Mi accorgo che ha ragione l'articolista IFQ d'oggi
Siamo tutti schiavi dei trucchetti della dialettica , sottoscritto compreso . Soltanto che io sono , pur con una laurea anche se non specialistica , un semplice cittadino , lui è un ministro ( o almeno dovrebbe essere ) della cultura . Quindi mi chiedo
e qui mi fermo perché non saprei cos'altro aggiungere a quanti detto da chi ne sa più di me . Ma soprattutto per evitare , essendo di carattere impulsivo , di scadere nel volgare ed insulto personale oltre che ( ma questo è un effetto di chi va sempre in direzione ostinata e contraria ) nel qualunquismo gratuito nell' antipolitica . E poi continuare a dargli addosso è, come sparare sulla croce rossa
.canzoni consigliate ignoranza - dei Fast Animals and Slow Kids
... "che sempre l' ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte",
"che sempre l' ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte",
"che sempre l' ignoranza fa paura... ed il silenzio è uguale a morte" cit musicale --- di Francesco Guccini Inizialmente appena ho letto questo post dell'amica e compagna di viaggio
Scoprono una tipografia di denaro falso gestita da italiani... Ma gli analfabeti funzionali colpiscono ancora.
mi viiene a pensare in automatiche fradi del tipo : Quanto squallore! Ma come si fa? 😔 ., Due cose sono infinite: l'universo e la stupidaggine di certe persone ! ( Albert Einstein ) .
Ma poi mi vine da pensarla ( succede come nel post precedente di non riuscire a trovare parole mie davanti a simili commenti e\o fatti ) come questo commento di un suo contatto
Alberto FumagalliPermettimi di dire che questi non sono analfabeti funzionali ma solo individui ignoranti e biliosi incancreniti nella loro stupidità e carogneria. Non trovando modo di migliorarsi devono spalare m.... addosso agli altri per cercare di sentire meno il loro stesso tanfo. Puoi spiegargli le cose milioni di volte che tanto non capirebbero.☺
lo che non non dovrei pubblicità a questa immondizia,ma
Infatyti i commenti ovvviamente senza generalizzare aI monologo di #Favino nella giornata finale del festival ddi San RTemo e gli insulti di Gasparri non consno a tali figuracce ( la più comica è quiella in cui scambio Jim Morrison per un criminale slavo e si merito questa parodia di Dado)
lo su Twitter,insieme a tanti pseudo italiani lo insultano sui social mostrando al mondo i
ntero di essere degli analfabeti funzionali. La piece recitata è tratta dall'atto unico La nuit juste avant les forêts che parla del dramma universale di chi deve scappare per cercare lavoro. In particolare è stata scritta per gli emigranti francesi ed italiani. I commenti , Favino è la prova di quanta malafede c'è nelle cose che fanno , scrivono , dicono i malpancisti o beceri populisti
Adolescente austriaca si arruola nell'Isis. Poi ci ripensa: "Uccisa a martellate" Ieri alle 15:47 - ultimo aggiornamento alle 16:46
Samra Kesinovic
Ad aprile dello scorso anno due adolescenti austriache avevano lasciato il loro Paese per unirsi all'Isis, in Siria.
Ed erano state utilizzate più volte dalla propaganda dello Stato Islamico, sempre in cerca di "foreign fighters" da esibire con tanto di velo e le kalashnikov in mano.
Ma, riportano alcuni media austriaci, una delle due adolescenti - Samra Kesinovic, di 17 anni - si sarebbe pentita e avrebbe chiesto di poter tornare a casa.
I miliziani, però, non gliel'hanno fatta passare liscia.
Sempre stando a quanto riferito dai media d'Austria, la giovane sarebbe infatti stata picchiata fino alla morte a colpi di martello.
Una vera e propria, truce e brutale rappresaglia per aver cercato di fuggire da Raqqa, roccaforte jihadista.
Con lei aveva lasciato Vienna per unirsi all'Isis anche Sabina S., 16 anni.E anche lei sarebbe morta, nei mesi scorsi, ma in combattimento.Le autorità austriache non hanno commentato la notizia.Entrambe erano figlie di bosniaci musulmani emigrati a Vienna.
perchè :
1) preferisco esercitare la mia libertà senza conformarmi alla massa , ma soprattutto perchè ragionare con certi imbecilli ( metaforicamente parlando è tempo perso ovvero lavare la testa dell'asino con il sapone )
2 ) perchè ci sono troppi semnatori d'odio e servi di regime eccone gli esempi più noti
3) per evitare accuse polemiche come quelle a cui risponde questo articolo de ilfattoquotidiano
Risposta breve a quelli che, se osi dire che hai pianto per Valeria Solesin, ti rispondono “sei un ipocrita, perché non piangi anche per i curdi? E per i siriani? E per i bambini in Africa? E per le libellule daltoniche della tundra?”.
La risposta è: avete un po’ rotto le palle. Per una serie di motivi.
Perché, prima di tutto, piango per quello che mi pare. Io come voi, io come tutti. E non avverto certo l’esigenza di chiedervi il permesso.
Perché ho sempre il timore che poi, dei curdi o dei siriani, in buona sostanza non è che in realtà ve ne freghi molto. Non vorrei che li citaste solo in ottica anti-americana e anti-occidentale. Per fare i bastiancontrari. Per sentirvi diversi. E magari pure un po’ fighi.
Perché, se non vi spiace, se vogliamo giocare agli “antioccidentali” (che è spesso appunto un gioco, una posa, una moda) sono più preparato di voi. E soprattutto molto meno banale.
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Perché ragionate in bianco e nero, e non vedete le sfumature. Ragionate per barricate anche nel dolore, e questo è terrificante.
Perché avete un concetto della lacrima assurdamente “stitico”: piangere per Valeria non vuol dire piangere “solo” per lei (la qual cosa sarebbe comunque lecita, con buona pace della vostra indignazione molesta). Le lacrime, per chi ne ha e son sincere, non finiscono mai e si può piangere per tutto. Anzi: si deve. Per Valeria. Per i siriani. Per i curdi. Per un amico che se ne va. Per un cane che ti lasci. Persino per un panda che hai visto a malapena su Youtube.
Perché fingete di non sapere che l’essere umano è così, e – giusto o sbagliato che sia – la morte di chi si ha vicino (geograficamente, affettivamente) ci colpisce di più: ci fa sentire ancor più labili, ci ricorda la nostra stessa morte.
Perché siete prevedibili – tanto prevedibili – come quelli che, a ogni post, rispondono “e i marò”, “e le foibe” (e stocazzo).
Perché quel che è accaduto al Bataclan, e non solo al Bataclan, di colpo ha cambiato le nostre vite. E – sì, a noi occidentali, fallibili e colpevoli come e più degli altri – ci ha travolto più di tutto il resto. E ci ha travolto per la vicinanza, l’assurdità della ferocia e l’enormità del male.
Perché rischiate di apparire piccoli piccoli, dando addirittura consigli al fidanzato di Valeria su come dovesse comportarsi durante la mattanza (al suo posto, come tutti e me per primo, ve la sareste fatta sotto) e trovando il modo di fare polemica persino nel cordoglio. Nello sgomento. Nel dolore. E se così fosse, se davvero fosse questo il vostro intento, un po’ dovreste vergognarvi.
Ma davanti alle parole di un altro esponente ( perchè si ce ne sono anche non vanno in tv ) dei seminatori d'odio
Perché non andrei mai oggi ai funerali atei di Valeria Solesin
di Camillo Langone | sul il foglio del 24 Novembre 2015 ore 06:21
San Marco, nemmeno se abitassi a Venezia, nemmeno se abitassi nel sestiere che da te prende il nome, nemmeno se abitassi a pochi metri dalla piazza a te intitolata sarei andato oggi ai funerali atei di Valeria Solesin, la donna veneziana uccisa dai coranisti al Bataclan. La sua anima è adesso nelle mani di Dio e io devo pensare alla mia. Non vorrei farmi complice di un gesto parassitario e irrispettoso: pensano che tu sia un contaballe e che il tuo Vangelo valga meno dei libri di Nuzzi e Fittipaldi? E allora perché usano la tua piazza? Per sfruttare la tua basilica come sfondo per selfie? Se fossero coerenti il loro rito nichilista lo avrebbero organizzato a Mestre, in qualche piazza dalla toponomastica assessorile con edilizia affine, una roba ovviamente squallida tipo piazza XXVII Ottobre. Leggo in un comunicato che la cerimonia è “aperta alle donne e agli uomini di ogni credo”. Pertanto pure alle donne e agli uomini che credono nello stesso Corano in cui credevano gli assassini di Valeria: forse però solo a quelli che credono nel Corano parzialmente, visto che l'evento è blindatissimo e che la blindatura non sembra avere altro scopo che tenere alla larga quelli che credono nel Corano integralmente. San Marco, i funerali disperanti di oggi sono un modo per strappare i denti al tuo leone, umiliare Venezia degradandola a fondale, procedere cantando in coro l’anticristica “Imagine” sulla via della deculturazione: ci vediamo un'altra volta
<< Ci sono persone, come i genitori di Valeria Solesin, che fanno pensare alla possibilità di un paese migliore. Ci sono persone, come i talebani cattolici >> fra cui quello che ha scritto l'abberrante articolo << che li stanno coprendo di insulti su Facebook per il funerale laico, che fanno pensare a come sarebbe possibile e vicino, quel paese migliore, se la sua parte oscura guardasse da vicino la tenebra che porta nel cuore. >> Loredana Liperini
infatti concordo con quanto dicono sul mio fb
Pierluigi Catellani Certo non è questione di essere o meno cattolici o religiosi, ma di non accettare di lasciare trionfare la cultura di chi sta terrorizzando il nostro mondo. P.s.non sono cristiano praticante.
Immacolata ZiccanuDa qualsiasi bordello provengano, finchè ci saranno i talebani, marionette utilizzate dal potere, non ci sarà mai pace in questo mondo. Ogni volta che un giornale riporta subdolamente, senza commenti e compiacente, certe idiozie non fa altro che instillare odio nelle greggi
concludo coni commenti più interessanti della discussione avvenuta nella bacheca ( ne ho riportato sopra il post ma che trovate qui ) di Loredana Liperini
Luis EllaNon é questione di parteggiare per il funerale laico o religioso. La questione é il rispetto degli altri. Non ha senso essere favorevoli o contrari. Non stiamo parlando di noi. E speriamo di non trovarci mai nella loro situazione. É inutile scrivere liberté egalité fraternité
Luis EllaIo sono atea, ma mai mi permetterei di criticare un funerale religioso. E partecipo senza giudizi e senza commenti. Rispetto rispetto rispetto!
Mario Cesare BorghiL'elaborazione del lutto e di tutti gli annessi e connessi è una cosa talmente privata, delicata e misteriosa che nessuno dovrebbe permettersi di commentarla. Ho letto il termine "Preghiera laica", mi chiedo cosa sia.
Spero, piuttosto, che quella povera ragazza possa essere un monito per chi ci "governa". Il padre ha detto (cit. Corriere della Sera, virgolettato): «... era a Parigi anche perché Venezia non riesce più a offrire lavoro ai suoi giovani ... Una delle tante giovani italiane andati all’estero per lavorare». Ecco cosa mi disgusta di più, la passerella di tutti quei volti laGrimosi come coccodrilli, a farsi belli sul cadavere di una ragazza giovane e fresca costretta ad andare all'estero per dare il meglio di sé.Ecco.
Il resto è la solita, immancabile, cornice di stupidità.
Dino VillaticoVoglio fare l'avvocato del diavolo, anzio, io non credente l'avvocato del Vangelo: ma codesti cattolici astiosi e intransigenti conoscono i due comandamenti di Gesù, gli unici, per lui, che contano? Gli chiesero: Maestro, qual è il comandamento più importante? Risposta: Due soli: uno, ama Dio sopra ogni cosa. Domanda: E l'altro? Risposta: E' simile al primo: ama il prossimo tuo come te stesso. Cito a memoria. Ma credo in maniera abbastanza fedele. Gl'integralisti lo sanno? e se lo sanno, perché non lo mettono in pratica?
Ibraim non ha mai avuto la possibilità di andare a scuola e di frequentare alcun corso di recitazione eppure è convinto che diventerà un attore. Quando gli ho chiesto come mai mi ha risposto: «Perché recitare è quello che faccio da sempre». Nato in un piccolo villaggio nel confine tra la Somalia e l'Etiopia, Ibraim ha dovuto, sin da piccolo, nascondere la sua omosessualità. «Da bambino i compagni si erano accorti della mia diversità e mi avevano emarginato». In famiglia, al contrario, avevano fatto finta di non vedere: «Avevano capito chi ero però non ne avevano mai parlato apertamente. La cosa importante era che non fosse turbata la loro quiete apparente. Per questo motivo le cose non potevano avvenire alla luce del sole». Il ragazzo si era abituato a vivere due vite: una pubblica in cui rispettava le regole sociali e le apparenze e una segreta in cui poter vivere liberamente la sua omosessualità. Con il tempo avrebbe scoperto di non essere il solo a vivere una vita segreta nel suo villaggio. Vi era un mondo parallelo in cui uomini di ogni età e di diversa estrazione sociale avevano rapporti nascosti: «Era un mondo sotterraneo, in cui tutto era permesso, un mondo in cui gli uomini si concedevano di essere ciò che non potevano essere durante il giorno». Recitare era dunque la soluzione. Per continuare a sopravvivere. Recitare per non venire condannati e puniti. Per mantenere uno spazio di libertà, seppur nascosto. Aveva imparato l'arte della finzione e aveva provato un profondo piacere nel raffinarla. Eppure, dopo tanti anni nel suo villaggio, Ibraim aveva sentito un bisogno incontenibile di vivere apertamente. Inizialmente aveva pensato di andare in America o in Europa, ma queste soluzioni non erano percorribili: avrebbe dovuto prendere un aereo ed era sprovvisto dei documenti. Un giorno un amico di famiglia gli aveva raccontato che a Città del Capo gli omosessuali vivevano liberamente, avevano dei locali dove si potevano frequentare e potevano addirittura sposarsi se lo desideravano. Fu un'illuminazione: sarebbe andato a Città del Capo. Una volta decisa la destinazione, il problema era di capire come arrivarci. Avrebbe dovuto attraversare la metà del continente africano, servivano dei documenti e soprattutto servivano soldi che Ibraim non aveva.
Il ragazzo però non si perse d'animo, e un giorno camminando in una strada del suo villaggio ebbe un'idea apparentemente priva di senso: a Città del Capo sarebbe andato e sarebbe andato a piedi. Non raccontò il suo piano a nessuno e un giorno preparò il suo zaino e partì. Attraversò il confine con il Kenya di nascosto e iniziò il suo lungo percorso verso la libertà. Durante il suo viaggio dormì nelle stazioni del bus, si fece ospitare in moschee, abitazioni private, centri di soccorso. Trovò sempre qualcuno che lo aiutava e quando nessuno gli tendeva la mano si verificava qualche avvenimento fortuito che gli permetteva di continuare il suo viaggio. Dopo due anni di cammino Ibraim era arrivato in Sudafrica. Era un'altra persona rispetto al ragazzo che era partito dalla Somalia. Aveva visto diversi paesi, aveva conosciuto persone di ogni tipo, si era scoperto coraggioso in situazioni pericolose, capace di aspettare quando il momento era avverso e pronto nel prendere una decisione quando la situazione lo richiedeva. Ma la qualità che più di altre lo aveva aiutato nel suo viaggio era quella di essere capace di recitare. Aveva imparato a impersonare ruoli differenti a seconda di ciò che richiedeva la situazione: si era finto religioso per essere ospitato nelle moschee, eterosessuale per poter essere accettato dalla comunità somala, rifugiato politico per varcare il confine sudafricano. Arrivato a Città del Capo trovò sostegno in un organizzazione di omosessuali che lo aiutò a trovare una casa ed un lavoro. Non avrebbe dovuto più recitare, sarebbe potuto essere se stesso ma per fare ciò aveva dovuto imparare ad indossare diverse maschere. Come un attore aveva dovuto interpretare un ruolo che gli permetteva di comunicare con gli altri. Dopo aver ascoltato la sua storia mi ero convinto: Ibraim era un grande attore.