Francesco De Gregori - Adelante Adelante
la prima non è solo , come può sembrare dal titolo , dramma della solitudine ma anche di non curanza da parte dei familiari e estrema discrezione ( io sento odori strani , di cadaveere , provenienti dagli appartamenti vicini m'insospettisco e chiamo chi di dovere non aspetto una settomana o poi facciamo il meravigliato quando si scopre cosa è ) da parte dei vicini . Cio' vuol dire , come ho scritto commento il fatto sul mo fb , che l'unico che le volesse bene doveva essere il cane
ABANO TERME. Muore e viene vegliata per quasi una settimana sul suo letto dal suo “Principe”, un volpino di sei anni che le faceva compagnia nel suo appartamento di via Petrarca, ad Abano. Se n’è andata così, colpita da un infarto, Maria Teresa Martin, 62 anni, ex moglie del noto tassista di Abano Francesco Migliolaro.
IL corpo senza vita della donna a un settimana dal decesso è stato scoperto dai figli, Nicola di 40 anni e Omar di 25. Proprio quest’ultimo, lunedì, al ritorno dalle vacanze aveva provato a contattare per telefono la madre, senza però ricevere risposta.
Insospettito e preoccupato, ha allora avvertito il fratello maggiore, così verso le 22.30 si sono presentati insieme in via Petrarca all’abitazione della madre per scoprire cosa fosse successo. Invano hanno suonato il campanello dell’abitazione senza anche in questo caso ricevere risposta. «Così i miei figli sono saliti fino al balcone, forzandolo», racconta il padre dei due uomini ed ex marito della donna Francesco Migliolaro. «Hanno subito sentito un odore forte e notato Maria Teresa a letto, che non si muoveva, con la luce e la tv accese. Accanto a lei c’era il cane, che la vegliava».
I due figli, capita la situazione, hanno contattato immediatamente i carabinieri, giunti sul posto con i vigili del fuoco del distaccamento di Abano e la guardia medica. Una volta forzato l’ingresso è stata constata da parte dei medici la morte della donna, con il cadavere già in avanzato stato di decomposizione. «Era purtroppo già morta da circa una settimana», spiega ancora l’ex marito, che ora abita in via Tito Livio. «Ci eravamo separati tre anni fa e ci sentivamo poco ultimamente. Maria Teresa era una persona molto riservata, che faceva la casalinga, e che quindi rimaneva spesso in casa». Difficile quindi che i vicini si possano essere insospettiti che qualcosa potesse essere successo.
«Mi sono accorta di quanto era successo lunedì sera, quando sono rientrata e ho visto movimenti strani sotto casa», racconta una vicina. «Ieri mattina un’amica mi ha informato che Maria Teresa era morta. Dispiace molto. Era una donna molto buona, ma altrettanto riservata.
Usciva poco e non avevamo un rapporto stretto. Parlava raramente con i vicini, come succede tuttavia tra tutti gli abitanti della zona. Viveva da sola, ma non era in uno stato di abbandono, in quanto spesso vedevo i figli arrivare per andarla a trovare»
La seconda
da http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2017/09/20
Nel telefono foto e filmati hard dell'allenatore di nuoto
I genitori di una nuotatrice di 15 anni scoprono gli scatti proibiti nel cellulare e denunciano l'allenatore in procura
da http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2017/09/20
Nel telefono foto e filmati hard dell'allenatore di nuoto
I genitori di una nuotatrice di 15 anni scoprono gli scatti proibiti nel cellulare e denunciano l'allenatore in procura
di Marco Filippi
Quei mal di pancia prima degli allenamenti di nuoto avevano iniziato a preoccupare i genitori tanto da spingerli a sottoporla ad esami e visite mediche. Ma il responso era stato negativo: sana come un pesce.
Nel maggio scorso, però, dopo quasi un anno di dubbi e perplessità, il padre e la madre, non vedendoci chiaro, hanno cercato nel cellulare della figlia una risposta alle loro apprensioni. E, analizzando di nascosto il telefonino, l'hanno trovata: nel cellulare c'erano oltre un migliaio di file e foto scambiate tra la ragazza ed il suo allenatore
Nulla di male, se non fosse che in quei file c'erano le foto della figlia nuda, numerose immagini che immortalavano l'organo genitale maschile e soprattutto dei filmati che immortalavano l'allenatore mentre si masturbava. Ora, grazie a quelle foto, è partita un'indagine della magistratura, innescata da un querela che i genitori hanno depositato in procura a Venezia, che vuole fare luce sul rapporto, maturato in una piscina della provincia, tra la giovane promessa del nuoto, una ragazza di 15 anni, ed il suo allenatore, un uomo di oltre 40.
Il sospetto lacerante dei genitori, denunciato alla magistratura, è che tra l'allenatore e la figlia non vi sia stato soltanto uno scambio di immagini "senza veli" (attestato dal materiale allegato alla querela) ed ancor peggio di filmati che l'allenatore avrebbe inviato alla minorenne mentre compie atti di autoerotismo, fatti già di per sè gravi, ma che tra i due vi siano stati anche rapporti sessuali. Consenzienti. Ma che diventano reato se la ragazza è minore di 16 anni.
Da cosa trae origine questo sospetto? Da una foto, trovata sempre nel cellulare della ragazza, che immortala l'allenatore sorridente mentre, in auto, mostra lo stick di un test di gravidanza con, in evidenza, la scritta "negativo". E da alcuni messaggi, scambiato tra la ragazzina ed una sua coetanea, nel quale manifesta il timore di essere incinta e delle reazioni che l'allenatore potrebbe avere avuto.
Dubbi laceranti che hanno arrovellato i due genitori fino ad indurli, dopo aver superato un comprensibile momento di smarrimento, a chiedere chiarezza alla magistratura. L'inchiesta parte da un dato concreto: gli oltre mille file intercorsi nelle conversazioni telefoniche tra l'allenatore e la nuotatrice minorenne. Il sospetto è che la vicenda non sia recente ma si trascini da oltre un anno. Lo attesterebbero anche le date delle foto trovate sul cellulare. Tutti file che sono stati salvati e consegnati agli inquirenti. Gli inquirenti li stanno analizzando e la ragazza è già stata sentita in udienza protetta.
Oltre alla giovane promessa del nuoto, sono state sentite anche altre nuotatrici ma chiaramente il contenuto è top-secret. Già un anno e mezzo fa, la ragazzina aveva riferito alla madre di aver ricevuto un messaggio dall'allenatore in cui lui diceva a lei "ti voglio bene". Ma a quel messaggio la madre, avvertita dalla figlia, non aveva dato troppa importanza. «Non rispondergli e vedrai che non te ne arriveranno più», le aveva detto, pensando più che altro ad un messaggio dal contenuto paterno, senza malizia. Poi, però, lo scambio di messaggi tra allenatore e allieva dal social network Whatsapp si è spostato a Telegram, una chat criptata, accessibile tramite una password a conoscenza cui si può anche impostare un sistema che permette di programmare l'auto-distruzione dei messaggi dopo un determinato intervallo di tempo. Tutto materiale ora oggetto d'indagine della magistratura.
l'ultima un po' più allegra
leggi anche
- http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2017/09/19/news/svolta-in-universita-gli-studenti-transessuali-avranno-il-doppio-libretto-1.15874760 Pavia, saranno riconosciuti i dati "alternativi" all'identità ufficiale. Esultano Arcigay e Universigay: "Un momento storico"
dalla stessa fonte del 20\9\2017
"Alla tesi come trans, ecco la mia vittoria per la libertà di tutti"
Era Mauro, è Cecilia: l'Ateneo la riconosce con questo nome. "Normale per famiglia e amici, ora anche per la burocrazia"
PAVIA. Sui documenti d'identità è ancora registrata come Mauro, ma quello è un nome che non sente suo. Ora per gli amici e la famiglia lei è Cecilia:
una studentessa di 26 anni compiuti da poco. Dopo tre anni di attesa è arrivato per lei uno dei regali più desiderati: la possibilità di presentarsi agli esami essendo riconosciuta da professori e colleghi con la sua vera identità, quella percepita, in modo che anche nell'ambiente universitario tutti si rivolgano a lei al femminile.Questo sarà possibile perchè lunedì il Senato accademico ha approvato l'introduzione del "doppio libretto": si tratta della possibilità per gli studenti transessuali di richiedere un tesserino con un nuovo numero di matricola dove siano registrati i dati "alias": cioè il nome scelto per il sesso opposto a quello di nascita. «Poter essere riconosciuta nella mia identità elettiva è un traguardo fondamentale, un grande passo di apertura e tutela delle persone LGBT» ha affermato. Questo traguardo, però, arriva tardi, Cecilia è infatti prossima alla laurea, sta elaborando una tesi sulla concezione della donna in Thomas Hardy per la facoltà di Lingue e letterature straniere.Come è iniziata la battaglia per il riconoscimento della nuova identità?
"A ottobre 2014, mi sono rivolta all'Arcigay per ottenere un documento di identità elettiva. A quel punto Arcigay aveva iniziato le pratiche facendo domanda al Rettore, sembrava che l'obiettivo sarebbe stato raggiunto di lì a poco, poi mi hanno detto che c'erano stati dei problemi. All'epoca c'erano già università italiane che davano la possibilità di richiedere un documento alternativo con le coordinate alias, io volevo ottenere questo diritto anche nel mio ateneo."
Come ha vissuto da studentessa in questi tre anni di attesa?
"Il problema più grosso era che ogni volta prima di un esame dovevo contattare il professore per segnalargli la mia situazione e chiedergli di rivolgersi a me con un nome diverso da quello del libretto. Era una situazione emotivamente pesante, dovevo tirare fuori ogni volta informazioni sulla mia vita privata, dichiarare di essere transessuale; senza contare la preoccupazione che tutto questo influisse sulla valutazione finale didattica e personale da parte del docente, nel caso venisse elaborata qualche forma di pregiudizio".
Ha avuto problemi nella carriera universitaria?
"Per fortuna non ho incontrato grossi ostacoli, quasi tutti i professori hanno rispettato la mia volontà e le mie richieste. Il problema era solo l'impegno di doverli avvisare ogni volta prima dell'appello, certe volte questo mi portava a pensare di lasciar perdere l'esame perchè non avevo voglia di giustificarmi. In un caso mi è capitato che il professore si rivolgesse a me al maschile nonostante fosse informato della mia identità, questo ha creato un po' di fastidio, ma non ho mai avuto problemi per quanto riguarda la didattica: il voto finale è sempre stato adeguato alla mia preparazione".
Ma ora i problemi sono finiti.
"Pare di sì, ma rimane un'unica perplessità: la proclamazione della laurea. Per una questione burocratica il titolo mi verrà conferito con il nome anagrafico, quello maschile, ma vorrei limitarlo alla sola firma. Per la proclamazione davanti ad amici e parenti vorrei essere chiamata col nome che sento mio. Sono abbastanza convinta che comunque verrà rispettata la mia volontà dai professori in commissione".
Che rapporto ha con i compagni di corso?
"Non ci sono mai stati episodi di violenza fisica o verbale, anzi, le mie colleghe mi hanno sempre supportato. All'inizio della transizione, mi sono stati destinati commenti sgradevoli o sguardi ostili, ma oggi la situazione è cambiata, addirittura ci sono reazioni di sorpresa quando apprendono la mia identità anagrafica, a parte dalla voce, in molti non si aspettano di avere davanti un maschio di nascita".
A proposito di voce, ha intenzione di intervenire chirurgicamente nel suo percorso di transizione al sesso femminile?
"Forse l'unica operazione che farei è proprio quella alle corde vocali, ma mi spaventa perchè è un intervento piuttosto invasivo. A volte le persone si rivolgono a me usando il maschile proprio a causa della voce, e questo crea disagio. Per il resto per ora non ho nessuna intenzione di intervenire per la costruzione del seno e per la vaginoplastica, mi sento a mio agio con i miei genitali maschili. Ad oggi l'unica strada che ho preso è stata quella farmacologica con l'assunzione di ormoni per limitare le manifestazioni fisiche maschili".
Come ha reagito la sua famiglia alle sue scelte?
"A casa ho dato la notizia un anno prima di iniziare la terapia ormonale, all'inizio c'era scetticismo da parte dei miei genitori, ma mai ostilità. Col tempo è arrivato il supporto da parte di mia madre, mio padre invece è rimasto più distaccato. Con mia madre è cambiato proprio il modo di comunicare, si è creata una complicità nuova. Anche mia sorella mi ha sostenuto in questo percorso".
Qual è l'obiettivo finale di questa transizione?
"La meta da raggiungere è ottenere documenti che attestino la mia identità di genere: il mio nome elettivo deve diventare il mio nome anagrafico. Per farlo ho contattato un avvocato, per fortuna non è una pratica costosa perchè posso usufruire del gratuito patrocinio. Il mio legale richiederà ai giudici la modifica dei documenti, ci vorranno almeno sette o otto mesi. Il giudice potrà richiedere un colloquio con gli psicologi del tribunale per confermare la fondatezza della mia volontà. Per rivolgermi all'avvocato ho dovuto ottenere un documento dallo psichiatra, potevo presentare la richiesta solo con quel foglio".
Quali sono le sue aspirazioni per il futuro?
"Dopo la laurea mi piacerebbe insegnare inglese o tedesco, ma ho in progetto anche di fare un'esperienza all'estero".
Come ha festeggiato alla notizia dell'approvazione del doppio libretto?
"Ho fatto i salti di gioia, poi la sera sono rimasta a casa, ero provata dopo una giornata di studio e impegni. Con gli amici la festa è in programma stasera, ai martedì sera LGBT organizzati da Arcigay alla Respvblica".