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20.4.22

Silenzio totale o quasi dei sindacati su le parole di Alessandro Borghese e a Flavio Briatore

Nel silenzio dei sindacati orami diventati salvo poche eccezioni mercè dei padroni La migliore risposta ad Alessandro Borghese e a Flavio Briatore, alla fine, l'ha data lui.

 
 Il suo nome è Emanuele, un uomo di 32 anni originario di Scampia. Un uomo che non ha mai avuto la fortuna di avere, al contrario di chi fa prediche, una famiglia agiata. Anzi, perse suo padre dopo aver compiuto 18 anni."Sono Emanuele, un ragazzo di 32 anni, nato e cresciuto a Scampia. Ho perso mio padre poco dopo aver compiuto 18 anni, ma avevo una passione, quella del caffè, che poi a Napoli è una vera e propria cultura. Pur di non delinquere, visto il quartiere problematico e viste le tante responsabilità che mi hanno praticamente rubato l'adolescenza, ho deciso di voler imparare il mestiere di barista.Lavoravo in un bar di Napoli, iniziavo alle 6.30 e se tutto andava bene finivo alle 17.00. Durante il periodo estivo iniziavo alle 6.00 e se tutto andava bene finivo alle 23.00.Ho iniziato guadagnando 120 euro a settimana, che moltiplicati per 4 settimane totalizzano 480 euro. Vivevo con mia mamma ma senza mio padre e con i miei soldi riuscivamo a fare ben poco: una piccola pensione di reversibilità e la fortuna di una casa popolare aiutavano a poterci permettere un piatto di pasta al giorno. Dopo quasi 8 anni, la mia paga è salita a 180 euro a settimana che moltiplicati per 4 totalizzavano 730 euro al mese. Nessun contratto, se mi ammalavo era un mio problema, le ferie erano solo 7 giorni in estate, contributi mai versati, forse solo 2 anni.Dopo 8 anni di sangue versato per imparare, di psicologia applicata per relazionarti al pubblico, di pianti fatti di nascosto perché ero stanco ma non potevo mollare, ero arrivato a guadagnare 200 euro in più rispetto all'inizio senza nessun riconoscimento, nemmeno morale, anzi dovevo ringraziare del lavoro, se così lo vogliamo chiamare, che mi era stato concesso.Sai cosa è successo poi? È successo che avevo un sogno, quello di aprire un bar tutto mio e ci ho provato in tutti i modi, Dio solo sa quanto volte ci ho provato, quante notti non ho dormito per i progetti i disegni l'arredamento. Morale della favola: dopo 12 anni, ho preso il mio bel sogno e l'ho chiuso in un cassetto, mi sono diplomato, ho lasciato Napoli e ora sono un tecnico che lavora sulla fibra ottica a Bologna e tutte le volte che entro in un bar a prendere un caffè provo odio e tanto rancore verso chi mi ha spezzato il cuore non permettendomi di inseguire il mio sogno, solo mio. Vedi, caro chef (Borghese), per poter vivere occorrono i soldi, eh sì, occorrono proprio i soldi. Occorrono soldi quando devi mangiare, perché nessuno ti regala nulla e in virtù di questo nessun giovane deve regalare il suo tempo perché non gli tornerà mai più indietro. Ti do un consiglio, sfrutta la tua popolarità insieme al tuo sapere per ottenere altri tipi di obiettivi".


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