Le scritte comparse in centro a Torino (foto di Melissa Lombardi)

"Le ragazze ci scrivono e ci dicono di sentirsi in colpa, perché non sono riuscite a reagire a molestie verbali subite mentre passeggiavano da sole. Ci raccontano le loro storie, le frasi a sfondo sessuale, le attenzioni non volute e noi le scriviamo sulle strade della città dove sono state dette, per lasciarle impresse". È l'iniziativa di Catcalls of Turin, un gruppo di studentesse guidate dalle 21enni Malvina Ghidetti e Giulia Grasso che, viste le loro esperienze e quelle di tante amiche, hanno deciso di denunciarle. Lo fanno "armate" di gessetti e social, con pagine omonime su Facebook e Instagram dove accolgono le storie e le trasformano in azioni concrete.
La sfida a colpi di gessetti contro le molestie verbali.
Così sono comparse in strada a Torino frasi come "Che belle gambe... mucho rispetto", "Tu sì che mi daresti una svegliata la mattina", "Se vuoi una spalla a cui appoggiarti ce l'ho io qua, amore mio". Ma anche "Ehi ci offri un caffè?", detto da due ragazzi a Porta Susa prendendole il braccio. O anche "Bellissima, ti va un bicchiere?", urlato a una ragazzina di 11 anni. Tutte frasi di sconosciuti dette a ragazze sole, che hanno scelto di raccontarle per far capire cosa hanno vissuto.L'azione di protesta pacifica prende il nome dal termine inglese "catcalling" che indica le molestie verbali: partita da New York, è arrivata in Italia e da pochi mesi anche a Torino dove sono stati già "colpiti" luoghi come piazza Castello e la zona dei Murazzi. Anche via Lagrange dove ieri è comparso "Tu si che mi daresti una svegliata stamattina"."Quelle storie non potevano essere dimenticate, ma urlate dove le leggono tutti. Sperando magari che tra tutti ci sia anche chi quella frase l'ha detta".