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19.1.15

intervista a Cristian Porcino autore di pensiero riflesso Filosofia per tutti: quando il pensiero scandisce l’esistenza. ( Intervista a cura del Collettivo Zero )

"Pensiero riflesso. La filosofia come la vedo io" di Cristian A. Porcino Ferrara è un'opera, per dir così, sorridente. Rende giustizia a una disciplina troppo spesso associata alle aule scolastiche, al sapere libresco e marmoreo. Invece la filosofia è esperienza vitale, consente di assaporare al meglio la nostra immanenza colorandola d'infinito. E non è appannaggio di pochi eruditi, bensì gioco, piacere per tutti; in tal senso, il libro di Porcino potrebbe esser definito "socratico". Ne abbiamo parlato col suo giovane autore. 
Il libro di un filosofo sulla filosofia. Al giorno d'oggi, un'impresa rischiosa, persino azzardata... «Beh, a 34 anni   posso pure permettermi di scrivere un libro senza dover pensare necessariamente al tipo di pubblico che lo leggerà. Sono stanco d’inseguire qualcuno. Volevo raccontare la filosofia così come l’ho percepita io. Credo che dietro questa splendida disciplina ognuno di noi può facilmente trovare un terreno fertile per raccogliere validi spunti riflessivi. Quando ho deciso di scrivere questo libro non mi sono posto il problema di chi lo avrebbe successivamente pubblicato. È da un pezzo che non mi pongo più simili domande. Non l’ho nemmeno proposto alle case editrici tradizionali».  
In che senso? Ci spieghi meglio. «In Italia siamo rimasti indietro culturalmente rispetto agli altri paesi europei e non solo. Il self- publishing, soltanto da noi, è considerato qualcosa da demonizzare a tutti i costi. Quello che la gente non sa è che esiste una stragrande maggioranza di tipografi spacciati per editori pronti a pubblicare qualunque ciarpame pur di incassare contribuiti di stampa o di distribuzione. A maggior ragione in un contesto editoriale dove tutto appare come un sistema poco meritocratico, preferisco investire personalmente sulla mia opera. Può apparire presuntuoso ma non è così. E poi non rappresento nessuno a parte me stesso quindi non vedo perché desiderare degli editori a cui non interessa la sostanza ma solo l’apparenza!». Nel suo lavoro appare evidente la sua ostilità verso il mondo accademico... «Io non sono ostile al mondo universitario perché in ogni facoltà esistono le cosiddette “mosche bianche”; ciononostante bisogna tenere presente che in questi ambiti si va spesso avanti solo per raccomandazione o per nepotismo. Ecco nel mio nuovo libro ho fotografato alcune situazioni di professori disposti ad affossare l’opera di qualcuno, come ad esempio De Crescenzo o Sgalambro, perché non appartenenti a nessun sistema corporativo. Il mondo accademico è legato troppo al passato e proprio per questo non riesce a competere con le università straniere. Dobbiamo solo pensare, per ritornare alla domanda di prima, che molti libri pubblicati dai professori cosa sono se non autopubblicazioni con l’avallo dell’università? Spesso sono editati da cooperative universitarie che tutelano il “pensiero” accademico locale. Testi inutili o studi che nulla aggiungono all’opera di un dato autore. A parte la loro visibilità e uno stipendio di tutto rispetto, perché dovrei invidiarli?»
 Sembra comunque lei prediliga gli spiriti eccentrici, quali De Crescenzo o Sgalambro. «Diciamo che preferisco le personalità originali. Detto ciò gli incontri non li progetti ma ti capitano. Proprio per questo nel testo li ho definiti “incontri straordinari”. A loro sono legati alcuni aneddoti personali raccontati nel libro. De Crescenzo e Sgalambro sono due uomini del sud. Ognuno di loro ama ed ha amato la filosofia in modo diverso. Il primo con ironia, il secondo con piglio critico. Eppure nel testo non faccio parallelismi fra i due perché sarebbe assurdo farli. Li cito perché in egual misura hanno contribuito alla mia formazione filosofica. Luciano De Crescenzo non si definisce un filosofo pur essendolo, mentre Manlio Sgalambro lo era non solo per definizione ma per costituzione. C’è da dire che anche Sgalambro ha sperimentato, grazie alla fattiva collaborazione con Franco Battiato, altre realtà come la musica, il cinema, il concerto. Sperimentare nuove forme di comunicazione non ti rende meno autorevole rispetto a chi da 30anni va vanti sempre con la stessa solfa e pontifica dal suo scanno di Matusalemme. Chi ama la filosofia non si può porre certe preclusioni mentali. L’idiozia è l’antitesi della filosofia!» Lei non esita a mescolare cultura "alta" ed espressioni artistiche più schiettamente popolari, come le canzoni moderne. Ho in mente due suoi precedenti saggi, I cantautori e la filosofia e Chiedi di lui [con Daniela Tuscano], dedicato a Renato Zero. Del resto, è in buona compagnia: già Pasolini dimostrò di non temere tali contaminazioni. «Infatti la migliore alleata della filosofia è proprio la musica. Me ne occupo da anni, quando già nel 2008 pubblicai I cantautori e la filosofia da Battiato a Zero (Edizioni Libreria Croce). Da quel momento ho spesso accostato dei ragionamenti di stampo filosofico alle canzoni pop. Quindi anche in questo libro non mancano dei riferimenti musicali. Troviamo un capitolo dedicato a Vasco Rossi e ai sui ultimi album Vivere o niente e Sono Innocente; altri rivolti allo stesso Franco Battiato. La filosofia non si trova solo in determinati contesti ma in ogni cosa, perché filosofia è sinonimo di esistenza. All’interno del testo ci sono diversi capitoli dedicati al cinema come ad esempio il genio di Woody Allen o il compianto Robin Williams, e molto altro ancora. Diciamo che è un viaggio a 360 gradi all’interno della cultura intesa nel suo insieme. Perfino gli amanti del calcio non rimarranno delusi, a loro e al grande campione Alessandro Del Piero ho dedicato un intero capitolo». Il libro è in vendita su amazon (cartaceo) e lulu.com (cartaceo ed eBook)

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