La prima storia mi ricorda che mi ricorda la canzone " in Monti di Mola" di De andre . Con tale termine \ denominazione in dialetto gallurese \ sardo corso , lingua in cui è cantato tutto il brano., s'intende quelle campagne che oggi costituiscono la Costa Smeralda . In essa si narra di un amore insano e impossibile tra un giovane uomo e un'asina bianca che si incontrano una mattina su questi monti. L'intero paese arriva persino ad organizzare il loro matrimonio, matrimonio che però non potrà essere realizzato, ma non per la differenza di specie quanto piuttosto per un problema legato alle pratiche burocratiche: secondo i documenti ufficiali i due risultano essere parenti stretti. E' scometto che se faber fosse ancora vivo , leggendo questa news , ci avrebbe fatto un pensierino per qualche canzone
Sposa l’amore di una vita: ma lei è una... bistecca
A Marina di Bibbona le nozze scherzose del macellaio organizzate dagli amici. "Ho voluto rendere omaggio alla carne che dà da vivere da quasi vent'anni a me e alla mia famiglia"
di Fabrizio Pucci
Il macellaio Saverio Baldacci arriva sull'Ape con la sua "sposa", la bistecca
MARINA DI BIBBONA.
Un matrimonio in grande stile. Che cosa c'è di strano? Nulla. Mettere insieme una sera d'estate, l'amore di una vita e il fatidico sì. Già. Ma allora la notizia dov'è?
C'è perché lo sposo, Saverio Baldacci, 33 anni di Livorno professione macellaio, ieri sera al centro commerciale H di Marina di Bibbona è convolato a giuste nozze con “sua maestà” bistecca fiorentina di chianina scottona. Anzi, in seconde nozze visto che lui nella vita è sposato davvero con la bella Stefania.
Certo. Quello di ieri è stato un matrimonio sui generis ma in piena regola. Le partecipazioni spedite – in epoca digitale – attraverso l'annuncio sulla pagina ufficiale facebook della macelleria Baldacci hanno contribuito a creare la spasmodica atmosfera della grande attesa che si è conclusa ieri sera dopo le 20. Proprio quando Baldacci si è presentato “all'altare” elegantissimo e ha aspettato la futura consorte: la bistecca, che ovviamente si è fatta attendere.Lei, bella e morbida, rossa non solo per l'emozione è arrivata in formissima – con appena un filo di grasso nei punti giusti - a bordo di un Ape decorato da girasoli. Poi la cerimonia tra gli applausi degli oltre centocinquanta invitati che si sono trattenuti al successivo banchetto rigorosamente a base di carne di altissima qualità, quella della macelleria Baldacci.
Baldacci accolto dagli amici
acci accolto dagli amiciSi è trattato di un vero e proprio happening che ha incuriosito passanti e clienti del centro commerciale. Gli invitati si sono presentati vestiti tutti uguali: di bianco e con un cappello di paglia e le infradito in stile esotico-balneare. Ad assistere alle nozze sono arrivati amici e parenti da tutta la Toscana e anche molti turisti, habitué della zona.Il “matrimonio” è stato organizzato da Saverio e dai suoi tanti amici: «In questo modo – ha detto lo sposo tra il serio e il faceto – ho voluto rendere omaggio alla carne che dà da vivere ormai da quasi vent'anni a me e alla mia famiglia. Svolgo questo lavoro con amore e passione e che cosa, meglio di un matrimonio rappresenta questi due sentimenti? Dal primo giorno che sono andato dietro il banco ho capito che quella era la mia strada e sono felice di continuare questo percorso all'insegna della qualità. Il mio maestro? Nedo Di Batte a cui sarò sempre riconoscente. E un grazie va anche al bar Al Capone che ha ospitato il banchetto nuziale».
Un momento delle "nozze"
Un momento delle "nozze"
Livornese (è proprio il caso di dirlo) purosangue, tifoso della squadra amaranto che l'anno scorso ha seguito anche in trasferta è molto amico di Andrea Bagnoli, oggi affermato procuratore di calcio, ma ex giocatore proprio del Livorno. Bagnoli non poteva mancare al “matrimonio”: «Saverio – ha detto l'ex calciatore nel suo vestito bianco e sotto il cappello di paglia - è un ragazzo perbene. Un gran lavoratore. Questo matrimonio è uno scherzo, ma rende merito alla sua attività che fa della qualità il marchio di fabbrica».
La cena di "nozze" in pineta a Marina di Bibbona
purtroppo non sono i marò o sequestrati di qualche ong [ ovviamente senza generalizzare e fare di tutta un erba un fascio ] vicino al potere ed al governo italiano non gli ne frega una .. cippa . altrimenti sarebbe già intervenuto .
Lettera da Amburgo: Maria chiede aiuto agli amici di Feltre
Appello al mondo della politica e della cultura anche per Fabio Vettorel: «Firmate la petizione e riportateci in Italia»di Gigi Sosso
FELTRE. Grido di dolore e libertà. Inchiostro blu, che racconta sofferenza ma allo stesso tempo speranza, nella lettera su un foglio a righe che Maria Rocco ha mandato agli amici feltrini dal carcere amburghese di Billwerder. La donna è detenuta ormai da più di due settimane, dopo le manifestazioni contro il G20. Mentre Fabio Vettorel, l’altro feltrino fermato dalla polizia tedesca, è stato trasferito fin dal primo momento nel carcere minorile di Hahnofersand, dal momento che ha appena 18 anni e lassù si diventa maggiorenni a 21.La 23enne di Cesiomaggiore lancia un appello al mondo politico e culturale, sia a livello locale che nazionale, perché ritiene di essere vittima di un ingiustizia: c’è il rischio che rimanga in carcere, come minimo, fino alla fine di agosto. Ma se non dovesse cambiare la misura cautelare decisa dal tribunale di Amburgo per «grave violazione dell’ordine pubblico con resistenza a pubblico ufficiale», la carcerazione preventiva parte da 12 mesi, in attesa del processo.I legali della famiglia (Prade di Belluno e Carponi Schittar di Venezia) stanno esplorando tutte le strade per riportarla in Italia, compreso un ricorso; nel frattempo il difensore della prima ora Serrangeli fa un po’ da portavoce e invoca un intervento deciso delle istituzioni: «La nostra diplomazia non si è proprio mossa e siamo di fronte a una grossa ingiustizia che riguarda dei cittadini italiani. Bisogna che le coscienze si sveglino, affinché Rocco e Vettorel possano tornare a casa, insieme ai quattro italiani. Per cominciare, vorremmo delle firme pesanti sulla petizione messa in internet “Maria e Fabio liberi subito”. Quella del prefetto Esposito, oltre ai sindaci di Belluno e Feltre, Massaro e Perenzin e a tutti i parlamentari della provincia fino al governatore Zaia. Ho registrato qualche disponibilità, però adesso bisogna passare ai fatti. Finora sono molto deluso».Rocco non ammetterà le circostanze che le vengono addebitate, perché ritiene di non avere niente da confessare: «Manifestare rimane un diritto, ma prende le distanze dalla violenza che ci può essere stata, nel senso che non era sua intenzione sostenere una manifestazione di quel tipo. Quella mattina ha soccorso una ragazza che aveva una frattura esposta alla gamba sinistra. Le contestano di non essersi allontanata, ma se l’avesse fatto, le sarebbe stata addebitata l’omissione di soccorso. Non poteva andarsene, allo stesso tempo non poteva restare. Non si sarebbe mai aspettata una reazione così pesante e di finire in un tritacarne».Qualcosa non tornerebbe nei verbali d’interrogatorio: «Mi dice di non aver mai pronunciato parole che pure sono state trascritte nell’interrogatorio di garanzia del 7 luglio: non era in alcun modo travisata, anche se indossava un foulard per difendersi, eventualmente, dal gas dei lacrimogeni, e non si è messa a lanciare oggetti. Adesso abbiamo meno di dieci giorni, per convincere la Corte d’Appello a scarcerare i due ragazzi, prima delle vacanze di agosto. Non possiamo più aspettare: bisogna per forza muoversi.
Leggendo la terza storia mi chiedo , OVVIAMENTE COME SPECIOFICASTO ANCHE DALLE FACCINE SONO SARCASRTICO PERCHE' PUR NON AVENDO VISSUTO DIRETTAMENTE ( SONO DEL 1976 GLI ANNIO DI PIOMBO E DELLE STRAGI DI QUEL PERIODO ) MI AUGURO CHE TALE PERIODO NON RITORINI , a quando l'uso delle mani o d'altro ? 🙄😜😀🤬 Renzi contestato per il SalvabancheUna risparmiatrice di Banca Etruria lo accoglie all'ingresso della Festa dell'Unità di Castelfiorentino e all'invito dell'ex premier di entrare a parlarne nel dibattito replica così: "Ballaro" (video di Mario Neri) L'ARTICOLO ha ragione Dario de Judicibus quando dice : << In Italia non puoi dare a uno stronzo dello stronzo, neppure se è vero. Sarebbe diffamazione. Il caso del giornalista siciliano Rino Giaccalone direttore del portale «alqamah.it» e collaboratore, tra le altre testate, anche di «Narcomafie» che definiva un boss defunto : << gran bel pezzo di merda >>da http://www.laspia.it/ del 11\5\2017
La Cassazione annulla la sentenza di assoluzione di Rino Giacalone
La
Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione
emessa lo scorso anno dal Tribunale di Trapani, nei confronti del
giornalista Rino Giacalone che in un blog aveva apostrofato un boss
della mafia trapanese come “gran bel pezzo di merda”.
L’accusa e’
di diffamazione a mezzo stampa e stamane i giudici della quinta sezione
hanno rinviato gli atti processuali alla Corte d’Appello di Palermo,
nonostante il procuratore generale durante la requisitoria avesse
chiesto “l’inammissibilita’ del ricorso” alla quale si era associato il
team di legali del giornalista (composto dagli avvocati Enza Rando,
Giulio Vasaturo, Carmelo Miceli e Domenico Grassa).
Il
procedimento era scaturito dalle denunce di Rosa Pace, vedova di Mariano
Agate, capomafia di Mazara del Vallo deceduto per cause naturali
nell’aprile 2013. Nei giorni seguenti alla morte il questore di Trapani
aveva vietato i funerali pubblici e anche il vescovo di Mazara del Vallo
Domenico Mogavero aveva rifiutato i funerali religiosi. In quei giorni
Giacalone, attraverso un articolo pubblicato sul portale Malitalia.it,
aveva ricostruito i trascorsi di Mariano Agate aggiungendo l’augurio che
la sua morte togliesse alla Sicilia la presenza di “un gran bel pezzo
di merda”. In seguito alla sentenza di assoluzione, emessa il 7 giugno
dello scorso anno, il pm della Procura di Trapani, Franco Belvisi aveva
presentato un ricorso “per saltum” in Cassazione.
I giudici,
rilevando un “vizio di diritto” hanno annullato la sentenza. “Aspettiamo
serenamente le motivazioni della sentenza – dicono i legali del
giornalista – e ci rinviamo alla corte d’appello per dimostrare
l’assoluta irrilevanza penale dello scritto di Giacalone. L’espressione
non integra il reato di diffamazione ma va interpretata come un richiamo
alla frase pronunciata da Peppino Impastato. E’ una sineddoche
utilizzata con intento “non denigratorio”, con l’attribuzione della
valenza pedagogica, come ha detto il giudice di primo grado”.
Gattini, scie chimiche e caffè: ecco la parodia dedicata ai “fuori luogo” del web -. ottima la parodia anche sulla nostra interdipendenza . mi sa che https://www.facebook.com/dadocantalanotizia1/ faccia seguaci
purtroppo non sono i marò o sequestrati di qualche ong [ ovviamente senza
generalizzare e fare di tutta un erba un fascio ] vicino al potere ed al governo italiano non gli ne frega una .. cippa . altrimenti sarebbe già intervenuto .