Anche la pornografia si scaglia contro la Lega Nord e la campagna anti-immigrazione clandestina promossa dal suo segretario, Matteo Salvini. Una prorompente Valentina Nappi, attrice a luci rosse originaria di Scafati, ha pubblicato su facebook una fotografia che la ritrae in compagnia di un gruppo di muscolosi uomini dalla pelle nera. “Matteo Salvini, te la dedico: il primo blowbang in black. SONO TUTTI CLANDESTINI”. Questa la provocazione della 24enne campana, lanciata nel mondo della pornografia da Rocco Siffredi. Nella foto la disinibita ragazza sembra pronta a sfoggiare tutta la sua ‘arte’ seduttrice per conquistare il corpo degli aitanti immigrati in un’orgia di gruppo. Un chiaro messaggio alla battaglia del leader del Carroccio contro l’arrivo in Italia degli stranieri dai paesi in difficoltà. La campagna contro l’immigrazione è stata infatti uno dei principali slogan elettorali dei leghisti prima delle elezioni europee, testimoniate anche da un video choc del consigliere regionale della Lombardia, Cioccia. Nello spot l’esponente della Lega e candidato al parlamento di Bruxelles ha utilizzato alcuni immigrati per consigliare, a chi ci stesse pensando, di non venire in Italia. Guarda il video:
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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3.6.14
orgia con i clandestini la pornostar Valentina Nappi risponde alla Lega Nord
da http://www.retenews24.it/
15.10.12
Il male nel mondo? È colpa delle donne che non la danno
Il male nel mondo? È colpa delle donne che non la danno
Le situazioni di scarsità determinano conflitti. Proviamo a capire perché noi ragazze dovremmo essere più disponibili.
Supponiamo ci sia un gran numero di individui (ad esempio, i fan sfegatati di Madonna) che desiderano fortemente A (che potrebbe essere, ad esempio, un biglietto per un concerto di Madonna). Supponiamo, inoltre, che ci sia scarsità di A. È inevitabile che gli individui confliggeranno (nel nostro esempio, i conflitti potrebbero assumere la forma di risse alle biglietterie). Maggiore sarà la
disponibilità di A, minore sarà la conflittualità che si genererà (nel nostro esempio, ciò implicherebbe meno risse e/o risse meno violente). Si tratta di un meccanismo ovvio, che vale in svariati contesti. Esso accomuna le guerre fra clan mafiosi e le lotte fra leoni. Eppure, se ci riferiamo al sesso e alla specie umana, sembra esserci qualcosa che – almeno apparentemente – non quadra.
Di sesso, infatti, nella specie umana potrebbe non esserci affatto scarsità, oggi. I metodi contraccettivi, le barriere contro le malattie, ecc. rendono possibile una promiscuità tale da rendere pressoché infinto il sesso che si può (o meglio: si potrebbe) fare. Eppure la percezione che hanno in molti, specie ragazzi, non è questa. Non percepiscono tutta questa “facilità”. Mediamente, non riescono a trovare ragazze con cui fare sesso libero senza impegno con la stessa facilità con cui, mediamente, potrebbe fare lo stesso una ragazza.
Perché? Perché molte ragazze, un po' per inerzia bio-etologica, un po' per cultura, un po' per impliciti (e meno impliciti) calcoli di convenienza, assumono in moltissimi casi comportamenti che di fatto determinano una situazione di scarsità, sessualmente parlando. Certo, ci sono le eccezioni, come la sottoscritta. Ma purtroppo quelle come me non sono in numero sufficiente. Se fossimo di più, probabilmente in tantissimi sarebbero decisamente più tranquilli e rilassati e ci sarebbe meno conflittualità (e violenza) nel mondo. Forse addirittura meno guerre. Pertanto…Pertanto il mio invito è: ragazze, datela di più! Questo non vuol dire darla anche a chi non ci piace, ci mancherebbe. Vuol dire, però, darla con la massima facilità possibile a chiunque non ci dispiaccia e ci ispiri anche solo un po'. “Ragazza facile” deve diventare un complimento! Però anche i ragazzi devono fare la loro parte: devono smetterla di avere scarsa considerazione delle cosiddette “ragazze facili” e incominciare a capire che noi “ragazze facili” siamo anche le più intelligenti!
Toccami le tette in segno di amicizia Sdoganiamo la palpata di tette come saluto!
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dalla rete |
da http://www.fanpage.it/valentina-nappi/
Se qualcuno/a è attratto/a dalle mie tette, io di sicuro non mi offendo. Certo, anch'io detesto quei gesti – e quelle parole – che hanno il sapore della mancanza di rispetto e si accompagnano in genere a un atteggiamento di scherno. Ma quando c'è rispetto e un pizzico di confidenza – e se non c'è quella repulsione fisica che rende sgradito anche un bacio sulla guancia (ma questo è un altro discorso)-allora una bella palpata di tette non può che farmi piacere. Mi permetto quindi di proporla come gesto di simpatia fra amici o conoscenti, al pari di un abbraccio con baci sulla guancia. Un saluto informale, allo stesso tempo sbarazzino e sensuale, fra una ragazzo e una ragazza o fra due ragazze, magari compagni/e di liceo o di università. Ne potrebbe nascere una moda. Un bella moda.
Io penso che sia una fesseria tale proposta di Valentina Nappi , perchè toccare \ anzi palpare il seno ad una donna è come se una donna palpasse le palle dell'uomo . E voi donne soprattutto che ne pensate ?
28.8.12
cara valentina nappi la mafia non è cultura ma merda
da http://www.fanpage.it/valentina-nappi/

La mafia è cultura
Alla radice di tutti i fenomeni mafiosi. Uno scritto polemico di Valentina Nappi e "Mr. Troll".
Il discorso sulla mafia, sulla camorra, sulla sacra corona unita, sulla ‘ndràngheta ci porta lontano. Lontano non solo – come più volte ha sottolineato Roberto Saviano – geograficamente, geopoliticamente. Quella è pur sempre l'onda corta del fenomeno. Si tratta degli aspetti contingenti. Internazionali, transnazionali, ma pur sempre contingenti. Storici. C'è invece un'onda lunga, metastorica, che affonda le sue radici in una profondità abissale, e fa da trait d'union fra la Faida di Petilia Policastro e le “gang” di scimpanzé killer che si ammazzano fra di loro, passando per gli auto da fé dell'Inquisizione spagnola, per i sacrifici umani dell'antichità e per tutta la brutalità indicibile che ha attraversato e sta attraversando la nostra storia. Ma tutto questo è, in qualche modo, riconosciuto. Negli ambienti scientifici e umanistici à la page, tutto ciò è dato per acquisito. Vogliamo però ora aprire ancor di più gli occhi, e pervenire a una tesi che in molti non riusciranno ad accettare.

Ebbene, c'è un legame profondissimo tra i fenomeni mafiosi e il cosiddetto rispetto dovuto ai genitori, ai nonni, agli insegnanti (ci viene in mente il rispetto che, a Casal di Principe, c'è verso la figura del professore, e parallelamente ci vien da pensare ai maestri delle scuole coraniche e al modello di “venerato maestro” che ancora resiste in Giappone, culla della Yazuka). Si tratta di una cultura, di una logica totemica, simbolica, comunitaria. Che aborrisce lo sfregio, l'affronto, la hýbris (e Saviano, purtroppo, lo sa bene) assai più dell'offesa materiale. Questo è ciò che la mafia è nella sua essenza più profonda. Questa è la radice di tutti i fenomeni mafiosi. Cultura. La mafia è fondamentalmente un sistema memetico, ossia un sistema di elementi culturali, fra loro in relazione, soggetti a meccanismi di riproduzione. Essa può essere definita come la risposta adattativa della cultura totemico-comunitaria al contesto del capitalismo moderno-contemporaneo. È patetico quindi dare la colpa al capitalismo. Il capitalismo è soltanto il sistema-ambiente entro cui la stessa vecchia logica tribale si declina e sopravvive. La declinazione odierna è la più violenta? Non sappiamo dirlo. Ma forse, ripensando alle brutalità del passato, possiamo affermare che non vorremmo mai tornare a quelle.
Riflettendo obiettivamente sulle evidenze storiche pre-capitaliste, non possiamo non riconoscere che l'estirpazione delle radici della violenza tribale-mafiosa è affare del tutto indipendente dal capitalismo. Le vere radici da sradicare – quelle davvero profonde e metastoriche – della cultura mafiosa sono ben altre. È dura da ammettere per alcuni, ma non c'è altra via: c'è da decapitare il nonno, il totem, l'identità comunitaria. Mafia, camorra – nel senso più profondo – vuol dire valore della verginità prima del matrimonio, vuol dire immagine della madonna tatuata sulla schiena, vuol dire rispetto p' ‘o professore, ‘o nonno, ‘o padrino. Vuol dire la catenina del battesimo. Vuol dire, anche, la “colletta” per aiutare gli in-comunitari in difficoltà. Tutto questo è cultura. Questa cultura È la mafia. La mafia È questa cultura. Mafia uguale: cultura e logica comunitaria, antimoderna, in un contesto pratico che giocoforza è moderno. Se, per ipotesi, nell'immediato futuro si tornasse a una società premoderna, la mafia continuerebbe ad esistere, solo che non farebbe più – come oggi invece è costretta a fare per banali ragioni pratiche (e quindi di autoriproduzione/affermazione materiale) – raffinate operazioni sui mercati finanziari. Ma continuerebbe ad essere ciò che è, ossia continuerebbe ad essere null'altro che quei valori, quella cultura, quella logica.
Abbiamo capito, quindi, che nel loro significato più profondo e autentico, “mafioso” e “comunitario” sono perfetti sinonimi, sono termini perfettamente intercambiabili, non c'è fra loro alcuna differenza: l'uno vale esattamente l'altro, e viceversa. Antimafia vuol dire anticomunitarismo. Vuol dire lotta contro qualsiasi cultura dell'identità comunitaria. Lotta contro ogni simbolo religioso, contro ogni totem, contro ogni rito in qualsiasi forma si presenti. Contro ogni forma di “rispetto” p' ‘o professore, ‘o nonno, ‘o padrino, l'antenato. Contro ogni forma di gerarchia simbolica orientata in direzione del passato, dell'origine, del genitore, del “prima”. Antimafia vuol dire vilipendio dei sentimenti totemico-comunitari. Antimafia vuol dire portare avanti fino in fondo, con la massima radicalità, le istanze libertarie, razionaliste, atee, empiriste, antitradizionaliste e – ci piace azzardare – futuriste e pornografiche della Modernità.
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