente viaggiano
da
i titolari
del bar
da Stella, in via
Dessanay
a Nuoro
Ottana per mandare avanti
l’attività. «Siamo partiti pagando bollette che non superavano i 900 euro e ora i costi si sono quadruplicati. Le prime avvisaglie del rincaro energetico
le abbiamo avute qualche mese fa, quando siamo passati a
2mila e 200 euro. Ora, però, ci
siamo trovati a pagarne 2.800
in più». Quattro volte tanto i
costi per Stella Carta e Antonello Carbone che per limitarli
hanno iniziato a staccare due
frigoriferi. «Il fatto – dice la barista – è che per questo bimestre avevo una promozione
che ci permetteva di pagare 27
centesimi a chilowatt. Dal
prossimo, pagheremo 40 centesimi, dunque per noi sarà
sempre peggio».
E pensare di aumentare i
prezzi per i due titolari sarebbe fallimentare. «In un locale,
se si dovesse sollevare il costo del caffè o della birra dall’oggi
al domani, i clienti vanno via –
sottolineano –. Certo è che se
dovesse arrivare un’altra bolletta come l’ultima, saremo costretti a licenziare una dipendente, che lavora con noi a
tempo indeterminato, da due
anni. In un bar come questo,
dove al mese solo per le spese
fisse, senza contare il costo della merce, partono 7mila euro,
non è possibile affrontare stangate come queste – aggiungono i due baristi –. Motivo che ci
ha portato rateizzare la bolletta paghiamo mille e 400 euro
in quattro mesi, sapendo che
nel frattempo arriveranno le altre, e chissà se saremo in grado di farvi fronte». Stella e Antonello hanno iniziato a lavorare nel bar il 1 settembre 2019,
quando hanno deciso di acquistare la licenza dal precedente
titolare, che stanno ancora pagando. «Per noi è stato come
reinventarci. Io – dice la donna – lavoravo in un market,
mentre mio marito era un vigilante. Dopo 6 mesi che abbiamo aperto, siamo stati costretti a chiudere per il Covid. Ci ha
beccato in pieno. Per noi non
era previsto alcun tipo di aiuto, proprio perché avevamo
appena iniziato e non avevamo “uno storico”. Inoltre eravamo un’azienda a conduzione familiare. Siamo riusciti a
“strappare” 600 euro per due
mesi, e mille euro per il mese
di dicembre. Nonostante tutto abbiamo continuato a pagare l’affitto del locale: 1500 euro, e le bollette che sono continuate ad arrivare. È andata male – continuano – ma abbiamo
resistito, anche se ci abbiamo
rimesso tutti i risparmi. Ora
queste bollette sono state davvero il colpo di grazia. Se si continua di questo passo saremo
costretti a chiudere».
Il Bar da Sella si trova in un
punto strategico della città, a
pochi passi dall’area commerciale di via Don Bosco e a quella di via Dessanay. È un locale
che lavora bene, e tanto, in tutto l’arco della giornata. «Dalle
5 del mattino siamo già dietro
il banco, per poi chiudere alle
22. È un lavoro stressante che
in condizioni normali dà tante
soddisfazioni. Il fatturato è
buono anche perché garantiamo pasti caldi ai clienti. Ma, il
Covid prima, e la crisi poi, ci
hanno spezzato le gambe. E
proprio ora che ci stavamo rialzando – concludono marito e
moglie – è arrivata la stangata
delle bollette. Se nessuno interviene per noi è la fine
Gli europei ( ed tutti i paesi del Nord del mondo ) avevano perso salvo alcune comunita di persone considerate matte e\o stravanganti come :
il matto di Francesco Guccini
un matto di de andrè
i matti di de gregori
il senso dell'essenziale ( proprio come questa l'altra canzone de Modena city Ramblers )
, ma la crisi ce lo
farà riscoprire. Peccato che ci sia bisogno di questo per ritrovare il
gusto della semplicità ecco come fanno a vivere conn 1000 € al mese
In tempi di crisi, quando si è costretti a sbarcare il
lunario con 1.000 euro lordi al mese e non si vuole rinunciare del
tutto al proprio stile di vita, ridurre le spese è una scelta obbligata.
Una tendenza che sta stravolgendo le abitudini dei consumatori.
Secondo le cifre del Sindicato de Técnicos del Ministerio de
Hacienda (Gestha), in Spagna 17,1 milioni di persone guadagnano appena
mille euro lordi al mese. Parliamo del 63 per cento della popolazione
attiva. Con questa cifra arrivare alla fine del mese è una fatica degna
di Ercole, e fare la spesa diventa un'avventura complessa. Oggi, per
migliaia di spagnoli, acquistare un prodotto è un atto di rinuncia.
In questo scenario di sofferenze e privazioni, il fenomeno del low
cost è in grande crescita e con ogni probabilità nell'immediato futuro è
destinato a svilupparsi ulteriormente, occupando uno spazio sempre più
rilevante nel tessuto sociale ed economico.
Ristoranti, viaggi, automobili, assicurazioni, elettronica, immobili,
tempo libero, abbigliamento, alimentari: nulla sembra sfuggire al
fascino del basso costo. Resta da capire se il fenomeno sopravviverà una
volta superata la crisi. Si tratta di una strategia strutturale o
congiunturale? In che modo cambierà l'atteggiamento del consumatore dopo
la fine della crisi? Sarà più razionale e meno impulsivo? La ricerca
del prezzo più basso è ormai diventata un nuovo stile di vita?
"Spendere molto denaro in maniera compulsiva è una patologia che
incontriamo spesso, mentre al contrario il risparmio estremo non ha
un'accezione clinica", spiega Guillermo Fouce, psicologo e professore
dell'Università Carlos III di Madrid. Secondo Fouce, insomma, non
esistono "malati di risparmio". Non è una precisazione irrilevante,
perché se portati all'estremo tutti i comportamenti legati all'acquisto
possono creare complicazioni.
Non c'è dubbio che il consumatore del dopo-crisi sarà molto diverso
da quello attuale. Innanzitutto avrà imparato da questi tempi difficili.
"Il consumatore sta scoprendo grazie al low cost che può acquistare
prodotti simili a quelli a cui è abituato a prezzi di gran lunga
inferiori", sottolinea Javier Vello, responsabile del settore
distribuzione e consumo della società di consulenza
PriceWaterhouseCoopers. In secondo luogo "dopo la crisi, il cliente farà
più attenzione alle spese, e sarà più cosciente delle alternative a
ciascun articolo".
L'attuale periodo di estrema difficoltà economica lascerà strascichi
profondi, e con il tempo sarà sempre più difficile tracciare un profilo
del consumatore. Questo aspetto influenzerà non poco le strategie
commerciali delle aziende, e di conseguenza il concetto di occasioni di
consumo diventerà dominante. Per esempio è probabile che individui con
un certo potere d'acquisto sceglieranno il low cost per alcuni prodotti e
privilegeranno le marche più costose per altri. Ma in ogni caso tutto
ciò riguarda il futuro, e oggi il concetto di low cost spadroneggia nei
settori più disparati.
"Il consumatore è passato da quella che chiamo una 'funzionalità
superiore' a una 'funzionalità sufficiente', che è la più economica. In
altre parole, perché acquistare un'automobile dotata di tutti gli
optional quando in realtà non ne ho bisogno?", spiega Javier Rovira,
professore della business school Esic.
Juan Carlos Esteban, un giovane disegnatore sposato con figli, è
l'esempio di come lo stile di vita low cost si sia insinuato in gran
parte del tessuto sociale spagnolo. La sua "strategia del risparmio" ha
cominciato a prendere forma nel 2007, "quando le spese hanno iniziato a
mangiarsi lo stipendio". Il piano di Esteban abbraccia le
telecomunicazioni ("in poco tempo ho cambiato tre volte operatore di
telefonia mobile, e oggi anziché 50 euro al mese ne spendo 18"), le
assicurazioni ("per il mio monovolume ho stipulato una polizza con un
franchising globale che mi permette di risparmiare 350 euro rispetto
alla precedente") e l'alimentazione ("compro soprattutto prodotti
sottomarca". In totale, oggi Esteban spende il 25 per cento in meno
rispetto a prima.
"L'essenza del low cost non si limita all'abbassamento dei prezzi in
sé, ma comprende il taglio dei costi superflui per ottenere un prezzo
inferiore", sottolinea Jorge Riopérez, responsabile de settore consumo e
industria di Kpmg. "Oggi si fa molta confusione tra [prodotti] low
cost e low price. Naturalmente anche il low cost mira a ridurre i
prezzi, ma in altri casi la concorrenza può portare a un taglio basato
non sulla riduzione dei costi ma su un minore margine di profitto".
L'unione fa il risparmio
Il fenomeno del low cost testimonia una situazione di emergenza, ma
paradossalmente anche la volontà di non rinunciare al proprio tenore di
vita e di continuare a godere di prodotti accessori o addirittura di
lusso. "Le famiglie sono