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16.11.16

quando la contro informazione diventa bufala e disinformazione e sciacallaggio il caso di Valeria Solesin

ma questi individui 😈😡perchè non la piantano💥 e continuano Rosario Marcianò, Tommaso “Tommix” Minniti e Salvo Mandarà (qui il suo profilo Facebook).




Scritto da Maurizio Perrone










È passato un anno dagli attentati di Parigi e dalla morte, tra gli altri, della nostra connazionale Valeria Solesin. Pochi giorno dopo gli attentati, scrissi un articolo sul mio precedente blog mostrando i deliri di alcuni personaggi che si aggirano per il Web: secondo loro Valeria Solesin non è morta al Bataclan ma è alle Maldive, pagata dallo Stato italiano, e gli attentati sono finti. Nessun morto e solo una grande recita, come a ogni attentato, secondo personaggi ormai noti come Rosario Marcianò, Tommaso “Tommix” Minniti e Salvo Mandarà (qui il suo profilo Facebook).
Rosario Marcianò è ormai noto per essere quello che lotta contro le “scie chimiche”, palese bufala che continua ad avere numerosi sostenitori. Dal suo profilo Facebook, che ora ha chiuso o è stato fatto chiudere dalle autorità, andava raccontando che Valeria, che probabilmente era un personaggio inventato, era comunque viva e se la stava spassando alle Maldive, pagata dallo Stato, dopo la messa in scena dei finti attentati.





















Bara vuota, parenti che recitavano e c’è stato chi ha pensato al fidanzato come complice dell’eventuale assassinio. Il seguente video è veramente pessimo:





Marcianò attaccò anche Gino Strada, Emergency e il padre di Valeria, alludendo che potesse essere un suo “acerrimo nemico” truccato.


















La famiglia Solesin è stata avvertita dell’esistenza di queste assurdità e qualche mese dopo Rosario Marcianò è stato denunciato dalla famiglia stessa. Nell’Agosto del 2016 Marcianò tornò alla carica con due nuovi video:





Questa assurdità sono state dette anche da Tommaso Minniti, in arte Tommix, un altro “complottaro” contro le scie chimiche e altre baggianate che ha pubblicato dei video sul tema:




Un altro che diffonde queste assurdità grazie anche alla sua web radio, dubitando della veridicità degli attentati e parlando di manichini usati nei successivi attacchi come quello di Nizza, è Salvo Mandarà. Mandarà è noto per la sua guerra contro le banche, l’euro e l’Europa utilizzando bufale quali il signoraggio bancario. Ultimamente è tornato alla ribalta per la sua presa di posizione contro le tasse: “Io non le pago perché non sono tenuto a pagarle e comunque non le dobbiamo pagare perché sono un furto”. Inoltre poco tempo fa è stato vittima di una ridicola trappola sul Web: un ricatto sessuale dai risvolti molto spassosi. Qui una sua diretta Web sull’argomento:




Qui sotto una serie di risposte veramente interessanti sull’argomento tasse:



Spero che un giorno anche questi ultimi due personaggi della rete citati paghino per quello che hanno detto…

[Aggiornamento]

In data 12 Novembre 2016 Rosario Marcianò ha postato su Twitter e Google+ nuovi collegamenti ai suoi articoli. A quanto pare non ha intenzione di smetterla…

17.12.15

storie di natale ma anche no ( 13 anni Rinuncia al regalo di Natale per aiutare i bambini africani Il 13enne ha deciso di devolvere la paghetta ad Amref ed altre storie , provincia pavese , )

  da


Valeria, un mese dopo: Venezia ricorda la ragazza uccisa a Parigi
Il papà della Solesin: "Tre religioni insieme, convinti della nostra scelta". Decine di richieste per borse di studio e iniziative in memoria della ricercatrice morta al Bataclandi Francesco Furlan







VENEZIA. «Abbiamo fatto quel che credevamo giusto di dover fare, e credo che la nostra scelta possa aver avuto un senso nella misura in cui sono stati tantissimi gli attestati di vicinanza e partecipazione che abbiamo ricevuto. Forse qualche corda e qualche cuore siamo riusciti a toccarli». Alberto Solesin è il padre di Valeria, la studentessa di 28 anni, dottoranda alla Sorbona, uccisa dai terroristi un mese fa nell’attentato del teatro Bataclan, e salutata il 24 novembre con una cerimonia civile in Piazza San Marco, con la partecipazione dei rappresentanti delle tre religioni monoteiste, oltre che i rappresentanti delle istituzioni, a partire dalla carica più alta dello Stato, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Una scelta che la famiglia Solesin aveva fatto per dare un messaggio di pace dopo un attentato dichiarato nel nome di Allah, una scelta di cui, come racconta il padre di Valeria, «restiamo fortemente convinti. Anche la messa a disposizione di Piazza San Marco da parte delle istituzioni è stata una cosa eccezionale, straordinaria». Cerimonia civile e non laica - come ha spiegato più volte la famiglia - proprio per non dare l’idea da tagliare fuori i credenti, cattolici, ebrei o musulmani che fossero. Ora l’idea del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è di fare di Alberto Solesin, con un ruolo che dovrà essere maggiormente definito, un testimone per il dialogo e per la promozione della pace.






«Se il sindaco o chi per lui ritiene che da questa disgrazia si possa trarre un esempio o un insegnamento», aggiunge Alberto Solesin, «faccia la sua proposta e noi la valuteremo. Per me e per la mia famiglia però adesso è ancora troppo presto per ragionare di queste cose. Riceviamo quotidianamente proposte di borse di studio intitolate a Valeria o proposte di altre iniziative, e non riusciamo a tenere il conto di tutte». Tanto che la famiglia si augura che possa esserci una forma di coordinamento anche se è chiaro che in questa fase non possano essere loro a ricoprire questo ruolo.







Ma le tante richieste che arrivano alla famiglia per ricordare Valeria sono la prova della vicinanza e dell’affetto di tante istituzioni differenti, di moltissime persone e di tanti che, anche non conoscendo personalmente Valeria Solesin, hanno visto in lei e nel modo in cui la sua famiglia ha affrontato la tragedia, senza mai cedere alla rabbia e all’odio nei confronti degli altri, un esempio e un modello. Anche dopo il discorso letto da Solesin durante la cerimonia civile davanti a centinaia di persone in Piazza, a milioni davanti ai televisori per la scelta di molti canali di trasmetterlo in diretta.
«Qualcuno ci ha detto in questi giorni che la nostra famiglia ha rappresentato un esempio di compostezza e dignità quasi che noi potessimo significare un esempio per molti», disse Solesin, con la moglie Luciana Milani a sostenerlo, «e se questo è appena lontanamente vero, dico che questo era dovuto e dedicato a tutte le Valerie e Andrea che lavorano, studiano, soffrono e non si arrendono». Un messaggio a non arrendersi raccolto anche da coloro che vogliono continuare a coltivare i valori che ispiravano la vita di Valeria, ricordati dal padre nei giorni della tragedia: il lavoro (il lavoro femminile era la sua materia di studio all’istituto di Demografia), la solidarietà, la voglia di partecipazione e il coraggio di continuare. Valori che le erano stato trasmessi dalla sua famiglia, e che in molti adesso non vogliono dimenticare.

infatti sempre  da la nuova  venezia



Borsa di studio in memoria di Valeria
Mille euro per un alunno dell’istituto San Girolamo. La madre ringrazia: «La scuola è il luogo in cui si creano i cittadini»gli interventi sanitari, non solo quelli di emergenza, ma anche in favore di chi non ha protezione sanitaria


È la prima borsa di studio dedicata a Valeria Solesin, la 28enne veneziana rimasta uccisa a Parigi a causa degli attentati degli estremisti islamici. A deciderlo è stato il Consiglio d’amministrazione della «Arciconfraternita di San Cristoforo e della Misericordia», che in occasione della consegna degli attestati di frequenza al corso di primo soccorso concluso nei giorni scorsi, ha voluto consegnare ieri ai genitori della giovane mille euro per uno o più alunni meritevoli e, naturalmente meno abbienti, dell’Istituto comprensivo di San Girolamo, quello in cui Alberto Solesin è dirigente scolastico e, dunque, sarà lui stesso, concordando con il Consiglio d’istituto, a decidere a chi - presumibilmente uno o più ragazzi di prima media - consegnare quel denaro.
A riceverlo, dalle mani del presidente della «Misericordia» Giuseppe Mazzariol, Luciana Milani, la madre di Valeria: «Ringrazio non solo per la grande e umana comprensione, ma anche per il gesto fattivo in memoria di Valeria», ha detto Luciana. «Voglio ricordare», ha proseguito, «che sia io sia mio marito siamo impegnati nella scuola, un luogo importante perchè serve ad educare, a imparare a socializzare, a creare i cittadini».
Prima di lei è intervenuto il presidente Mazzariol, il quale ha ricordato uno degli interventi più citati del presidente Usa Franklin Delano Roosevelt, il quale aveva elencato l’importanza delle quattro libertà e, l’ultima, era quella dalla paura. «Alla morte», ha sottolineato chiaramente emozionato, «si risponde con la vita».
Prima ha spiegato che il corso di primo soccorso appena concluso è stato l’undicesimo e il prossimo anno, sicuramente, comincerà il dodicesimo. A parteciparvi (sono 18-20 lezioni) numerosi giovani. A tenerlo 18 docenti, tra cui 12 medici, quindi infermieri professionali e una capo sala, a dirigerlo è il dottor Lodovico Pietrosanti, ex dirigente del 118, e il coordinatore è anco Osti, ex primario Pronto soccorso San Donà. Le lezioni teoriche sono seguite a fine corso da una parte dedicata alla pratica, con simulate seguite da infermieri del Suem.
Ogni lezione è condotta da un professionista. Gianluigi Da Campo, traumatologo, parla di lussazioni e ferite;Maurizio Morgantin, anestesista, spiega in cosa consistono le alterazioni dell'apparato respiratorio. Lo stesso Pietrosanti illustra il corretto uso del defibrillatore.
Infine, hanno preso la parola il consigliere comunale Maurizio Crovato, in rappresentanza del sindaco che si trova a San Pietroburgo, il quale ha ricordato la sua eperienza dei 18 mesi di vigile del fuoco di leva: «Grazie proprio al corso di pronto soccorso credo dei aver salvato almeno tre o quattro vite». Quindi ha preso la parola don Dino Pistolato, in rappresentanza del Patriarca, e ha fatto riferimento all’anno giubilare della Misericordia indetto da papa Francesco. Infine il direttore generale dell’Asl 12 Giuseppe Dal Ben ha fatto l’elogio dei volontari della Misericordia che spesso operano accanto a medici e infermieri del Suem in una città difficile e unica per i soccorsi come Venezia. Infine, ha preannunciato che in previsione c’è l’inserimento dei volontari della Misericordia nel Pronto soccorso degli ospedali veneziani. In Italia le Misericordie nascono a seguito della saggia decisione di Napoleone di seppellire i morti fuori dai centri abitati per questioni sanitarie. A Venezia prima fu adibita l’isola di San Cristoforo poi quella di San Michele e nel 1824 proprio per evitare che si
perdesse il culto del suffragio dei morti nacque il primo sodalizio. Lentamente, poi, gli obiettivi sono cambiati e al primo posto della Misericordia sono gli interventi sanitari, non solo quelli di emergenza, ma anche in favore di chi non ha protezione sanitaria.


  da  http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/12/15/


La volontaria trentina si racconta: «La mia lotta a Ebola e la rivincita di Nubia»
L’infermiera Rosa Crestani, di Albiano, da 10 anni con Medici senza frontiere. Una battaglia premiata dalla nascita dell’unica bimba sopravvissuta al virus
di Sandra Mattei





TRENTO.
 Vent’anni dalla prima esperienza in Africa e dieci in Medici senza frontiere, in lotta contro le malattie infettive e, da due anni a questa parte, contro la più devastante, Ebola.
Questa storia la racconta Rosa Crestani, 46 anni, di Albiano, proiettata da quando ne aveva 26 in una dimensione dove carestie, guerre e malattie sono lo scenario quotidiano. E dove, qualche volta, succedono anche i miracoli, come quello della neonata Nubia, la prima mai guarita da una mamma malata.
«Tra agosto e settembre 2014 c'è stato l'apice della diffusione del virus Ebola ed ora, dopo più di 20 mesi di lavoro, si è entrati nella fase finale. In quei due mesi lavoravo in sede a Bruxelles 20 ore al giorno per seguire gli 11 progetti Ebola nei 3 Paesi colpiti ed allestire a Monrovia, in Liberia, il più grande ospedale mai realizzato, con 400 posti letto». Lei, che aveva sempre sperato di fare la volontaria in Africa, è riuscita a farne un lavoro, quando è entrata in Medici senza frontiere.

Quando è iniziato il suo impegno in Africa?

Dopo il diploma, ho lavorato per due anni all'ospedale Santa Chiara e sono quindi andata nel ’96 come volontaria nella Repubblica Centroafricana con un'organizzazione cattolica, le Caterinette, missionarie laiche dell'ordine di Santa Caterina, che cercava infermiere. Ho iniziato a lavorare in un ospedale con 100 posti letto, ma sul territorio c'erano 20 dispensari da controllare. Lì ho imparato tutto quello che so sulle malattie tropicali, ma ho anche seguito l’organizzazione dell'ospedale e dato una mano alle donne locali per avviare delle piccole attività commerciali. Sono stata in Repubblica Centrafricana 4 anni. Sono tornata nel 2000 ed ho fatto domanda in dicembre per entrare in Medici senza frontiere. Nel gennaio 2001 sono partita.

Come si sta evolvendo l'emergenza di Ebola?

Siamo entrati finalmente nella fase di declino. La Sierra Leone è già stata dichiarata libera da Ebola (quando per più di 42 giorni non ci sono nuovi casi), in Liberia il termine sarà verso metà gennaio (se non ci saranno casi) e in Guinea abbiamo appena rilasciato una bella bimba di nome Nubia, nata nel nostro centro e sopravvissuta al virus: è la prima volta nei 40 anni di storia di Ebola che un nuovo nato riesce a sopravvivere! Una bella bimba ritornata nella sua famiglia da un paio di settimane. Se tutto va bene anche la Guinea sarà debellata dal virus .

Come è stato possibile?

La madre, positiva, era arrivata in ospedale convinta di essere incinta di sette mesi. Purtroppo lei è morta poco dopo la nascita, ma la bambina non solo non era prematura, ma aveva buoni riflessi. Così tutto lo staff si è concentrato per salvare la piccola.

Come si è formata in questa specializzazione?

Mi hanno inviata in Ciad, dove c'era un'epidemia di morbillo e poi di meningite. Dovevo stare 2 mesi, invece sono rimasta 7 continuando un lavoro di sorveglianza nutrizionale dopo che le due epidemie erano terminate. In seguito sono partita come coordinatrice di progetti in Burundi per rispondere alle emergenze di crisi nutrizionali e per gli sfollati vittime di attacchi di ribelli. Dal 2005 sono entrata nell'équipe per le emergenze della sezione belga di Msf. Nei primi 14 mesi sono partita in 7 missioni, sempre nell'ambito di emergenze mediche e umanitarie soprattutto in Africa dove sono ancora diffuse la peste, il colera, il morbillo, la meningite, la Dengue ed Ebola. Ma le emergenze di cui si occupa l'organizzazione sono su tre fronti: da quelle sanitarie, alle catastrofi naturali a quelle provocate dall'uomo: guerre, sfollati, rifugiati. In questo momento mi occupo direttamente dei progetti in Ucraina, dei progetti post-terremoto in Nepal e supporto parte dell’azione nel soccorso in mare.

Come si sostiene Medici senza frontiere e come interviene?

Msf è attiva ovunque ci sia qualche emergenza. Siamo intervenuti in Myanmar e Siria, anche se in quest'ultimo paese abbiamo dovuto lasciare, per ragioni di sicurezza. Anche in Eritrea e Somalia non abbiamo accesso (qui abbiamo perso amici e colleghi): lavoriamo in più di 60 paesi. Ci sono cinque centri operativi a Bruxelles, Parigi, Amsterdam, Ginevra e Barcellona e ci sono 23 centri nazionali collegati alle operazioni (sia per reclutare volontari che per raccolta fondi). L’ufficio
di Roma, ad esempio, gestisce progetti direttamente ed è partner di Bruxelles, dove io lavoro. Per quanto riguarda i fondi, i finanziamenti di Msf sono all'88% di privati, non vogliamo finanziamenti da istituzioni governative, perché vogliamo mantenere la neutralità e la nostra indipendenza.


da  http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2015/12/15/

RONI
Rinuncia al regalo di Natale per aiutare i bambini africani
Il 13enne ha deciso di devolvere la paghetta ad Amref e sta promuovendo una raccolta di fondi in classe



BRONI. Ha rinunciato al suo regalo di Natale, una canna da pesca, per donare i suoi soldi, 150 euro, ad un’associazione di volontariato e adesso sta promuovendo nella sua classe, la seconda B delle medie Contardo Ferrini, una raccolta fondi per aiutare un compagno appena arrivato dal Camerun. Pietro Busi, 13 anni, è il protagonista di questi atti di generosità, semplici ma al contempo molto significativi in un momento in cui il mondo è lacerato da divisioni e odio. Nei giorni scorsi, il ragazzo si è presentato al banchetto allestito in piazza Garibaldi dal Gruppo amici di Amref, un’associazione benefica che sostiene progetti di sviluppo in Africa, per consegnare una busta contenente la sua offerta.
«In quinta elementare – spiega Pietro – avevamo fatto un progetto insieme ad Amref, che prevedeva lo scambio di disegni con alcune scuole del Kenya. Mi ha colpito molto questa cosa e allora ho deciso di dare i miei soldi ad Amref. Ho già iniziato la raccolta anche per l’anno prossimo». L’associazione promuove da alcuni anni uno scambio culturale tra gli studenti di Broni e quelli del distretto di Malindi, in Kenya. Ma la generosità del 13enne non si ferma qui. Nelle scorse settimane nella classe di Pietro è arrivato un ragazzo originario del Camerun, che purtroppo non dispone del materiale per disegnare: «E’ in classe da poco, saranno due – tre mesi – dice Pietro – abbiamo deciso di fare una colletta per acquistargli compassi, matite, pennarelli. Tutti hanno accettato con entusiasmo.
Domani pomeriggio, andremo insieme in una cartoleria per comperare tutto». Hai rinunciato a qualcosa per donare i soldi ad Amref? «A qualcosina sì – risponde - ma l’ho fatto con piacere». Pensi un domani di dedicarti al volontariato? «Sicuramente penso che da grande farò il volontario – dice - Voglio aiutare i bambini più sfortunati, credo che mi avvicinerò ad Amref perché mi ha colpito molto». «Vista la situazione del mondo in questo momento – spiegano Bruno Busi e Giuseppina Vinzoni, i genitori – è una bellissima cosa avere dei figli che accolgono spontaneamente le persone più sfortunate. Si è presentato con la sua busta e l’ha consegnata alle volontarie dell’associazione. Ci ha detto: "La canna da pesca me la porterà Babbo Natale e io preferisco dare questi soldi a chi è in difficoltà". E’ molto coinvolto in queste iniziative e siamo felicissimi perché siamo una famiglia
aperta». Il gesto ha commosso tutte le volontarie: «Grazie ancora alla generosità di Pietro – spiega Ornella Daturi, presidente del Gruppo amici di Amref - e alla sua famiglia che lo ha educato a grandi valori senza pregiudizi di razza nè di colore della pelle».

Franco Scabrosetti




3.12.15

oltre i pennivendoli \ servi del potere anche i bufalisti e complottisti gettano merda su valeria solezsion


i  pennivendoli   
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/11/i-pennivendoli-e-i-seminatori-dodio.html




Valeria Solesin non è morta: forse non è mai esistita o forse se la sta spassando alle Maldive con i nostri soldi. Questo è quello che continuano a dire sul Web certi personaggi per sostenere le loro teorie del complotto sugli attentati di Parigi.Non è morto nessuno! È un false flag! Ci vogliono ingannare!Uno di questi è Rosario Marcianò, già noto alle cronache per le sue battaglie (e libri in vendita…) sulla ridicola questione delle scie chimiche dal blog Tanker Enemy. Non so che problemi abbia questo “signore” ma spero che gliene arrivi presto qualcuno, perché quello che scrive non può e non deve passare inosservato. Ecco alcuni commenti pubblici presi dalla sua pagina Facebook in ordine sparso:
I genitori di Cinzia le hanno dato della pazza. Ci credo…
Rosario Marcianò ci informa che Valeria Solesin è a spassarsela alle Maldive, pagata dallo Stato.
Funerale con bara vuota! Senza vergogna proprio… E brava Sonia! La madre si è truccata per fare la recita!
Chiaro? Valeria Solesin non è morta… Complimenti Rosario, complimenti.
Già, chissà quante risate si sta facendo…
Per l’astuta Anna il fidanzato è complice dell’omicidio.
“Foto taroccata per imbecilli”. Gino Strada bugiardo e complice. Emergency fa la recita per soldi? Finito Rosario? No…
In questa foto Marcianò allude che il padre di Valeria, Alberto Solesin, sia in realtà uno dei suoi “acerrimi nemici”, Angelo Nigrelli, o che gli somigli. Questi i commenti dei fans di Marcianò:
Spero che chi di dovere possa intervenire e INTERVENGA. Denunciatelo, toglietegli Internet, fategli un TSO, arrestatelo, qualsiasi cosa ma fermatelo.
[Aggiornamento: video commentato da Marcianò che parla di recita dei genitori al funerale della figlia]








Qui potete vederlo in azione qualche giorno fa a Torino in un dibattito sulle inestistenti scie chimiche:






[Aggiornamento del 2 Dicembre 2015: nuovo folle video da una diretta streaming]
Non scordiamoci di Antonio Marcianò, fratello di Rosario, che gestisce il blog bufalaro Zret, entrato anche lui nella triste vicenda:
Qui un articolo di Repubblica del 2013 su i due fratelli: genova.repubblica.it
[Nuovo aggiornamento: abbiamo un altro fenomeno!]
PS: il signor Rosario ha pubblicato sul suo sito una lista di persone e organizzazioni (ma che è? La Gestapo?) definite da lui “normalizzatori”, ovvero “disinformatori” che vogliono nascondere la “realtà” delle scie chimiche perché pagate o facenti parte di una fantomatica organizzazione massonica che vuole distruggere il mondo. Beh, ci sono anche io in lista!!! Yuuuh uh!

26.11.15

i pennivendoli e i seminatori d'odio della destra xenofoba e malpancista lanciano merda sulla ragazza italiana morta a parigi il 13 \ 11\2015 e scambiano beceramente laicità e multiculturalismo per ateismo



  ti potrebbe interessare  quest''altro  mio post 


Lo  so' m'ero tenuto  in disparte  sul  web  e dalla  tv  da  gli ultimi avvenimenti  di Parigi , e  e  alle  due morti     la  prima  Valeria Solesin 

la  seconda    de  25\11\2015


               Adolescente austriaca si arruola nell'Isis. Poi ci ripensa: "Uccisa a martellate"
Ieri alle 15:47 - ultimo aggiornamento alle 16:46


samra kesinovic
                                             Samra Kesinovic



Ad aprile dello scorso anno due adolescenti austriache avevano lasciato il loro Paese per unirsi all'Isis, in Siria.
Ed erano state utilizzate più volte dalla propaganda dello Stato Islamico, sempre in cerca di "foreign fighters" da esibire con tanto di velo e le kalashnikov in mano.
Ma, riportano alcuni media austriaci, una delle due adolescenti - Samra Kesinovic, di 17 anni - si sarebbe pentita e avrebbe chiesto di poter tornare a casa.
I miliziani, però, non gliel'hanno fatta passare liscia.
Sempre stando a quanto riferito dai media d'Austria, la giovane sarebbe infatti stata picchiata fino alla morte a colpi di martello.
Una vera e propria, truce e brutale rappresaglia per aver cercato di fuggire da Raqqa, roccaforte jihadista.
Con lei aveva lasciato Vienna per unirsi all'Isis anche Sabina S., 16 anni.E anche lei sarebbe morta, nei mesi scorsi, ma in combattimento.Le autorità austriache non hanno commentato la notizia.Entrambe erano figlie di bosniaci musulmani emigrati a Vienna.


perchè :


 1)  preferisco   esercitare la mia libertà    senza    conformarmi  alla massa  , ma  soprattutto  perchè  ragionare  con certi imbecilli ( metaforicamente parlando è tempo perso ovvero lavare  la  testa  dell'asino con il sapone  )







2 )  perchè ci sono   troppi semnatori d'odio  e  servi   di regime     eccone   gli esempi più noti  



3) per evitare accuse  polemiche    come  quelle   a  cui     risponde    questo articolo   de ilfattoquotidiano 


MEDIA & REGIME
Valeria Solesin: risposta breve a chi ci accusa di piangere ‘solo’ per lei


Risposta breve a quelli che, se osi dire che hai pianto per Valeria Solesin, ti rispondono “sei un ipocrita, perché non piangi anche per i curdi? E per i siriani? E per i bambini in Africa? E per le libellule daltoniche della tundra?”.
La risposta è: avete un po’ rotto le palle. Per una serie di motivi.
Perché, prima di tutto, piango per quello che mi pare. Io come voi, io come tutti. E non avverto certo l’esigenza di chiedervi il permesso.
Perché ho sempre il timore che poi, dei curdi o dei siriani, in buona sostanza non è che in realtà ve ne freghi molto. Non vorrei che li citaste solo in ottica anti-americana e anti-occidentale. Per fare i bastiancontrari. Per sentirvi diversi. E magari pure un po’ fighi.
Perché, se non vi spiace, se vogliamo giocare agli “antioccidentali” (che è spesso appunto un gioco, una posa, una moda) sono più preparato di voi. E soprattutto molto meno banale.
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Perché ragionate in bianco e nero, e non vedete le sfumature. Ragionate per barricate anche nel dolore, e questo è terrificante.
Perché avete un concetto della lacrima assurdamente “stitico”: piangere per Valeria non vuol dire piangere “solo” per lei (la qual cosa sarebbe comunque lecita, con buona pace della vostra indignazione molesta). Le lacrime, per chi ne ha e son sincere, non finiscono mai e si può piangere per tutto. Anzi: si deve. Per Valeria. Per i siriani. Per i curdi. Per un amico che se ne va. Per un cane che ti lasci. Persino per un panda che hai visto a malapena su Youtube.
Perché fingete di non sapere che l’essere umano è così, e – giusto o sbagliato che sia – la morte di chi si ha vicino (geograficamente, affettivamente) ci colpisce di più: ci fa sentire ancor più labili, ci ricorda la nostra stessa morte.
Perché siete prevedibili – tanto prevedibili – come quelli che, a ogni post, rispondono “e i marò”, “e le foibe” (e stocazzo).
Perché quel che è accaduto al Bataclan, e non solo al Bataclan, di colpo ha cambiato le nostre vite. E – sì, a noi occidentali, fallibili e colpevoli come e più degli altri – ci ha travolto più di tutto il resto. E ci ha travolto per la vicinanza, l’assurdità della ferocia e l’enormità del male.
Perché rischiate di apparire piccoli piccoli, dando addirittura consigli al fidanzato di Valeria su come dovesse comportarsi durante la mattanza (al suo posto, come tutti e me per primo, ve la sareste fatta sotto) e trovando il modo di fare polemica persino nel cordoglio. Nello sgomento. Nel dolore. E se così fosse, se davvero fosse questo il vostro intento, un po’ dovreste vergognarvi.


Ma  davanti  alle parole  di  un altro esponente  ( perchè  si  ce  ne  sono anche  non vanno in tv  )  dei seminatori    d'odio 






Perché non andrei mai oggi ai funerali atei di Valeria Solesin
di Camillo Langone |  sul  il foglio  del  24 Novembre 2015 ore 06:21







San Marco, nemmeno se abitassi a Venezia, nemmeno se abitassi nel sestiere che da te prende il nome, nemmeno se abitassi a pochi metri dalla piazza a te intitolata sarei andato oggi ai funerali atei di Valeria Solesin, la donna veneziana uccisa dai coranisti al Bataclan. La sua anima è adesso nelle mani di Dio e io devo pensare alla mia. Non vorrei farmi complice di un gesto parassitario e irrispettoso: pensano che tu sia un contaballe e che il tuo Vangelo valga meno dei libri di Nuzzi e Fittipaldi? E allora perché usano la tua piazza? Per sfruttare la tua basilica come sfondo per selfie? Se fossero coerenti il loro rito nichilista lo avrebbero organizzato a Mestre, in qualche piazza dalla toponomastica assessorile con edilizia affine, una roba ovviamente squallida tipo piazza XXVII Ottobre. Leggo in un comunicato che la cerimonia è “aperta alle donne e agli uomini di ogni credo”. Pertanto pure alle donne e agli uomini che credono nello stesso Corano in cui credevano gli assassini di Valeria: forse però solo a quelli che credono nel Corano parzialmente, visto che l'evento è blindatissimo e che la blindatura non sembra avere altro scopo che tenere alla larga quelli che credono nel Corano integralmente. San Marco, i funerali disperanti di oggi sono un modo per strappare i denti al tuo leone, umiliare Venezia degradandola a fondale, procedere cantando in coro l’anticristica “Imagine” sulla via della deculturazione: ci vediamo un'altra volta

 <<  Ci sono persone, come i genitori di Valeria Solesin, che fanno pensare alla possibilità di un paese migliore. Ci sono persone, come i talebani cattolici  >>  fra  cui quello che  ha scritto l'abberrante  articolo <<  che li stanno coprendo di insulti su Facebook per il funerale laico, che fanno pensare a come sarebbe possibile e vicino, quel paese migliore, se la sua parte oscura guardasse da vicino la tenebra che porta nel cuore. >> Loredana Liperini 


infatti   concordo con  quanto dicono  sul mio fb 

Pierluigi Catellani Certo non è questione di essere o meno cattolici o religiosi, ma di non accettare di lasciare trionfare la cultura di chi sta terrorizzando il nostro mondo. P.s.non sono cristiano praticante.

Immacolata Ziccanu Da qualsiasi bordello provengano, finchè ci saranno i talebani, marionette utilizzate dal potere, non ci sarà mai pace in questo mondo. Ogni volta che un giornale riporta subdolamente, senza commenti e compiacente, certe idiozie non fa altro che instillare odio nelle greggi

concludo coni commenti più interessanti   della   discussione avvenuta  nella bacheca  (  ne  ho riportato  sopra   il post  ma  che trovate  qui  )  di Loredana  Liperini  
Luis Ella Non é questione di parteggiare per il funerale laico o religioso. La questione é il rispetto degli altri. Non ha senso essere favorevoli o contrari. Non stiamo parlando di noi. E speriamo di non trovarci mai nella loro situazione. É inutile scrivere liberté egalité fraternité
Loredana Lipperini Infatti non ha senso. Non hanno senso le classifiche, i giudizi e i veleni. Ma che venga fatto "in nome di Dio" mi fa un po' male.
Luis Ella Io sono atea, ma mai mi permetterei di criticare un funerale religioso. E partecipo senza giudizi e senza commenti. Rispetto rispetto rispetto!
Mario Cesare Borghi L'elaborazione del lutto e di tutti gli annessi e connessi è una cosa talmente privata, delicata e misteriosa che nessuno dovrebbe permettersi di commentarla. Ho letto il termine "Preghiera laica", mi chiedo cosa sia.

Spero, piuttosto, che quella povera ragazza possa essere un monito per chi ci "governa". Il padre ha detto (cit. Corriere della Sera, virgolettato): «... era a Parigi anche perché Venezia non riesce più a offrire lavoro ai suoi giovani ... Una delle tante giovani italiane andati all’estero per lavorare». Ecco cosa mi disgusta di più, la passerella di tutti quei volti laGrimosi come coccodrilli, a farsi belli sul cadavere di una ragazza giovane e fresca costretta ad andare all'estero per dare il meglio di sé.Ecco.

Il resto è la solita, immancabile, cornice di stupidità.

Dino Villatico Voglio fare l'avvocato del diavolo, anzio, io non credente l'avvocato del Vangelo: ma codesti cattolici astiosi e intransigenti conoscono i due comandamenti di Gesù, gli unici, per lui, che contano? Gli chiesero: Maestro, qual è il comandamento più importante? Risposta: Due soli: uno, ama Dio sopra ogni cosa. Domanda: E l'altro? Risposta: E' simile al primo: ama il prossimo tuo come te stesso. Cito a memoria. Ma credo in maniera abbastanza fedele. Gl'integralisti lo sanno? e se lo sanno, perché non lo mettono in pratica?
Viviana Filippini non ho parole solo sgomento... 
Emoticon frown
 incalcolabile.... ma il rispetto dove sta?

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...