mie riflessioni sulla strage da femminicidio di Latina

Strano tu che parli del femminicidio e delle violenze sulle donne non ci sia nel tuo blog un articolo o una presa di posizione sull'ultimo e terribile fatto avvenuto a Latina .
Questa è una dele email che ho ricevuto redbeppe@gmail.com (email del blog per chi ancora non lo sapesse )
  L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono, persone sedute e spazio al chiuso Ora il fatto è che a volte , parlo per me , davanti a simili fatti , si è come bloccati \ paralizzati da non riuscire a trovare le parole giuste che non siano le solite parole di circostanza  dei nostri\e  politicanti  (I II)   o quelle  sempre uguali     ed  sessiste  ( vedere  articolo  sotto della  Murgia  )  che si trovano sul 90 % dei media .
 Infatti
Michela MurgiaIeri alle 10:56 ·

"Non ci sono parole per questa tragedia", ha detto stamattina il giornalista radiofonico che commentava la notizia del tentativo di uccidere Antonietta Gargiulo e della morte delle sue due bambine per mano dell'uomo da cui si stava separando, il loro padre.
Non è vero che le parole non ci sono. E' vero invece che ci rifiutiamo di usare quelle giuste e continuiamo a pronunciare quelle sbagliate.
La parola giusta è "femminicidio", cioè la morte di una donna progettata da un uomo perché si rifiutava di agire secondo le sue aspettative. E' una parola che dice due cose: che è morta una donna, sì, ma anche il perché.
La parola sbagliata è "tragedia", perché richiama l'immaginario teatrale e inserisce quello che è successo in un quadro da sceneggiata sentimentale dove le persone coinvolte risultano alla fine tutte in balìa del destino. Ma non ha sparato il destino: ha sparato un uomo.
La parola sbagliata è "esasperato dalla separazione in atto". E' sbagliata perché regala un alibi emotivo all'assassino e insinua che la vera colpevole fosse la donna che aveva deciso di interrompere la relazione.
La parola sbagliata è "follia", è "raptus". Nessun femminicidio avviene di punto in bianco: tutti sono la punta estrema di un crescendo di violenze che in questo caso, come in molti altri, erano state rese note anche alle forze dell'ordine. Ogni femminicidio è l'esito di un progetto di annichilimento. Considerare reato solo la fine di questo progetto significa non poterlo mai impedire.
Spiace leggere sui giornali ancora parole come queste.
Indigna che una donna sia andata a chiedere aiuto alle forze dell'ordine e non sia stata presa sul serio perché ha dichiarato "solo" la sua paura.
Addolora pensare a quante donne, leggendo che denunciare non serve a salvarsi, a denunciare forse adesso non ci andranno più.
Servono soldi ai centri antiviolenza, i soli che prendono sul serio la paura delle donne ancora vive. Servono progetti di formazione scolastica contro gli stereotipi di genere che ancora costruiscono il maschile possessivo ed esigono il femminile remissivo. Serve educare i giovani all'addio inevitabile, alla sconfitta che fa parte dell'umano, alla perdita vissuta con responsabilità, in modo che l'unica via di risoluzione al dolore non sia più la distruzione di quello che ci fa soffrire.
Leggete i programmi elettorali. Ditemi queste cose dove le trovate
l'unico  pensiero   che sono riuscito a    formulare   è questo  





concludo  qui  con    questo  post   del mio contatto


Doriana Goracci si trova qui: Cisterna di Latina.
28 febbraio alle ore 19:24 ·

non si può mettere la faccia di uno che ha sporcato la divisa che portava per lavoro, da carabiniere, non si può mettere la foto di uno che se l'è pensata bene, aspettando alle 5 in garage la moglie che stava andando al lavoro in fabbrica alla findus, da cui si sarebbe separato il 29 marzo, per spararle più colpi, senza finirla e poi subito dopo aiutata dalle vicine di casa, ancora viva hanno detto e chissà cosa pensa se ce la fa... Se l'è pensata bene quando ha preso nella sua borsa le chiavi di casa e ha ammazzato da subito la figlia di 14 anni e l'altra di 8 che avevano raccontato ai servizi sociali e all'avvocato della mamma le loro paure, nel vedere quell'avanzo di padre disumano fare violenza sulla loro madre, se l'è pensata bene a rimanere rinchiuso in casa e togliersi la vita da solo dopo 8 ore: oh come avrei sperato che finisse per decenni in carcere con la paura che qualcuno gliela avrebbe fatta pagare...lei Antonietta Gargiulo di soli 39 anni non lo aveva denunciato per paura che perdesse il lavoro...e se non denunci e non provi con i fatti quanto sia pericoloso minaccioso NESSUNO TI ASCOLTA...dove sarebbe andata ad abitare come avrebbe mantenuto le figlie? si sarebbe fatto cara Antonietta, non so più che scrivere se non tutta l'amarezza la tristezza per quello che avevi incontrato amato e con cui avevi 2 figlie, si un mostro, di egoismo e violenza.Si chiamava Luigi Capasso e spero che nessuno faccia onore ai suoi funerali, dato che la chiesa
respinge i suicidi, quando gli pare...
p.s. UNA DOMANDA a lei te giornalista lavoratore studente disoccupato marito nonno fratello figlio compagno nipote amico uomo...hai mai avuto paura della violenza della donna che hai vicino,alle spalle,davanti, che mette le chiavi nell'uscio di casa ?



P.s

  ciò non significa    che  mi stia  arrendendo  , ma  certe  batttaglie  le  donne  le  combattono  meglio d noi  perchè hanno dele buone  lingue 



  e  sono  loro che   dovrebbero   insegnare  a  noi uomini  e  a  certe  donne  che ragionano  come  maschi allupati

"Le donne provocano la violenza maschile": bufera sulla candidata Forza Italia a Taranto

Maria Francavilla, moglie del presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano, lo ha dichiarato ai microfoni di Studio 100. Ira dei gruppi femministi: "Cultura maschilista, nulla giustifica la violenza"







"Noi donne a volte provochiamo la violenza negli uomini e quindi è un tema da affrontare veramente con serietà". È la frase pronunciata in un'intervista rilasciata all'emittente Studio 100 da Maria Francavilla, candidata al Senato, in quota Forza Italia, per il centrodestra nel collegio uninominale Puglia 7, nonché moglie del presidente della Provincia di Taranto, Martino Tamburrano.
Frase che ha scatenato una serie di polemiche tra le associazioni in difesa delle donne e sui social. Parole dette a margine di un incontro e dibattito con l'autrice Barbara Benedettelli, che ha presentato il suo libro 50 Sfumature di Violenza. Femminicidio e maschicidio in Italia e che, secondo la Francavilla, avrebbe avuto il 'coraggio' all'interno di un discorso più articolato, di dire, appunto, che in alcuni casi le donne "provocano la violenza negli uomini".
 

Sulle sue dichiarazioni è intervenuto il gruppo Non una di meno Taranto, legato al movimento internazionale contro la violenza di genere e maschile, pronto manifestare anche quest'anno l'8 marzo. "La gravità delle sue affermazioni e la narrazione tossica che ne deriva  - scrive il gruppo -  rappresentano il terreno fertile per una cultura maschilista e machista che giustifica in qualche modo la violenza nei confronti delle donne, mettendo le vittime sotto giudizio .

non so che  altro dire  



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