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2.10.08

Il poeta e il presidente - Vendola a Cormano commenta i "Promessi Sposi"

Dopo Lella Costa è toccato a un altro illustre ospite presentare il suo percorso umano e artistico a fianco di Alessandro Manzoni: stiamo parlando di Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e fra i protagonisti dell'Ottobre Manzoniano, quest'anno dedicato al tema della giustizia.




Nella suggestiva cornice del sagrato di Villa Manzoni, di fronte alla chiesa secentesca, un pubblico numeroso ha sfidato i primi freddi e riscaldato, coi suoi convinti applausi, la rievocazione di Vendola. Il quale, da poeta prima che da politico, e da politico perché poeta, ha saputo irretirlo con la pastosità viscerale della sua sofferta parola. Vendola è uomo di carne e d'istinto, di sole e immediatezza, all'apparenza così distante dalle brume intellettuali del grande lombardo. E invece a lui così sorprendentemente vicino, nel senso della civitas, del cuore della polis che è poi l'umanità intera. Occorre rispolverare - ha introdotto Giorgio Cremagnani di "Diario", cui spettava il compito di moderare l'incontro - Manzoni dalla fissità del monumento, dalla noia dell'obbligo scolastico, dalla cattiva e didascalica lettura che ha scandito, inesorabile, la nostra vita tra i banchi. Ma mentre Cremagnani puntava a cercare legami tra Manzoni e la più immediata attualità, Vendola ha saputo affrontare il discorso con un respiro più ampio; da artista, appunto, e non da uomo delle istituzioni.


I ricordi di Vendola, in fondo, sono i nostri, e certo i miei, che appartengo più o meno alla sua stessa generazione. Sono i ricordi dello sceneggiato di Sandro Bolchi, quando la tv e l'inchiostro si richiamavano reciprocamente: "I mezzi di comunicazione servivano per l'incivilimento del Paese e non erano vettori dell'attuale pornografia unificata", ha esordito Vendola rammentando, inoltre, come a casa sua la lotta alla povertà passava anche dalla lotta contro l'analfabetismo: "Mio padre mi obbligava a imparare Il Cinque Maggio a memoria. Perché povertà non significa solo 'non possedere denaro', ma non aver padronanza della parola". Concetto, quest'ultimo, già caro a don Milani, secondo cui la vera differenza tra un povero e un ricco è che il ricco conosce mille parole, il povero cento.


La lingua è stato quindi il punto di partenza della riflessione vendoliana: quella lingua che può anche raggelarsi e ammutire, quando appunto viene codificata in schemi rigidi come il Manzoni scolastico, per poi essere riagganciata e quasi conquistata, come in un corteggiamento, nella libertà della passione solitaria, nel piacere del libro riscoperto quasi fugacemente.



La lingua è un segno che codifica una società: e anche la giustizia passa dalla lingua. La giustizia inizia dal piano culturale: "Manzoni ha inventato una lingua nuova, dedicando il suo romanzo alle 'genti meccaniche' fino allora ignorate. Non si è occupato di grandi imprese, nobili e cavalieri, che certo sono presenti nel suo romanzo, ma non ne sono mai i veri protagonisti. No, i protagonisti sono due persone comuni, due persone come tante e come tutti". E anche oggi, ha proseguito Vendola, i problemi dei "tanti" sono usciti dal cono di luce dei media: oggi conta il denaro, il possesso, l'apparenza, anche nella politica in senso stretto.

Non solo: si assiste al ritorno d'una semplificazione che, a differenza della semplicità, è intrisa d'un manicheismo gretto e, poiché mitico, estremamente pernicioso. Manzoni è stato esattamente il contrario: cattolico e illuminista, senza escludere né l'uno né l'altro, ed equilibrandone le componenti. Ci sembra che Vendola abbia voluto sottolineare soprattutto l'importanza tra due diverse verità: quella della fede e quella della ragione, entrambe giuste ed entrambe esplicitatesi su piani asimmetrici, ma complementari: "Manzoni condivide i tormenti e le inquietudini d'un credente serio, con le geometrie e i limiti della ragione". Mentre oggi si torna alla distinzione insanabile tra laici e cattolici, Manzoni ha dimostrato il valore del "relativismo", inteso come ricerca, complicazione, approssimazione.


"Una parola, approssimazione, cui sono molto legato - ha confidato il presidente pugliese - perché significa guardare alla propria verità relativa, ma che si avvicina al prossimo, si 'fa' prossimo". Si potrebbe aggiungere che l'approssimazione ci spinge e ci obbliga alla ricerca, alla vicinanza, ma non all'indistinzione del pensiero unico, malattia della parola prima che del pensiero: "Politica, filosofia e cultura dovrebbero ridare dignità e giustizia alle parole. Altrimenti diventiamo schiavi del presente e il futuro altro non è che la reiterazione della Babele in cui viviamo". I "cattivi", nei Promessi Sposi, hanno sempre spazi di redenzione a portata di mano e i "buoni" incontrano inciampi e difficoltà. Non esiste alcuna separazione netta tra "amico" e "nemico". Anche per ragioni nobilissime - ha ricordato Vendola - la cultura del "nemico" porta ai lager, ai gulag e alle distruzioni. Manzoni, per Vendola, è lo scienziato delle sfumature e la lingua lo attesta. La lingua non nasce insomma per partenogenesi ma dentro la fangosità della vicenda storica: e anche la fede è un cammino illuminato dall'evidenza della ragione.


Parola e giustizia: due termini che s'intrecciano, si rincorrono, non vivono l'uno senza l'altro: e, se la giustizia attuale non ha compiuto molta strada, non è soltanto per colpa degli emuli di Azzeccagarbugli che oggi siedono in Parlamento, e coi quali il paragone pare a Vendola fin troppo scontato. "Azzeccagarbugli o, meglio, la degenerazione da lui rappresentata ci dimostra che giustizia è innanzitutto sentimento. Quando si separa la giustizia dal sentimento, quando la si degrada a mera amministrazione, il meccanismo si corrompe e salta. Non è possibile una giustizia eguale per cittadini diseguali. Ancora oggi è così, malgrado lo Stato di diritto. Se non puoi permetterti l'avvocato di grido, la giustizia per te sarà sempre e solo arbitrio". L'ingiustizia in Manzoni si palesa nella scommessa di due volgari prepotenti, di poter razziare qualunque "cosa" (donna compresa) al povero, considerato di razza inferiore e pura entità numerica. Ma don Rodrigo, il mafioso del suo tempo, trova un decisivo complice nel "buon senso comune" incarnato da don Abbondio: "L'omertà e la vigliaccheria, la cecità di fronte alle violenze: atteggiamenti morali diffusissimi in Italia. Don Rodrigo è 'invincibile' non per merito di qualche insondabile fatalità, ma per l'acquiescenza e il silenzio dei numerosi don Abbondio. Gli stessi che, oggi, rendono 'invincibili' Titò Riina con la loro reticenza e complicità istituzionale".


La strage di Castel Volturno , fatta passare dai mezzi di comunicazione come un regolamento di conti fra bande criminali, è particolarmente indicativa: dopo l'arresto dei capi, il controllo della zone è passato in mano a "sei cocainomani pazzi che hanno voluto far intendere ai nigeriani, aspiranti spacciatori, che non potevano 'alzare la testa'". Ma nell'eccidio sono morti un bianco e sei neri, nessuno dei quali nigeriano: "Si trattava di manovali, non di spacciatori. Ma la camorra ha voluto lanciare un segnale a loro attraverso il sacrificio di persone qualunque. La vita d'un nero, per loro, non conta nulla e nulla conta da che parte arrivi. Quei sette disgraziati potevano giungere da chissà dove. Era il messaggio che doveva passare, alimentato dal clima d'odio che oggi circonda gli immigrati e che i camorristi hanno saputo, come al solito, interpretare benissimo". Perché attualmente - ha puntualizzato Vendola - si può affermare ciò che un tempo era vietato: l'uccisione di Abdoul Guiebre lo dimostra alla perfezione. Oggi ci si dichiara francamente razzisti, certo per motivi sempre molto comprensibili, perché le ragioni per ammazzare l'altro, se si perde il senso della sua appartenenza umana, risultano tutte quante validissime. Il Male può diventare radicale se circondato da banalità, come ricordava Hannah Arendt riguardo al processo a Eichmann: "Non ci trovavamo di fronte a un pazzo criminale, non a un esaltato di qualsivoglia stramba ideologia, ma a una persona normale che da perfetto funzionario muoveva la macchina dello sterminio, dopo aver accettato l'idea che quelli che sgozzava non appartenevano al genere umano, ma erano oggetti, pezzi di ricambio o da buttare a seconda delle proprie esigenze". Vendola non ha tralasciato di ricordare che furono i capitalisti, e non quattro fanatici, i veri finanziatori di Hitler: "L'industria capitalistica dei Krupp - nome tornato tristemente alla ribalta di questi tempi - aveva bisogno di dentiere, di capelli per sostituire la seta, di lavoro forzato per ottenere manodopera a bassissimo costo. Hitler gliel'ha servita su un piatto d'argento".


Giustizia ingiusta è, senza dubbio, anche e soprattutto la Colonna Infame: "La peste, come l'Aids oggi, evocava qualcosa di terribile. Sembrava provenire dal diavolo. A Milano, di fronte al flagello, i poteri costituiti non sapevano come agire". La peste ha prodotto quindi una tensione all'anarchia, una perdita di controllo sociale, un cuneo contro l'autorità: "Si è pertanto cercato il capro espiatorio, l'untore, sottoposto al procedimento della prova attraverso la tortura". Di fronte alle proteste per l'inumanità della pena, si replicava che, in tempi calamitosi, non si poteva andare tanto per il sottile: "Sono le stesse parole pronunciate dagli aguzzini di Guantanamo per giustificare le violenze inferte ai prigionieri". Il capro espiatorio ha dunque una funzione sociale: ripristina l'ordine, ridona autorità al potere, riconferisce forza a chi l'ha sempre posseduta.


Da', anche, appagamento alla sete di vendetta collettiva. Renzo scambiato per untore, Renzo arrestato da un capitano di "giustizia" che pure ha compreso la sua innocenza, ma che vuol sacrificarlo sul trono della sete di rivalsa, incarna l'ambiguità e la pericolosità d'una giustizia "amministrata in nome del popolo" (massima coniata dalla Lega, già presente nei tribunali nazisti) quando questo "popolo" è trasformato in "massa" dal pensiero unico e semplificatore: "E' la stessa 'giustizia' che muove le azioni di Pilato nell'ultimo libro di Gustavo Zagrebelsky, Il Carnefice, processo a Gesù. Pilato ha paura di usare il potere di cui pure dispone, quando si accorge della folla bramosa di sangue". La giustizia, invece, deve stare "in testa al popolo" e prescinderlo: "Ma poi, chi è il popolo così spesso evocato? E' massa; perché il 'popolo' ricorre sempre nelle parole dei populisti e dei dittatori. Quando la volontà popolare non sottostà al primato della legge, si uccidono le persone e torna il dominio belluino".



H. Daumier, Nous voulons Barabbas (Ecce homo), 1850.




Per avvalorare il suo pensiero, Vendola ha passato in rassegna episodi contemporanei dimenticati quando non ignorati dai media, come il massacro perpetrato in un Paese violentemente antisemita come la Polonia nel 1946: molti ebrei, reduci da Auschwitz, vennero uccisi perché rapidamente si era sparsa la voce che "stavano rubando i bambini". Gli stessi rom e sinti, che noi chiamiamo zingari, hanno subito una sorte molto simile: "Non essendo ebrei ma nomadi sfuggivano al controllo sociale, e lombrosianamente considerati 'geneticamente criminali'. Per questo si riteneva necessario, e comunque non colpevole, il poter sottrarre loro i figli, un delitto di cui noi oggi incolpiamo proprio loro".


Ma l'"affondo" è stato riservato alla cultura dell'individualismo: "Oggi siamo educati a essere individui, non comunità. Ciò che conta è essere proprietari, per valere noi stessi. E, se non lo siamo, ci sfoghiamo con qualcuno più povero di noi, che potrebbe 'insidiare' il nostro possesso. Vent'anni di tv consumistica hanno insegnato che esistiamo perché abbiamo bisogno di merce, e solo la merce ci dà una ragione di vita". Un processo di disumanizzazione dal quale il corpo e l'anima a un certo punto vorrebbero uscire, senza però averne più i mezzi: il valore, la parola sono andati perduti. "Ecco spiegato il successo della cocaina, un tempo privilegio delle classi agiate, oggi alla portata di tutti, e non a caso: è una droga 'individuale', che tende a 'rinchiudere' ciascuno nel proprio singolo delirio, lo fa entrare da solo nel suo illusorio castello di emozioni forti". Quelle distorsioni che in natura si chiamavano semplicemente sentimenti, e di cui adesso si anela un surrogato letale.


Ma quello che più ha affascinato Vendola, in questa sua appassionante rilettura del capolavoro manzoniano, è la ricerca, il cammino. "La parola Provvidenza associata a Dio è quella che meno condivido della poetica manzoniana, a meno di non intendere la Provvidenza come il volto dell'altro (e dell'Altro)". Quell'altro che, per il silenzio talora inspiegabile di Dio stesso, siamo costretti a ricercare sempre: ognuno è solo nella morte, ma ognuno è affratellato in questa esperienza. Il silenzio ci spinge alla relazione, al riflesso, allo specchio, al ritrovamento di occhi e parole, all'arcano dei segni, alle "tracce" disperse da raccogliere con pazienza nell'immenso affresco della storia umana.



7.4.08

Senza titolo 410

CASA DELLA LEGALITA’ E DELLA CULTURA Onlus
Osservatorio sulla criminalità e le mafie
Osservatorio sui reati ambientali
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07 aprile 2008
Contraddizioni di Stato...
Un nuovo dialogo con Asia Ostertag ex moglie di Vincenzo Mamone
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C'è un cortocircuito nell'azione di contrasto alle mafie, o meglio ci sono norme contraddittorie, superficialità, quando non volontà precise, che ostacolano pesantemente i procedimenti e gli strumenti antimafia. Su tutti la normativa (e l'attuazione) della legge sui collaboratori e testimoni di giustizia che è stata scritta dall'allora Ministro degli Interni, Giorgio Napolitano, con il collega Ministro della Giustizia, l'avvocato Giovanni Maria Flick...
http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=2993&Itemid=1

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07 aprile 2008
Nuovo indice "In evidenza..."
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Stiamo razionalizzando l'archiviazione degli articoli e delle notizie, in modo tale da alleggerire l'home page. D'ora in avanti attraverso le sezioni del sommario "in evidenza..." potete trovare i più recenti inserimenti ed i principali speciali ed approfondimenti che "abbandonano" l'home page. Nei prossimi giorni inoltre ci porteremo in pari, visti i problemi tecnici che ci hanno bloccato per qualche settimana. Saranno quindi aggiornati: commenti, rassegna e video.
http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=2992&Itemid=1

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06 aprile 2008
Nuove indagini a Genova...
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Sembra proprio che sia noi sia i giornalisti de Il Secolo XIX non avevamo visto poi tanto male... I guai giudiziari per Regione e società pubbliche...
http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=2994&Itemid=1

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04 aprile 2008 – sul video del blog antoniodipietro.org
Di Pietro si vergogni.
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Si potrebbe dire che Antonio Di Pietro ha superato ogni limite di decenza, ma forse è meglio dire che si è mostrato per quello che è sempre stato e qualcuno si è ostinato a non voler vedere e si ostina ancora a non voler vedere...
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13.2.08

Senza titolo 194



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sommario



  1. NUOVO SITO

  2. PARTE IL CAMMINO CONTRO LE MAFIE 2008

  3. PROCURE IN AZIONE IN LIGURIA E CALABRIA

  4. AGGIORNAMENTO SU CONTRADA

  5. ALTRE NEWS

  6. APPELLO DONAZIONI

  7. NUOVO SITO
    E' on line il nuovo sito con un nuovo indirizzo web: www.casadellalegalita.org. Abbiamo cercato di renderlo più leggero e più semplice da navigare. Tutto (tutto) quello che vi era nel vecchio sito è ora qui. Ci sono ancora alcune cose da sistemare e da inserire le gallerie audio, foto e video, ma in questi giorni provvederemo. Speriamo in questo modo di rendere più efficace la sua funzione. Se avete osservazioni o proposte inviatecele tranquillamente, intanto buona navigazione a tutti.


  8. PARTE IL CAMMINO CONTRO LE MAFIE 2008
    Questa settimana parte il "Cammino contro le mafie - 2008". Iniziamo dalla Liguria pe! r scendere poi a marzo in Puglia. In Liguria le iniziative son! o promos se in collaborazione con diversi Meetup degli Amici di Beppe Grillo. I primi appuntamenti:



    • GIOVEDI' 14 FEBBRAIO 2008 - GENOVA
      incontro pubblico con PINO MASCIARI e On. BEPPE LUMIA
      - mattina dedicata all'incontro con gli studenti
      - alle ore 17:30 incontro pubblico presso lo Starhotel di Corte Lambruschini 6 (davanti alla Stazione Brignole)


    • VENERDI' 15 FEBBRAIO 2008 - LA SPEZIA
      incontro pubblico con PINO MASCIARI, SALVATORE BORSELLINO, GIOACCHINO BASILE ed altri ospiti
      - mattina dedicata all'incontro con gli studenti
      - alle ore 17:30 incontro pubblico
      sedi da definire in considerazione del fatto che nonostante i patrocini di Comune e Provincia la sala dei Salesiani non è stata resa disponibile perchè il carattere! dell'iniziativa non è "compatibile" con i contenuti della loro comunità religiosa ed "i temi della giustizia sono delicato e ci sono posizioni diverse
      " non si può far parlare solo una parte.


    • SABATO 16 FEBBRAIO 2008 - GENOVA
      incontro pubblico con SALVATORE BORSELLINO, GIOACCHINO BASILE ed altri ospiti
      - mattina dedicata all'incontro con gli studenti
      - alle ore 17:30 incontro pubblico presso lo Starhotel di Corte Lambruschini 6 (davanti alla Stazione Brignole)





  9. PROCURE IN AZIONE IN LIGURIA E CALABRIA

    • La gestione della Sanità è al centro dell'attenzione delle Procure. In Calabria con l'operazione &q! uot;Onorata Sanità" si inizia ad arrivare ai livel! li " ;alti". Come avevamo detto chi ricopriva e ricopre ruoli di responsabilità amministrativa e politica nella gestione sanitaria della Regione e della Asl non poteva essere estraneo alla connivenza e complicità con la 'ndrangheta. In Liguria la Procura ha aperto un fascicolo sulla lottizzazione partitico-massonica delle ASL nell'era di Burlando, a seguito dell'inchiesta pubblicata da Il Secolo XIX.

    • Comitati d'affari sotto indagine. In Calabria nonostante l'avocazione qualcososa si muove ancora nell'ambito dell'inchiesta Why Not. Perquisizioni e sequestri nell'abitazione e negli Uffici di Agazio Loiero (già rinviato a giudizio per gli appalti nella sanità). In Liguria il comiitato d'! affari che domina la città (tra società dei soliti noti amici del duo Burlando-Scaiola, cooperative rosse, e le società dei Mamone, tanto per fare un esempio) è oggetto di indagine da parte della Procura, che, dopo l'arresto di Giovanni Novi Presidente (ora ex) dell'Autorità Portuale, appare sempre più essere solo l'inizio!




  10. AGGIORNAMENTO SU CONTRADA
    Il Giudice di Sorveglianza non ha riscontrato alcun peggioramento delle condizioni di salute del mafioso Contrada che, quindi, resta in carcere. La Procura di Caltanissetta ha chiesto di rigettare sia l'istanza di revisione sia quella per sospensione della pena avanzata dai legali di Contrada. L'iter della grazia è stato bloccato dal Presidente della Repubblica. Grazie a quanti si sono mobilitati sia con l'adesione alla Lettera-Appello, sia con le risposte alla campagna "revisionista&quo! t; che sul caso Contrada veniva montata con sbocchi che non po! tevano c he essere inquietanti e pericolosi.
    Per chi volesse approfondire: le sentenze integrali, approfondimenti e interventi nell'apposito speciale .


  11. ALTRE NEWS


  12. APPELLO DONAZIONI
    Intanto grazie a quanti hanno inviato il loro sostegno concreto. Le donazioni sono le uniche fonti di sostegno di una struttura come la nostra che non può e non vuole "padroni", ma che vuole svolgere il suo ruolo in modo totalmente indipendente ed autonomo.!
    Per portare avanti questo lavoro, proseguire il "Cammino" occorre il sostegno concreto di tutti. Quindi, dipende anche da voi... Grazie
    Al fine della deducibilità delle donazioni (piccole o grandi che siano), queste devono essere effettuate tramite:



    • BONIFICO BANCARIO
      Banco di Sardegna - Filiale di Genova 1
      conto corrente bancario n 70068890
      abi 01015 - cab 01401 - cin T
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      intestato a Casa della Legalità e della Cultura - Onlus
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    • VA! GLIA POSTALE
      Casa della! Legalit à e della Cultura - Onlus
      codice fiscale 95101230100
      c/o CSI Genova - Via Santo Stefano 3/, 16121 Genova





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27.1.08

Vuillette gratis per pagare il pizzo










Fonte caserta sette









LUSCIANO (Caserta) - Undici arresti e 8 milioni e mezzo di euro sequestrati al clan dei Casalesi. E' il bilancio di un'operazione anticamorra eseguita questa mattina. (25 gennaio 2008-15:00)


Giorgio Santamaria su: Corriere del Mezzogiorno



Senza titolo 117














ROMA - La Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) - quella dell'inchiesta sul Mastella-Gate - ufficio giudiziario che per anni ha lamentato scarsa visibilità sui media nazionali (vuoi per le operazioni e le inchieste portate avanti, ma soprattutto quando non riuscivano a far emergere il sottodimensionamento dei giudici..e così via) è riuscita ad ottenere più di quello che sperava. Otto giorni intensi su tutti i giornali nazionali, emittenti satellitari, web e così via per un'inchiesta sul ministro di Giustizia Clemente Mastella e moglie Sandra Lonardo (finita ai domiciliari) che ha provocato le dimissioni del Guardasigilli e la caduta del Governo Prodi questa sera. Da Roma arrivano le immagini dei senatori di An Domenico Gramazio e Nino Strano che aprono due bottiglie di champagne per festeggiare la caduta del Governo Prodi. Gramazio lancia il tappo della bottiglia sui banchi del Governo. Tutti i senatori del centrodestra battono le mani gridando. Quelli del centrosinistra, immobili, cercano di uscire dall'aula in silenzio. Santa Maria Capua Vetere Superstar...
(24 gennaio 2008-20:53)


 
 

FONTE CASERTA SETTE


 


Devo dire che chi ha pubblicagto questo articolo non sà o fa finta di non sapere che presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ci sono tanti falcone e tanti Borsellino. Giudici e investigatori che rischiano ogni giorno la vita. Per loro è pericoloso anche prendersi un caffè presso il bar del tribunale, potrebbe essere avvelenato o alterato da droghe. Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere supera per processi per 416 bis (organizzazzioni criminali a scopo mafioso/camorristico) anche il Tribunale di Palermo. A Santa Maria Capua Vetere hanno avuto luogo i processi Sopartacus 1 e 2 che ha visto coinvolto il clan dei Casalesi.   Gli inquirenti della Procura di santa Maria Capua Vetere, inoltre, nell'estate del 2005 riuscirono nel giro di un mese a caèpire che l'assassino di un 17enne, scomparso e ritrovato con la testa spappolata da un proiettile uscito da un Kalsnichof, non era un ritardato mentale di Santa Maria Capua Vetere ma un albanese collegato alla criminalità locale. L'albanese aveva assassinato il ragazzo solo perchè questi aveva avuto il coraggio di denunciare l'extracomunitario alle forze dell'ordine facendolo arrestare. Il criminale albanese ha ammazzato il ragazzo dopo due giorni che era stato dimesso dal carcere (forse le autorità avrebbero fatto meglio a rispedirlo in Albania)


Romilda Marzari  


Senza titolo 113

CASERTA (FONTE CASERTA SETTE)Blitz anticamorra, all’alba di mercoledì 23, con cento carabinieri che hanno eseguito tra le province di Caserta, Napoli, Perugia, Taranto e Pordenone 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate al «gruppo Marano», considerato organicamente inserito nel clan dei Casalesi, la potente organizzazione che gli investigatori ancora considerano capeggiata da Francesco Schiavone, detto «Sandokan», nonostante sia da diecu anni in carcere al regime di 41 bis. I provvedimenti restrittivi, che hanno riguardato anche una donna, Annunziata Iannone, di 38 anni, cognata del capozona di San Marcellino, Giorgio Marano ritenuta una sorta di capoclan del gruppo di Giorgio Marano. Quest’ultimo, pregiudicato di 47 anni, coinvolto nell’inchiesta «Spartacus», è considerato elemento di primo piano dell'organizzazione. Tra gli arrestati anche un militare dell'Esercito, Giuseppe Magliulo, di 27 anni, di San Marcellino, in servizio a Sacile, in provincia di Padova. I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato le indagini condotte dai carabinieri del Gruppo di Aversa. Per gli investigatori la partecipazione di una donna nell'esigere estorsioni a nome del clan, rappresenta uno degli elementi più significativi dell'indagine «perché, consente di ribadire quanto divenga sempre più importante la figura femminile nel clan dei casalesì storicamente poco incline ad affidare simili ruoli alle donne». Gli arrestati a vario titolo sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate, porto e detenzione di armi e di munizioni, lesioni personali, riciclaggio e ricettazione. Le estorsioni, hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa, il procuratore aggiunto, Franco Roberti, i sostituti Antonello Falcone ed Esposito, ed il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Carmelo Burgio, sono state portate a termine non soltanto tra imprenditori, commercianti dell'agro aversano, ma anche nelle limitrofe province di Latina e di Frosinone, a conferma , dell'espansione del gruppo criminale casertano in altre province italiane, soprattutto nel Basso Lazio e nel Frusinate. A capo del gruppo, Giorgio Marano, il quale, secondo le risultanze delle indagini, sebbene sottoposto alla sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno a Cassino (Frosinone), fin dal 2002 avrebbe continuato a dirigere l'organizzazione criminale. Le indagini furono avviate dai carabinieri del Gruppo di Aversa, attualmente diretti dal maggiore Francesco Marra, dopo l'omicidio di Antonio D'Alessio, un affiliato al clan. La Direzione antimafia di Napoli e i carabinieri, sulla base anche di intercettazioni telefoniche ed ambientali sono riusciti a ricostruire l'attività estorsiva dell'organizzazione, estese anche nel napoletano. Tra gli arrestati Raffaele Iovine di 40 anni, detto «Occhi di ghiaccio», ritenuto il braccio destro del boss, il marito della Iannone, Salvatore Fioravante, di 35 anni e Franco Bianco, di 35 anni, di Casal di Principe. Per il presidente della commissione Antimafia Francesco Forgione, l'indagine dei carabinieri e della DDA di Napoli che ha portato agli arresti compiuti oggi conferma la perdurante pericolosità del clan dei casalesi». Forgione, che commenta l'operazione contro la camorra portata a termine oggi a Caserta, aggiunge. «Ci sono due elementi che devono far riflettere ed attirare l'attenzione: il continuo tentativo di espandersi ed insediarsi nel basso Lazio ed il nuovo dato dell'assegnazione anche alle donne di un ruolo reale nelle attività del clan. Io spero - è l'auspicio di Forgione - che le forze sane della società di quelle zone siano capaci di far partire anche lì una reazione forte contro questa cosca, contro cui lo Stato ha già riportato brillanti risultati catturando e portando a condanna molti capi. Altri sono ancora latitanti e bisogna continuare a dargli la caccia senza sosta».

1.10.07

Senza titolo 2043

FIRENZE - Arreastati in Toscani vari esponenti del clan napoletano Formicola per furti. Le manette ai polsi sono scattate anche per i gestori di tre alberghi di Montecatini terme che riciclavano il denaro del clan. Gli hotel sono stati posti sotto sequestro. Le ordinanze di custodia cautelare emesse sono state 40. Gli indagati sono 104. I reati contestati sono: associazione di stampo camorrisitico, usura, estorsioni, furti di tir e di assegni, spaccio di droga e di banconote false. I militari hanno messo le manette ai polsi all'imprenditore Francesco Rastrelli, 41 anni, e alla consorte, nonchè coetanea, Laura Abagnale per riciclaggio di denaro sporco. Questi attraverso le società Granduca srl, Smarthotel srl e  Medici srl, gestivano a Montecatini gli alberghi: Le fonti, Medici e Granduca Leopoldo. I tassi di usaura rilevati dagli inquirenti andavano dal 60 al 120%. Numerosi sono stati i furti di assegni postali che hanno visto la complicità anche di impiegati postali. Senza scrupoli questi ha fatto rubare per ben tre volte la pensione ad un povero anziano (e noi che con le nostre tasse finanziamo gli stipendi degli impiegati postali VERGOGNA ndr) . Dalle indagini è emerso anche l'ingresso illegale in Italia di 925 cittadini russi e traffico illecitro di cocaina mescolata con cloridato di sodio ed imbottigliata.


Non si trattta della prima inchiesta sulle infiltrazioni camorrisitiche in Toscana. In passato ce ne sono molte altre che hanno visto coinvolti clan di Caserta in merito a reati di usura e di estorsioni. Ma in Toscana non opera solo la camorra casertana. A Prato, infatti, è ben radicata la N'drangheta calabrese che con la mafia albanese gestisce lo spaccio di cocaina. Uno dei nuovi capo - zona albanesi che gestisce lo spaccio di cocaina è Altin Zaimi, cugino di un mafioso albanese, da poco registrato presso i registri della Questura di Prato come spacciatore. Zaimi aveva precedenti per aggressione e rapina ai danni di un cinese e furto di materiale edile presso un cantiere.


Per quanto riguarda la mafia russa questa è la più temuta in Toscana. Il giornalista di Repubblica, Sansa, ha collegato  il riciclo del denaro sporca da parte della mafia russa agli scandali della Bpi. La mafia russa gestisce soprattuto night e la prostituzione da strada. A firenze, inoltre, vi sono molte donne russe di mezza età che pernottano in alberghi e non si sà se hanno un regolare permesso di soggiorno o meno.La mafia russa investe soprattutto nel settore alberghiero. In tali settori è èpresente anche la mafia siciliana.


Infiltrazioni mafiose potrebbero esserci anche in società immobiliari, in catene dedite alla grande distribuzione alimentare e in tante altre grosse attività commerciali.


Romilda Marzari

10.9.07

Riflettori sulla MAFIA

Minacce al cronista della sede palermitana dell'«Ansa» e corrispondente de «La Stampa» Lirio Abbate, già sottoposto a intimidazioni nei mesi scorsi a causa del suo libro «I complici- Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento», scritto in collaborazione con Peter Gomez .
Nelle loro analisi Abbate e Gomez hanno descritto una trama (per altro tratta da documenti delle inchieste dei magistrati, ma correlati da inchieste svolte da bravi giornalisti e soprattutto messi insieme da una filo logico che percorre il libro dall'inizio alla fine) che non risparmia nessuno: e tanto per essere chiari fanno nomi e cognomi di chi ha avuto rapporti di favori e scambio con i boss mafiosi.
E' proprio scrivendo quei nomi e cognomi che Lirio Abbate ha pestato i piedi a chi oggi comanda in Cosa Nostra.Sabato scorso, a Palermo, c'erano tutti alla passeggiata di solidarietà che si è trasformata in una manifestazione: non solo sindaci e giornalisti a “passeggiare”,ma anche quelle persone di Palermo che vogliono vivere senza gioghi di sorta, senza ombre e combattere apertamente la Mafia.

'La libertà d'informare,
senza dovere temere per la propria vita o incolumità,
è un patrimonio prezioso che appartiene a tutti i cittadini.
In Sicilia e nel Mezzogiorno, poi, questa libertà
si lega alla lotta per la liberazione dal giogo mafioso e dell'illegalità in generale.'
Bloggers, uniamoci
affinchè i riflettori restino accesi,
con uguale dignità e serietà
perché non è assolutamente normale morire
mentre si cerca e si racconta la verità
e perché non diamo alcun alibi
né ombre
alla violenza.




Siate con noi.






22.6.07

Senza titolo 1904






Ah, ecco, ma come funziona sta' cosa ?Me lo spiegate per favore...io sono troppo demente
Ma come...ad un EX BOSS, capomafia mai pentito, ci si permette di chiedere la scarcerazione??? (che poi sull'Ex possiamo anche discuterne).Sta male ?? Sta tanto male ?
E il male cha fatto lui a noi ?? E il male che ha fatto alle famiglie delle sue vittime ??
Ma che ti si esplodesse il cuore...
"Un 'inutile crudelta"...secondo i suoi legali.Ma noi no...non siamo bestie.Se vogliamoaiutarlo ABBATTIAMOLO!!!  Una bestia che soffre fa male a vedere.Essere italiano sta diventando un peso. Mi sento una barzelletta che cammina. Perdonate, ma mi trasferisco al Polo Nord, magari mi danno anche la cittadinanza!


Ma che ti si esplodesse il cuore...


"Un 'inutile crudelta"...secondo i suoi legali.Ma noi no...non siamo bestie.Se vogliamo aiutarlo ABBATTIAMOLO!!!  Una bestia che soffre fa male a vedere.Essere italiano sta diventando un peso. Mi sento una barzelletta che cammina.Perdonate, ma mi trasferisco al Polo Nord, magari mi danno anche la cittadinanza!



MAFIA: LEGALI RIINA CHIEDONO SCARCERAZIONE DELL'EX BOSS = GLI AVVOCATI ALL'ESPRESSO, NO AD ACCANIMENTO SU DETENUTO MALATO Roma, 21 giu. - (Adnkronos) - Come un leone in gabbia, vecchio e malato, che si spegne ogni giorno. I suoi legali raccontano così la detenzione di Totò Riina, l'uomo che ha rivoluzionato Cosa nostra portandola a sfidare lo Stato, il padrino già condannato dieci volte all'ergastolo e sotto processo per altri tre delitti eccellenti. Ora Riina sta male: così male, secondo i suoi avvocati, da non poter rimanere in cella. Questo è quanto gli avvocati sostengono nella richiesta di scarcerazione presentata al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Lo sottolinea il settimanale 'L'Espressò, in edicola domani. Il capo dei corleonesi è recluso a Opera, una prigione di cemento confusa nella periferia milanese. Secondo i due specialisti che lo hanno visitato, il suo cuore funziona al cinquanta per cento. Tutti i giorni, si legge nell'anticipazione del settimanale, viene controllato dai medici del penitenziario ma può rimanere soltanto un'ora all'aperto nel cortile ritagliato tra le celle. Le cartelle cliniche, allegate alla richiesta di scarcerazione presentata il 15 giugno scorso, indicano un quadro medico pesante: «Due infarti e un'importante insufficienza cardiaca» si sommano ad altre patologie meno gravi, come la gastrite cronica, l'ipertrofia prostatica, l'ipertensione, l'iperucemia, il gozzo tiroideo, le ernie inguinali e la cirrosi epatica derivante da epatite C. Per gli avvocati Luca Cianferoni, Antonio Managò e Riccardo Donzelli, «mantenere Riina in carcere a 77 anni in queste condizioni significa volersi accanire su un detenuto anziano e malato, ben oltre la pena che gli è stata inflitta».

MAFIA: LEGALI RIINA CHIEDONO SCARCERAZIONE DELL'EX BOSS (2) = (Adnkronos) - Totò Riina, classe 1930, fu arrestato a Palermo il 15 gennaio 1993 dai carabinieri del Ros, guidati dal capitano 'Ultimò e dall'allora colonnello Mario Mori. «Un'operazione -rileva l'Espresso- resa controversa dalla mancata perquisizione della casa del padrino. Da allora gli è sempre stato riservato il trattamento del 41 bis, con lunghi periodi di isolamento nelle carceri di Rebibbia, Asinara, Ascoli e Opera. Un dispositivo rinnovato a più riprese per il sospetto che il vecchio boss potesse comunicare. »Un'inutile crudeltà« secondo i suoi legali che chiedono »in via d'urgenza, il trasferimento del detenuto Salvatore Riina in una struttura ospedaliera, trasmettendo gli atti al Tribunale affinchè voglia sospendere l'esecuzione della pena, ovvero disporre il ricovero in via permanente presso luogo di cura idoneo«. Fino a chiedere gli arresti domiciliari. Il 20 dicembre 2006 Riina venne ricoverato d'urgenza, e con straordinarie misure di sicurezza, al reparto detenuti dell'ospedale San Paolo di Milano, dove gli fu riscontrata »un'asimmetria di contrazione del ventricolo sinistro« e un pompaggio del cuore tale da potersi »tradurre in un costante pericolo per la sua vita«. »Le analisi del professor Guido Sani, ordinario di cardiochirurgia all'università di Firenze, evidenziarono -scrive l'Espresso- come gli infarti subìti non fossero stati adeguatamente curati. Poi, un'altra perizia del 6 febbraio scorso, consegnata ai difensori dal professor Domenico De Leo, dell'istituto di Medicina legale dell'università di Verona, ha disegnato un quadro clinico «peggiorato in modo allarmante nel corso degli anni, per le condizioni di salute compromesse dal punto di vista cardiocircolatorio e una ulteriore progressione del danno tissutale cardiaco». L'uomo condannato per i massacri di Capaci e di via D'Amelio, il capo dell'ala stragista di Cosa nostra di nuovo in libertà? L'obiezione viene anticipata dall'avvocato, che Cianferoni invita a «rifuggire dai timori che il clamore che una decisione come questa potrebbe avere nell'opinione pubblica. In uno Stato democratico anche al più pericoloso dei detenuti deve essere garantito il diritto alla salute previsto dalla Costituzione. Noi chiediamo solo questo». (Sin/Zn/Adnkronos) 21-GIU-07 12:34 NNN

S = GLI AVVOCATI ALL'ESPRESSO, NO AD ACCANIMENTO SU DETENUTO MALATO Roma, 21 giu. - (Adnkronos) - Come un leone in gabbia, vecchio e malato, che si spegne ogni giorno. I suoi legali raccontano così la detenzione di Totò Riina, l'uomo che ha rivoluzionato Cosa nostra portandola a sfidare lo Stato, il padrino già condannato dieci volte all'ergastolo e sotto processo per altri tre delitti eccellenti. Ora Riina sta male: così male, secondo i suoi avvocati, da non poter rimanere in cella. Questo è quanto gli avvocati sostengono nella richiesta di scarcerazione presentata al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Lo sottolinea il settimanale 'L'Espressò, in edicola domani. Il capo dei corleonesi è recluso a Opera, una prigione di cemento confusa nella periferia milanese. Secondo i due specialisti che lo hanno visitato, il suo cuore funziona al cinquanta per cento. Tutti i giorni, si legge nell'anticipazione del settimanale, viene controllato dai medici del penitenziario ma può rimanere soltanto un'ora all'aperto nel cortile ritagliato tra le celle. Le cartelle cliniche, allegate alla richiesta di scarcerazione presentata il 15 giugno scorso, indicano un quadro medico pesante: «Due infarti e un'importante insufficienza cardiaca» si sommano ad altre patologie meno gravi, come la gastrite cronica, l'ipertrofia prostatica, l'ipertensione, l'iperucemia, il gozzo tiroideo, le ernie inguinali e la cirrosi epatica derivante da epatite C. Per gli avvocati Luca Cianferoni, Antonio Managò e Riccardo Donzelli, «mantenere Riina in carcere a 77 anni in queste condizioni significa volersi accanire su un detenuto anziano e malato, ben oltre la pena che gli è stata inflitta».

MAFIA: LEGALI RIINA CHIEDONO SCARCERAZIONE DELL'EX BOSS (2) = (Adnkronos) - Totò Riina, classe 1930, fu arrestato a Palermo il 15 gennaio 1993 dai carabinieri del Ros, guidati dal capitano 'Ultimò e dall'allora colonnello Mario Mori. «Un'operazione -rileva l'Espresso- resa controversa dalla mancata perquisizione della casa del padrino. Da allora gli è sempre stato riservato il trattamento del 41 bis, con lunghi periodi di isolamento nelle carceri di Rebibbia, Asinara, Ascoli e Opera. Un dispositivo rinnovato a più riprese per il sospetto che il vecchio boss potesse comunicare. »Un'inutile crudeltà« secondo i suoi legali che chiedono »in via d'urgenza, il trasferimento del detenuto Salvatore Riina in una struttura ospedaliera, trasmettendo gli atti al Tribunale affinchè voglia sospendere l'esecuzione della pena, ovvero disporre il ricovero in via permanente presso luogo di cura idoneo«. Fino a chiedere gli arresti domiciliari. Il 20 dicembre 2006 Riina venne ricoverato d'urgenza, e con straordinarie misure di sicurezza, al reparto detenuti dell'ospedale San Paolo di Milano, dove gli fu riscontrata »un'asimmetria di contrazione del ventricolo sinistro« e un pompaggio del cuore tale da potersi »tradurre in un costante pericolo per la sua vita«. »Le analisi del professor Guido Sani, ordinario di cardiochirurgia all'università di Firenze, evidenziarono -scrive l'Espresso- come gli infarti subìti non fossero stati adeguatamente curati. Poi, un'altra perizia del 6 febbraio scorso, consegnata ai difensori dal professor Domenico De Leo, dell'istituto di Medicina legale dell'università di Verona, ha disegnato un quadro clinico «peggiorato in modo allarmante nel corso degli anni, per le condizioni di salute compromesse dal punto di vista cardiocircolatorio e una ulteriore progressione del danno tissutale cardiaco». L'uomo condannato per i massacri di Capaci e di via D'Amelio, il capo dell'ala stragista di Cosa nostra di nuovo in libertà? L'obiezione viene anticipata dall'avvocato, che Cianferoni invita a «rifuggire dai timori che il clamore che una decisione come questa potrebbe avere nell'opinione pubblica. In uno Stato democratico anche al più pericoloso dei detenuti deve essere garantito il diritto alla salute previsto dalla Costituzione. Noi chiediamo solo questo». (Sin/Zn/Adnkronos) 21-GIU-07 12:34 NNN

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...