da repubblica del 23\6\201 e dalla pagina https://www.repubblica.it/il-gusto/argomenti/Le_storie c'è ancora chi resiste al calo dei consumi e alle pressioni delle multinazionali \ colossi esteri che dopo aver iniziato a fare acquisti in italia con le Peroni e le Ichnusa.
Poi hanno puntato ad acquisire quelle artigianali. Vista la resistenza italiana ora cambiano strategia. E si travestono
repubblica del 23\6\2021
Cacciatori di briciole: una birra buona capace di fare del bene
di Lara De Luna
Nata dall'associazione Volontarius di Bolzano, viene prodotta da pane nero altoatesino riciclato e i proventi delle vendite vanno a finanziare i servizi a finanziare i progetti del gruppo di volontari
Un gruppo di persone e una vocazione, quella di aiutare gli altri. Una vocazione che non permette di stare fermi, con le mani in mano, di chiudere gli occhi davanti alle difficoltà del mondo e che porta sempre a nuovi passi, nuovi progetti, nuovi tentativi di cambiare le cose. "Il progetto Cacciatori di briciole è nato così, da un'idea, dalla
voglia di continuare ad aiutare e a fare di più, magari uscendo dalle nostre bellissime montagne per andare ancora oltre". A parlare sonoChristian Bacci e Irene Gillio Meina, Vicepresidente dell'Associazione Volontarius di Bolzano lui ed entrambi referenti del progetto che, prendendo spunto dalla raccolta e redistribuzione quotidiana che l'associazione attua di cibo (che altrimenti andrebbe buttato) presso i meno abbienti, ha portato alla creazione di una birra che fosse allo stesso tempo antispreco e solidale. Perché tuttii proventi della vendita della birra andranno a finanziare le attività dell'associazione. Un doppio goal, che è uffialmente partito e arrivato nei mercati il 4 giugno 2021, dopo una piccola conferenza stampa che ha già fatto tanto rumore.
La loro Cacciatori di briciole prende la sua forza dal pane, quello riciclato e donato a Volontarius (che opera sul territorio altoatesino dalla fine degli anni '90) "da un'azienda che vuole restare anonima. La beneficenza come pubblicità non gli interessa" sottolina Bacci, "ha a cuore solo la possibilità di aiutare chi ne ha bisogno" ed è nata grazie alla visione di un documentario. "Abbiamo scoperto così, per caso, che la birra veniva prodotta già ai tempi dei Sumeri con il pane, principalmente da una farina mista di orzo e farro; il prodotto veniva fatto macerare con l'acqua e si trasformava poi in una bevanda considerata una proto birra. Avendo già dei contatti con un birrificio locale gli abbiamo presentato", nel mese di febbraio 2021 l'idea. "Ovvero di utilizzare un prodotto estremamente territoriale, il pane nero altoatesino, per una birra. Il birrificio (Batzen di Bolzano, uno dei più antichi della città, ndr) ha sposato subito il progetto e le sperimentazioni sono partite immediatamente. Siamo stati fortunati, perché la prima prova era già organoletticamente perfetta". Le bottiglie della prima cotta sono 4200 e sono serviti oltre 50 chili di pane per poterle portare sugli scaffali di botteghe e supermercati, "per ora solamente del nostro territorio, ma dalla prossima produzione contiamo di aumentare i numeri e oltrepassare i nostri confini. Sarebbe un grande successo".
Una birra, Cacciatori di briciole, che vuole essere un megafono per le attività dell'associazione che da sempre si "occupa di servizi alla persona. In tutto i progetti dell'associazione sono più di 40", ma la birra è strettamente legata all'attività più vecchia di Volontarius. Ovvero quella del riutilizzo e del riclo del cibo avanzato alle attività di ristorazione. "All'inizio giravamo con il camper una volta a settimana e portavamo un panino, un tè e una brioches ai senza tetto della città, del circondario, ma a lungo andare abbiamo visto che tutto questo non bastava più: i soldi che ci venivano erogati erano sempre meno e le persone che ne avevano bisogno sempre di più". Così è nata l'idea di andare a recuperare il cibo mancante, rispetto alle necessità, "da bar e panifici che altrimenti lo avrebbero buttato. Compreso il panificio che oggi ci fornisce anche del necessario per la produzione di Cacciatori di briciole", nome che assume un significato in più quando si va appena appena al di là delle apparenze. Non semplicemente un gioco di parole rispetto all'ingrediente principale, quindi, ma un rimando reale al lavoro che decine di volontari fanno, ogni giorno, sul territorio.
Il tutto grazie, spiega Irene Gillio Meina, "all'ampliamento della Legge Gadda contro lo spreco alimentare. Varata nel 2016 e ampliata nei suoi poteri nel 2019, poco prima dell'avvento del Covid, è una legge unica in Europa, che ha permesso non solo un crollo del volume del cibo sprecato quotidianamente in Italia, ma anche una crescita della consapevolezza" e soprattutto un cambio di mentalità rispetto al concetto consumistico degli acquisti di cibo e dei conseguenti sprechi. "La vera novità è che non agisce tramite sanzioni (come la normativa precedente, ndr), ma attraverso un incentivo che avviene sottoforma di importanti sgravi fiscali e di una sensibile semplificazione burocratica". Una legge che, di fatto, finalizza "all'inclusione sociale il recupero dei beni considerati primari per la vita di un essere umano", dal cibo ai medicinali, passando anche per la cancelleria. "E che di riflesso si sposa alla perfezione con le nostre finalità come Associazione". Ha aiutato infatti, spiegano i volontari, non solo nella realizzazione della birra solidale, ma anche in quella del Briciole Market: "un market in cui abbiamo superato il concetto di pacco solidale, in cui le persone potrebbero ritrovarsi prodotti che per attitudini, necessità o religione non possono utilizzare. Invece diamo ai nostri assistiti dei punti spesa a seconda del reddito familiare, che possono essere spesi come se fossero veri e propri soldi, acquistando dagli scaffali in totale autonomia". Un metodo per aiutare le persone ad avere quello di cui veramente hanno bisogno, che richiede una copertura del territorio di recupero dei beni capillare, permessa appunto "dalla Legge Gadda di cui" sottolinea sorridendo la volontaria, "sono diventata esperta mio malgrado, studiandola per aiutare noi e le aziende che ci aiutano". Una legge, tanti esseri umani di buona volontà e un progetto - fra i tanti - bello e buono, che vuole aiutare in due modi: incamerando soldi da investire in buone pratiche e raccontando queste buone pratiche a chi ne era lontano a causa di questo mondo frenetico, sempre meno solidale.
La birra a Messina è una storia che risale al 1923, ma quella che rappresentava una tradizione nella storia produttiva della Sicilia rischiava di scomparire nel 2011, quando a causa dei modelli dominanti di economia fu chiuso lo storico stabilimento, ancora oggi dismesso e vandalizzato, con i dipendenti che rimasero senza lavoro. Dopo un anno e mezzo di presidi da parte dei lavoratori e vedendosi negare anche la possibilità di un prestito è intervenuta la Fondazione Comunità di Messina che non solo ha fatto da garante agli ex 15 operai, ma ha attratto importanti investimenti. Nel 2013 nasce così la cooperativa Birrificio Messina, con un nuovo stabilimento dove oggi viene prodotta La birra dello Stretto e la Doc15. A tramandare la ricetta “segreta” sono generazioni di mastri birrai che qui lavorano e hanno combattuto per salvare quella che a Messina è molto più che una tradizione.