Anche l’olfatto può avere un ruolo importante nella prevenzione di un’eventuale aggressione. Non si tratta
di un segnale d’allarme “diretto” come un rumore oppure un movimento sospetto, ma rientra comunque in quella
sfera di percezioni molto sottili che sono in grado di aiutare il cervello a percepire

possibili cambiamenti nell’ambiente e a valutare eventuali situazioni di rischio.
Gli odori, infatti, sono in grado di arr"ivare la memoria e l’istinto. Il nostro cervello ha una parte strettamente
connessa all’olfatto, che gestisce emozioni e istinto di sopravvivenza. Un odore particolare, come quello di alcol,
di benzina, di fumo o di sudore, può segnalare in maniera
inconscia la presenza di una persona vicina o di un comportamento anomalo, come quello di chi si nasconde, di
chi ha paura o di chi è agitato. Per quanto riguarda ambienti poco illuminati o silenziosi come garage e scale,
l’olfatto è in grado di anticipare gli altri sensi come la
vista o l’udito. Sentire per esempio il fumo di una sigaretta accesa da poco può dirci che vicino a noi c’è qualcuno,
anche se ancora non lo vediamo, così come accorgersi di
un profumo riconoscibile. Gli odori aiutano a leggere la
tensione, perché le persone che vivono un momento di
stress o paura possono comunicare pur involontariamente
la loro presenza e a!ivare uno stato di allerta tramite il sudore. Ancora, gli odori sono importanti per quanto riguarda l’orientamento. In situazioni di pericolo, quando
la vista e l’udito possono fallire, l’olfa!o resta vigile. Significa che saremo in grado di riconoscere gli odori che ci
circondando, contribuendo a mantenere lucidità e orientamento. Meritano una menzione a parte gli odori che noi
stessi possiamo emanare: un profumo molto marcato può
a!irare l’a!enzione. Al contrario, mantenere un odore
neutro riduce la probabilità di essere notati, sopra!u!o in
contesti a rischio. Ecco perché allenare l’olfatto è una
delle misure preventive che andrebbero praticate con
costanza: percepire gli odori che ci circondano, notare
quelli nuovi o fuori contesto può fare la differenza.
Ora è vero quello che dice Bianco , ma bisognerebbe considerare il fatto che l’olfatto, in sé, non è un senso che la letteratura scientifica o criminologica riconosca come strumento diretto di prevenzione della violenza soprattutto quella di genere o del femminicidio. Infatti se lo consideriamo in senso più ampio — come percezione sensoriale, come intuizione corporea, come “fiuto” emotivo —può aprire una riflessione interessante. Dipende se consideriamo
🧠 L’olfatto come metafora di percezione
Fiutare il pericolo: In senso figurato, molte persone parlano di “sentire puzza di guai” o “avere il naso per certe situazioni”. Questo può indicare una sensibilità ai segnali premonitori—comportamenti controllanti, manipolazioni, cambiamenti d’umore improvvisi.
Odori e memoria emotiva: L’olfatto è il senso più direttamente collegato al sistema limbico, che regola emozioni e memoria. Un odore può evocare ricordi traumatici o segnali di allarme, ma anche confondere, se associato a momenti di apparente intimità.
oppure
⚠️ L’olfatto come rischio di fuorviamento
Normalizzazione olfattiva: L’abitudine agli odori di una persona può creare una falsa sensazione di familiarità e sicurezza, anche in contesti abusanti.
Romanticizzazione del pericolo: In alcune narrazioni tossiche, l’odore dell’altro viene idealizzato (“mi manca il suo profumo”), anche quando è legato a dinamiche violente.
Ma comunque tenerlo in considerazione e svilupparlo a volte può esserci utile . Non possiamo mai saperlo .