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27.8.15

LIGURITUDINE

 Qui, in via Morardo, è tutto un po' selvaggio. Un pittoresco anche troppo partenopeo, fin dalle facce. Se di bimbi, già fanno immaginare futuri splendori di ragazzi, imprendibili e furfanteschi. Accanto permangono volti ponentini, di fissità picassiane, e il crespo dei capelli inanella schiene d'ataviche fatiche. Qui il turista non invade ancora i carruggi. La spaghetteria “La mulattiera” ammannisce delizie d'altri tempi in mezzo a cimeli corsi, cartine preunitarie, biancheria di foggia francese, gufi e poiane, gioghi e tovaglie a quadri bianchi e rossi, su cui rosso spicca un papavero. E non stona. Esalta. Addolcisce ineffabile sapidità. Siamo, in realtà, in un suq orientale che sa di spezie e contenitori di plastica adibiti a vasi . Siamo in Italia. Siamo in un reperto anni Cinquanta. Il capolavoro del luogo è la “sala di lettura”: qui pure, un ammonticchiare assolato di grancasse,
pendole, scaffali, ruote di biciclette e piastrelle da cucina. Ed è giusto, perché con la cultura si mangia: e si condivide. Davanti alla saracinesca, simile a quella dove Peppino Impastato si rifugiava per leggere Pasolini, si scambiano chiacchiere e libri. Anch'io ho portato il mio (su Renato Zero), che in verità vi è rimasto poco. Non capita così spesso di trovare un ventenne sparuto innamorato non solo del glam dei '70 ma di...  ! Caspita! - Ma è vero che Renato lo conosceva? Io e Cristian, veramente, non l'abbiamo scritto, avendolo scoperto dopo, ma sì, pare che nel '72 Renatino frequentasse spesso il Superstar di Roma in compagnia del sexy divo, e chiedeva insistentemente al dj di mettere le sue canzoni! (Ma quali?). Pur se un sospetto m'era venuto parlando di "Calore", quasi una memoria involontaria, proustiana, sicuramente un caso, ma non si sa mai... Insomma regalo il libro al ragazzetto entusiasta, pazienza se non guadagno nulla, non voglio taccagnare adesso, in quest'antro mezzo marocchino mezzo sabaudo, sopra pagine polverose con nomi russi e il titolo: "La fine di un attore". Rientro a casa, il basilico è stato letteralmente divorato da una cavalletta che, nei radi momenti di pioggia, l'ha pure adibito a tettoia. Starà lì due giorni, poi sparirà, saltellando in chissà quali universi. 
© Daniela Tuscand

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