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8.5.23

Paolo Crepet: “Michela Murgia dà la parola ai morituri. Qualche cretino dirà che è esibizionismo, ma le sue parole sono rivoluzionarie”

 di  solito  non  commento tali  cose   perché    non  saprei cosa  dire    e  quindi come in questi caso lascio  la  parola    agli  altri .  Prima  con  l'articolo  di  Daniela   Tuscano   (  lo  trovate  qui  )     e poi  questo bellissimo  (  ogni  tanto mi  trova  d'accordo  )  di  Crepet 


Paolo Crepet: “Michela Murgia dà la parola ai morituri. Qualche cretino dirà che è esibizionismo, ma le sue parole sono rivoluzionarie”

Paolo Crepet: “Michela Murgia dà la parola ai morituri. Qualche cretino dirà che è esibizionismo, ma le sue parole sono rivoluzionarie”

"Le vorrei dire grazie. Per le parole e il coraggio"

19.9.21

Femminicidi e Cartabia

 Non sempre  le  email  che  ricevo  o  su   messanger  ( l'email  di  facebook   )  o  a  quella  del sito  (  redbeppe@gmail.com )   sono  spazzatura  ed   finiscono nel cestino  . Alcune ,  pochissime    in verità  ,  sono interessanti   e da  pubblicare   per  evitare  che  il  loro  contenuto     vada disperso nel vento o nella  polvere  (  Ask the Dust) ) del tempo
Eccovi la  lettera  , ovviamente  con richiesta   espressa  di non pubblicare  le  generalità   della  persona    che  mi  ha  scritto   l'email  



Carissimo
Visto  che  ti occupi  di femminicidi  e delle  loro  cause non  solo    nella  data ipocrita  e  pulicoscoienza  (  come la  chiami   giustamente  tu  )   el  25  novembre     ti    chiedo  Per quale motivo   la magistratura    non tratta  le denunce di stalking delle donne con gli stessi strumenti con i quali affronta le persecuzioni di altra natura ?”.

                                               lettera  firmata 

Carissima  

Non essendo esperto dal punto di vista legale nè antopologico della materia ho chiesto, a chi ne sa più di me, il perchè e soprattutto se con la riforma Cartabia le donne vittime di violenza e stalking siano più o meno tutelate ho ricevuto le risposte che trascrivo. aggiungendovi  lo so che dovrei   << Abbiate soprattutto il desiderio di separare le cose dal rumore che esse fanno>> (   senceca  )  ovvero  tenere separati le mie opinioni personali dai fatti ,il mio  pensiero \ indignazione .
1) In appello è possibile chiedere il Concordato, istituto giuridico che permette di trovare un accordo tra imputato e pubblica accusa sulla pena da comminare. Il Concordato finora era escluso per i procedimenti di prostituzione minorile, pornografia minorile, detenzione di (ingente) materiale pornografico, pornografia virtuale, ma anche violenza sessuale, atti sessuali con minorenni, violenza sessuale di gruppo e così via. Attenzione quindi: con le nuove norme il Concordato in Appello sarà previsto anche per questi procedimenti in cui le vittime sono soprattutto donne e minori. 2) Oggi il giudice può assolvere un imputato che ritenga abbia commesso un reato tenue, per delitti che prevedono una pena massima fino a 5 anni. Con la Riforma sarà “tenue” il reato con pena minima fino a 2 anni. Tra questi rientrano molti reati contro le donne come il revenge porn e la costrizione al matrimonio. Dopo l’allarme lanciato dagli articoli del “Fatto Quotidiano” sono stati esclusi i reati sulla violenza alle donne “riconducibili alla Convenzione di Istanbul”.
Ora   come  potrai  vedere   c’è da rimanere di sasso : perchè  come al solito, mentre si guarda il dito ( le polemiche su una frase particolarmente infelice e sulle relative aggressioni social ) si perde di vista la luna, che forse è troppo scomodo osservare: e, cioè, quando si tratta di violenza contro le donne, parliamo degli strumenti spuntati di una giustizia addirittura ammorbidita (  metaforicamente  parlando   )  dalla riforma firmata da un ministro donna. Infattti davanti a un numero  sempre   più  spaventoso di femminicidi – 83 da inizio anno, 7 negli ultimi dieci giorni – la lettera  di ***  appare totalmente condivisibile: “Perché davanti a minacce mortali, non riunire lo stesso comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che agisce nei casi di minacce della criminalità organizzata, con il compito di valutare le informazioni degli investigatori sul reale pericolo di incolumità della donna denunciante?”. Insomma, le vittime che denunciano,  quando  denunciano  ,  minacce di morte (come aveva fatto inutilmente, uno degli ultimi  casi   di femminicidio , la  povera  Vanessa Zappalà, la giovane di Aci Trezza assassinata in mezzo alla folla dal suo ex fidanzato) andrebbero trattate come giornalisti o imprenditori a rischio. Sacrosanto, se non fosse che, come dimostrano le sanzioni   , se     e  ci  sono  , all’acqua di rose di cui sopra, c’è tutto un contesto politico  - culturale che continua      a giudicare le persecuzioni contro le donne un reato (e un allarme sociale) di serie B. Ovvero, ci si occupa del problema,come  ( ua delle poche  cose  che  condivido   d con lei   )   scrive Murgia, “quando delle donne ci sono già i cadaveri”. Senza contare che per  il femminicida  “rischiare sei mesi in più o in meno di carcere non ha alcuna rilevanza per uno che pur di ammazzarti è disposto a uccidersi a sua volta”. Fino a quando scopriamo che un momento prima di sparare, accoltellare, massacrare di botte lo stalker può benissimo appellarsi al Concordato, oppure invocare il “reato tenue” ( a parte il vago riferimento a una convenzione internazionale). Una vergogna. Ministra Cartabia, cosa aspetta a intervenire   forse  che   ci  sia  un caso  come     quello  di  Helen Joanne "Jo" Cox, nata Leadbeater (Batley, 22 giugno 1974 – Leeds, 16 giugno 2016), una politica britannica, deputata laburista del collegio di Batley and Spen dal maggio 2015 sino al suo omicidio nel giugno 2016.  ?

              Spero  carissima X   d'aver    risposto   al tuo dubbio  e  cordialmente    ti  saluto  



6.4.20

Michela Murgia sfregia Franco Battiato: "Scrive solo minchiate "

Lo so chi scrive o dice minchiate andrebbe ignorato ma è più forte di me . Sopratutto quando a dirne sono degli intellettuali che scrivono benissimo.
Ecco quindi questa mia umile replica a Michela murgia



Cara Michela MurgiaMi fa meraviglia che una persona così intellettualmente colta visto che è nel gotha dei salotti letterari italiani ignori (o faccia finta di non sapere) che una volta lanciato il sasso /provocazione soprattutto oggi si tempi d'internet è difficilissimo Smentire o cambiarne la direzione. E viene diffusa la prima voce o scritto uscito che la rettifica è le precisazioni. Infatti la sua rettifica \ scusaL'immagine può contenere: il seguente testo "Michela Murgia @KelleddaMurgia 4h In risposta a @ludik e @chiara_valerio E' che quando abbiamo lanciato la moneta mi è toccata la parte della cattiva, io che Battiato lo adoro! Ma ovviamente la mia fatica nel parlarle male non è nemmeno paragonabile a quella che sta facendo chi crede che sia tutto reale. 3 19"
 Mi sa tanto di arrampicata sugli specchi ed é peggiore di quello che ha lanciato. È come se io parlo male di una persona in questo caso in intellettuale e poi dico stavo scherzando provocando. O come se picchio qialcuno/a e poi dico stavo scherzando. Complimenti per la spassosa provocazione che permette di parlare di qualcosa che non sia il coronavirus. A quando la prossima ?! Non vedo l'ora di sentirne o leggerne un altra e riservi o polemizzarci
Ora  sarà  pure    come  dice 

Roberto Recchioni
3 hC'è un format in cui ci sono due persone che parlano. Si sceglie un argomento e si tira una moneta. Una delle persone che parlano deve essere "contro" l'argomento e l'altra deve sostenerlo. Significa che chi è "contro" non è che sta dicendo cose che pensa davvero ma sta provando a sostenere una critica che possa "vincere" sulle parole a favore del suo avversario (che, ugualmente, non è per nulla detto che sia davvero a favore di quella cosa).E' un banalissimo esercizio di retorica.In USA ci fanno le gare nei licei e nelle università, lo abbiamo visto in tante serie televisive e film.Serve per migliorare le proprie capacità dialettiche.In Italia succede che se lo fai, ti becchi una vagonata d'insulti da gente che non è capace di capire manco le premesse basiche di questo esercizio.Io non ci credo che ho dovuto prendere le parti della Murgia. Non ci credo.

MA      come     dice   anche   un commento  al suo post  : << Indipendentemente dal fatto che sia un format, ci sta pure che si possano scegliere argomenti su cui essere “contro” che però siano argomentati, appunto, con criterio. Non proprio a caxxo di cane come ha fatto   in questo  caso   [ corsivo mio   ]  la Murgia.>>




Infatti   per sostenere un esercizio di retorica bisogna prepararsi sull'argomento. Che si sostenga il pro o il contro. Ciascuno può fare e dire ciò che vuole è chiaro, mi sconforta la totale impreparazione sugli argomenti che si è scelto di trattare.Infatti Anche perché di argomenti seri per criticare Battiato ce ne sono, non è che non ce ne siano. E lì diventa interessante questo tipo di esercizio. Altrimenti è fine a se stesso. Ossia, sempre per me, inutile.Insomma io dico solo che se mi danno “un esercizio” da fare, quanto meno un poco studio e mi preparo .  e  qui mi fermo  perchè  La cacca più la
mescoli più puzza

13.6.19

chi ancora dovranno insultare I FANS DI SALVINI dopo michela MURGIA E Alice Uli Protto proima di prendere seri provvedimenti UN CAPO DI STATO ESTERO ?

qui  non è più  solo questione   di ; Destra\Sinistra , Conservatore/Progressista , Buonista/ Non Buonista  , Immigrazia  / non immigrazia  , ecc . Ma  di buon senso   e  , di  educazione e di rispetto  . Posso capire   e  comprendere  (   attenzione non giustificare )  che    dialogando  e  scontrandosi  fra   chi  aderisce   ( soprattutto acriticamente )  alla propaganda e  chi ancora  resiste   o  allo sbando   cioè  ne   con l'uno ne  con l'altro   , ci possa  scappare  qualche  vaff   o   insulto  ,  ma      da    insultare      cosi  pesantemente  e sopratutto minacciare violenze e stupri [ SIC SOPRATUTTO DA PARTE DI UNA DONNA VERSO UN ALTRA DONNA ] è segno di un bruttissimo clima ma soprattutto è segno oltre di una diffusa ignoranza politica e cultiurale ,ma soprattutto Quando ti attaccano con insulti sessisti, capisci che hai segnato perché non hanno argomenti! . Bravi Michela e Alice 👏👏👏 . Infatti Michela Murgia : << Io sono forte, ma denuncio anche per le altre vittime di questo squadrismo. E il decreto sicurezza bis è la criminalizzazione della solidarietà. E' fascismo. E si vuol far tacere chi sostiene una versione diversa da quella di Salvini. Non siamo invasi dagli immigrati. E' il Mediterraneo che è invaso di gente che muore". >>
Concordo con

Indy Baldus È alcuni giornalisti continuano a dire che non è fascismo ! Spiace sentire di una totale mancanza di rispetto per una donna, una persona che semplicemente esprime le sue idee! Questo squadrone dell'insulto mi sembra molto vile e si nasconde dietro una tastiera!! Poco onore!!!


adesso dopo lo spiegone veniamo ai fatti




CAGLIARI. Insulti e minacce su Facebook alla scrittrice Michela Murgia. Lo racconta lei stessa: "C'è un gruppo dei sostenitori della Lega che si chiama 'Uniti a Salvini'. Gli iscritti sono 13.595. Qualcuno di loro ci ha postato un articolo che sintetizza il mio intervento a Bologna in piazza Maggiore per la Repubblica delle Idee. Che questa gente mi auguri la morte, lo stupro o mi insulti mi importa poco a titolo individuale. Davanti a questa violenza faccio le sole cose sensate: segnalare il gruppo a FB (cosa che vi invito a fare a vostra volta) e denunciare le persone che hanno scritto le cose penalmente rilevanti". Lo annuncia la scrittrice sarda Michela Murgia sul proprio profilo Facebook, allegando gli screenshot dei messaggi. "Questo gruppo lo faremo chiudere. Cento altri ne sorgeranno e faremo chiudere anche quelli - osserva - Ma quando è chi governa a legittimare questo registro, l'azione della violenza è pedagogia di stato".
E continua: "Questo comportamento ha un nome: si chiama squadrismo ed è l'espressione pratica della violenza come metodo politico. Qualunque leader politico democratico, specialmente uno che fa spendere ai cittadini 404 mila euro all'anno di stipendi per pagare chi si occupa della sua comunicazione, si dissocerebbe immediatamente da chi usa metodi simili. Il ministro degli Interni, che di solito è pronto a twittare su qualunque cosa, invece in casi come questi tace".
"Le pagine di sostegno al governo leghista che consentono questo linguaggio, al di là delle intenzioni dei commentatori - scrive tra l'altro Murgia - hanno come scopo l'intimidazione. Non tanto rivolta a me, che ho sempre detto quello che penso e continuerò a farlo, ma a chiunque possa pensarla nello stesso modo e abbia intenzione di dirlo apertamente, in modo particolare se donne".


 ecco  qui  il  suo  intervento integrale   tenuto a  repubblica delle idee    edizione  2019   a  voi  ogni  idea  pro o contro  a tale  argomento  merito 






e  qui   vili insulti  ù








La seconda   ragazza    ad  essere minacciata  ed  insultata   pesantemente  come   se  non peggio    della Murgia  è    Alice  Proto  .

Vercelli alla fine ha vinto Andrea Corsaro, candidato sindaco del Centrodestra unito. Ma questo la cantante Alice “Uli” Protto non lo sapeva quando ha composto e pubblicato la sua Salvineide. La canzoncina è una rilettura, aggiornata ai nostri tempi, della famosa Badoglieideuno dei canti popolari della Resistenza (scritta tra gli altri da Nuto Revelli).

La Salvineide di Alice Uli Protto

La canzone è stata pubblicata su Youtube e su Facebook il 24 maggio, giorno della chiusura della campagna elettorale e della visita di Matteo Salvini a Vercelli, città dove vive anche la cantante. L’intento non era certo quello di ribaltare le sorti del voto, quanto piuttosto quello di dedicare uno striscione cantato al ministro dell’Interno. Uno di quelli che è difficile far levare dai balconi, perché pubblicato su bacheche e balconi virtuali.





Chissà se invece Alice pensava che oltre alla pioggia di complimenti da parte di molti utenti che evidentemente non votano Salvini sarebbe arrivata anche la scarica d’odio dei sostenitori della Lega indignati e offesi per una canzoncina. Perché si sa che per il Capitano vale la regola “niente critiche solo complimenti” e questa regola va fatta rispettare da tutti, anche da chi non la pensa esattamente come l’elettore-tipo della Lega.

Ormai la Bestia dell’odio non ha più bisogno del suo domatore

Questa volta non c’è stato nemmeno bisogno che il ministro dell’Interno mettesse alla gogna l’autrice del brano come al solito: i patridioti sono arrivati lo stesso. Ormai la “Bestia” si muove da sola, e ci si chiede quanto controllo ne abbiano quelli che l’hanno nutrita e allevata amorevolmente in questi anni a suon di insulti, bacioni e inviti ad andare a mangiare pane e Nutella. Certo: Salvini e Morisi non hanno inventato nulla, hanno solo imbrigliato a fini elettorali il compost fertile dell’Internet che ha voglia di insultare e odiare. Ma per farlo hanno dovuto dare in pasto alla Bestia cittadini, politici, donne e ragazzine “colpevoli” di non stare sulla stessa barca del Capitano.


Grazie di nuovo ai Sentinelli.
Io continuerò a chiamare ironicamente questi commenti "la mia rassegna stampa giornaliera".
Non mi toglierete la voglia di scherzare! 👩🏻‍🎤
L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono

L’istinto del patridiota è quello di insultare. Se la vittima è una donna tanto meglio perché oltre al classico zecca buonista le si può dare anche della troia e della zoccola. Oppure si possono fare raffinate perifrasi degne di Omero per suggerire cosa dovrebbe fare l’autrice della canzone con quella chitarrina, o con quello che ha in mezzo alle gambe.
alice uli protto salvineide insulti - 2alice uli protto salvineide insulti - 9alice uli protto salvineide insulti - 6alice uli protto salvineide insulti - 7
Non sfuggirà di certo ai vari sostenitori della brigataVoltaire come interazioni social del generedifficilmente possano essere considerate come un legittimo diritto ad esprimere la propria opinione che va assolutamente tutelato. Anche chi dice che gli insulti sono l’altra faccia della medaglia della democrazia e che ci si deve sorbire bordate di merda digitale perché si ha avuto l’ardire di esternare al mondo il proprio pensiero forse dovrebbe rivedere le proprie posizioni.
alice uli protto salvineide insulti - 11alice uli protto salvineide insulti - 10alice uli protto salvineide insulti - 4
Essere assaliti ogni volta che si dice quello che pensa da orde di sconosciuti che ci tengono a farti sapere cosa farebbero con te se avessero cinque minuti a disposizione non è affatto piacevole. E non è affatto un sottoprodotto della democrazia. È invece il prodotto della mancanza di una cultura politica che sappia rispondere in modo pertinente alle critiche. Perché nessuno vuole vietare a chi non apprezza la Salvineide di dirlo, si può anche benissimo farlo usando toni “forti”. Ma questo è puro distillato d’odio, che va combattuto, non tollerato.

Oggi 24 Maggio 2019 Matteo Salvini è a Vercelli, la mia città. Non potendo unirmi alla protesta di persona, ho deciso di scrivere un INNO per l'occasione, dal titolo LA SALVINEIDE
(libera riscrittura del canto partigiano "La Badoglieide").


           .


2.3.18

mie riflessioni sulla strage da femminicidio di Latina

Strano tu che parli del femminicidio e delle violenze sulle donne non ci sia nel tuo blog un articolo o una presa di posizione sull'ultimo e terribile fatto avvenuto a Latina .
Questa è una dele email che ho ricevuto redbeppe@gmail.com (email del blog per chi ancora non lo sapesse )
  L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono, persone sedute e spazio al chiuso Ora il fatto è che a volte , parlo per me , davanti a simili fatti , si è come bloccati \ paralizzati da non riuscire a trovare le parole giuste che non siano le solite parole di circostanza  dei nostri\e  politicanti  (I II)   o quelle  sempre uguali     ed  sessiste  ( vedere  articolo  sotto della  Murgia  )  che si trovano sul 90 % dei media .
 Infatti
Michela MurgiaIeri alle 10:56 ·

"Non ci sono parole per questa tragedia", ha detto stamattina il giornalista radiofonico che commentava la notizia del tentativo di uccidere Antonietta Gargiulo e della morte delle sue due bambine per mano dell'uomo da cui si stava separando, il loro padre.
Non è vero che le parole non ci sono. E' vero invece che ci rifiutiamo di usare quelle giuste e continuiamo a pronunciare quelle sbagliate.
La parola giusta è "femminicidio", cioè la morte di una donna progettata da un uomo perché si rifiutava di agire secondo le sue aspettative. E' una parola che dice due cose: che è morta una donna, sì, ma anche il perché.
La parola sbagliata è "tragedia", perché richiama l'immaginario teatrale e inserisce quello che è successo in un quadro da sceneggiata sentimentale dove le persone coinvolte risultano alla fine tutte in balìa del destino. Ma non ha sparato il destino: ha sparato un uomo.
La parola sbagliata è "esasperato dalla separazione in atto". E' sbagliata perché regala un alibi emotivo all'assassino e insinua che la vera colpevole fosse la donna che aveva deciso di interrompere la relazione.
La parola sbagliata è "follia", è "raptus". Nessun femminicidio avviene di punto in bianco: tutti sono la punta estrema di un crescendo di violenze che in questo caso, come in molti altri, erano state rese note anche alle forze dell'ordine. Ogni femminicidio è l'esito di un progetto di annichilimento. Considerare reato solo la fine di questo progetto significa non poterlo mai impedire.
Spiace leggere sui giornali ancora parole come queste.
Indigna che una donna sia andata a chiedere aiuto alle forze dell'ordine e non sia stata presa sul serio perché ha dichiarato "solo" la sua paura.
Addolora pensare a quante donne, leggendo che denunciare non serve a salvarsi, a denunciare forse adesso non ci andranno più.
Servono soldi ai centri antiviolenza, i soli che prendono sul serio la paura delle donne ancora vive. Servono progetti di formazione scolastica contro gli stereotipi di genere che ancora costruiscono il maschile possessivo ed esigono il femminile remissivo. Serve educare i giovani all'addio inevitabile, alla sconfitta che fa parte dell'umano, alla perdita vissuta con responsabilità, in modo che l'unica via di risoluzione al dolore non sia più la distruzione di quello che ci fa soffrire.
Leggete i programmi elettorali. Ditemi queste cose dove le trovate
l'unico  pensiero   che sono riuscito a    formulare   è questo  





concludo  qui  con    questo  post   del mio contatto


Doriana Goracci si trova qui: Cisterna di Latina.
28 febbraio alle ore 19:24 ·

non si può mettere la faccia di uno che ha sporcato la divisa che portava per lavoro, da carabiniere, non si può mettere la foto di uno che se l'è pensata bene, aspettando alle 5 in garage la moglie che stava andando al lavoro in fabbrica alla findus, da cui si sarebbe separato il 29 marzo, per spararle più colpi, senza finirla e poi subito dopo aiutata dalle vicine di casa, ancora viva hanno detto e chissà cosa pensa se ce la fa... Se l'è pensata bene quando ha preso nella sua borsa le chiavi di casa e ha ammazzato da subito la figlia di 14 anni e l'altra di 8 che avevano raccontato ai servizi sociali e all'avvocato della mamma le loro paure, nel vedere quell'avanzo di padre disumano fare violenza sulla loro madre, se l'è pensata bene a rimanere rinchiuso in casa e togliersi la vita da solo dopo 8 ore: oh come avrei sperato che finisse per decenni in carcere con la paura che qualcuno gliela avrebbe fatta pagare...lei Antonietta Gargiulo di soli 39 anni non lo aveva denunciato per paura che perdesse il lavoro...e se non denunci e non provi con i fatti quanto sia pericoloso minaccioso NESSUNO TI ASCOLTA...dove sarebbe andata ad abitare come avrebbe mantenuto le figlie? si sarebbe fatto cara Antonietta, non so più che scrivere se non tutta l'amarezza la tristezza per quello che avevi incontrato amato e con cui avevi 2 figlie, si un mostro, di egoismo e violenza.Si chiamava Luigi Capasso e spero che nessuno faccia onore ai suoi funerali, dato che la chiesa
respinge i suicidi, quando gli pare...
p.s. UNA DOMANDA a lei te giornalista lavoratore studente disoccupato marito nonno fratello figlio compagno nipote amico uomo...hai mai avuto paura della violenza della donna che hai vicino,alle spalle,davanti, che mette le chiavi nell'uscio di casa ?



P.s

  ciò non significa    che  mi stia  arrendendo  , ma  certe  batttaglie  le  donne  le  combattono  meglio d noi  perchè hanno dele buone  lingue 



  e  sono  loro che   dovrebbero   insegnare  a  noi uomini  e  a  certe  donne  che ragionano  come  maschi allupati

"Le donne provocano la violenza maschile": bufera sulla candidata Forza Italia a Taranto

Maria Francavilla, moglie del presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano, lo ha dichiarato ai microfoni di Studio 100. Ira dei gruppi femministi: "Cultura maschilista, nulla giustifica la violenza"







"Noi donne a volte provochiamo la violenza negli uomini e quindi è un tema da affrontare veramente con serietà". È la frase pronunciata in un'intervista rilasciata all'emittente Studio 100 da Maria Francavilla, candidata al Senato, in quota Forza Italia, per il centrodestra nel collegio uninominale Puglia 7, nonché moglie del presidente della Provincia di Taranto, Martino Tamburrano.
Frase che ha scatenato una serie di polemiche tra le associazioni in difesa delle donne e sui social. Parole dette a margine di un incontro e dibattito con l'autrice Barbara Benedettelli, che ha presentato il suo libro 50 Sfumature di Violenza. Femminicidio e maschicidio in Italia e che, secondo la Francavilla, avrebbe avuto il 'coraggio' all'interno di un discorso più articolato, di dire, appunto, che in alcuni casi le donne "provocano la violenza negli uomini".
 

Sulle sue dichiarazioni è intervenuto il gruppo Non una di meno Taranto, legato al movimento internazionale contro la violenza di genere e maschile, pronto manifestare anche quest'anno l'8 marzo. "La gravità delle sue affermazioni e la narrazione tossica che ne deriva  - scrive il gruppo -  rappresentano il terreno fertile per una cultura maschilista e machista che giustifica in qualche modo la violenza nei confronti delle donne, mettendo le vittime sotto giudizio .

non so che  altro dire  



29.12.13

C'è una Sardegna sott'acqua: «Quello che non ci raccontano»

unione sarda 29\12\2013
Di professione non fa il veggente ma qualche previsione sull'anno che verrà ce l'ha proprio sotto gli occhi. Dice che certi segnali sono evidenti, più prevedibili degli stati d'allerta della Protezione civile e purtroppo meno suggestivi di chi si ostina a guardare in rosa.Antropologo (ma anche insegnante e scrittore), Bachisio Bandinu 


è stato per poco più di un anno direttore di questo giornale. Esperienza breve, la sua. «Ero impegnato a spargere serenità in un mondo di forti contrasti, anche tra giornalisti. Non ho fatto in tempo a dare una mia impronta». Nato a Bitti settantaquattro anni fa, tre figli, è laureato in Lettere e Filosofia, specializzato alla Scuola di comunicazione sociale della Cattolica. Ha soprattutto collaborato al Corriere della Sera, allievo di Gaspare Barbiellini Amidei (col quale ha scritto un libro) e di Guglielmo Zucconi (padre del gettonatissimo Vittorio). In Lombardia c'è finito perché ad un tratto gli è venuta voglia di «conoscere l'altro universo». E l'altro universo non poteva essere che la Lombardia, in quegli anni all'avanguardia in moltissimi campi.Presa cattedra a Varese («l'aria di Milano non era il massimo per la mia gola») ha visto sbocciare la cultura della Lega, alunni tra i sedici e i diciannove anni che smaniavano «per mostrare la differenza». Bandinu li incoraggiava, li stimolava, sorrideva quando chiamavano il lago le lac e nel frattempo si interrogava sul fatto che una regione così avanzata potesse tormentarsi «a recuperare una strana identità che non aveva». Mentre lui l'identità non solo ce l'aveva ma la sentiva scorrere insieme al sangue.Sei fratelli, babbo pastore, ha scalato la vita con la caparbietà dell'alpinista
. Tornato in Sardegna nel 1990 si è tuffato nello studio della sua terra fino a diventare un intellettuale di riferimento. «In realtà, sono un cane sciolto. Nel senso che non sono legato». Vicino agli indipendentisti («ma l'indipendenza non è un obiettivo immediato»), si considera rivoluzionario nonviolento: «Il fatto è che non credo nelle riforme. La storia insegna che sono rimaste solo promesse». Dell'autonomia pensa sia stata «un'esperienza fallita» e dunque tenta di guardare un po' più in là.Nel frattempo assaggia il peggio della Sardegna; per raggiungere Cagliari dalla sua casa di
Olbia prende il treno: da quattro ore e mezzo fino a sei, velocità media 55 chilometri orari. «Ma si può nel 2013, anzi nel 2014?»La mancanza di tessere gli ha conservato autorevolezza e capacità ad andare dritto al sodo. La politica in senso stretto (leggi candidatura) non gli interessa. Preferisce guardarla dal suo personalissimo osservatorio.
Chi vincerà le elezioni regionali ?
«Il centrosinistra».
Quindi Francesca Barracciu diventa presidente?«Dalla lettura dei giornali direi proprio di sì».
L'alluvione: abbiamo alle spalle una politica criminale oltre che parassita? «L'alluvione è il risultato di una non consapevolezza. Che cos'è il territorio? Pare sia uno spazio dove si possa fare di tutto: questa, almeno, è la concezione più diffusa. Pochi comprendono che invece il territorio è un organismo vivente».
In che senso?
«Nella cultura pastorale questo problema non si poneva. È stata la cultura industriale, quella delle fabbriche, a farci capire che il territorio vive, respira, s'ammala, muore. Basti pensare a Olbia: hanno costruito una città su un'immensa palude. A comprare la piana, fetida e insalubre, è stata gente di Bitti e di Buddusò. Perfino gli animali stavano male, gli veniva su male 'e sa 'ucca. Su quelle terre sono sorti interi quartieri, condomini sterminati».
Cinque anni di giunta Cappellacci.
«Non ho una competenza specifica per poter dire con sicurezza dove Cappellacci abbia fallito. L'impressione che ho ricavato dal suo governo fatica tuttavia a prendere corpo. Non riesco a ricordare un solo provvedimento significativo, una decisione che abbia, come dire?, qualificato il suo lavoro. Vedo grigiore, accomodamento e nessun orizzonte politico».
Conclusione?
«Non è accaduto nulla che potesse portare la Sardegna fuori dalle secche della crisi. Non mi pare che Cappellacci sia riuscito a compiere niente oltre l'ordinaria amministrazione».
Che dire poi degli onorevoli ladroni?
«L'inchiesta aperta dalla procura della Repubblica di Cagliari ci mostra quale sia la mentalità, il costume, l'etica della classe politica. Appropriazioni di danaro pubblico che - in un certo mondo - sono quasi operazioni scontate, di routine. È gravissimo quello che è successo anche per un'altra ragione».
Quale?
«È un segnale, l'insegnamento di un metodo. Evidenzia la meschinità e la piccineria di tanti insospettabili. Come si fa a rubare pubblico danaro per acquistare penne stilografiche da portarsi a casa?»
I contraccolpi sono anche di carattere culturale.
«Certo. Cultura vuol dire fare, vuol dire gesti concreti, prospettare un obiettivo, favorire un cambiamento. Questa è cultura. Se invece tu perdi il tuo tempo di pubblico amministratore inseguendo quattro cosette che ti stanno intorno, stai tradendo il mandato e la tua terra. Sono stati resi noti retroscena che, non fossero tragici, sembrerebbero comici. C'è da piangere».
Un grande politico che le viene in mente?
«Ho avuto una lunga amicizia con Mario Melis, personalità decisa, forte, molto orgogliosa della sua sardità. Uomo sicuramente in gamba ma non sono in grado di dare una valutazione della sua azione politica. Un protagonista che manifestava senso della collettività e visione del futuro è stato Renato Soru».
L'ha messo fuori gioco l'Agenzia delle Entrate.
«Però continua a fare politica. Quanto poi alla vicenda dell'evasione fiscale, come in tutti i casi giudiziari ancora sospesi, è bene aspettarne la conclusione prima di tirare le somme. In ogni caso Soru è riuscito a connotarsi: per il suo carattere, la solitudine rigorosa, la capacità di comunicazione, i rapporti (spesso tempestosi) coi suoi interlocutori. Dietro tutto questo c'è un politico che ha un orizzonte, una strategia che supera le mura del cortile di casa».
Da presidente di Regione ha dovuto fare le valigie in anticipo.
«Inevitabile. I compagni di partito hanno provato ad accoltellarlo fin dal primo momento in cui ha messo piede in Giunta».
Ha un senso che si faccia da parte?
«Non spetta a me dirlo. Resto comunque dell'opinione che sia una personalità capace di creare, inventare, coinvolgere. Una personalità assai diversa da quelle che abbiamo sperimentato negli ultimi anni di politica regionale. Purtroppo ora si è chiuso in un recinto partitico e dunque ha perso la possibilità di conservarsi extra partes, fuori dai giochi».
La novità 2014 può essere Michela Murgia, lunga marcia dal romanzo alla politica.
«Passare dalla narrativa alla politica non è affatto uno strappo. Cosa significa, in fondo, raccontare la Sardegna? Significa, più ancora che scriverne, viverla giorno per giorno, condividerne i problemi, battersi per riuscire a superarli. Il romanzo, anche se finisce nelle mani di tutti, è una sorta di creatura privata, intima, il frutto dell'interiorità. La politica non è altro che il cammino di questi sentimenti verso una nuova meta: il territorio».
Don Ettore Cannavera: ci vuole un prete per salvare la Sardegna?
«Stiamo parlando di un sacerdote immerso nella società sarda, che crede in certi valori e si sforza di applicarli nella vita di tutti i giorni. D'altra parte un prete, se è prete davvero, dev'essere fortemente impegnato verso il prossimo. Don Cannavera è una figura estremamente positiva. L'ipotesi d'una sua candidatura ha avuto il pregio di mobilitare, far discutere, aiutarci a uscire dal sonno».
È corretto che lui esca dal suo ruolo per una conclamata invasione di campo?
«Non credo nei ruoli chiusi, murati da regole invalicabili».
Psd'Az: cenere fredda di un partito clientelare.
«A partire dal 1990, appena rientrato dalla Lombardia, ho seguito questo partito da vicino. E ne ho un concetto molto triste: non è stato nulla più che una pedina nei giochi per la spartizione delle poltrone. Dunque partito sardo di cosa? E poi, d'Azione: quale azione?».
Il segretario Giacomo Sanna è stato definito il becchino del Psd'Az.
«La definizione è terribile ma storicamente fondata. Di sicuro non ha portato il partito a migliorarsi, a crescere, ad avere una prospettiva».
Indipendentisti: pochi, sognatori e in ordine sparso.
«La Fondazione Sardinia ha fatto una verifica per vedere se c'erano punti in comune. La sensazione che ho ricavato dagli incontri coi rappresentanti delle varie sigle è che ognuno stia cercando un proprio spazio, personale e privato. Per qualcuno è perfino un bene che ci siano tanti gruppi: sarebbe segno di vitalità».
E invece?
«In politica se non riesci a fare massa critica non approdi da nessuna parte. L'elettore, di fronte a una miriade di partitini da zero virgola, tende ad allontanarsi».
Esiste una curva nord indipendentista che tende a idealizzare la Sardegna, raccontarla come non è mai stata?
«Una frangia di questo genere esiste certamente. Ma anche fuori dal fronte dell'indipendentismo c'è chi vuole tornare a su connottu. Non si può tornare a su connottu. E poi, quale connottu? È un fantasma mentale, un sogno regressivo che punta a recuperare un passato meraviglioso e perfetto che in realtà non c'è mai stato».
I conti col presente: sempre più disoccupati.
«A parte il dramma umano, mi pare ci sia un pessimismo diffuso. La demoralizzazione sta portando a non credere più nella lotta politica. Gli accampamenti che si susseguono sotto il Consiglio regionale sembrano trascinarsi nel segno dell'accattonaggio più che della rivendicazione. Tendono a suscitare la pietà della gente e non l'indignazione. L'operaio di un tempo, anche di un tempo recente, non c'è più».
È che siamo un popolo di truffati: basta vedere il disastro-Ottana.
«L'industrializzazione di Ottana, lo dicono gli atti di fondazione, è nata per trasformare la realtà violenta del mondo agropastorale in una cultura industriale. Le fabbriche ci dovevano liberare: ma da cosa?, dalla nostra civiltà, dal nostro modo di essere? Non bastasse, l'industria è nata con piedi d'argilla, nata per morire in tempi rapidi. Ottana è stato un disegno criminoso e premeditato».
Costa Smeralda, è il turno dell'emiro del Qatar.
«Cambieranno l'architettura, le case, le piazze, il panorama. Quando si fanno contratti politici con grandi investitori manca il coraggio di stabilire con precisione i limiti e le regole. E mai una volta che venga calcolato sul serio il tornaconto, che dev'essere altissimo, dei sardi e della Sardegna. Non si capisce purtroppo che, a differenza di quanto accade per un'industria qualunque, nel caso del turismo in gioco non c'è la sorte di un capannone ma del territorio. I risultati di questa politica sono sotto gli occhi di tutti».
Qual è la via di salvezza?
«Vi farà sorridere ma a salvarci può essere solo la cultura. Che vuol dire scuola, lavoro, artigianato. Cultura non è una parola astratta di cui riempirsi la bocca durante dibattiti e convegni: al contrario, è concretezza. Significa produrre la cultura del formaggio, del vino, delle botteghe, delle campagne. È una rivoluzione mentale».
pisano@unionesarda.it

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...