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3.2.16

Eroe per caso: salva dalle fiamme camionista intrappolato tra le lamiere, "Ciao bullo", il videoclip degli studenti contro il buòlismo premiato con il Leone d'argento a Venezia ed altre storie



L'abbraccio di Maria Pia Pedalà e Reginald Green, papà di Nicholas, morto nel 1994 a sei anni durante una sparatoria sulla Salerno-Reggio Calabria


"Quando ci siamo accorti che Nicholas non aveva più bisogno del suo corpo ma che molte persone avrebbero potuto beneficiare dei suoi organi per noi la decisione da prendere è stata molto semplice". A parlare è Reginald Green, padre del piccolo Nicholas, il bambino americano che nel 1994 rimase ucciso per sbaglio durante una sparatoria mentre viaggiava in auto sulla Salerno-Reggio Calabria. Ricoverato al Policlinico di Messina, il bambino morì qualche giorno dopo e i genitori autorizzarono il prelievo per la donazione degli organi, dando così una nuova speranza a sette italiani. Oggi Reginald Green è tornato a raccontare la sua storia durante un incontro sulla donazione degli organi organizzato da Astrafe (Associazione siciliana per i trapianti di fegato) all'Ismett di Palermo.



"Sono un giornalista e so per esperienza che le storie da prima pagina vengono spesso dimenticate il giorno dopo - racconta - Con Nicholas questo non è successo, dopo venti anni la sua storia è ancora un'occasione per parlare di trapianti e di donazioni". La tragedia di Nicholas colpì molto la società italiana e segnò una svolta importante nelle donazione degli organi nel nostro Paese, tanto da poter parlare di un 'effetto Nicholas'. Accanto a Mr Green c'è Maria Pia Pedalà, una donna siciliana da venti anni vive grazie al fegato di Nicholas. "Avevo 19 anni quando ho fatto il trapianto - racconta all'Adnkronos - e quando mi hanno detto di Nicholas, ho subito pensato che dovevamo crescere insieme e lo stiamo facendo. A lui e ai suoi genitori devo tutto, devo la vita". Maria Pia era
in coma epatico quando ha ricevuto il fegato di Nicholas. Con Green si sono incontrati la prima volta due mesi dopo il trapianto e da allora continuano a restare in contatto tramite mail e a vedersi quando possibile."Ogni volta che vado a trovare Nicholas gli dico sempre si chiudono gli occhi, ma si aprono le menti delle persone" ha aggiunto  "Ogni volta che vado a trovare Nicholas gli dico sempre si chiudono gli occhi, ma si aprono le menti delle persone" hadi "non aver mai dato la colpa all'Italia" per quanto accaduto. Anzi, dice, "abbiamo sempre sentito quanto l'affetto delle persone e quanto ci erano vicine". A Nicholas oggi è stata anche intitolata la palestra dell'Istituto comprensivo Atria di Palermo. "Ci sono più di 100 strutture pubbliche che sono state dedicate a mio figlio, anche un ponte a Genova - ricorda - E' un altro modo in cui l'Italia ci dimostra il suo affetto"
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2 febbraio 2016 | di Andrea Paolini
Eroe per caso: salva dalle fiamme camionista intrappolato tra le lamiere


Il terribile schianto sulla M1 nei pressi di Gold Coast (Australia) e poi il camion va a fuoco. Fortunatamente, a correre in aiuto dell’anziano conducente del mezzo è un uomo che, con un gesto eroico, si è arrampicato sui rottami e ha portato in salvo il camionista (video tratto da 9 News)




 "Ciao bullo", il videoclip degli studenti  contro il buòlismo premiato con il Leone d'argento a Venezia

"Ciao bullo", il videoclip degli studenti premiato con il Leone d'argento a VeneziaUna scuola della Lombardia ha vinto il Leone d’argento per la Creatività conferito dalla Biennale di Venezia, nella persona del presidente Paolo Baratta, in occasione dell’apertura del Carnevale dei Ragazzi. Ad essere premiato è stato il video girato da una classe di una scuola che si è schierata interamente contro il bullismo. La scuola secondaria di primo grado “Don Milani” di Lesmo (Monza Brianza) ha infatti realizzato un videoclip intitolato “Ciao bullo”, affrontando tra docenti e studenti il fenomeno del bullismo nelle scuole, una piaga ed un dramma a cui i ragazzi a hanno opposto il loro più deciso no inventandosi un brano rap che è stato registrato prima in studio e poi nelle classi e negli spazi comuni della scuola. "La tematica del bullismo rappresenta oggi un problema che talvolta nelle scuole è affrontato da una prospettiva distorta, ovvero quello degli adulti o degli stessi docenti – spiega il professor Luigi Antonio, referente del progetto – invece qui i nostri allievi hanno avuto la possibilità di esprimersi in prima persona pensando a quale fosse la maniera più diretta per comunicare il loro punto di vista: cioè nel loro caso attraverso la musica"




Fertilia, evade per amore ma lo fermano all'aeroporto
Un ventisettenne sassarese è stato arrestato dalla polizia poco prima di imbarcarsi sull'aereo per Bratislava dove intendeva raggiungere la fidanzata
di Luca Fiori

 da lanuovasardegna del 03 febbraio 2016





SASSARI. E' evaso dagli arresti domiciliari per amore, ma il sogno di raggiungere Bratislava dove lo stava aspettando la fidanzata slovacca si è infranto davanti al banco check in dell'aeroporto di Alghero. E' finita con l'arresto e una denuncia per evasione la fuga d'amore di Paolo Mura, sassarese di 27 anni, fermato ieri dagli agenti della squadra mobile della questua di Sassari poco prima di salire sull'aereo per Bratislava.
Il giovane non ha opposto resistenza e ha spiegato ai poliziotti di aver provato, in preda alla disperazione, a raggiungere la propria compagna residente a Bratislava. Gli agenti avevano capito che Mura, destinatario di due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari per furti su autovetture, non aveva intenzione di rispettare il divieto di rimanere nel suo appartamento.
Ieri, quando hanno avuto notizia del suo tentativo di lasciare l'Italia, sono andati ad aspettarlo all'aeroporto e gli hanno messo le manette. Stamattina, dopo aver trascorso una notte in questura, è stato accompagnato in tribunale per l'udienza di convalida del fermo. E' molto probabile che questa volta per lui si aprano le porte del carcere.3 febbraio 2016

29.6.13

quando il lasciarsi morire o continuare a vivere con sofferenza è gioia . il caso di anziana di treviso che rinuncia al trapianto di rene e muore: "datelo a chi è più giovane di me"


 Da sedici lunghi anni era costretta a sottoporsi a dialisi tre volte alla settimana. Poi, dopo una lunga battaglia e dopo aver resistito così a lungo, era giunto il momento che tanto aspettava, quello del trapianto di rene. Rina Zanibellato, 79enne di Paderno in provincia di Treviso, ha però deciso di rinunciare: “No, datelo a chi è più giovane di me, io la mia vita l’ho fatta”, ha detto al marito, al figlio e ai parenti, lasciando tutti a bocca aperta. Un incredibile gesto di generosità e di sacrificio, fatto per permettere che a ricevere il rene della salvezza fosse un giovane, uno dei tanti ragazzi che aveva incontrato negli anni di dialisi.Alla proposta di sottoporsi al tanto atteso trapianto, quindi, la signora ha risposto di no e ha continuato, senza mai lamentarsi, con la dialisi che faceva ormai da oltre quindici anni. Ha continuato fino a ieri, quando si è spenta nel reparto di Nefrologia dell’ospedale Ca’ Foncello. Non è la prima volta che assistiamo a gesti straordinari come questo: nel gennaio di quest’anno era stato Walter Bevilacqua, pastore della Val d'Ossola di 68 anni, a morire dopo aver rinunciato al trapianto di rene.“Sono solo, non ho famiglia. Lascio il mio posto a chi ha più bisogno di me. A chi ha figli e ha più diritto di vivere", aveva confessato al parroco poco tempo prima. L’uomo è poi deceduto durante la dialisi a cui si sottoponeva ogni settimana all’ospedale San Biagio di Domodossola. "Era proprio come lo descrivono: altruista, semplice, un gran lavoratore. – ha raccontato una delle sorelle, Iside - Sapeva che un trapianto lo avrebbe aiutato a tirare avanti, ma si sentiva in un’età nella quale poteva farne a meno. E pensava che quel rene frutto di una donazione servisse più ad altri". Era stato il parroco del paese, don Fausto Frigerio, a conoscere le intenzioni di Walter Bevilacqua, il quale si era confidato con lui tempo prima: "Me l’aveva detto durante una chiacchierata. So che l’aveva confidato anche a un conoscente con cui si trovava in ospedale per le terapie”.
Di lui scrisse su L’Espresso anche Roberto Saviano: “Il suo gesto l'ho voluto leggere così: mentre tutti cercano di codificare il bene per il bambino, il bene per la famiglia, c'è stato un pastore che si è fatto da parte senza neanche sapere a chi andassero i reni che erano per lui. Si è fatto da parte e basta in nome della vita. Non la sua, quella di bambini che non conosce e non vedrà e che non sapranno mai chi ha permesso al loro padre o alla loro madre di vivere”.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...