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20.8.15

ed hannno anche il telefonino ... un altra bufala sugli immigrati


Lo  che   come dice    il  commento qua sotto  preso  dall'articolo    di cui si parla  nel post  d'oggi  


Ma l'hanno capito anche i muri,che la destra tramite gli amici "media house organ" insistono sui tasti dei nomadi e sugli immigrati clandestini o rifugiati che siano,e se vuole una previsione tutto l'ambaradan premierà alle prossime elezioni politiche,nelle quali andranno al ballottaggio le stelle e i legacaimani,anche i primi non si sbilanciano sul grande problema dei disperati,chi al contrario se ne fa carico e cerca soluzioni prenderà una bastonata sul groppone mica da ridere.E allora vai sul telefono o sulla richiesta del wi-fi da parte degli immigrati,insieme alla scabbia si vinceranno le elezioni,del resto anche i francesi ora al potere se la stanno giocando su questi temi,salvo poi prendere atto che con i fenomeni alla santadechè al governo,tutte queste polemiche finiranno ma i problemi quelli rimarranno tali.





ma i luoghi comuni , anche se nessuno di noi n'è immune , mi danno fastidio specialmente quando una volta smontanti continuano a circolare ed ad essere prese sul serio diventando verità assolute \ leggende metropolitane . Ma spoprattutto perchè << Dal momento che non c'è nulla di più eterno di una bufala, specialmente se razzista, queste convinzioni continuano a circolare indisturbate nonostante i sempre più numerosi articoli e precisazioni. Abbiamo quindi deciso di raccoglierne qualcuna tra quelle più diffuse in questo momento.>>(  da  http://www.vice.com/it/read/migranti-bufale-polemiche-234  ora  trasferito su  https://www.facebook.com/vice.italia  )  





Uno dei luoghi più comuni nella letteratura di base contro gli immigrati - le telefonate alle radio, i titoli di Libero, gli sfoghi sui social - è quel misto di stupore e di sdegno perché moltissimi tra quanti arrivano con i barconi sono muniti di telefono mobile, a volte anche di buona qualità.La cosa è interessante perché tradisce la convinzione che il cellulare sia un oggetto se non da ricchi, quanto meno non da affamati, non da disperati; o forse addirittura un bene superfluo, uno status proprio di chi sta nella mid-class o ancor più su, come da noi negli anni Novanta.Capisco la dispercezione, ma è appunto sbagliata.Ogni giorno nel porto di Lomé, così come in altri centri commerciali africani, arrivano decine di migliaia di cellulari. Sono quasi tutti di produzione cinese o, in alternativa, scarti dell'Europa, vale a dire quei telefonini che noi abbiamo buttato via: molti dei quali non funzionanti,
ma utili a metterne insieme uno che invece va benissimo se smontato e rimontato con i pezzi di altri.Questo gigantesco import avviene perché in Africa (ma un po' in tutte le economie fortemente rurali e arretrate, comprese alcune asiatiche) la domanda di telefonini è enorme e dovuta all'uso decisamente diverso che se ne fa, rispetto a noi europei o americani.Qualche tempo fa l'Economist dedicò al tema un piccolo approfondimento, avvalendosi di una ricerca fatta sul Kenya. In generale, in quei tipi di economia il cellulare è fondamentale non per chattare su Facebook o giocare a Ruzzle, ma per molte delle attività che garantiscono la sopravvivenza, in contesti dove tra l'altro la telefonia fissa è molto scarsa.Con un cellulare, ad esempio, posso sapere dalla mia rete sociale (la vastissima "nuvola" parentale-amicale propria di quei Paesi) dove c'è erba per pascolare le capre e dove no; dove andare a recuperare l'acqua se il rigagnolo abituale si è estinto per siccità; da chi farmi prestare un mulo o un dromedario se non ce l'ho e devo fare un trasporto di legna perché la pioggia mi ha tirato giù mezza casa.E così via: attività appunto di sopravvivenza. Così come di sopravvivenza è l'uso del cellulare per il trasferimento di denaro, uno dei punti più sottolineati dall'Economist, e sappiamo che l'arrivo o meno di soldi dai parenti emigrati è spesso decisivo per campare la famiglia intera. La stessa ricerca citata dal settimanale inglese rivela come il mantenimento del credito del telefonino sia diventato talmente importante da indurre molti a rinunciare perfino a mangiare con regolarità o ad altri consumi molto basic.Non è uno scoop, è una cosa che chiunque abbia frequentato un po' i peggiori villaggi africani o asiatici ha visto con i suoi occhi: donne e uomini vestiti letteralmente di stracci, che dormono nella merda di capra, ma muniti di cellulare. E se la prima volta la cosa può straniare un po', basta fare tre domande per capire che non si tratta di una scelta eccentrica o consumista, ma molto pragmatica ed essenziale. Specie in villaggi dispersi in immense aree e collegati tra loro solo da sentieri da fare a piedi.Quanto ai costi dell'hardware, anche qui si tratta solo di sapere alcune cose fondamentali, prima di indignarsi.I cellulari in mano agli africani sono, di solito, cinesi o occidentali-rigenerati, ma ormai ci sono anche produzioni locali. Non si va certo a comprarli nei negozi in città (quelli con le vetrine), ma sulle bancarelle o attraverso le varie forme di commercio informale (il cugino dell'amico dello zio della vicina). In questo modo, si riescono a trovare device perfettamente funzionanti e a volte di marca tra i 15 e i 30 dollari. Calcolando uno guadagno medio della classe più bassa attorno ai due o tre dollari al giorno, si capisce che, con qualche sacrificio, nel giro di tre o quattro mesi quasi chiunque è in grado di acquistarne uno. Inoltre, ultimamente molte aziende che producono telefonini hanno lanciato modelli low cost (compresi alcuni smartphone) e Microsoft, ad esempio, su quei mercati propone un Nokia 215 a 29 dollari.Ecco, quando vediamo un migrante sul barcone con il cellulare in mano, forse dovremmo sapere tutto questo. E magari anche che attraversare il deserto del Sudan e della Libia senza telefonino equivale a votarsi al suicidio sicuro: quindi se è uno strumento indispensabile per la vita quotidiana nei villaggi di fame, lo è ancora di più se da quei villaggi di fame si prova a uscire per tentare una vita altrove.


quindi  prima  di dare  fiato ale trombe   ragionate  cazzarola 

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