UN VIGILE ALLA MECCA di ©Giulia Acerba

 Da un sarda   immigrata  per  lavoro   A  Genova   riporto  questa  storia 

UN VIGILE ALLA MECCA
Via San Luca, pomeriggio.
In giro persone e Polizia Municipale con quelle grosse moto che secondo me in certi vicoli manco ci passano.
Un vigile si ferma davanti al fruttivendolo che c'è a fianco all'Ekom , lo chiama, suona il clacson. Niente.
Solo quando mi avvicino capisco cosa sta succedendo.
Il fruttivendolo è dentro al suo negozio senza mascherina. In piedi su un tappetino, ha gli occhi chiusi, è rivolto verso la Chiesa di San Luca, ma penso che mirasse più alla Mecca che alla Chiesa di San Luca.
Non apre gli occhi neanche quando il vigile suona il clacson.
Un signore passa e dice al vigile: " sta pregando".
Il vigile ci pensa un attimo e poi decide di non interrompere la preghiera e di proseguire il suo giro.
Di fronte al fruttivendolo c'è una parrucchiera cinese che guarda, chissà cosa pensa e sotto la mascherina sorride, si capisce dagli occhi.
Avrei voluto avere con me uno smartphone e la prontezza di fare una foto.
Sarebbe stata una foto stupenda.
In pochi secondi, un trattato di intercultura: una multa non data per non interrompere la preghiera, una cinese che guarda un bengalese pregare mentre viene guardato da un italiano in divisa.Poteva finire in maniera diversa sta storia, poteva finire con il vigile che si impuntava e faceva aprire gli occhi al fruttivendolo in preghiera, poteva farlo rientrare dalla Mecca per fargli pagare una multa. Non l'ha fatto. In pochi secondi evidentemente il suo buon senso gli ha detto che fosse meglio non farlo. Questa storia è difficile da rendere con le parole, ma vi assicuro che negli occhi avevo lo stesso stupore che provo di fronte a un ciliegio in fiore.


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