Quando da volontaria faccio divulgazione della cultura sarda, non m'interessa un approccio folkloristico e nostalgico della tradizione. Io credo che "la Sardegna è un'altra cosa", che oggi i sardi concorrono al progresso o regresso della società, che sono pienamente cittadini del mondo e spesso occupano cariche apicali, istituzionali e strategiche: è ora di finirla con "i sardi vessati poverini", piuttosto è dalla coscienza della propria storica condizione che oggi è possibile emanciparsi, ma non vedo nella classe dirigente sarda un moto perlomeno di orgoglio, e per quanto riguarda le classi subalterne vige una passività spaventosa.Se questo atteggiamento è sicuramente generalizzabile, pesa di più dove lo sviluppo è rallentato o assente.In altre parole la tradizione è per i turisti, ma io non voglio essere turista della e nella Sardegna.
Le do ragione pur non essendo : Sardo d'oltre mare * , residente nella penisola \ in continente come lei o all'estero ma risiedo nell'isola . Leggendo quest articolo mi sem trovo conferma a quanto dicevo precedentemente su queste pagine mi pare nel post : << siamo troppo italiani >> . Infatti noi italiani siamo anche uniti a forza troppo provinciali
* quei sardi emigrati all'estero ed i loro discendenti qui nel libnro : << Sardegna d'oltremare. L'emigrazione coloniale tra esperienza e memoria - Valeria Deplano (donzelli.it) >> trovate maggiori informazioni