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29.9.13

teulada Le mimetiche all'uranioLe divise pulite in una lavasecco: nella famiglia dei titolari cinque fratelli su sei sono malati di tumore, si salva solo l'emigrato



  

da l'unione sartda del 29\9\2013


Le divise pulite in una lavasecco: nella famiglia dei titolari le mimetiche all'uranio
cinque fratelli su sei sono malati di tumore, si salva solo l'emigrato

dal nostro inviato
Paolo Carta
TEULADA Di sei fratelli, tutti attorno alla cinquantina, quello emigrato in Brasile è l'unico sano. Gli altri, rimasti a Teulada, sono malati: tumori maligni e disfunzioni alla tiroide. «Siamo cresciuti nella lavanderia dei nostri genitori: sino agli anni 90 i militari portavano la roba da noi. Divise e mimetiche, mimetiche e divise. Il nostro dubbio - dicono Chiarella e Carla Murgia - è che ci siamo ammalate per aver respirato quelle polveri presenti negli abiti dei soldati dopo le esercitazioni».
LA BOMBA Il cielo è terso, la ventilazione appena apprezzabile, il mite autunno di Teulada invoglierebbe ad andare al mare ma non è possibile: neanche tanto in sottofondo i rumori dei cannoni annunciano che la stagione balneare è finita ed è cominciata quella delle guerre simulate. Ma stavolta fa più rumore in paese la bomba esplosa dal Palazzo di Giustizia di Cagliari: c'è un'inchiesta della magistratura che vuol far luce sui tanti ammalati di tumore tra civili e soldati che a diverso titolo hanno frequentato il poligono.
IL COMITATO Venti esposti già presentati, almeno altri 40 malati sospetti. Tutto è nato dalla denuncia dei genitori di un pescatore cagliaritano, Manolo Pinna, morto a 26 anni per un tumore al cervello diagnosticato dopo il servizio di leva a Teulada.
Già da anni in paese un Comitato spontaneo di cittadini, guidato dalla casalinga Elisa Monni (62 anni), ha raccolto un dossier con 55 storie. «Quelle dei compaesani malati di tumore. Ci hanno dato il loro consenso per andare avanti a chiedere la verità su quel che accaduto a Teulada dal 1956 a oggi. Esercitazioni senza controllo, parti del territorio irremedibialmente compromesse, strane polveri bianche e appiccicose che rimanevano giorni e giorni su mirto e lentischi. E poi le diagnosi, la chemioterapia, gli interventi, i funerali».
L'INCHIESTA Adesso quei documenti, cartelle cliniche e reperti istologici, sono finiti nelle stanze della Procura di Cagliari, a disposizione di un magistrato che indaga (contro ignoti) per omicidio colposo. Lo Stato ha mandato al massacro i suoi soldati in tempo di pace nelle esercitazioni senza controlli? Ha contaminato mari e campagne di Teulada?
Per adesso la battaglia del Comitato ha scatenato tanto rumore e ottenuto niente: 55 ricorsi presentati al Ministero della Difesa per ottenere il risarcimento per i tumori hanno ricevuto altrettanti dinieghi. Solita motivazione: impossibile stabilire il nesso di causalità tra test militari, vicinanza al poligono e malattie. Formula che non tacita i sospetti, anche perché era stata la stessa legge dello Stato a parificare i poligoni sardi di Teulada, Quirra e Capo Frasca ai teatri di guerra del Kosovo, Iraq, Afganistan e Somalia ai fini del riconoscimento degli indennizzi ai malati.
LE STORIE La gente di Teulada non si ferma perché non è interessata all'obolo di Stato, che non può restituire familiari finiti sottoterra o salute ormai compromessa, ma alla verità. Tito Frau, per esempio, ha 76 anni, un passato da operaio edile e un presente da malato di linfoma non Hodgkin: «Il paese è inquinato, arrivano le sabbie dell'Africa, figuriamoci cosa resta nei terreni e nelle acque dopo sessant'anni di test militari». Ancora più diretta Antonietta Albai, sorella dell'ex sindaco Gianni, morto un anno e mezzo fa dopo una malattia fulminante: «Sì, certo, quando è morto mio fratello abbiamo pensato che potesse esserci stato un collegamento tra il tumore e le attività svolte attorno al paese. Anzi, ogni volta che qualcuno si ammala a Teulada il pensiero va in quella direzione. Troppi giovani, troppe persone malate. Il paese è avvelenato, ben venga l'indagine. Mio fratello era una persona solare e aveva sempre chiesto maggiori controlli sull'ambiente per difendere i suoi compaesani». Ed Enrico Cara, bidello di 65 anni, «senza un rene», annuisce: «Voglio sapere perché mi sono ammalato, se i militari hanno rispettato l'ambiente e il nostro diritto alla salute».
Quasi a suggellare queste parole all'uscita di scuola il rumore dello sparo di un cannone sovrasta il suono della campanella. Cartolina da Teulada, paese sempre in guerra.

13.9.12

Cagliari 15 settembre, SIT-IN mensile in piazza del Carmine, ore 10 PER VERITA’ e GIUSTIZIA per gli uccisi da veleni di guerra e di poligono FERMARE la STRAGE di STATO CONTRO la politica governativa d’isolamento della Magistratura



Dal 15 luglio 2011, il 15 di ogni mese, indichiamo allo Stato gli interventi basilari da attivare con urgenza per stroncare l’epidemia di tumori e alterazioni genetiche che ha come epicentro i poligoni che opprimono la Sardegna e chiediamo di motivare l’inerzia governativa. Il rappresentante del Governo ci ha elargito molte parole di umana comprensione. Il Governo, trincerato da sempre in un silenzio tombale, ha risposto con l'arroganza e il cinismo degli atti intervenendo nel processo in corso a Lanusei sul disastro ambientale e sanitario prodotto dal poligono della morte Salto di Quirra.
Il Governo, nei fatti, sta pesantemente delegittimando il lavoro della Magistratura.
Con l'Avvocatura di Stato si è schierato platealmente a difesa dei generali incriminati mentre i ministeri dell'Ambiente e dell'Economia non si sono costituiti Parte civile. Oggettivamente lo Stato ha rigettato il ruolo di parte lesa, non riconosce il danno all’ambiente e all’economia, rilevato dalla Magistratura, causato dalla contaminazione prodotta dalle manovre e sperimentazioni di guerra.
La Regione non è da meno. Emula di Ponzio Pilato, furbescamente, si è costituita Parte civile a termini scaduti in modo da non essere ammessa al processo e lavarsene le mani.

In Italia conosciamo troppo bene la politica di isolamento del magistrato "scomodo" e conosciamo, purtroppo, anche le tragiche conseguenze di questa strategia. La recente notizia delle minacce al Procuratore Capo di Lanusei ha il suono potente di una sirena d'allarme.
Diffidiamo lo Stato italiano dal persistere in questa viscida manovra. Il Governo trovi il coraggio di dire che non intende porre né fine né rimedio all'avvelenamento dell’isola provocato dalla presenza militare. Dica con chiarezza che la Sardegna è un corpo estraneo allo Stato, non è Italia. Altrimenti ritiri il patrocinio dell'Avvocatura di Stato agli incriminati, si costituisca Parte civile, si attivi per spezzare, adesso e subito, la catena di morte e sofferenza.
Noi continuiamo ad esigere:
     S    Sospensione delle attività dei poligoni dove si sono registrate le patologie di guerra;
     E     Evacuazione dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni di Teulada, Decimo-Capo Frasca, Quirra
   
  R    Ripristino ambientale, bonifica seria e credibile delle aree contaminate a terra e a mare;
     R    Risarcimento ai malati e alle famiglie degli uccisi, Risarcimento al popolo sardo del danno inferto all’isola.
    A     Annichilimento, ripudio della guerra e delle sue basi illegalmente concentrate in Sardegna in misura iniqua;
 I       Impiego delle risorse a fini di pace.
 
SERRAI (chiudere), l’acronimo formato con le prime lettere dell’elenco, è uno degli slogan dei presidi che sintetizza le misure che il Governo deve assumere.

Comitato sardo Gettiamo le Basi, tel 3467059885        
Famiglie militari uccisi da tumore, tel 3341421838
Comitato Amparu (Teulada) 497851259
Comitato Su Sentidu (Decimo) 3334839824
Comitato Su Jassu (Villaputzu) 3471043068

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...