da la nuova sardegna del 2\3\2019 di Caterina Angotzi
SOLARUSSA. La vita spesso ha più fantasia dell'immaginazione e può procurare grandi e infinite gioie, soprattutto se inaspettate. Per Giulia Todde, 41 anni da compiere, la vita ha il sorriso delicato di Mattia, nato un mese fa, nonostante tutto e tutti.
Giulia aveva perso le speranze non solo di diventare mamma ma anche di condurre una vita regolare, quando i medici le avevano diagnosticato nove anni fa una significativa patologia renale, la nefrite lupica, una alterazione della funzione e della stessa struttura renale, una patologia autoimmune che in questo caso era arrivata all’ultimo stadio, impedendo qualunque terapie farmacologica vincente.
Per lei rimanevano due sole alternative: il trapianto o la dialisi. In ogni caso, la diagnosi dei medici non lasciava spazio a illusioni. Giulia non avrebbe potuto portare a termine alcuna gravidanza. Per lei anzi la gravidanza poteva rappresentare un serio pericolo.
Giulia e il marito Alessio, 42 anni, però non si danno per vinti e decidono di percorrere la strada dell’adozione. Una strada lunga, complessa, stressante e difficile. Alla fine però, sei anni fa, arriva Maria, una bellissima bimba polacca. Sono fortunati Giulia e Alessio, perché Maria ha solo nove mesi. In casa c’è tempo solo per lei, nonostante la malattia.
Giulia però non demorde. Il padre, il marito e il fratello si offrono per donarle un rene, ma ci sono complicazioni. L’unico donatore potenzialmente compatibile da un punto di vista morfologico, il padre, non lo era per le caratteristiche ematiche. C’era incompatibilità tra donatore vivente e ricevente. «Io ho il gruppo Zero – sorride Giulia – e mio padre gruppo A, peggio di così non poteva capitare». La scienza e la natura insieme possono però fare miracoli. I medici dell’ospedale Brotzu di Cagliari, con una speciale procedura sono riusciti a “pulire” il sangue del ricevente, a effettuare con successo il trapianto di rene e soprattutto a evitare il rigetto dell’organo. Il trapianto, effettuato il primo ottobre del 2016 è stato il primo in Sardegna tra donatore e ricevente incompatibili. Ed è andato bene.
Ma il bello doveva ancora arrivare. Giulia è rimasta incinta. «Mattia è arrivato ben dopo il trapianto – dice con orgoglio – ma non è stato da noi cercato. Il mio organismo si era ristabilito, le terapie post trapianto avevano ormai un tasso di tossicità basso e così è arrivato il secondo piccolo miracolo».
Sebbene venuto al mondo alla trentacinquesima settimana di gestazione, Mattia non ha avuto problemi alla nascita. «Non dovevamo avere figli, non potevamo avere figli, eravamo rinchiusi dentro a una patologia che non lasciava scampo, e invece sono arrivati di fila tre piccoli miracoli: l’adozione,Giulia sorride. Adesso ha una vita serena davanti, e la voglia di far crescere una coppia di bimbi solo in apparenza diversi. «Maria stravede per il fratellino e per noi non c’è gioia più grande».