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4.12.16

QUANDO EVADERE LE TASSE E' UNA NECESSITA' Imprenditore evasore per pagare gli operai. E il giudice lo assolve

DA  http://www.lastampa.it/italia/cronache/ DEL  2\12\2016

                       LORENZO PADOVAN


SAN MICHELE AL TAGLIAMENTO (VENEZIA)
Diego Lorenzon ha 53 anni. Lavora da sempre nell’impresa di famiglia, la Poolmeccanica di San Michele al Tagliamento (Venezia), intere generazioni spese nel campo delle costruzioni di notevoli dimensioni, come il Mose, il raddoppio del Canale di Panama e il più grande telescopio al mondo, in Cile. È stato anche vicepresidente degli Industriali di Venezia.
Nel 2008, l’inizio della crisi, una discesa apparentemente infinita. Ha impegnato tutto ciò che aveva. Ha perfino incassato in anticipo le polizze pensionistiche e venduto le ultime collezioni private che gli restavano. Siccome i soldi non bastavano, ha chiesto aiuto ad amici e parenti, perché sette delle nove banche con cui intratteneva rapporti commerciali lo hanno abbandonato. Al fianco gli sono rimaste solo una piccola Bcc e Ifis. Ma alla fine ce l’ha fatta e i libri in Tribunale non li ha portati, mentre l’azienda ha iniziato a riprendersi e oggi realizza numerose altre infrastrutture in giro per il mondo.

«Questo è quello che siamo, una grande famiglia», sono le parole che Paola Lorenzon, sorella di Diego, ha usato per descrivere la Poolmeccanica

In quel Tribunale ci è però finito ugualmente, da imputato di omesso versamento di ritenute certificate. 262 mila euro del 2011: preferì pagare gli stipendi dei 50 dipendenti e onorare gli impegni con i fornitori, posticipando i versamenti al Fisco. Finire alla sbarra era per lui l’onta peggiore, dopo tanto impegno e sofferenza, condivisa coi fratelli Paola e Gianfranco.
Nonostante condizioni di salute precarie, a causa di una grave patologia, ha deciso di presentarsi in aula. Al giudice, che aveva già disposto il rinvio dell’udienza per approfondimenti in materia fiscale, ha chiesto di poter parlare temendo di non poter presenziare a futuri dibattimenti. Dieci minuti tutti d’un fiato, nel silenzio più assoluto. Ha spiegato di aver sempre pagato tutto, ma un giorno, d’improvviso, i fidi erano stati azzerati e i 420 mila euro di crediti da enti pubblici non si riuscivano ad incassare. «Le banche ci hanno chiesto di rientrare, dovevamo acquistare la materia prima in contanti. Che cosa dovevamo fare in queste condizioni disperate? Ho chiesto al Fisco di rateizzare perché dovevo pagare gli operai e i fornitori. Mi chiedevo se stessi andando nella direzione giusta, adesso le banche stanno chiudendo, noi no. Ho liquidato in dieci anni 6,8 milioni di euro di tasse e oggi il 30% di sanzioni, oltre agli interessi per i ritardati pagamenti: penso di essere stato sufficientemente punito per questa mia strategia».
Il giudice del Tribunale di Pordenone, Rodolfo Piccin, è tornato sui propri passi: ha revocato il rinvio e ha concesso tre minuti all’accusa - «cosa si può chiedere di più a questa persona?», ha detto la rappresentante della Procura, chiedendo l’assoluzione perché il fatto non sussiste – e pochi di più alla difesa. Senza nemmeno ritirarsi in Camera di Consiglio, ha emesso la sentenza: nessun dolo. Assoluzione su due piedi perché il fatto non costituisce reato. Applausi a scena aperta e pagina da libro cuore.
«Forse era per questa soddisfazione che abbiamo fatto gli sforzi immani degli ultimi anni», ha commentato Diego uscendo, fiero, dall’aula. Parole simili a quelle scelte dalla sorella Paola per salutare la decisione del giudice: «Per noi questo epilogo era fondamentale perché rappresenta la nostra filosofia di vita e quella di un’azienda dove le persone sono al centro, come ci ha insegnato nostro padre. In questi anni, i collaboratori ci hanno sempre sostenuto e sono rimasti con noi, nonostante le difficoltà. Il concetto di famiglia si usa spesso e anche impropriamente quando si parla di aziende, ma questo è quello che siamo».

6.12.15

Peppe Zucchetto, in Ghana il coraggio di un siciliano

da http://www.malgradotuttoweb.it/ un articolo apparso tra fine novembre primi di dicembre Sul magazine del Corriere della Sera in cui narra la storia dell’imprenditore di Racalmuto emigrato al contrario. Una storia ” magica”  ! Un consiglio ottimo ..che non tiene conto, però, della speculazione (business) della classe politica e/o dell’incapacità della classe politica. un imprenditore capace, in età pensionabile, vada via dalla Sicilia per continuare a produrre è senza dubbio una tragedia. A maggior ragione quando la terra che lo ospita non è la Danimarca ma una martoriata e arcaica terra d Africa che partorisce solo occasioni da business. Per chi lavora in trincea, in Sicilia, è debordante una storia come questa. Complimenti al coraggio ed all'intraprendenza del Sig.re Zucchetto, che stanco dei compromessi, e della gente Siciliana   (  ovviamente  senza  generalizzare  ) se ne andato.



Giuseppe Zucchetto in Ghana con i suoi dipendenti

Uno dei cantieri aperti in Ghana
Quando è stato costretto a chiudere una cava di pietre per esaurimento della vena, Giuseppe Zucchetto, 67 anni, commercialista e imprenditore, una vita passata a Racalmuto dietro escavatori, pale e ruspe, si è ritrovato travolto dalla crisi. Come tanti. Costretto a licenziare. Senza capire come uscirne. Ma senza immaginare che fra le “parrocchie di Regalpetra”, nel paese di Leonardo Sciascia, sarebbe stato “salvato” da due migranti ghanesi. Max e Said. Due ragazzoni arrivati con i barconi a Lampedusa, trasferiti nella palestra comunale di Racalmuto, transito provvisorio e incrocio di destini.Come è accaduto quando i due migranti si sono ritrovati davanti allo stesso bar di Zucchetto, pronto ad offrire loro una birra, per due chiacchiere: “Volevo capire da dove fuggivano, perché rischiavano la vita nel Sahara e nel Mediterraneo. Scoprendo subito una grande contraddizione. Dicevano che cercavano lavoro in Europa, ma che nel loro Paese c’era tutto. E quando hanno capito che io avevo un’azienda ferma in Sicilia, pronto com’ero a svendere mezzi e attrezzature, è scattata la scintilla, convinti che portando pale e ruspe in Ghana io avrei risolto ogni problema. A me e a loro”.Qualche giorno dopo Zucchetto, Peppe per amici e parenti, in attesa della nipotina Beatrice, all’uscita dalla scuola di danza, incrociò di nuovo Max e Said: “Allora, le portiamo in Africa queste macchine?”.Moglie e tre figli, la figlia Valentina consigliere comunale a Racalmuto, per Zucchetto cominciarono dubbi e insonnia perché rimuginava la proposta, nonostante si trattasse di due sconosciuti: “Ma era scattata una simpatia. ‘Appena mette piede in Ghana, tutto quello che vuole fare, lo può fare’, ripeteva Max col suo discreto italiano o in inglese. Senza spiegare però che cosa mancava a loro, in fuga . Poi l’idea che mi piacque: ‘Cominciamo con una settimana di vacanza?’. E va bene. Proviamo. Agenzia, passaporto, visto, vaccino per la febbre gialla e una settimana dopo atterravo con loro ad Accra…”.Il resto del racconto è la scoperta di “un mondo dove c’è davvero tutto”, anche aree eleganti, alberghi confortevoli, piano bar e “jazz da pelle d’oca”. Come ripete entusiasta Zucchetto: “C’è tutto, ma non il potenziale di lavoro che un piccolo imprenditore come me può creare soprattutto nelle zone più depresse, nei villaggi, facendo leva sulla nostra inventiva, sulla nostra esperienza…”.In poche settimane il racalmutese approdato in Ghana visita la capitale con i suoi grattacieli, scopre distese di terreni incolti e mette su una prima mini impresa, noleggiando mezzi meccanici. Quanto basta perché Said blocchi tre suoi fratelli pronti alla traversata di deserto e mare con destinazione Lampedusa: “C’è un siciliano che ci fa lavorare”.Due mesi dopo una piccola carovana di camion e buldozer sbarca da Racalmuto ad Accra. E i mezzi della vecchia cava, sdoganati al porto, avanzano verso i cantieri dei grattacieli, le strade in costruzione, i campi dei cercatori d’oro. Con Zucchetto che fa le sue esperienze nell’edilizia guardando contemporaneamente all’agricoltura: “Estensioni che nemmeno immaginiamo. Terra fertile. Mai vista. Pianti una lattuga e cresce alta un metro. Pomidori che sembrano bocce. Mio padre era contadino, io figlio d’arte. Quella terra è una miniera. Ma, a parte il cacao con qualche multinazionale che prende tutto e lascia niente, c’è davvero poco. Solo peperoncino. Perfino patate, cipolle e aglio arrivano dalla Cina. Come la manodopera degli imprenditori cinesi con cantieri off limits per i ghanesi. Costretti a scappare cercando ricchezze sulle quali camminano senza saperlo…”.

Il miracolo è che adesso Max e Said sono alla guida di trenta operai assunti da Zucchetto, tornato per una breve vacanza a Racalmuto mentre infuriavano le polemiche su naufragi, muri e marce: “Stiamo sbagliando. Non possiamo solo aprire le nostre frontiere. Dobbiamo andare noi da loro per costruire la loro ricchezza e in qualche caso salvare noi stessi. Questo vorrei dire al premier Renzi, raccontandogli la mia storia. Si, tanti scappano dalle guerre. Ma, a parte conflitti locali, non ci sono guerre in Ghana, Nigeria, Costa d’Avorio, Togo. E lì, con un piano dell’Europa, si può fare davvero tanto. Costerebbe molto meno aiutarli dove vivono”.E azzarda consigli ai governanti europei perché si spiani una strada spesso accidentata: “Io ho avuto la fortuna di incontrare Max e Said, ma bisogna conoscere il territorio, difendersi da tanti rischi, dai furbastri, anche dai cinesi che cercano di prendere tutto e non lasciare niente di niente in quelle terre. Se guadagnano l’appalto per una strada o per un complesso edilizio arrivano con la loro manodopera, i loro mezzi, faticano 24 ore al giorno all’interno di aree dove non entra nessuno e, quando se ne sono andati, non un ghanese ha lavorato per loro o ha guadagnato un centesimo. Ecco perché io italiano sono accolto a braccia aperte”. E mostra i video delle cene con i suoi dipendenti, i brindisi “a Peppe”, come lo chiamano anche in cantiere.Gli stessi dipendenti convinti ad abbandonare la via dell’emigrazione da questo imprenditore ancora stordito dal contrasto fra i grattacieli di Accra e la miseria di tanti villaggi: “Non intraprendono iniziative perché non hanno un centesimo, ma soprattutto perché non hanno idee. Portiamole noi. Insegniamo loro come fare. Ovviamente senza schiavizzarli, senza fare i predoni”.Pronto a fare i conti quando apprende che nell’inferno dei centri accoglienza ogni profugo costa 35 euro al giorno: “Sono più di mille euro al mese. Ogni cento migranti, 100 mila euro al mese. Siamo pazzi? Se io trovassi 500 mila euro andrei dal ministro dell’agricoltura in Ghana e darei lavoro a 300 disperati, ma nel loro Paese, a vita, insegnandogli come si fa”. E lo dice temendo che le stesse cose finiscano per farle i cinesi: “Senza insegnare a nessuno come si fa”. Di qui il suggerimento sintetizzato in una battuta: “Ai barconi possiamo far fare la retromarcia”.

1.3.15

Reggio Calabria, imprenditore anti-clan viene colpito da interdittiva antimafia

logico  che  le  mafie prosperano    e si espandono  nel resto del paese   . Se denunci   ti succede    come questo imprenditore  coraggioso  

Ha denunciato il pizzo. Ha registrato gli uomini del clan che volevano una mazzetta di 50mila euro e ha mandato in galera il boss Pasquale Libri, considerato il custode delle regole della ‘ndrangheta di Reggio Calabria.



È stato chiamato a testimoniare in Tribunale e, guardando il mammasantissima in faccia, ha confermato tutte le accuse. L’imprenditore Andrea Cutrupi adesso vive a Reggio senza scorta. Ma dopo avere avuto il coraggio di denunciare una delle più potenti famiglie mafiose della città, l’azienda che gestisce assieme alle figlie è stata colpita da un’interdittiva antimafia e per questo ha perso le commesse pubbliche ottenute partecipando alle gare d’appalto bandite in tutta Italia. Cinque milioni di euro di lavori persi e 30 dipendenti licenziati. La beffa è che l’interdittiva è stata motivata dalla prefettura cittadina con alcuni fatti in cui era rimasto coinvolto lo stesso Cutrupi. Vicende giudiziarie dalle quali, però, l’imprenditore è stato definitivamente assolto. Sono stati inutili i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato che hanno confermato l’interdittiva per la “FFC Costruzioni” che, così, da azienda vittima della ‘ndrangheta si ritrova ad essere considerata dallo Stato un’impresa a rischio infiltrazioni mafiose. Un paradosso che il patron della ditta non riesce a spiegarsi: “Abbiamo chiesto per quattro volte alla prefettura di riesaminare la nostra posizione, – è il suo sfogo – ma ad oggi non è successo niente. Probabilmente mi stanno facendo pagare la denuncia alla cosca Libri”. ”Questa punizione ci è stata data dallo Stato. – aggiunge la figlia Menia, titolare dell’azienda – Noi abbiamo denunciato il pizzo. Vorrei chiedere allo Stato come si combatte la ‘ndrangheta”  di Lucio Musolino


Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...