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19.8.25

IL MIO OSSERVATORIO (6520). Piccolo racconto domenicale di Mario Guerini

 

Abbiamo molto da imparare dagli anziani .  Ecco un esempio tratto  dal web 

  da  Mario Guerrini
IL MIO OSSERVATORIO (6520). Piccolo racconto domenicale. Lei compare ogni santa mattina. Qui a Bonaria, residenziale quartiere cagliaritano. Ha sempre, immancabilmente, un libro con sé. È una distinta signora novantenne. Dall'aria colta. Ora che la stagione lo consente, si siede in uno dei tavolini esterni, sul marciapiede, del "Cafè de buena aria". Per il rito mattutino della colazione. Trascorre il tempo, solitaria, leggendo il libro. E lo fa con quella che appare come una insaziabile sete di sapere e di conoscere. Che non si placa, nonostante la sua età, splendidamente e signorilmente portata. Per questo mi ha molto incuriosito. È affabile. Mi ha spiegato che il libro è da sempre il suo compagno di viaggio, nella quotidianità. A casa ha circa 3 mila 500 volumi. Una immensità. Lei si chiama Mirella Varone. È milanese di


origine. Il cognome è quello acquisito dal marito napoletano. Che non è più. Lei è ormai una figura familiare per chi frequenta quella zona di via Milano. "Vengo in questo bar perché è come quelli di un tempo", mi dice. "Ci si incontra, ci si conosce, si parla. E Michele (il titolare) e le sue ragazze offrono un servizio eccellente. Sempre sorridenti e premurosi". Un incontro pieno di garbo, quello con Mirella Varone. Ma fugace. Perché io in compagnia di Luna, la mia compagna a 4 zampe, durante la prima uscita della giornata. Sono stato attratto dalla forza intellettuale che esprime questa donna, con la applicazione alla lettura. Alla sua età matura di novantenne. Mirella Varone è una straordinaria enciclopedia vivente. In una Società in cui la tecnologia sembrerebbe inconciliabile, ma non è così, per fortuna, con le pagine di un libro. Buona domenica. Mario Guerrini.

5.11.20

UN VIGILE ALLA MECCA di ©Giulia Acerba

 Da un sarda   immigrata  per  lavoro   A  Genova   riporto  questa  storia 

UN VIGILE ALLA MECCA
Via San Luca, pomeriggio.
In giro persone e Polizia Municipale con quelle grosse moto che secondo me in certi vicoli manco ci passano.
Un vigile si ferma davanti al fruttivendolo che c'è a fianco all'Ekom , lo chiama, suona il clacson. Niente.
Solo quando mi avvicino capisco cosa sta succedendo.
Il fruttivendolo è dentro al suo negozio senza mascherina. In piedi su un tappetino, ha gli occhi chiusi, è rivolto verso la Chiesa di San Luca, ma penso che mirasse più alla Mecca che alla Chiesa di San Luca.
Non apre gli occhi neanche quando il vigile suona il clacson.
Un signore passa e dice al vigile: " sta pregando".
Il vigile ci pensa un attimo e poi decide di non interrompere la preghiera e di proseguire il suo giro.
Di fronte al fruttivendolo c'è una parrucchiera cinese che guarda, chissà cosa pensa e sotto la mascherina sorride, si capisce dagli occhi.
Avrei voluto avere con me uno smartphone e la prontezza di fare una foto.
Sarebbe stata una foto stupenda.
In pochi secondi, un trattato di intercultura: una multa non data per non interrompere la preghiera, una cinese che guarda un bengalese pregare mentre viene guardato da un italiano in divisa.Poteva finire in maniera diversa sta storia, poteva finire con il vigile che si impuntava e faceva aprire gli occhi al fruttivendolo in preghiera, poteva farlo rientrare dalla Mecca per fargli pagare una multa. Non l'ha fatto. In pochi secondi evidentemente il suo buon senso gli ha detto che fosse meglio non farlo. Questa storia è difficile da rendere con le parole, ma vi assicuro che negli occhi avevo lo stesso stupore che provo di fronte a un ciliegio in fiore.


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