Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta non si sa mai. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta non si sa mai. Mostra tutti i post

23.10.25

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco punta n LIV PERCEPIRE E PREVENIRE UN PERICOLO CON L’OLFATTO ?

Anche l’olfatto può avere un ruolo importante nella prevenzione di un’eventuale aggressione. Non si tratta di un segnale d’allarme “diretto” come un rumore oppure un movimento sospetto, ma rientra comunque in quella sfera di percezioni molto sottili che sono in grado di aiutare il cervello a percepire
possibili cambiamenti nell’ambiente e a valutare eventuali situazioni di rischio. Gli odori, infatti, sono in grado di arr"ivare la memoria e l’istinto. Il nostro cervello ha una parte strettamente connessa all’olfatto, che gestisce emozioni e istinto di sopravvivenza. Un odore particolare, come quello di alcol, di benzina, di fumo o di sudore, può segnalare in maniera inconscia la presenza di una persona vicina o di un comportamento anomalo, come quello di chi si nasconde, di chi ha paura o di chi è agitato. Per quanto riguarda ambienti poco illuminati o silenziosi come garage e scale, l’olfatto è in grado di anticipare gli altri sensi come la vista o l’udito. Sentire per esempio il fumo di una sigaretta accesa da poco può dirci che vicino a noi c’è qualcuno, anche se ancora non lo vediamo, così come accorgersi di un profumo riconoscibile. Gli odori aiutano a leggere la tensione, perché le persone che vivono un momento di stress o paura possono comunicare pur involontariamente la loro presenza e a!ivare uno stato di allerta tramite il su￾dore. Ancora, gli odori sono importanti per quanto riguarda l’orientamento. In situazioni di pericolo, quando la vista e l’udito possono fallire, l’olfa!o resta vigile. Significa che saremo in grado di riconoscere gli odori che ci circondando, contribuendo a mantenere lucidità e orien￾tamento. Meritano una menzione a parte gli odori che noi stessi possiamo emanare: un profumo molto marcato può a!irare l’a!enzione. Al contrario, mantenere un odore neutro riduce la probabilità di essere notati, sopra!u!o in contesti a rischio. Ecco perché allenare l’olfatto è una delle misure preventive che andrebbero praticate con costanza: percepire gli odori che ci circondano, notare quelli nuovi o fuori contesto può fare la differenza.
 
Ora  è vero   quello   che    dice   Bianco  , ma bisognerebbe     considerare   il  fatto    che  l’olfatto, in sé, non è un senso che la letteratura scientifica o criminologica riconosca come strumento diretto di prevenzione della violenza soprattutto   quella  di genere o del femminicidio. Infatti  se lo consideriamo in senso più ampio — come percezione sensoriale, come intuizione corporea, come “fiuto” emotivo —può aprire una riflessione interessante. Dipende  se       consideriamo

🧠 L’olfatto come metafora di percezione

  • Fiutare il pericolo: In senso figurato, molte persone parlano di “sentire puzza di guai” o “avere il naso per certe situazioni”. Questo può indicare una sensibilità ai segnali premonitori—comportamenti controllanti, manipolazioni, cambiamenti d’umore improvvisi.

  • Odori e memoria emotiva: L’olfatto è il senso più direttamente collegato al sistema limbico, che regola emozioni e memoria. Un odore può evocare ricordi traumatici o segnali di allarme, ma anche confondere, se associato a momenti di apparente intimità.

oppure  

⚠️ L’olfatto come rischio di fuorviamento

  • Normalizzazione olfattiva: L’abitudine agli odori di una persona può creare una falsa sensazione di familiarità e sicurezza, anche in contesti abusanti.

  • Romanticizzazione del pericolo: In alcune narrazioni tossiche, l’odore dell’altro viene idealizzato (“mi manca il suo profumo”), anche quando è legato a dinamiche violente.

Ma    comunque  tenerlo  in considerazione  e  svilupparlo  a  volte    può esserci utile  . Non  possiamo mai saperlo  . 

3.3.19

di perfetto non eesiste nulla neppure la scienza . il caso di Giulia Toddet rapiantata e mamma, la doppia vittoria di Giulia Todde Il padre le ha donato un rene nonostante il gruppo sanguigno diverso. Aveva già adottato una bimba, dopo l’intervento è rimasta incinta

La vita non è perfetta, le vite nei film sono perfette. Belle o brutte, ma perfette. Nei film non ci sono tempi morti, mai! ( radio freccia  ) 



                     da la nuova sardegna del 2\3\2019    di Caterina Angotzi


SOLARUSSA. La vita spesso ha più fantasia dell'immaginazione e può procurare grandi e infinite gioie, soprattutto se inaspettate. Per Giulia Todde, 41 anni da compiere, la vita ha il sorriso delicato di Mattia, nato un mese fa, nonostante tutto e tutti.
Giulia aveva perso le speranze non solo di diventare mamma ma anche di condurre una vita regolare, quando i medici le avevano diagnosticato nove anni fa una significativa patologia renale, la nefrite lupica, una alterazione della funzione e della stessa struttura renale, una patologia autoimmune che in questo caso era arrivata all’ultimo stadio, impedendo qualunque terapie farmacologica vincente.
Per lei rimanevano due sole alternative: il trapianto o la dialisi. In ogni caso, la diagnosi dei medici non lasciava spazio a illusioni. Giulia non avrebbe potuto portare a termine alcuna gravidanza. Per lei anzi la gravidanza poteva rappresentare un serio pericolo.
Giulia e il marito Alessio, 42 anni, però non si danno per vinti e decidono di percorrere la strada dell’adozione. Una strada lunga, complessa, stressante e difficile. Alla fine però, sei anni fa, arriva Maria, una bellissima bimba polacca. Sono fortunati Giulia e Alessio, perché Maria ha solo nove mesi. In casa c’è tempo solo per lei, nonostante la malattia.
Giulia però non demorde. Il padre, il marito e il fratello si offrono per donarle un rene, ma ci sono complicazioni. L’unico donatore potenzialmente compatibile da un punto di vista morfologico, il padre, non lo era per le caratteristiche ematiche. C’era incompatibilità tra donatore vivente e ricevente. «Io ho il gruppo Zero – sorride Giulia – e mio padre gruppo A, peggio di così non poteva capitare». La scienza e la natura insieme possono però fare miracoli. I medici dell’ospedale Brotzu di Cagliari, con una speciale procedura sono riusciti a “pulire” il sangue del ricevente, a effettuare con successo il trapianto di rene e soprattutto a evitare il rigetto dell’organo. Il trapianto, effettuato il primo ottobre del 2016 è stato il primo in Sardegna tra donatore e ricevente incompatibili. Ed è andato bene.
Ma il bello doveva ancora arrivare. Giulia è rimasta incinta. «Mattia è arrivato ben dopo il trapianto – dice con orgoglio – ma non è stato da noi cercato. Il mio organismo si era ristabilito, le terapie post trapianto avevano ormai un tasso di tossicità basso e così è arrivato il secondo piccolo miracolo».
Sebbene venuto al mondo alla trentacinquesima settimana di gestazione, Mattia non ha avuto problemi alla nascita. «Non dovevamo avere figli, non potevamo avere figli, eravamo rinchiusi dentro a una patologia che non lasciava scampo, e invece sono arrivati di fila tre piccoli miracoli: l’adozione,Giulia sorride. Adesso ha una vita serena davanti, e la voglia di far crescere una coppia di bimbi solo in apparenza diversi. «Maria stravede per il fratellino e per noi non c’è gioia più grande».

Procuratrice Ancona, 'non tutti i casi di violenza sono uguali'

© Provided by ANSA (ANSA) - ANCONA, 04 DIC - "Questa storia lascia l'amaro in bocca, non si possono trattare tutti i casi di violen...