E’ strano che in un Paese dove da tempo è scoppiata una vasta rabbia nei confronti della ‘casta’ politica, la stessa non si sia estesa anche alla casta sacerdotale. Tutta maschile, gerontocratica, misogina, sessuofoba, omofoba, autoreferenziale. Legata al potere e con volontà di controllo delle coscienze. Che pretende di rappresentare una morale comune che deve valere per tutti e che è riuscita a ottenere scandalosi privilegi economici, strappati ad una politica gregaria e pagati dai contribuenti italiani. Nascerà finalmente un movimento per chiedere la “rottamazione” della gerontocrazia ecclesiastica?
dopo aver letto la news che trovate sotto mi ritorna in mente la canzone di checco zalone
Una
volta ci aggiungevano pure l'immortale "Lei non sa chi sono io!" o, se
erano in buona, gli offrivano un goccetto. Oggi no, basta la tessera.
Eh, la modernità...non ci sono più quei tempi
dal corriere della sera online del 1\12\2011mpi
«MAI PORTATO LIQUIDI A BORDO, ERA LA PRIMA VOLTA». «IMBALLATA COME QUELLE DEL DUTY FREE»
Spumante nel trolley, ma passa lo stesso Rusconi mostra la tessera: sono senatore
Il parlamentare del Pd glissa il blocco al check in di Fiumicino. Poi si giustifica: «Quella bottiglia aveva un valore affettivo»
Il senatore Rusconi fotografato mercoledì sera a Fiumicino
ROMA - È successo al transito per Linate, quello più trafficato dall'aereoporto romano di Fiumicino, soprattutto nelle ore di punta, che per questa tratta sono la mattina presto, oppure la sera. Per via dei pendolari del business. Ma anche dei politici. Come Antonio Rusconi, senatore lombardo del Pd.
Era ieri sera quando, lasciato di gran carriera Palazzo Madama, il senatore Rusconi si è presentato al controllo del transito per Linate, al seguito una borsa da lavoro e un trolley che lui avrebbe voluto portare a bordo dell'aereo, e che alla fine è riuscito a portare, a dispetto di una bottiglia di spumante che chiunque di noi avrebbe dovuto lasciare al controllo. O, altrimenti, imbarcare insieme al bagaglio. Chiunque di noi. Non il senatore Rusconi. Che al nastro del controllo fa un sorrisetto e dichiara: «Ho una bottiglia nel bagaglio a mano», in mano, ben visibile, il suo tesserino del Senato. A chiunque, vista l'ora, avrebbero lasciato soltanto due alternative: perdere l'aereo e tornare all'imbarco. O perdere la bottiglia e lasciarla al controllo di sicurezza.
Al parlamentare invece no. Il senatore Rusconi entra nel salottino con i carabinieri del controllo, il tesserino di Palazzo Madama sempre ostentato, molte moine, una fretta dichiarata di perdere il volo e poi quella frase, buttata lì come una garanzia: «Beh, questa bottiglia di spumante è impacchettata come quelle del duty free shop, no?». Senza tesserini parlamentari, i comuni cittadini hanno dovuto rinunciare a ben di più: bottigliette di profumi che eccedevano il liquido concesso di cinquanta millilitri, ma anche creme troppo grandi, forbicette anche piccole, coltellini.
Il senatore Antonio Rusconi mette le mani avanti e cerca di spiegarsi: «Quella bottiglia non soltanto era sigillata, sopra c'era persino un bigliettino con il mio nome. Perché era una bottiglia particolare, un omaggio che la senatrice Donaggio, del nostro partito, aveva voluto farci perché guarita da una brutta malattia. Un valore affettivo. Io non le porto mai le bottiglie, quella però mi sembrava brutto non portarla dietro». Difficile far capire il concetto: il problema non è portare o non portare una bottiglia in aereo. Il punto è: come si trasporta una bottiglia in aereo. Il senatore Rusconi si ripete: «Non le ho mai portate le bottiglie in aereo. E non avrei avuto difficoltà a lasciare anche quella bottiglia, valeva due euro, il punto era il valore affettivo. Accidenti magari ho fatto una stupidaggine, una superficialità. Sì, diciamo pure che sono un superficiale, ma privilegiato no».