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2.10.24

diario di bordo n 79 anno II Corrado Augias ha battuto negli ascolti Massimo Giletti ., laici e e baciapile ., il problema non sono i medici abortisti ma quelli obbiettori .,

Corrado Augias ha battuto negli ascolti Massimo Giletti con quel gioiellino che è “La Torre di Babele”. Augias è riuscito a vincere anche su La7 con un programma che porta la cultura alta in prima serata contro il re  anzi   meglio uno dei   re  della tv pollaio che schiera Vannacci   e lo difende pure strizzando l’occhio a milioni di analfabeti funzionali votanti  o  meno  . 
La verità è che c’è chi la televisione la sa fare, con garbo, cultura, credibilità. Augias (  che  piaccia  o meno   )   è uno di quelli. Anche per questo non è più in Rai, mentre Giletti è tornato in carrozza. Anche per questo, nonostante tutto, ha un pubblico e fa Servizio Pubblico (anche se su una tv privata). 

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Va detto senza alcun tentennamento o pudore.Definire i medici che praticano aborti dei “sicari" è una delle frasi più violente, offensive, ignobili e irricevibili che abbia mai letto e sentito.E il fatto che a pronunciarla sia stato il Papa non la rende più tollerabile anzi La rende più grave ancora.Il problema non sono i (pochi) ginecologi non obiettori lasciati ormai soli, abbandonati dalle istituzioni, in trincea e pure criminalizzati. A loro va, semmai, tutto il rispetto e la gratitudine possibile che garantiscono alla donna di poterlofare in sicurezza . Il problema sono tutti quei ginecologi che, rifugiandosi dietro il paravento dell’obiezione di coscienza, rifiutano di praticare aborti negando in alcune regioni alle donne l’applicazione stessa della legge 194, aprendo la strada a clandestinità, emarginazione sociale e rischi di ogni genere o peggio dicono di no in pubblico ma in privato non eisitono . Lo fanno generalmente per convenienza , perchè cosi se non puoi lavorare nel pubblico lo puoi fare in quelli privati o convenzionati cattolici . Il problema è che, se un ginecologo decide di non praticare aborti, semplicemente ha sbagliato mestiere.Questo è il problema .
Ma quelli che fino a 48 ore fa Bergoglio era l’anticristo, un comunista, favoreggiatore dell’immigrazione clandestina, il male assoluto, sono gli stessi secondo cui oggi non si può discutere sull’aborto perché “è il Papa ”?
La verità è che, vi piaccia o meno, il Papa non è né l’anticristo né infallibile  salvo chje non si sia legati
al dogma L 'infallibilità papale (o infallibilità pontificia) * .  
È un essere umano, con i suoi pregi e i suoi limiti, che ha detto cose rivoluzionarie sulla Chiesa ed espresso pensieri autenticamente cristiani sui migranti e che, in qualità di capo di un’organizzazione e uno Stato estero profondamente retrogradi  ( salvo ezzezioni )  , esprime anche pensieri incompatibili con la scienza, l’umanità e le leggi del nostro Paese.
La differenza è che noi laici abbiamo la libertà e l’onestà intellettuale di condividere le sue opinioni o criticarlo anche duramente.Mentre i finti cristiani baciarosari sanno solo odiarlo o usarlo per la loro propaganda vigliacca e disumana sempre contro qualcosa o qualcuno: ieri le ong che salvano vite in mare, oggi i medici che fanno il proprio mestiere e onorano le leggi. Questa è la differenza tra noi e voi. E scusate se è tutto.



* un dogma cattolico che afferma che il papa non può sbagliare quando parla ex cathedra, ossia come dottore o pastore universale della Chiesa (episcopus servus servorum Dei): di conseguenza, il dogma vale solo quando esercita il ministero petrino, proclamando un nuovo dogma o definendo una dottrina in modo definitivo come rivelata. 

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questa polemica mi ha riportato alla mente un prete spretato , ma sempre almeno e i laici sempre don
Quando negli anni ‘90 e i primi 2000 le prostitute africane o dell’est, incinte e disperate, bussavano alla
porta della Comunità di San Benedetto al porto, all’unica persona che le avrebbe ascoltate, don Andrea Gallo, che era un prete, non si è mai messo a parlare di “omicidio”, meno che mai di “sicari”. Non ha mai fatto prediche o sermoni.
Le mandava in ospedale ad abortire in modo legale e, soprattutto, sicuro.
Perché sapeva che, una volta uscite di lì, lo avrebbero fatto comunque, magari clandestinamente in qualche scantinato, rischiando la vita in condizioni igieniche miserabili o trascinate con la forza dai loro magnaccia per ributtarle in strada la sera stessa.
Era un uomo di chiesa, il Gallo. Ma, prima di tutto, era un cristiano. Uno che sapeva distinguere i principi assoluti dalla realtà. Uno che conosceva il mondo, perché nel mondo, quello vero, c’è sempre stato dentro. Infatti la differenza è proprio quella, ci sono rappresentanti della Chiesa che professano i veri valori cristiani e altri che parlano in base ai loro pregiudizi, con l'aggravante - soprattutto secondo alcuni nel caso del Papa - di fare credere ai fedeli che Dio la pensa come loro.






2.6.12

alla parata militare del 2 giugno


Le polemiche   , alimentate  anche dal sottoscritto sul suo  facebook  parata    si parata  no , mi hanno fatto   ritornare  alla mente  , quella  che  è  la  colonna  sonora  del post  d'oggi  ,  questa  canzone  della mia infanzia 


In queste polemiche   do ragione a    http://mimuovofacciocose.blogspot.it/ di cui  riporto   questo post  :<<  Ricordate il Celeste con la giacca arancione? ecco, per me lui - insieme a centinaia forse migliaia come lui - è una ragione, anche se non...continua  qui >>.
n. 706-707 (8-15 Giugno 1969), nella storia "Paperinik e il Diabolico Vendicatore"
Infatti in situazioni  come queste  ( crisi  economica e  una gravissima calamità naturale   in Emilia ) che la parata  del 2  giugno  già di per se   inutile è solo  ( vedere    foto a  sinistra  ) .
Infatti   << Come se non fossero mai stati inzuppati di berlusconismo fin nelle parti più intime, delle volgarità di un regime da operetta e di una retorica nazional-militaresca che spesso e volentieri parodiava il fascismo, gli italiani prendono le distanze dal recente passato. Ce lo dice un sondaggio reso noto alla vigilia della parata militare che sfilerà oggi sui Fori imperiali di Roma, sia pur in tono minore rispetto agli altri anni: il 68 per cento degli interpellati dalla Swg per la trasmissione Agorà di Raitre si è dichiarato contrario alla tradizionale sfilata, percentuale che raggiunge il picco dell'86 per cento tra i giovani dai 18 ai 24 anni.(....)   >>  di   ANGELO MASTRANDREA  02.06.2012  da il manifesto ( ringrazio la cdv http://convertigliacapoinnheit.blogspot.it/ ,  idem  per  gli articoli   che  trovate  nel resto   del  post   presi dal suo blog  , per  avermelo segnalato  ) 

 << Ora  Si dirà  >>  sempre  secondo  ilmanifesto  <<   è per via del terremoto, i soldi andavano usati per i soccorsi, o ancora che la campagna antisprechi ha colpito al cuore della Difesa, che mantenere le truppe a Kabul è diventato un lusso che non possiamo più permetterci e nemmeno vederle sfilare per le strade della capitale è conveniente, perfino che i sentimenti pacifista e antimilitarista sono ormai maggioritari nel cuore degli italiani. Tutto vero, ma la spiegazione rischia . Tutto vero, ma la spiegazione rischia di essere non esaustiva. I fischi all'inno nazionale durante la finale di Coppa Italia Napoli-Juventus, il basso gradimento per i militari e i loro costi paiono lo specchio rovesciato dei tricolori a ogni balcone e dell'inno cantato a squarciagola ai Mondiali del 2006, delle telecronache Rai da Istituto Luce delle parate nell'era La Russa, del bombardamento mediatico sui «nostri ragazzi in missione di pace» in Iraq prima, in Afghanistan poi.

Azzardiamo, a complemento: fosse che, per una parte non trascurabile dei nostri concittadini, il sogno berlusconiano di un Paese senza Stato eccitasse il nazionalismo nella stessa misura in cui il ritorno a una dura realtà fatta di tasse e sacrifici lo converte nel suo opposto? Che siano, alla fin fine, due facce della stessa medaglia ? >> 
Nonostante  il vario  movimento su social network   e siti  , compreso l'appello   che riporto sotto  
ho trovato questa lettera mandata a Napolitano dall'Anpi-Esquilino (Roma) e l'ho mandata anche io http://www.quirinale.it/                                                                        
llustrissimo Sig. Presidente della Repubblica,Lei ha chiesto ai giovani di aprire porte e finestre, anche qualora le trovassero chiuse. Le chiediamo con tutto il rispetto di dare l’esempio: apra porte e finestre alla Solidarietà; trasformi il 2 giugno da festa della Repubblica militare a festa della Repubblica solidale. Inviti il Governo, in quanto sua prerogativa costituzionale, ad annullare la parata militare che l’anno scorso era costata 4,4 milioni di euro e che secondo il ministero della Difesa quest’anno costerà quasi 3 milioni di euro. Le chiediamo con rispetto che quei denari siano investiti in opere di solidarietà con la popolazione stremata dal terremoto, verso i cittadini italiani dell'Italia del nord e che quei contingenti chiamati a sfilare vengano utilizzati nelle zone bisognose di aiuti. Grazie con tutto il cuore.


29 maggio 2012 17:08
   come  promesso non ho seguito  e  visto la bella  giornata e festiva  ( era  chiuso  anche l'associazione  di volontariato )    sono andato  a camminare  mi auguro che  sia  stata  cosi  ( vignetta  suggeritami  dal sito prima citato  



e  che  quel vecchio cariatide   bacucco   di  Napolitano  abbia  , anche  se  non credo  visto  che  il potere e il protagonismo da  alla testa  ,   preso esempio  da   quanto  successe   l' 11 MAGGIO 1976: 

Roma. La parata militare del 2 giugno, quest'anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far si che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via Dei Fori Imperiali.

Concludo   con due ultime  citazioni  :
1)   dalla pagina  fb  di Fiorella Mannoia  

Caro presidente Napolitano, non credo che i terremotati dell'Emilia se ne facciano qualcosa della vostra "sobria" parata. Destinategli i fondi che spendereste per questa inutile sfilata di armi...sarebbeto sicuramente piú confortati.

 2)   a queste persone qui    che  hanno saputo dire  No  e hanno più rispetto per le vittime  delgli alti papaveri e  sepolcri imbiancati   a loro il mio  Grazie  



I Vigili del Fuoco non sfileranno alla parata del 2 giugno
Dopo l’appello dei sindacati dei Vigili del Fuoco, è arrivata la decisione del Ministro Cancellieri di non far sfilare i lavoratori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco alla parata del 2 giugno.



I Vigili del Fuoco non sfileranno alla parata del 2 giugno.
Il Ministro dell'interno Annamaria Cancellieri ha accolto la proposta dei vigili del Fuoco e ha deciso che il Corpo non sfilerà alla parata del prossimo due giugno. La manifestazione che è stata confermata dal Presidente Napolitano, nonostante i tanti appelli a rinunciarvi arrivati soprattutto dal web , aveva fatto storcere il naso anche ai Vigili del fuoco. La decisione del Ministro, infatti, è arrivata dopo che il sindacato di base dei pompieri aveva fatto un appello affinché gli operatori fossero esentati dal partecipare alla sfilata, poiché sarebbero stati impegnati in altro modo, cioè avrebbero potuto prestare soccorso ai terremotati dell'Emilia Romagna.Soddisfazione dal sindacato - La decisione del Ministro Cancellieri quindi è stata fortemente apprezzata dall’ Usb Vigili del Fuoco, che hanno commentato la notizia affermando che “il ritiro dei Vigili del Fuoco dalla parata restituisce dignità ai lavoratori, riconoscendo la loro professionalità e la loro funzione, che per noi non è quella di marciare come marionette”. Il sindacato inoltre ha precisato che è urgente rafforzare le capacità operative di questo organismo, da sempre in prima linea, come accaduto anche per il sisma in Emilia Romagna, ma per il quale negli ultimi anni “i governi hanno operato soltanto tagli, lasciandoli con il contratto non rinnovato da quattro anni”, aggiungendo che “ulteriori tagli  si profilano all'orizzonte” dimostrando in questo modo che la considerazione per questo organismo “viene manifestata dalla politica solo a parole”.
continua   qui sul sito in questione 

27.5.09

La Cei, il papi e la regina

 1. E’ di oggi un pesante articolo non firmato (quindi molto autorevole) del Financial Times e dell'Independent di Londra che certamente non sono comunisti che definiscono il sultano di villa Certosa «Un pericolo» per l'Italia, dopo il Times di Londra, quotidiano filo conservatore e il Guardian, quotidiano filo laburista. Essi definiscono il presidente italiano del consiglio dei ministro «un pericolo per l'Italia e un maligno esempio» e «corruttore dell’avvocato David Mills». La differenza con i giornali nostrani è abissale.
2. La Cei ha parlato. Dovremmo essere tutti contenti e soddisfatti che finalmente i vescovi, riuniti a Roma per la loro 59a conferenza (25-29 maggio 2009). I giornali hanno parlato di parole forte, di critiche al governo per le misure promesse e non mantenute e al comportamento personale del capo del governo. Insomma, un rigurgito di etica sana a salutare. Per un momento mi sono sentito orgoglioso che i vescovi avessero tutto ad un tratto acquistato quella libertà di parola che piagnucolano ad ogni piè sospinto. Mi è venuto il dubbio che essendo domenica prossima Pentecoste, lo Spirito Santo avesse fatto una deviazione e li avesse investiti a loro insaputa. L’illusione è durata poco.
3. I giornali hanno sintetizzato in poche frasi 15 cartelle suddivise in 10 punti, lette dal card. Angelo Bagnasco (e non potrebbe essere diversamente), dando così l’impressione che l’eminenza avesse detto parole di fuoco contro un signore che ha occupato il posto di primo ministro, che frequenta le minorenni, che è aduso all’harem (30/40 vergini alla volta), che è malato (sempre parola della moglie), che dice bugie in pubblico e al governo; che del terremoto finita la passerella nulla si sa più; che i giornali di tutto il mondo deridono, solidali con la Repubblica e le sue dieci domande inevase.
4. Dopo avere letto i giornali inglesi, vado a leggere la prolusione del card. Bagnasco e cosa trovo? Nulla. Il nulla del vuoto, anche del vuoto spinto. Quattro pagine di saluti ai nuovi vescovi e a quelli morti e infine l’inno consueto di omaggio al papa, felicemente regnante, con il suo luminoso esempio di magistero in Italia, nella visita ai terremotati di Abruzzo e in Palestina. Manca sola la prostrazione materiale per il bacio della sacra pantofola.
5. Il cardinale dice che il papa è stato fatto «bersaglio» di ostilità per la bella lettera che ha inviato ai vescovi di tutto il mondo dove spiegava le sue ragioni per la revoca della scomunica ai lefebvriani e dove prende le distanze dal negazionista Williamson. Il cardinale si dimentica che fu il papa a prendere come bersaglio il concilio ecumenico Vaticano II, concedendo la revoca della scomunica senza pretendere la sottomissione al magistero conciliare: fu lui ad aprire la falla della divisione perché i tradizionalisti ora esigono che il concilio venga dichiarato non vincolante. Io credo che il papa abbia commesso un illecito e non ne aveva diritto ed è responsabile dello scisma silenzioso che serpeggia nella chiesa. Penso che debba essere il papa a chiedere scusa a quanti ha ferito con le sue scelte poco cattoliche e molto scismatiche.
6. Poi il cardinale nella più tradizionale delle forme diplomatiche diluisce, sopisce sparge parole anche forti ma in diluvio di parole oppiacee per cui «auspica un fisco più leggero» e non quindi parla non di «operai», ma di «leva occupazionale»: «Contraendosi gli ordinativi e le commesse, dalle imprese viene azionata la leva occupazionale, talora in tempi e modi alquanto sbrigativi, come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra». In questo contesto «a patire le maggiori ripercussioni è la fascia dei precari.. Per questi lavoratori gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti».
7. Francamente non mi pare una messa in mora del governo che non ha mantenuto una sola promessa, che è responsabile del degrado lavorativo e sociale di tutto il paese. Mi pare al contrario una carezza con una piuma di struzzo che nasconde la testa per no vedere la tragicità della realtà.
8. Poi al punto 8 a pag. 11, si parla di immigrazione: «Nell’ultimo periodo si è parlato molto di immigrazione … a causa del disegno di legge sulla sicurezza che … peraltro non ha superato tutti i punti di ambiguità. In secondo luogo a causa della concomitante ripresa degli attraversamenti del Mediterraneo … Ad essi le nostre Autorità hanno infine risposto con la controversa prassi dei respingimenti, già sperimentata in altre stagioni come pure in altri Paesi» cui segue il pistolotto d’obbligo sulla «dignità della persona e bla bla bla».
9. Finalmente al punto 9 a pag. 11 ci si aspetterebbe che il presidente della Cei fosse informato su quanto avrebbe fatto, detto, non fatto e smentito il presidente del consiglio, suo socio in affari di stato e di chiesa. Invece con un linguaggio clericale e cantilenante, l’eminenza sua parla di «emergenza educativa» e riesce a dire che «in certa misura, il problema dei giovani sono gli adulti! Il mondo adulto non può gridare allo scandalo, esibire sorpresa di fronte alle trasgressioni più atroci che vedono protagonisti giovani e giovanissimi, e subito dopo spegnere i riflettori senza nulla correggere dei modelli che presenta ed impone ogni giorno. Sono modelli che uccidono l’anima, perché la rendono triste e annoiata, senza desideri alti perché senza speranza. Ma il cuore dei giovani, anche quando sembra inerte o prigioniero del nulla, in realtà è segnato da una insopprimibile nostalgia di ideali nobili, e va in cerca di modelli credibili dove «leggere» ciò che veramente riempie la vita».
10. A me pare evidente che il cardinale parli di Berlusconi e del suo «maligno esempio», eppure chi legge non capisce nulla: le parole eminenti dell’eminenza sua valgono per tutti, per il genitore disoccupato e precario come per il ricco che se ne frega altamente delle parole eminenti, salvo usarle per dire che i Vescovi non hanno nemmeno nominato Berlusconi.
11. I vescovi si ritengono custodi della morale: ma chi custodisce i custodi? il loro linguaggio diplomatico e vellutato ha quasi lo scopo di non recar danno eccessivo al manovratore, corruttore di vergini (?) e corruttore di avvocati. Un’occasione mancata. Poteva venire dalla Cei un insegnamento di alto livello che poteva aiutare gli Italiani a invertire la tendenza del degrado etico e invece i vescovi fanno colazione con il latte di gallo perché loro non giudicano, loro non interferiscono.
12. L’indomani il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, si defila ancora di più e dice espressamente: «Nessun giudizio, ognuno ha la propria coscienza, aggiungendo – bontà sua! – che «non si può essere incuranti degli effetti che certi atteggiamenti producono, e ciò vale a seconda della visibilità di ciascuno». Che delicatessa! Non serve nemmeno l’anestesia!
13. Eppure, è l’intero governo che è di «maligno esempio», esempio che ha corrotto anche i vescovi se è vero come è vero che il vescovo dell’Aquila, tale Giuseppe Molinari che ebbe a rimproverare Franceschini del PD che osava criticare il premier sulla questione della verginella di Casoria.
14. Invece di esigere che i cattolici prendano le distanze da un uomo che ha dilapidato il tessuto etico del Paese, piegandolo ai suoi bassi interessi e scomunicando quanti lo appoggiano in politica, in affari e pederastia, i nostri beneamati pastori non «sono incuranti degli effetti». Ci fosse Totò, si lascerebbe scappare dal profondo del cuore: «Ma mi faccino il piacere … !!!!».

Ci auguriamo un degrado sempre più profondo e senza fine, sperando un giorno di toccare il fondo per avere un punto di appoggio per risalire la china. Intanto preghiamo la Carfagna, la Gelmini e le altre «scoperte» dal sultano di villa Certosa di curare il loro papi con affetto, condizione essenziale per mantenere il posto di impiegate del capo.

Genova, 27 maggio 2009
Paolo Farinella, prete – Genova

27.11.08

Don Farinella: Il Papa benedice liberalismo e teocon


Grassetti nostri.



Come sicuramente sapete, il papa ha scritto una lettera prefazione ad un saggio del sen. Marcello Pera [colui che fra l'altro, in un'applauditissima lectio magistralis al Meeting ciellino del 2005, si era scagliato con veemenza contro il "meticciato culturale", n.d.r. ], in cui dichiara che il liberismo e il cristianesimo sono intrinsecamente coerenti e il primo senza il secondo crolla. Nella lettera il papa declama il De profundis per ogni forma di dialogo tra religioni (e/o fedi), dicendo che il dialogo a questo livello è negazione della propria fede, mentre approva il dialogo tra le culture... il papa sposa le tesi del Pera e mettendosi in contraddizione con il Vaticano II (non è una novità), con Giovanni Paolo II e con se stesso perché in altre occasioni ha fatto affermazioni diverse.

Resto scandalizzato dal fatto che un papa si presti al gioco dell’instaurare una religione civile dal vestito cristiano e non si rende conto che è caduto in una trappola, smentendo anche molti esimi vescovi e cardinali impegnati sul fronte del dialogo interreligioso, come i cardinali Martini, Tettamanzi, Scola, il vescovo Paglia, ecc. ecc. ecc. insieme alle centinaia e migliaia di migliaia di operatori pastorali che sparsi nel mondo operano in diuturno e proficuo dialogo di rispetto e di ricerca con tutte le donne e gli uomini di buona volontà. E’ la prima volta che un papa si presta a scrivere una prefazione ad un ateo devoto, avallandone le tesi e quindi dandogli il peso dell’appoggio papale. Chi fermerà più l’orda dei lanzichenecchi che assaltano il cristianesimo per risucchiargli l’anima e svuotarlo del suo contenuto originario che è la Persona di Gesù Cristo? Il papa che si scaglia contro il relativismo, con questa lettera prefazione ha fatto del cristianesimo l’evento più relativo che più relativo non si può.



A questo proposito ho preparato un documento di una pagina che oggi [ieri, n.d.r.] ho inviato al Corriere della Sera, nella speranza che vogliano pubblicarlo, dicendo che attendo un giorno, cioè domani giovedì 27, e dopo lo metto in internet invitando chi vuole a firmarlo: viene un tempo in cui non si può tacere e chi inorridisce della situazione che è davanti a noi, può firmare come testimonianza. Non intendo inviare le eventuali firme raccolte a questo o a quello. Desidero solo porre un segno di distanza anche dal papa, perché verrà un giorno in cui si dovrà distinguere tra chi è rimasto fedele al Vangelo e chi «ha sfriculiato» col potere e con i finti religiosi che usano la religione e la fede per idolatrare un sistema liberista che è il padre e la madre del capitalismo di mercato che ha generato e sta generando nel mondo la strage degli innocenti: i poveri la cui povertà è il sostegno più sicuro della ricchezza dei pochi.

 


A sinistra: la copertina di Senza radici, libro che nel 2004 l'allora card. Ratzinger scrisse con Marcello Pera.


Se consideriamo la forma del testo della lettera, si evince che il papa ha scritto da solo la lettera senza nemmeno la mediazione della segreteria di Stato, segno che è un atto strettamente personale e poiché su questa materia, secondo la teologia tradizionale della Chiesa, il papa esprime sue opinioni personali opinabili, io le contesto, le rifiuto e le ripudio come estranee al mio patrimonio culturale e religioso di credente cattolico.


Nella chiesa cattolica vige l’uso, di stampo sovietico, del culto della personalità che riguardo al papa raggiunge vertici parossistici: anche chi dissente radicalmente non critica mai, non si espone mai, ma sottovoce fa scorrere lamentele e dissapori. Non così impone il vangelo che esige un parlare chiaro del tipo «sì, sì; no, no». Già la sala stampa vaticana oggi si è arrampicata sugli specchi per fare coincidere il cerchio col quadrato, ma quando le uova sono rotte, solo una cosa può venire buona: la frittata.


Spero e prego che il papa si renda conto di quello che ha scritto, si converta e chieda scusa.






Paolo Farinella, prete - Genova






26.7.08

"Noi Siamo Chiesa" replica al nervoso intervento di Padre Federico Lombardi sulla "Humanae Vitae"

"La Chiesa riconosca i suoi errori invece di demonizzare l’associazionismo cattolico di base che si richiama al Concilio"


Comunicato Stampa



Il portavoce di “Noi Siamo ChiesaVittorio Bellavite, che ha diffuso oggi il documento del proprio movimento sul quarantennale della Humanae Vitae, ha rilasciato la seguente dichiarazione:



“Leggo ora su agenzie di stampa il nervoso commento del Direttore della Sala Stampa vaticana Padre Federico Lombardi alla Lettera aperta al Papa pubblicata oggi sul “Corriere della Sera”, con la quale 59 associazioni cattoliche, americane ed europee (tra le quali Noi Siamo Chiesa), invitano il Papa “ad avviare un processo di riforma, restando fedele agli aspetti positivi della dottrina cattolica sulla sessualità ed abrogando la proibizione della contraccezione”. Padre Lombardi forza il testo della lettera e non entra nel merito dei veri problemi che la Humanae Vitae pone alla Chiesa e ai cattolici da quaranta anni. Nella Lettera aperta al papa non si dice “che la posizione della Chiesa è la causa della diffusione dell’AIDS” ma solo che essa “ha esposto milioni di persone al rischio di contrarre l’AIDS”. Sono due cose un po’ diverse. E chi può contestare che il divieto dei preservativi ha creato grandi problemi nella prevenzione dell’AIDS ? Demonizzando sbrigativamente i firmatari (“noti per le posizioni contestatrici e in antitesi al magistero della Chiesa”) Padre Federico Lombardi non fa un servizio alla Chiesa come non lo fanno quelle gerarchie ecclesiastiche che si rifiutano di dialogare con essi. Padre Lombardi dovrebbe intervenire nel merito del problema :



1) è vero o non è vero che il punto centrale della Humanae Vitae (proibizione della contraccezione) non è stato recepito dalla gran parte del popolo di Dio ? e che questa non recezione, che dura da quaranta anni, pone problemi dal punto di vista sia teologico che pastorale ?


2) è vero o non è vero che la “scelta secondo coscienza” in materia di contraccezione fu sostenuta da molti Padri al Concilio e dalla grande maggioranza dei membri della Commissione costituita ad hoc da Paolo VI ?


3) è vero o non è vero che la credibilità del magistero viene messa in discussione da questa ostinata difesa di una posizione, continuamente discussa e contestata, silenziosamente o apertamente, sia ai vertici che alla base del mondo cattolico?



Un’ultima constatazione : gli aderenti alle associazioni firmatarie, in particolare a Noi Siamo Chiesa, sono parte integrante ed attiva della Chiesa, nelle parrocchie e nelle diocesi e hanno rapporti positivi con i tanti che nella Chiesa chiedono che si ritorni al processo riformatore avviato col Concilio Vaticano II. Solo da questo punto di vista, quello di una grande fedeltà alla Chiesa ed alla sua missione evangelizzatrice, essi possono essere considerati critici dell’orientamento prevalente con l’attuale pontificato.



Siamo sicuri che, in un futuro non troppo lontano, il magistero dovrà dimenticare o superare la Humanae Vitae, l’errore più grave di Paolo VI. Quanto all’accusa, piuttosto volgare, di Padre Lombardi sul “chi vi paga? I mercanti di preservativi?” sappia il Direttore della Sala Stampa della S. Sede che tutte le associazioni di base si autofinanziano e che nessuna ha a disposizione neanche una briciola delle consistenti risorse economiche di cui può disporre il Vaticano e, in Italia, la Conferenza Episcopale (dimentica dell’evangelico “gratis accepistis, gratis date”)”.




Roma, 25 luglio 2008










(Nota della redattrice: Anche il card. Martini, fra gli altri quasi mai nominati dalla grande stampa - si pensi all'Abbé Pierre - recentemente ha manifestato
serie perplessità circa la Humanae Vitae. Pertanto le accuse di Padre Lombardi si dimostrano, una volta di più, pretestuose e prive di fondamento.)












13.6.08

Benedetto XVI e Berlusconi : nuova alleanza tra tono e altare ?


Francis Bacon, Studio sul ritratto di Innocenzo X di Velazquez, Iowa, Museo Des Moines Arts.


Nel quasi totale e imbarazzato silenzio delle forze laiche e democratiche ed il propagandistico plauso dei media televisivi, ci sentiamo obbligati ad alcune considerazioni critiche sui recenti sviluppi nel rapporto Stato-Chiesa nel nostro paese.

Il governo Prodi è stato bersagliato per due anni dai vertici della Conferenza episcopale e dal Vaticano e questa ostilità è stata una delle cause principali della sua caduta. Dopo il 13 aprile il rapporto del vertice della Chiesa con le istituzioni è immediatamente cambiato. Il Presidente della CEI Card. Angelo Bagnasco e soprattutto Benedetto XVI, nei loro discorsi tenuti alla recente Assemblea dei vescovi, in nome di una “sana laicità” unilateralmente interpretata, hanno accreditato il nuovo governo, hanno lodato la pacificazione nazionale, hanno dettato l’agenda delle cose da fare non senza dimenticarsi di “chiedere” a proprio diretto favore. Berlusconi è stato poi intervistato dall’ Osservatore Romano e dalla Radio vaticana ed è stato ricevuto dal Papa con grandi onori, accompagnato da Gianni Letta, sottosegretario della Presidenza del Consiglio, preventivamente nominato “gentiluomo di Sua Santità”. Al cattolico adulto di prima si è ora preferito un uomo quasi inviato dalla Provvidenza.
Questa apertura di credito è stata fatta senza alcuna cautela e senza una valutazione di merito delle culture del nuovo governo che sono in contraddizione evidente con la dottrina sociale della Chiesa (liberismo in economia, estremismo sul problema dell’immigrazione, scarsa sensibilità democratica, debole contrasto nei confronti dei poteri criminali, disinteresse per i problemi del rapporto tra Nord e Sud del mondo, mancanza di credibilità personale dei suoi leader ..). Il ripetuto e ben progettato baciamano di Berlusconi a Benedetto XVI davanti alle televisioni è l’icona stessa del servilismo del nuovo corso politico nei confronti del potere ecclesiastico.


Come cattolici crediamo nella laicità della Repubblica, crediamo nei grandi valori della fraternità e della solidarietà, auspichiamo che la nostra Chiesa diventi povera di strumenti mondani e che sappia spogliarsi dei privilegi e dei ruoli di cui gode ora per predicare con maggiore credibilità il Vangelo. Da qui il nostro scandalo per il pagano connubio tra il trono e l’altare che si sta intensificando nel nostro paese e le cui responsabilità principali sono del vescovo di Roma che ha favorito e accettato il servile atto di vassallaggio del capo del governo. E auspichiamo che i cristiani adulti, ben presenti a tutti i livelli nella Chiesa, aprano la bocca senza timidezze su questa questione, rompendo la cappa di conformismo che grava sul cattolicesimo italiano.


L’assemblea nazionale di “Noi Siamo Chiesa”

Milano, 8 giugno 2008

www.noisiamochiesa.org

6.6.08

Berlusconi sale al Vaticano e il papa scende a palazzo Chigi




Genova, 06 giugno 2008 – Il sogno berlusconiano si è compiuto: sulla via del monte Quirinale, il governo peggiore della storia italiana ha ricevuto la Cresima, officiante papa Benedetto XVI che clima primaverile e bucolico! Solo Virgilio avrebbe potuto celebrare l’idillio amoroso aggiungendo una undicesima bucolica alle dieci già esistenti. Che aria distesa! Se si chiudeva l’audio della tv (di Stato) era facile immaginare Melibeo e Titiro che descrivono il dolce tramonto romano, mentre umile e gaio si eleva nel terso cielo dell’Urbe il fumo dei camini! Che « clima cioioso» e festante per la nuova èra italo-vaticana. Il Tevere è ora biologico e le sue acque si possono bere tranquillamente senza più pericolo. La consacrazione e l’incoronazione hanno avuto successo e tutti vissero felici e contenti per la perfetta sintonia di vedute tra Governo e Vaticano. Firmate le transazioni economiche ancora sospese, come le scuole private, rimosso ogni sospetto di autonomia dello Stato, seppellita la nozione stessa di laicità, non ci resta che farci tutti preti e suore e finire gli ultimi giorni in convento o in sacrestia.

Berlusconi, dunque, è apparso al papa in tutta la lunghezza della sua piccola statura (dicono le cronache che per l’occasione abbia rinforzato i tacchi), fiato trattenuto per esprimere i pettorali, segno deciso di un governo decisionista. Come in tutti gli idilli, c’è un «però»: nessuno, però, si fidava del capo Narciso per lasciarlo solo col papa. Per la prima volta nella storia bimillenaria della diplomazia vaticano, il presidente italiano del consiglio dei ministri è accompagnato e assistito, anche durante l’udienza privata, da Gianni Letta, il cardinale Richelieu del caso. Tutti avevano paura del Narciso e delle sue solite gaffes. Il papa temeva che lo abbracciasse e dichiarasse di essere suo convivente di fatto. La curia aveva paura che si sedesse al posto del papa e si auto-proclamasse «Dio che manda in missione i suoi apostoli di partito». La casa pontificia che si travestisse da papa e presentasse il Benedetto come suo autista, oppure che scambiasse qualche prelato effeminato per una donna e la «distendesse» lì nei sacri palazzotti. Era necessario che l’uomo fosse guardato a vista con un cane da guardia accanto. Dicono le indiscrezioni che Gianni la Guardia avesse uno spillone per prevenire e, extrema ratio, una pistola da tasca per farlo fuori in caso di irreparabile necessità. Tutto però è andato bene: per il papa che ha ricevuto le chiavi del governo d’Italia, per Berlusconi che ha visto pompare il suo «super-ego» insaziabile, per tutti tranne che per l’Italia che ora dovrà pagare i conti a saldo.


Apprendiamo con compunto interesse che il cane da guardia, Mons. Gianni (per gli amici e la Segreteria di Sato), è stato insignito delle infule di «Gentiluomo di Sua Santità». Ora sappiamo che non vi sono solo atei devoti, ma anche atei gentiluomini di là e di qua dal Tevere. Questa nomina è significativa perché esprime una duplice fedeltà: il Gentiluomo del papa è anche sottosegretario del presidente del consiglio. A molti è sfuggita la mossa: ora a Palazzo Chigi governa Berlusconi che è governato dal Gianni-Richelieu, che è nominato Gentiluomo dal papa per conto del quale governa il governo delle banane. Las sua prossima nomina sarà: cardinale di Santa Ratzingheriana Chiesa.

Ci sentiamo completamente estranei a questa euforia e a questa, almeno per noi, invereconda sceneggiata: un papa che consacra un uomo come Berlusconi sarà certamente un capo di Stato che fa i suoi interessi, ma cessa di essere un Pastore (anche tedesco) in difesa del bene comune del suo popolo. Avrebbe dovuto dirgli: Non licet che tu ti arricchisca sulle debolezze della gente; non licet che tu vada in guerra; non licet che tu abbia fatto eleggere inquisiti e condannati anche per reati di mafia; non licet che un papa che è padre dei poveri e degli immigrati si presenti alle tv con te accanto: prima vai, vendi quello che hai, dàllo ai poveri, poi vieni e seguimi. Avrebbe dovuto, ma non lo ha fatto. Nonostante ciò, a noi non interessa la diplomazia, o il protocollo o la ragion di Stato, a noi interessa la simbologia dei gesti che parlano più di ogni discorso. Papa Giovanni, nel giorno dell’inizio del suo pontificato (28 ottobre 1958) disse: «Le altre qualità umane, la scienza, l’accorgimento, il tatto diplomatico, le qualità organizzative, possono riuscire di completamento per un governo pontificale, ma in nessun modo possono sostituire il compito di pastore».






Paolo Farinella, prete - Genova



Note a làtere:
1. Il cardinale Bagnasco all’assemblea generale della Cei ha fatto la sua prolusione di circa 50 mila parole (dodici pagine). Ci siamo presi la libertà di spulciare. Gesù Cristo è citato solo una volta e in una citazione scritturistica (quindi come se non ci fosse). Anche la parola vangelo non è mai menzionato. Dio è nominato 13 volte di cui 3 in citazioni. Il papa complessivamente è citato 11 volte (+ 5 volte Giovanni Paolo II) e Chiesa ricorre 25 volte.
2. Il capo dei lefebvriani, il vescovo scismatico Fallay, ha dichiarato che non è in vista alcun accordo con il Vaticano perché il motu proprio sul ritorno alla messa preconciliare non è sufficiente: l’accordo si farà solo quando verranno abrogate tutte le riforme del Vaticano II. Con buona pace di chi pensava che la «restaurazione benedettina» fosse in vista del rientro dei lefebvriani. Anzi, questa risposta dimostra che il papa ha agito perché convinto da sé e per sé che il concilio è una sciagura per la Chiesa e si sta impegnando lentamente, pantofola dopo pantofola, paramento dopo paramento, a riportare la gerarchia ai tempi del merletto (peccato che manchi l’arsenico).
3. Intanto il cardinale Martini, con la libertà di chi sta per morire, accusa preti e vescovi di essere carrieristi invidiosi e maldicenti, che, pur di avere le mutande a strisce rosso-cardinalizio, vendono Gesù Cristo con Madonna e Apostoli incorporati. Non si chiama più «gerarchia cattolica», ma Associazione «Et cum spiritu tuo». Amen.


6.4.07

"L'ammore e la ccioia, illumminerranno i quori dalle tenebbre del male"




E no! Non ce la faccio a tacere! Voi pensatela come volete.


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La misura è colma.



Rosalba Sgroia



-ooo-





"Cari fratelli, solo l’ammore e la ccioia illuminerranno il bujo che portiamo dentro”


 


Così, papa razzi, illumina le coscienze dei fedeli, rapiti da quegli occhi scintillanti di luce divina.


 


Un raggio laser che taglia, affetta , sminuzza, che si dirige con precisione sui GAY, SUI CONVIVENTI, su tutti coloro che vogliono essere liberi dai dogmi assurdi che va sbandierando!


 


Avrà sulla coscienza il povero ragazzo gay, deriso dai compagni, che si è suicidato?


 


MA AVRA’ UNA COSCIENZA?




E’ una cosa orribile…


Clero e politici irresponsabili e ottusi, istigano i poveri ignoranti, i presuntuosi, coloro che si credono perfetti…e lo fanno in un modo subdolo e manifesto contemporaneamente. Una tattica che SPIAZZA!




Ricorderemo il ragazzo gay, tormentato dai compagni, e tutti coloro che vengono discriminati e additati, come il cattolico Alfredo Ormando suicidatosi ( dandosi fuoco in piazza del Vaticano)  il 13 genn 1998 per gli stessi motivi.




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