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4.12.23

ancora per quanto tempo dovremo leggere storie come queste “Voleva solo fare musica”: se ne va anche Yonatan, il dj rapito da Hamas o di vittime dei bombardamenti israeliani



entrambe vittime della follia della guerra a tutti i costi . Quando il terrrismo si può combattere in altri modi . Cosi si crea un circolo vizioso e lo si alimenta di più .

È morto a Gaza Yonatan Samerano, 21 anni di Tel Aviv, preso in ostaggio da Hamas dopo essere stato ferito durante l’attacco del festival Nova a Re’im il 7 ottobre.

 
 La famiglia della vittima è stata informata dalle autorità israeliane. Samerano stava partecipando come Dj al rave vicino a Re’im la mattina dell’attacco ed è fuggito nel vicino Kibbutz Be’eri dove è stato ferito e rapito. «Jonathan era un ragazzo magico, circondato da amici, un Dj che voleva solo fare musica, crescere, essere felice e viaggiare. Aveva tanti sogni», hanno detto i membri della sua famiglia. Jonathan ha lasciato i due genitori, Kobi e Ayelet e un fratello, Yair.

Leggi anche: La mamma di Noa, rapita da Hamas: “Ho un cancro in stadio terminale, fatemi riabbracciare mia figlia”
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I raid israeliani nel sud della striscia di Gaza

Intanto, la notte fra il 3 e il 4 dicembre è stata una notte di pesanti bombardamenti israeliani anche al sud della striscia, preparando il terreno a una nuova incursione di terra, come riportato dall’Idf. Lo ha confermato domenica pomeriggio uno dei portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, che in una conferenza stampa ha detto che Israele sta ampliando le operazioni miliari contro Hamas «in tutta la Striscia di Gaza».
Nella notte almeno 13 persone sarebbero morte in raid su un edificio residenziale vicino Rafah e presso l’ospedale di Jabalia, secondo fonti palestinesi citate da Al Jazeera.

8.12.21

dal dolore e dal lutto rinasce la vita il caso di una vedova del bataclan ed altre storie

Lei è Floriane. Vive a Parigi. Ha 16 anni. Conosce un ragazzo, si chiama Renaud, è bello come il sole. Il primo bacio ha il sapore di zucchero. Floriane e Renaud si prendono per mano, crescono insieme, finita la scuola decidono di sposarsi. È il 2015.
 Manca qualche settimana al matrimonio. Al Bataclan suonano gli Eagles of Death Metal. Floriane e Renaud corrono al concerto. Le prime note sono energia pura. D’improvviso un rumore secco. Attimi di silenzio. Poi il caos. Tutti fuggono, urlano. Floriane intravede degli uomini con i fucili. Il terrore la invade. Non capisce più nulla, si gira, si rigira. Renaud! Dove sei Renaud! Floriane lo cerca disperata, ma è un vortice di corpi, luci, grida. Viene investita da una marea umana, si ritrova in un angolo buio, si acquatta. Le sale il cuore in gola a ogni sparo, il tempo perde consistenza, poi tutto tace. Floriane si alza, il pavimento è ricoperto di qualcosa che la sua testa si rifiuta di registrare. Si trascina verso l’uscita. È pieno di ambulanze e polizia, luci, sirene. Non sa come, a un certo punto si ritrova tra le braccia del padre. Bambina mia, mi dispiace, il tuo Renaud non ce l’ha fatta. Floriane rivede il pavimento. Il dolore le toglie il fiato. Non mangia, non dorme, il ricordo del suo amore lacera le sue povere carni. È il 2017. Floriane è satura, ha bisogno di sfogarsi. Pigia i tasti del computer, affida il suo grido d’aiuto ai social. Qualche giorno dopo riceve un messaggio. Ciao, mi chiamo Johannes, scusa l’intrusione ma le tue parole mi sono risuonate dentro, quella sera anch’io ho perso mia moglie. Si scrivono, all’inizio poche timide frasi. Poi Floriane rompe gli argini, e butta fuori tutto. Rabbia, paura, odio. Tutto il giorno, tutti i giorni. Solo lui può capirla, solo lui conosce quel dolore. Dopo alcuni mesi, decidono di incontrarsi. Un abbraccio, tante lacrime, e un inaspettato bacio dal sapore di zucchero. Oggi Floriane e Johannes sono marito e moglie. Si sono presi per mano e hanno attraversato il dolore. Dal loro amore è nata Berenice. Il suo nome significa vittoria.

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Lui è Kakà. Vive a Porto Alegre, in Brasile. Ha 14 anni. La sua famiglia non ha il becco di un quattrino, Kakà esce da scuola e vende panini agli angoli delle strade. Fa il barista, il fattorino, lo spazzino, trascorre giornate intere davanti all’ufficio di collocamento. Non è schizzinoso, va bene tutto, purché sia un lavoro onesto. Passano gli anni, Kakà porta il suo curriculum ovunque, riceve tante porte sulla faccia, ma non molla. Dorme a casa di amici, a volte per strada, usa i soldi che guadagna per pagarsi gli studi, finché a trent’anni la ruota gira e diventa addirittura assessore comunale. Kakà piange di gioia, finalmente può tirare il fiato. Ma non dimentica. Ogni momento libero lo passa fuori da quel maledetto ufficio di collocamento, offre consigli e un caffè alle persone in coda. È il 2019. Kakà esce dal lavoro, per poco non inciampa in grossi sacchi della spazzatura abbandonati per strada, mezzi aperti. Il marciapiede è ricoperto di cartacce, Kakà le raccoglie una a una. Fa per buttarle, gli cade l’occhio su alcune scritte, resta di sasso. Non è carta straccia, sono dei curricula. Kakà sente un nodo alla gola. Stringe quei fogli tra le mani e torna a casa. Legge ogni singola riga, accarezza le lettere, divora con gli occhi le fotografie. Su una delle pagine è stata aggiunta una scritta a mano. Vi prego assumetemi, ho usato tutto quello che avevo per pagare la copisteria. Kakà batte il pugno sul tavolo. Non è giusto! I giorni successivi li passa a sistemare, aggiustare, riscrivere laddove l’inchiostro è troppo rovinato. A lavoro ultimato, sistema i fogli dentro una cartellina, la infila nello zaino ed esce. Setaccia tutte le aziende che cercano personale, si assicura che quei preziosi documenti arrivino sulla scrivania giusta. Dopo settimane di ricerca, consegna l’ultimo dei sessantadue curricula. Kakà si asciuga le lacrime. Non sa come andrà a finire, ma di una cosa è certo. Dietro ognuno di quei fogli ci sono sacrifici, esperienza, talenti, speranze. Una vita, che va rispettata.

24.5.17

NEI LORO OCCHI © Daniela Tuscano ed altre storie

NEI LORO OCCHI
Nessun salto di qualità. Nessun abisso di nefandezza. Nessun imbarbarimento. L'assassinio dei bambini è inscritto nel DNA del terrorismo fin dal principio. È, ammettiamolo, funzionale alla "causa". Se non l'abbiamo compreso, se solo adesso apriamo gli occhi, quelli dei bambini parlano da sempre. Ognuno uguale, ognuno diverso.
Nei loro occhi brilla una sola luce.
Lo sguardo di Saffie e Georgina, i primi nomi conosciuti delle vittime di Manchester, non differisce da quello di Cristina, la bimba cristiana di tre anni strappata alla madre da Daesh - paradigma di tutti i cristiani perseguitati in Medio Oriente, nella totale indifferenza degli occidentali - e mai più ritrovata. E non diverge da quello dei coetanei siriani, yemeniti o africani destinati a rimanere anonimi ma altrettanto veri, singolari e drammatici nella variegata uniformità. 
Felici o disperati, languenti per la fame o atterriti dalla violenza, i bambini non appartengono a coordinate geografiche. Abitano il mondo. Voluti o inattesi, sempre irripetibili, possiedono la forza dell'origine. La loro gioia è netta, come il dolore e la serietà - e quanto sanno essere seri i bambini, e solenni, e giudicanti. 
Siamo noi adulti a comprimerne l'umanità. A porvi dei confini. E allora li oggettiviamo, e li aggettiviamo. Non più bambini ma infedeli, danni collaterali, vite sprecate. "Infedele" era Cristina secondo Isis, e che abbia tre anni, o sessanta, non importa, come non importava l'età degli ebrei per i nazisti. "Danni collaterali" li definisce ancora Daesh nell'ultimo, abominevole comunicato: "Uno non dovrebbe addolorarsi per l’uccisione collaterale di donne e bambini miscredenti, perché Allah ha detto: 'Non addolorarti per i miscredenti'". (E, si badi bene: "danni collaterali" è la stessa terminologia usata dagli occidentali "esportatori di democrazia" in Siria o in Iraq.) "Vite sprecate", infine, è l'omaggio del vescovo ciellino Negri ai ragazzini inglesi, rei, sia pure in modo, per dir così, passivo, d'essere andati a un concerto: quindi schiavi, a parer suo, del consumismo e dell'edonismo negatori di Dio.
L'immagine può contenere: 7 persone, persone che sorridono, bambinoMa questo rimpicciolimento dei piccoli bestemmia Dio. Senza remissione alcuna. "Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare". Dio muore in quanti sono incapaci di leggere negli occhi dei giovanissimi l'urgenza dell'infinito, a qualsiasi latitudine appartengano. Un Dio disincarnato dall'uomo, e da quella totalità d'uomo che è l'infanzia - totalità ferita, claudicante, faticata ma per ciò stesso offerta alla redenzione, e resa gloriosa - ne diviene la negazione, lo specchio rotto e, dovremo pur dirlo, l'inferno. Dio s'è fatto bambino per essere ovunque, in chiunque. Coloro che ne ripudiano lo sguardo hanno già scritto la propria, irrevocabile condanna.

© Daniela Tuscano
P. S.: Lo chiamano terrorismo religioso. Ma i jihadisti uccidono solo per odio. Primordiale, materico. Odio per il diverso, il nuovo - non a caso, le prime vittime note sono donne -, i suoi successi e il suo benessere. È la frustrazione dell'incapace verso chi si dimostra migliore di lui, ed è felice. (Insopportabile, per gl'invidiosi, la felicità.) È in nome della cupidigia, non di Allah, che stroncano vite e disprezzano la propria, al punto di scialacquarla, sminuzzarla nell'eccidio. Pur se anagraficamente giovani, hanno il cuore decrepito. ( E al termine di questo delirio non avverrà l'islamizzazione ma l'ateismo, il ripudio di qualsiasi idea di trascendenza anche per la mancata - e colpevole - esegesi del testo coranico da parte musulmana.)


Ed esso le altre storie    riportate  sullla nostra pagina facebook   sempre  da  Daniela 




da http://www.globalist.it/
 23 maggio 2017



Chris Parker, il mendicante diventato eroe per aver soccorso i feriti
Aperta una raccolta fondi per il ragazzo che mentre tutti fuggivano è entrato nella hall per portare aiuto


Chris Parker




Un eroe per caso. O forse un eroe divenatato tale sull'onda emotiva dell'attentato di Manchester. Fatto sta che i media e i social inglesi stanno raccogliendo fondi e definendo eroe Chris Parker, un homeless che stava chiedendo l'elemosina all'uscita del Manchester Arena e che dopo l'esplosione della bomba si è precipitato dentro la hall per soccorrere iferiti.
Chris Parker, che ha 33 anni, hanno raccontato i testimoni, ha cercato di soccorrere una donna ferita che è spirata nelle sue braccia.
Subito alcuni hanno aperto una pagina di GoFundMe in suo favore e in poche ore sono state raccolte molte sterline.


Attentato Manchester, le storie. Paula, l'angelo che ha salvato 50 ragazzini
La signora, 48 anni, era nei pressi dell'Arena quando è scoppiata la bomba e ha visto decine di giovanissimi scappare. "Correte con me", ha detto. E li ha portati in un albergo, al sicuro






Manchester, 23 maggio 2017 
C'è un angelo biondo, nel dramma di Manchester. E' una donna di 48 anni, Paula Robinson, 

che

20.12.16

dubbi sul vile attentato ai mercatino di natale a Berlino

Visto che Oggi è il giorno del dolore, del silenzio, del rispetto, della solidarietà per i 12 morti, i 48 feriti e le loro famiglie vittime dello spaventoso attentato terroristico ( confermato ora ufficialmente dal ministro dell'interno tedesco  ) di Berlino nel corso di un mercatino di Natale. I partecipanti al mercatino sono stati vigliaccamente investiti da un TIR nero, simile a quello della strage di Nizza Apro visto che come credo seguirà sui social un caccia all'islamico e ai profughi ed immigrati con queste strofe 




Attenti bimbi, attenti bimbi
Correte via
Lo straniero pazzo sta arrivando
Correte via
Ha capelli sporchi
E questo strano odore
Di chissà quali mondi
E chissà quali storie
( ....)
 

  • Modena City Ramblers
  •  
  •  Lo straniero pazzo



  • e con queste due canzoni : ( la prima in sottofondo ) gli altri siamo noi - Umberto tozzi  e  da fratello a fratello - anna oxa franco fasano e fausto leali

    ora    concordo  sia  a  Caldo  

    "Buongiorno" a chi è stanco di folli attentati terroristici, di gesti disumani di chi si ritiene umano ma non lo è più, a chi è stanco di vedere pazzi fanatici che uccidono nel nome di Dio. Quel Dio che ha tanti nomi ma è sempre Uno ed anche oggi assiste sgomento alle follie umane di esseri che si comportano in modo disumano.
    "Buongiorno" a chi è stanco di tante, troppe vite innocenti stroncate freddamente, con cinismo, nel nome di un Dio che tace inorridito per quel che vede fare in Suo nome.
    Buongiorno “a chi crede nel sole, anche quando non splende; a chi crede nell'amore anche quando non lo sente; a chi credo in Dio, anche quando tace…”
    Buongiorno a chi non ne può più delle guerre e del terrorismo, pensando ai bambini, donne, anziani barbaramente massacrati ogni giorno ad Aleppo in Siria, a Berlino, in ogni parte del mondo...…Basta! Davvero....
    (Agostino Degas)



    sia  a freddo   
    C'è qualcuno che vuole spingere l'Europa in guerra ma non sono sicura sia l'islam

    perchè come dice anche



    Doina Stropiccioli Ogni giorno è di dolore e silenzio. Ma non di rispetto, perché non si scrive Ogni giorno del genocidio in Siria... la Germania è qui, dietro l'angolo e fa più impressione quel che è accaduto. Per quelle poche persone morte post di solidarietà e silenzio... per tutte le altre migliaia...?

    Ma  soprattutto   qualcuno deve  aver e interesse a  destabilizzare  (  la serie  di orfani in particolare   quella   della  juric  insegna )  per  rafforzarsi al  potere  e  bloccare  il cambiamento   visto che  : 1)  viste le minacce   e  gli annunci  di probabili attentati   non  si  èp presa nessuna   cautela    sul servizio d'ordine  .,  2)  come mai  non c'erano  barriere    o  forze dell'ordine  ? 3)  come hanno fatto a  trovarlo  subito   dopo poche ore  facenbdo  un bliz  in uncentro   profughi  dove  s'era  nascosto l'attentatore  ?
    quindo solo i nazisti ed i malpancisti possono pensare che sia un attentato di matrice islamica ! 


    perc

    Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

     Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...