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18.1.22

“Cose, spiegate bene. Questioni di un certo genere” di AA. VV. recensione di Cristian porcino di lerecensionidelfilosofoimpertinente.blogspot.com






(“Cose, spiegate bene. Questioni di un certo genere” di AA. VV., Iperborea, pp. 223, € 19,00).

Qualche settimana fa il sindacato Sap ha scritto al capo della polizia Giannini per affermare: “Noi le mascherine rosa non le indossiamo. Non fanno onore alla divisa”.
Tale frase svela una subcultura di stampo patriarcale e machista che da secoli alimenta gli stereotipi di genere.
Per far luce su questi argomenti vi consiglio vivamente la lettura del libro Cose spiegate bene. Questioni di genere. Un volume preziosissimo che aiuta a comprendere le identità sessuali, la differenza tra genere e sesso, la storia del colore rosa, lo strangolamento da boa di struzzo, i percorsi di transizione e molto altro. La filosofa Rosa Luxenburg sosteneva che: “Il primo atto rivoluzionario è chiamare le cose con il loro nome”. Quando per ignoranza non comprendiamo una realtà e utilizziamo frasi e concetti inappropriati creiamo intorno a noi soltanto infelicità.
Infatti Luca Sofri scrive nell’Editoriale che occorre: “… scegliere le parole, se si vuole - ognuno nel suo piccolo - «migliorare il mondo»”. Ad esempio intervenendo: “sulla lingua e sui termini che possono essere offensivi o discriminatori, malgrado il loro consolidato uso diffuso, e forzarne l’eliminazione e la sostituzione con formule meno familiari ma più rispettose”. Combattere ogni forma di discriminazione è una responsabilità che coinvolge tutti noi !  In definitiva un libro da non perdere assolutamente.
                                                        Cristian A. Porcino Ferrara





10.4.18

"Mia figlia voleva le scarpe di Spiderman e le ha rubate al fratello": così una bambina ha superato le differenze di genere

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Prima della lettura  della   storia  che  trovate  sotto, credevo  d'essere  l'unico   o  "d'essere malato" in quanto da piccolino giocavo  con le bambine   ed  usavo  le  loro babole .,    ed  spesso anche al giorno  d'oggi    uso  ombrelli e  qualche  vlolta mi  è successo    di  usare  un   maglione  o un giubotto    che   in teoria  dovrebbe  essere  da  donna  . 
Mia figlia voleva le scarpe di Spiderman e le ha rubate al fratello: così una bambina ha superato le differenze di genere

"Mia figlia voleva le scarpe di Spiderman e le ha rubate al fratello": così una bambina ha superato le differenze 
di genere

Parte da un tweet, e da un giro al centro commerciale, una polemica contro la catena di negozi Target. Ma i casi in cui il marketing segue le distinzioni di genere sono moltissimi. Eppure a volte basta la sensibilità di una piccola di due anni per cancellare tuttoè una bambina di due anni negli Stati Uniti che - con la sua sensibilità - ha dato a tutti una lezione sull'insensatezza delle distinzioni di genere applicate alla moda e al marketing, e sul perché non dovrebbero esistere. È una storia che inizia con un giro al centro commerciale insieme al padre e al fratello e si conclude con un video che diventa simbolo del superamento delle imposizioni della società. Un finale esemplare, per la sua semplicità.
"Hey Target, ho comprato a mio figlio di quattro anni le scarpe di Spiderman, e ora anche mia figlia di due anni le vuole. Ma tu non vendi scarpe di Spiderman che si adattino a bambine di due anni. Anche quando le cerco, l'unico risultato che trovo sono le scarpe per ragazzi". È il post di Qasim Rashid, che su Twitter si è rivolto a Target, la seconda catena di discount più grande degli Stati Uniti.  
L'uomo, avvocato e attivista per i diritti umani, ha raccontato di aver accompagnato i figli in un supermercato Target in Virginia e di aver comprato delle scarpe di Spiderman - supereroe della Marvel e amatissimo dai più piccoli - per il figlio più grande. Un acquisto che ha intristito molto la figlia più piccola, al punto da farla scoppiare in lacrime dopo aver litigato con il fratellino una volta usciti dal negozio.Il motivo? Anche lei desiderava quelle scarpe, prodotte però solo per ragazzini maschi. La bambina doveva accontentarsi di un paio di scarpe da ginnastica "normali", senza il ritratto dei supereroi.
Il post di Qasim ha riportato alla luce il dibattito sul gender e sulle differenze con cui vengono cresciuti i bambini fin dalla tenera età. E, a giudicare dai commenti, sono molti i negozi che si basano ancora su queste nette diversificazioni. "Ho una figlia che ha cercato una maglia che non fosse rosa, non avesse brillantini e non avesse scritte di ispirazione femminile. Né Target né OldNavy l'avevano!" scrive una follower di Qasim. Un altro utente aggiunge: "È triste, e questo è colpa dei negozi e dei produttori di abbigliamento che fanno sezioni diverse per ragazzi e ragazze. Mettete insieme i vestiti e lasciate che i bambini scelgano quello che vogliono!".

Altri utenti si lamentano di aver riscontrato lo stesso problema non solo con l'abbigliamento dedicato ai supereroi, ma anche ad altri personaggi, come Super Mario, protagonista di una fortunatissima serie di videogiochi. Anche in questo caso, abiti destinati solo ai maschi.
Proteste come queste non sono passate inosservate da alcuni protagonisti del mondo della moda. John Lewis, proprietario degli omonimi grandi magazzini, a settembre ha lanciato una nuova linea di abbigliamento per bambini fino a 14 anni. Grande novità, l’eliminazione delle etichette “Boys” e “Girls” per permettere ai piccoli acquirenti di scegliere liberamente cosa indossare. “Ci teniamo a dare il nostro contributo all’abbattimento degli stereotipi. Del resto, il criterio d’acquisto non deve essere legato al genere, ma a ciò che piace” ha spiegato Caroline Bettis, responsabile di questo settore del marchio inglese.
Una svolta a cui ha contribuito il gruppo LGBT “Let clothes be clothes” (Lasciate che i vestiti siano vestiti) che da anni si batte per eliminare le differenze di genere nella moda. A John Lewis si sono aggiunti altre griffe, come Zara, H&M e Agent Provocateur, che ha lanciato sul mercato la linea di costumi unisex “Les girls les boys”.


Due immagini della collezione H&M Denim United, linea di jeans unisex
Rosa per le femmine, celeste per i maschietti; e ancora: solo le bambine possono giocare con le Barbie, ai bambini invece spettano il calcio e le macchinine. "Da ancor prima che nascesse, per me è importante che mia figlia cresca sapendo di essere uguale al sesso opposto" ha detto Qasim in un'intervista a Yahoo, "se non le insegno il concetto di uguaglianza a casa, non si aspetterà una parità di trattamento nel mondo".

Per ora, Target non ha ancora risposto alle critiche di Qasim. Ma il papà ha trovato comunque un modo di far felice la sua bambina: in un video, si vede la piccola che cammina felice con ai piedi le scarpe del fratello. Che siano solo per i maschi, a lei non importa.