Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta radical chic. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta radical chic. Mostra tutti i post

18.3.25

CARO ROBERTO VECCHIONI CHE ... DICI SEI SCESO A LIVELLO DEL NEO LIBERISMO

Caro Roberto Vecchioni
Nella  maifestazione   del 15 marzo  fa, davanti a decine di migliaia di persone, lei ha parlato di cultura e di Europa, chiarendo come la prima sia esclusivamente appannaggio della seconda.
Ha usato queste testuali e disgraziate parole: «la cultura è nostra», cioè degli europei, lasciando intendere che tutti gli altri americani, russi, orientali, africani siano non si sa bene cosa, bifolchiprobabilmente, creature da guardare dall'alto in basso, barbari rimasti tali, mediocri e ignoranti: perché, appunto, «la cultura è nostra». da almeno 70 anni  la società fa uno sforzo immane per arginare questa visione rovinosa, figlia del peggior razzismo coloniale, erede di un passato suprematista che sappiamo quali danni ha prodotto. Nella politica, nel lavoro, nelle associazioni, nelle scuole e nelle università (ripeto, con uno sforzo immane) si sta tentando    di sovvertire   quest'orizzonte, ovvero quest'istinto a primeggiare, quest'eterna, aberrante e quanto mai tossica tentazione dell'eurocentrismo .Nel lontano  '82 Tzvetan Todorov pubblicò un libro: La conquista dell'America. Il problema dell'«altro». «Quando Colombo» così dice, «all'alba del 12 ottobre 1492, incontrò i primi indigeni nella piccola isola dei Caraibi da lui battezzata San Salvador questo avvenne: l'uomo incontrò sé stesso e non si riconobbe. È qui, in questo fallimento, il senso di quell'evento grandioso e tragico».Colombo quindi, il civile, l'acculturato, il superiore, Colombo l'europeo vide un suo simile e lo ridusse a schiavo, subito lo trattò da inferiore, aprendo di fatto la strada al più feroce genocidio della storia, una mattanza di quasi cento milioni di morti, che dolorosamente riposano sul medesimo assunto: l'Europa è migliore.
Caro Roberto Vecchioni, io immagino il mio continente come un luogo d'interazione alla pari, un campo dove non si gioca a chi è più grande e importante dell'altro, una terra che guarda alle altre terre con gli occhi della fratellanza, con curiosità, rispetto e coraggio.Per definizione la cultura vera   non dovrebbe  avere   perimetri, non vuole padroni, non è fatta di guinzagli. La cultura è in teoria   la libertà per antonomasia. Di più: la cultura è cultura proprio per la sua disponibilità intrinseca ad espandersi, a diventare contagio, a essere ovunque : la democrazia è nata in Grecia, è vero, ma ciò non significa che un greco possa affermare che la democrazia è roba sua e di nessun altro.  Certo   esistono le tradizioni e le personalità che fanno spiccare un Paese in un certo modo; esistono volti, pratiche e costumi che lo caratterizzano e lo fanno brillare, rendendolo immediatamente riconoscibile e  diverso  da  gli altri , ma non dominante, non preferibile.Caro Roberto Vecchioni, come  distinguere è cosa giusta, anzi santa, dividere invece non lo è. Dividere è il peggio che mi augurerei per questa Europa come per il resto del mondo, è la strada sicura per la guerra, che lei chiama orwellianamente pace. A questo, dunque, serve la «nostra cultura»? 


Mentre finivo di scrive di getto questo post leggo la critiche di Soumaila Diawara e di Osservatorio Italiano sul Neoliberalismo che riassumono  insieme a    quanto hanno detto Daniela  Tuscano & Marina Terragni nel post : << Daje guerrieri !! >>  pubblicato ieri  su  questo blog   questo mio sfogo


[...]Questa è una visione profondamente eurocentrica della cultura. Trovo che la tua risposta sia una sintesi perfetta di un principio fondamentale: la cultura è universale.La letteratura, come ogni forma d’arte, appartiene all’umanità intera, non a una singola civiltà. Limitarsi a considerare la grandezza culturale solo attraverso nomi occidentali significa ignorare la vastità della produzione intellettuale mondiale. Come si può non citare i giganti della letteratura russa, araba, africana, asiatica o latinoamericana? È proprio questa diversità a rendere ricco il pensiero umano.Se guardiamo alla storia, molte idee che hanno plasmato il pensiero europeo sono nate dall’incontro con altre culture. La filosofia greca stessa è stata profondamente influenzata dai saperi egiziani e mesopotamici. Il Rinascimento, che Vecchioni probabilmente considera un apice della cultura europea, non sarebbe esistito senza la trasmissione del sapere arabo e persiano.La letteratura e l’arte non possono essere racchiuse in classifiche gerarchiche basate su confini geografici o etnici. Chiunque abbia letto Gibran sa che la poesia non ha patria. Chiunque abbia attraversato le pagine di Achebe o Soyinka sa che la letteratura africana possiede la stessa potenza evocativa di qualsiasi altra tradizione.L’idea che “gli altri” non abbiano cultura non è solo falsa, ma anche pericolosa: legittima una divisione tra chi si considera superiore e chi viene visto come inferiore. E nella storia, questo tipo di pensiero ha sempre portato a discriminazione, colonialismo e oppressione.Chi ama davvero la letteratura sa che essa è un dialogo aperto tra civiltà. E se la cultura deve essere uno strumento di unione, allora discorsi come quello di Vecchioni vanno contrastati con forza.


La piazza europeista di ieri 15 marzo ha espresso una vocazione guerrafondaia subdola e celata, e quindi ancora più pericolosa. Al di là della presenza delle bandiere ucraine, che ormai sono un fattore di cattivo gusto presente in ogni evento “europeista” - l’Ucraina degli ultimi 10 anni, quella che è finita nella guerra civile prima e nella guerra contro la Russia poi, non rispetta mezzo requisito di democrazia e Stato di diritto per poter accedere all’Unione Europea -, non sono state infatti pronunciate parole esplicitamente belligeranti - e d’altra parte, mica gli organizzatori sono scemi.
Incredibilmente - o forse no, dato che gli “intellettuali” stipendiati dalla Rai sono oggi la maggiore rappresentazione del conformismo politico-culturale italiano - è il discorso di un intellettuale, Vecchioni, e non quello di un politico, a darci il riassunto migliore di questa subdola e pericolosissima forma di vocazione belligerante.
Voglio soffermarmi su due aspetti del breve discorso di Vecchioni. Breve, ma particolarmente esemplificativo.
1. La differenza tra pace e pacifismo, per fare la solita sparata contro i “pacifinti” che, pur un puro gusto orrido dell’assenza di conflitto, sarebbero disposti ad accettare “qualsiasi pace” anche “non giusta”.
2. L’esaltazione della cultura europea, con la sciorinatura dell’elenco degli artisti e dei pensatori del passato, che non avrebbe uguali all’estero (“gli altri tutte queste cose mica ce l’hanno”).
Vale la pena commentare questi due punti insieme, perché sono sintomo della stessa vocazione che si può definire “suprematista”, che d’altronde è parte del patrimonio culturale occidentale esattamente come il metodo scientifico, l’arte neoclassica, l’illuminismo, la democrazia, et cetera - ed è, a differenza di tanti altri valori, un principio culturale “bipartisan” nelle tradizioni politiche occidentali: lo troviamo nel nazifascismo con il razzismo e il colonialismo, come anche nella vocazione liberal-progressista dell’esportazione di libertà e democrazia con le bombe “per il bene degli altri popoli”.
Ha fatto bene Vecchioni a sottolineare la differenza tra pace e pacifismo, perché questo permette a noi presunti “pacifinti” di sottolineare un aspetto cruciale del pacifismo vero: l’attitudine alla sistematica valutazione degli interessi altrui, alla cooperazione, al tentativo di non applicare la logica dei doppi standard, in altri termini: la ricerca costante della giustizia nelle relazioni, sia tra individui che tra popoli e Stati. È una vocazione intrinsecamente anti-imperialista, che va di pari passo con il principio universalistico secondo i parametri e criteri che applichiamo a noi, li applichiamo anche agli altri, e viceversa: il pacifismo reale è l’esatto contrario della linea politico-culturale che l’Occidente ha avuto nel corso dei decenni, anche in riferimento alla Russia, e cioè “noi ci espandiamo come e quanto vogliamo, perché lo facciamo per l’affermazione del Bene nel mondo, e se gli altri si permettono di reagire, allora dobbiamo affermare che c’è un aggressore, gli altri, e un aggredito, noi”.
Il pacifismo reale, in altri termini, oltre a denunciare il groviglio di materialissimi e cinici interessi economici di ristrette oligarchie dietro alle belle parole sulla civiltà e sui diritti che si diffondono nel mondo, per quanto si debba accompagnare all’orgoglio per la storia culturale europea e “occidentale” più in generale, rifiuta proprio l’idea suprematistica che l’Occidente abbia una qualche forma di superiorità rispetto alle altre culture e civiltà del mondo, un’idea che prima o poi porterà proprio alla negazione della pace perché è uno dei mezzi più potenti per poter dire “noi, in quanto superiori, abbiamo il diritto di affermare la nostra volontà sugli inferiori; noi abbiamo diritto a fare cose che gli altri, invece, non sono legittimati a fare”. L’imperialismo va a braccetto con il suprematismo; la diffusione di una esplicita o implicita mentalità suprematistica nella testa della “gente comune” è tra le condizioni di possibilità del colonialismo e delle politiche imperalistiche.
Rispetto a questo pacifismo reale, al contempo universalista (“i criteri che applichiamo a noi, li applichiamo anche agli altri”, “dobbiamo ispirare le relazioni tra persone e popoli all’idea della giustizia e del bilanciamento tra interessi”) e relativista (“non ci sono civiltà superiori, ma solo differenti a causa di sviluppi storici diversi”), l’idea di pace che il Vecchioni gli contrappone si rivela, come al solito, una forma di affermazione unilaterale della volontà di una delle due parti: cosa che avviene ogni volta che nelle relazioni, sia tra persone che tra Stati, si pensa di poter agire senza considerare la volontà e gli interessi altrui, e si finisce quindi per arrivare agli schiaffi o alla guerra - come avvenuto con l’allargamento ad est della Nato, in violazione di ogni richiesta e posizione della Russia, da cui la guerra in Ucraina. Hai voglia, poi, a chiamare la pace da ottenere “giusta”: negato l’impianto universalistico del pacifismo reale, negato l’altro poiché inferiore a noi che siamo la civiltà superiore che ha diritto di imporre la propria volontà senza che l’altro abbia alcuna legittimità nella risposta, non resta che il conflitto e a quel punto si è superata ogni possibilità di affermazione di qualcosa di “giusto”.
Senza pacifismo reale, quello rifiutato dai Vecchioni & suprematisti liberal-progressisti belligeranti vari, non c’è alcuna forma di “pace giusta” possibile. All’interno dell’impianto politico-culturale suprematistico ben esemplificato dal discorso di Vecchioni, l’esaltazione della cultura europea ed “occidentale”, che è senza dubbio qualcosa da difendere e di cui andare orgogliosi, diventa una pericolosissima forma di fierezza che riempie il cuore dei guerrieri desiderati da Scurati, altro intellettuale prestatosi alla cultura della guerra che ritorna in Europa, e che spinge l’esercito del Bene contro i nemici. È il servizio peggiore che si possa fare alla tradizione culturale europea, usarla quale combustibile per alimentare il fuoco della guerra.


5.1.25

Daniela Martani è stata denunciata e arrestata per aver manifestato contro le corrida le reazioni dei soliti commenti degli analfabeti funzionali


L'articolo Daniela Martani è stata denunciata e arrestata proviene da Metropolitan Magazine.


Daniela Martani stamani si trovava davanti alla basilica di San Paolo fuori le Mura dove è stata aperta la quinta Porta Santa del Giubileo 2025 ed era lì per manifestare contro le corride. L’ex gieffina aveva un cartello con su scritto: “Chiudete la porta alla corrida“. Daniela supportata dalla Peta è scesa in strada per sollecitare il Papa a pronunciarsi contro questo crudele sport sanguinario. Proprio durante la sua dimostrazione, la Martani è stata fermata da degli agenti, che l’hanno accompagnata al commissariato Tor Carbone per essere identificata e denunciata dalla Digos per manifestazione non autorizzata.
Daniela poco fa su Instagram ha detto: “Eccomi qui con la responsabile delle dimostrazioni in Europa di Peta. Dopo quattro ore in questura ci hanno rilasciate. Ci hanno denunciate per manifestazione non autorizzata, soltanto perché facevamo delle foto con un fotografo freelance contro le corride. Questa è la libertà e la democrazia, si viene arrestate – ma non siamo state portate in carcere – e portate in questura, denunciate perché abbiamo dimostrato contro una delle più terribili violenze pepretate nei confronti degli animali. Noi abbiamo portato l’attenzione su questo tema che viene avallato dalla Chiesa cattolica e per questo eravamo
all’apertura della porta santa del Giubileo“.“La showgirl italiana, personaggio televisivo e alleata degli animali Daniela Martani è stata arrestata durante la protesta anti-corrida della PETA a Roma. – si legge in un comunicato della Peta UK – Mentre l’ultima Porta Santa veniva aperta per segnare l’inizio dell’anno del Giubileo cattolico, un anno speciale di preghiera e di tempo per ristabilire un rapporto con tutto il creato, Peta UK e Daniela Martani hanno chiesto alla chiesa di “chiudere la porta alla corrida”. Sapevi che ogni anno, decine di migliaia di tori vengono macellati nei festival della corrida in tutto il mondo, molti dei quali si tengono in onore dei santi cattolici? Unisciti a noi nell’esortare la chiesa cattolica a difendere gli animali senzienti e iniziare il nuovo anno denunciando questo sport sanguinario non cristiano.

  E  come  i  solito      non  sono mancati  commenti  provocatori    e   dei classici  analfabeti  funzionali  

 nipoti piero
19m
Ha fatto bene.
Sergio Bariviera
26m
Mandateli tutti a scavare le buche, senza alcuna ragione particolare...
giovanni baglione
1 ora/e
ma che centramo noi con la corrida
Vincenzo Cappiello
49m
Se le inventano tutte!
ENRICO D'ANGELO
24m
E' dall'Alitalia che rompe

2.5.21

Fedez, il Primo Maggio per il Ddl Zan: il video della tentata censura Rai con la telefonata di Ilaria Capitani

premetto che :   sono  un po'  critico su  alcuni punti  del decreto Zan  .,    odio   radical chic ( come atteggiamento sia  ben chiaro non come  persona , almeno  che  non abbia  fatto cose   turpi ed  ignobili  )  , ma qui devo  dargli ragione . Soprattutto     dopo aver   letto  l'arrampicata  sugli specchi  da  parte  della rai  


da  https://www.open.online/2021/05/02/fedez-concerto-primo-maggio-smentita-rai/

«la direzione di Rai3 conferma di non aver mai chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al concerto del Primo Maggio – richiesta invece avanzata dalla società che organizza il concerto – e di non aver mai operato forme di censura preventiva nei confronti di alcun artista». In riferimento al video pubblicato da Fedez, la Rai ha dichiarato di «notare che l’intervento relativo alla vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani (l’unica persona dell’azienda Rai tra quelle che intervengono nella conversazione pubblicata da Fedez) non corrisponde integralmente a quanto riportato, essendo stati operati dei tagli».
Secondo la società, le parole realmente dette da Capitani sarebbero state: « Mi scusi Fedez, sono Ilaria Capitani, vicedirettrice di Rai3, la Rai non ha proprio alcuna censura da fare. Nel senso che… La Rai fa un acquisto di diritti e ripresa, quindi la Rai non è responsabile né della sua presenza, ci mancherebbe altro, né di quello che lei dirà. […] Ci tengo a sottolinearle che la Rai non ha assolutamente una censura, ok? Non è questo […] Dopodiché io ritengo inopportuno il contesto, ma questa è una cosa sua». In previsione delle critiche, Fedez aveva annunciato in una story di Instagram di essere sicuro che la Rai avrebbe provato a «scaricare la colpa sui poveri organizzatori dell’evento».

N..b  
  per  chi  non sopporta la  sua voce  trova qui   https://www.tpi.it/spettacoli/fedez-discorso-primo-maggio-concertone-polemica-lega-ddl-zan-20210502779423/  l'intero testo 

Ma  ora  veniamo   al  fatto  . Ecco    cosa è   cosa  è  successo   da  https://www.thesocialpost.it/



 Il giorno dopo l’intervento di Fedez sul palco del concertone del Primo Maggio, l’onda d’urto investe politica e Rai. Sono infatti due i temi scottanti toccati dal rapper, che in un potente discorso condensa i “mali correnti” di un sistema politico che ha ormai normalizzato esternazioni inaccettabili su temi LGBTQ+, e che nega ai cittadini la

protezione assicurata dal Ddl ZanIl secondo punto è il tentativo di censurare l’intervento di Fedez da parte di Rai 3, che naturalmente nega, ma che poco dopo deve rimangiarsi la presa di distanze, dato un video pubblicato dal rapper in cui mostra la telefonata a difesa di un “sistema” che è espressione totale asservimento della rete pubblica alla lottizzazione politica.

Fedez al concerto del Primo Maggio: cosa ha detto

Fedez prima della sua esibizione ha letto un intervento in merito al Ddl Zan, specificando che prima di passare sul palco del concerto del Primo Maggio ha dovuto subire il vaglio della Rai. Viale Mazzini ha tentato di smorzarne i toni e ha chiesto al rapper di omettere i nomi dei politici.“È la prima volta che mi è successo di inviare il testo di un mio intervento perché doveva essere messo al vaglio per approvazione da parte della politica“, dichiara Fedez sul palco del Primo Maggio, spiegando che in prima battuta l’approvazione non c’è stata.La vicedirettrice di Rai 3Ilaria Capitani, ha definito l’intervento “inopportuno” per il suo contenuto.

L’intervento per il Ddl Zan

Fedez in un primo momento si rivolge a Mario Draghi, chiedendo che la stessa attenzione data al calcio venga riservata anche ai lavoratori dello spettacolo, fermi da un anno. “A proposito di SuperLega“, continua poi Fedez, “due parole sull’uomo del momento, il sonnecchiante Ostellari. Ha deciso che un disegno di legge di iniziativa parlamentare, quindi massima espressione del popolo, che è già stato approvato alla Camera, come il Ddl Zan, può tranquillamente essere bloccato dalla voglia di protagonismo di un singolo, se stesso“.

“Se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”

Fedez continua riportando dichiarazioni di alcuni esponenti della Lega. Esternazioni vergognose: “‘Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno’, Giovanni De Paoli, consigliere regionale Lega Liguria. ‘I gay? che inizino a comportarsi come persone normali’, Alessandro Rinaldi, consigliere per la Lega Reggio Emilia. ‘Gay vittime di aberrazioni della natura’, Luca Lepore e Massimiliano Bastioni, consiglieri regionali leghisti. ‘I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie’, Alberto Zelger, consigliere comunale della Lega Nord a Verona“. L’elenco continua con altre frasi false e discriminatorie nei confronti dell’omosessualità da parte di alcuni esponenti della Lega.

Il Ddl Zan dopo “le etichette per il vino e il vitalizio a Formigoni”

Fedez rimarca poi come la motivazione che ha spinto la Lega a bloccare in Commissione Giustizia al Senato il Ddl Zan sia stata che il Paese avrebbe “altre priorità”. Il rapper ha dunque mostrato alcuni temi affrontati dal Senato prima della legge contro le discriminazioni per genere e orientamento sessuale: “Doveva discutere: l’etichettatura del vino, la riorganizzazione del Coni, l’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano, e per non farsi mancare nulla il reintegro del vitalizio di Formigoni“.

La Rai nega la censura ma Fedez pubblica il video

A seguito di queste dichiarazioni di Fedez, la Rai ha provato a negare il tentativo di censura. In una nota ha fatto sapere che “Rai 3 e la Rai sono da sempre aperte al dibattito e al confronto di opinioni, nel rispetto di ogni posizione politica e culturale. È fortemente scorretto e privo di fondamento sostenere che la Rai abbia chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale concertone del Primo Maggio, per il semplice motivo che è falso, si tratta di una cosa che non è mai avvenuta“. Prontamente Fedez ha però pubblicato il video della telefonata con alcuni collaboratori della vicedirettrice di Rai 3, e della stessa Ilaria Capitani. “Ecco la telefonata intercorsa ieri sera dove la vice direttrice di Rai 3 Ilaria capitani insieme ai suoi collaboratori mi esortano ad ‘adeguarmi ad un SISTEMA’ dicendo che sul palco non posso fare nomi e cognomi“, twitta il rapper.

La polemica contro la Rai

I toni usati da Ilaria Capitani e dai suoi collaboratori, che parlano di scelta “editorialmente inopportuna“, destano le ire di Fedez, e non solo. Dopo la pubblicazione del video, il “sistema” Rai diventa un caso politico, ma la verità è che non c’è nulla di nuovo nell’imbavagliamento della rete pubblica verso artisti e giornalisti. Mentre sul web si scatena l’ondata di indignazione, si ricorda l’editto bulgaro di berlusconiana memoria che ha cacciato dalla Rai Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Oggi come allora, la Rai dimostra di essere espressione di potentati politici sia di destra che di sinistra, che fanno della lottizzazione della Rete pubblica merce di scambio in accordi di Palazzo. Un male che resiste a chi chiede una revisione completa della Rai, ma nessuna legge che mettesse mano al traffico d’influenze tra politica e Viale Mazzini è mai riuscita a vedere la luce. Forse anche qui erano più importanti le etichette del vino.



8.5.19

ci voleva il salone di torino per capire che casa pound è fascista ?= e che il fascismo sta ritornando alla grande da una decina d'anni e si è presa la periferia delle grandi città cavalcando il malessere ?


Risultati immagini per i fascisti sono tornati


Concordo con  quanto  dice    Roberto   Recchioni

Leggo questo pezzo e cerco di capire.Cerco di capire perché, oggi, è così imperativo fare il pelo e il contropelo al Salone del Libro perché ospita i fascisti e il fascismo è fuori legge, e non farlo l'anno scorso, quando le stesse realtà, già erano presenti, magari con etichette diverse.Cerco di capire perché lo stesso discorso non si è fatto a Più Libri più Liberi, che di stand di editori di chiara matrice fascista ne ha sempre ospitati.Cerco di capire perché non si è fatto a Lucca, che per alcuni anni ha ospitato un editore che pubblicava fumetti di chiara matrice fascista con tanto di eroi fascisti come protagonisti.Cerco di capire perché, per esempio, non si fa questo discorso nei confronti dei due maggiori distributori online nazionali, che i libri di quegli editori fascisti li tengono regolarmente disponibili. Nello stesso spazio dei tuoi.Cerco di capire come tu autore, che pubblica per una casa editrice che fa parte di un gruppo editoriale che è il distributore di quei libri fascisti contro cui stai protestando, non avverti la contraddizione in essere.Cerco di capire perché questa cosa la fai da solo, invece di farla collettivamente.Cerco di capire.Ma ottengo solo risposte dogmatiche che rispondono a una domanda che non ti ho fatto.Perché non me lo devi dire tu che il fascismo è una merda.Quello lo capisco da solo.

TEMI.REPUBBLICA.IT
Lo spazio concesso dal Salone del Libro di Torino ai fascistissimi delle edizioni Altaforte è l’ennesimo episodio con cui i valori della Costituzione – che dovrebbero essere l’abc ineludibile di una manifestazione culturale demo



Quello di Casal Bruciato è l’Aventino peggiore, non certo quello di Torino. Ed è lì che ci piacerebbe vedere i Raimo, i Ginzburg, le Murgia, i Wu Ming. A combattere contro Casa Pound sul suo terreno sveglia intellettuali è per causa del vostro e nostro radical chic se le destre si sono prese le periferie e sono scese fra la gente cosa che la sinistra istituzionale e sic n , ha smesso di di fare d'anni .

3.2.15

Su Pier Paolo Pasolini troppa retorica e uso pro domo suo .Meglio non leggerlo o leggerlo dopo i bla bla ufficiali del potere

  stavoltas  concordo  conquanto dice      MASSIMO ONOFRI (  foto a destra  )   nella  sua rubrica  contro amno su la nyuova   sardegna  del  2\2\2015


Il ministro Franceschini ha istituito il comitato per celebrare il quarantennale della morte di Pasolini. Niente da dire sui nomi: a cominciare da quello del presidente, Dacia Maraini,per finire con quello di Emanuele Trevi. Non ho mai visto tanto zelo ministeriale per un quarantennale:per il cinquantenario,
l’alfiere, cioè, d’un nuovo conformismo,il conformismo dell’anticonformismo, buono per qualsiasi salotto televisivo alla Fabio Fazio. Tra parentesi: credo che farebbe assai bene a Pasolini, e anche a tutti noi, se smettessimo di leggerlo per unpo’. Ogni retorica anti moderna, di destra o di sinistra che sia, passa ormai per qualche citazione da lui ricavata. E sempre la più banale.
allora,che arriveremo a fare? Ma la questione è un’altra: non credo che sia una buona cosa, dico per l'intelligenza e la cultura,per la libertà e la poesia,la costituzione di comitati di Stato per glorificare intellettuali che, come Pasolini, furono eretici nell’arte e nella vita,e fieri avversari del Potere, in qualsiasi forma si palesasse. Uncomitato di Stato per Pasolini è, per qualsiasi autore scomodo al potere ( corsivo mio ) innanzi tutto, un’offesa per Pasolini e per tutto quanto ha rappresentato. Tanto più ora che il grande friuliano è diventato un’icona di questa sinistra veltroniano-renziana,l’alfiere, cioè, d’un nuovo conformismo,il conformismo dell’anticonformismo, buono per qualsiasi salotto televisivo alla Fabio Fazio. Tra parentesi: credo che farebbe assai bene a Pasolini, e anche a tutti noi, se smettessimodi leggerlo perunpo’. Ogni retorica anti moderna, di destra  o di sinistra che sia, passa
ormai per qualche citazione da lui ricavata. E sempre la più  banale.

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...