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31.8.21

Il ct della 4x100 azzurra Filippo Di Mulo racconta il percorso che ha portato al trionfo olimpico., Le carrozzine speciali per la paralimpiadi Dalla scherma al basket all'atletica

 


: vi svelo come è nato l'oro Fogli di calcolo e test di sincronia: Filippo Di Mulo racconta il percorso che ha portato al trionfo olimpico. E rivela cosa si sono detti i campioni prima dell’impresa


Le carrozzine speciali per la paralimpiadi
Dalla scherma al basket all'atletica: c'è una variante per ogni sport. Siamo entrati in una fabbrica dove si forgiano gli strumenti che accompagnano gli atleti a Tokyo

   

17.6.19

Avellino, famiglia adotta bimbo down: "Così Vincenzo ha cambiato la nostra vita" e L'ultimo desiderio esaudito di Vincenzo in malato grave: dalla Germania a Palermo per sentire ancora una volta il mare



Come potete   vedere  non racconto \  riporto   \  condivido  storie  tristi    e  brutte  . Eccovi  due  storie    speciali per  gente normale  \ normale  per  gente   normale parafrasi di una famosa  canzone 

Una storia    che  dimostra    che indica come  l'infelicità  puo' essere    felicità     e di come  :  l'impresa eccezionale, dammi retta\È essere normale (   un   altra parafrasi \ citazione musicale ) 

  tratte dal quotidiano   la  repubblica


la   prima 

Il piccolo è stato abbandonato alla nascita dalla madre. La nuova famiglia: "Noi speciali? No, non ci siamo girati dall'altra parte"

di PIERLUIGI MELILLO




Avellino. 
In un mondo in cui si innalzano muri e si chiudono i porti agli ultimi disperati, la loro storia apre il cuore alla speranza. Lui, è Maurizio Mauro, 53 anni, impiegato, che quasi per uno strano scherzo del destino dall'isola di Capri si ritrova nel cuore dell'Irpinia, ad Avellino, con la moglie Assunta, anche lei 50enne. Una vita normale. Hanno due figli grandi, una famiglia come tante che diventa speciale perché all'improvviso scopre Vincenzo, bimbo down di pochi mesi, abbandonato alla nascita dalla madre in una clinica avellinese. Che fare? Maurizio in quei giorni lavorava nella stessa struttura sanitaria, vede quel bimbo, solo e dimenticato. Ha già preciso in mente il suo progetto di amore e solidarietà.
"Dovremmo tutti recuperare - dice - il valore e la volontà di non girare mai il volto ai bisogni del proprio prossimo. Sono chiamate, sono segni veri, di una vita piena da vivere con amore, verso il prossimo". Allora Maurizio ne parla con la moglie. E scatta la scintilla. “Siamo credenti, Dio ci chiama per aiutare il prossimo”, racconta il super papà, che vede nella diversità di un bimbo di pochi mesi un motivo in più per non girarsi dall'altra parte e fare qualcosa per aiutare a disegnare un futuro migliore per chi sembra condannato a una vita infelice. “Noi una famiglia speciale? No, non credo”, quasi si giustifica Maurizio che aveva già due figli grandi quando ha incontrato il piccolo Vincenzo, sette anni fa, nel nido della clinica “Malzoni”, eccellenza della neonatologia nella sanità avellinese.
“I medici e le infermiere non gli facevano mancare nulla, ma quel bimbo aveva bisogno di altro, di una famiglia vera”, racconta Maurizio, che decise di avviare le procedure per l'affido di minori abbandonati. Ci sono voluti tre anni, ma alla fine la battaglia è stata vinta, con coraggio e determinazione. Ed è arrivata l'adozione per il piccolo Vincenzo, un bambino che ha sempre bisogno di attenzioni speciali. “Non dimenticherò mai quella telefonata. Stavamo uscendo di casa quando squillò il telefono. Rispondemmo: ci chiedevano se volevamo in affido quel neonato. Se fossi uscito esattamente minuto prima non avremmo avuto nella nostra vita il dono più grande: il nostro Vincenzo. Certo - spiega Mauro -, non lo abbiamo generato. Ma ogni figlio è un dono di Dio e ogni figlio è figlio di Dio”. Non se la sono sentita di cambiargli il nome, gli hanno lasciato quello scelto dalla madre naturale, che poi è sparita nel nulla: così Vincenzo è entrato a far parte della sua nuova famiglia in maniera automatica, senza particolari problemi. Ha trovato due fratelli ormai ventenni, Matteo e Martina, che lo adorano e lo seguono costantemente.
“Credo che ogni famiglia – racconta Assunta Russo, la moglie di Maurizio - dovrebbe avere una “diversità” nel proprio nucleo. Servirebbe a dare un senso in più alle cose vere, autentiche della propria vita”. Maurizio e Assunta sono membri del Progetto Affido da circa otto anni, con cui sono entrati in contatto tramite la Pastorale Familiare della diocesi di Avellino. L'incontro con Vincenzo è stato casuale. Ma il percorso è stato poi consapevole e coraggioso. Lo presero in affido all'inizio per un anno. Poi, in tribunale seppero che nessuno voleva adottarlo, così visto che avevano già maturato l’idea di tenerlo con loro, partì la procedura per l'adozione. "E siamo riusciti nel nostro obiettivo", conferma Maurizio. La loro storia ricorda quella di Luca Trapanese, il single napoletano che ha scelto di adottare Alba, la bimba down che nessuno voleva. Maurizio lancia un messaggio ai tanti genitori senza figli: “Consiglio a chi voglia adottare un bimbo con problemi di non partire con idea preconcetta ma di maturare con tempo e consapevolezza i sentimenti veri e giusti”

  la  seconda
la  cui lettura  avviene   sulle note  di   Questi posti davanti al mare - Fossati De André De Gregori






Dalla Germania alla Sicilia per riportare a casa Vincenzo, un malato grave ricoverato in un ospedale. La Croce Rossa di Susa ha risposto all’appello della famiglia e ha organizzato il trasporto del paziente in Italia. “Aveva chiesto di lasciare un finestrino aperto quando siamo arrivati in Sicilia perché voleva sentire l’odore del mare - racconta in un video realizzato dalla Croce Rossa Italiana Salvatore Intorre, volontario della Croce Rossa di Susa -. Quando siamo arrivati a Palermo la mattina presto è stato emozionante perché ci siamo fermati al bar come aveva chiesto Vincenzo per tutto il viaggio e abbiamo preso la brioche come voleva lui ”.
Sono stati i famigliari di Vincenzo a contattare per primi la Croce Rossa di Susa. “Avevamo deciso di tornare a Palermo perché ci dicevano tutti che la situazione era grave ma c’era una piccola speranza di poter fare la chemio, mentre in Germania ci dicevano che non si poteva più fare - racconta la cognata Sabrina Filippone - Così ci siamo informati per il viaggio, in aereo non poteva salire e anche la macchina era sconsigliata. Quando la croce rossa ci ha detto che si poteva fare ci siamo sentiti confortati”Ringraziamo Fabio Giammetta e tutti quelli della Croce Rossa che hanno riportato a Palermo mio nipote”, commenta lo zio Bartolomeo Leto. Era stato Fabio Giammetta a ricevere la chiamata della mamma quando la famiglia stava cercando di organizzare il viaggio. 



“Vederlo così speranzoso di tornare a casa ci ha dato forza nel viaggio - raccontano i volontari - Si crea empatia con i pazienti ma in questo caso è stato ancora più forte”. I volontari hanno percorso oltre 2000 chilometri con Vincenzo per riportarlo per l’ultima volta nella sua Sicilia. “Me lo aveva detto che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio”, racconta la moglie Rosanna Filippone. Vincenzo, nonostante le cure, non ce l’ha fatta e quello con i volontari di Susa è stato davvero il suo ultimo viaggio nella sua terra dove voleva tornare a tutti i costi. Il viaggio della croce rossa era stato organizzato a fine marzo, la famiglia di Vincenzo ha trovato soltanto in questi giorni, a distanza di qualche mese, la forza di raccontarlo per ringraziare tutti i volontari.

20.8.16

esempi di umilta' , d'arroganza e spocchiosità



La prima è di un vip anzi attore molto famoso che rifiuta di passare le vacanze nel jet set della costa Smeralda e preferisce luoghi altrettanto suggestivi della mia sardegna










da la nuova sardegna del 20\8\2016




In taxi con Robert De Niro per le strade della Maddalena

L’attore italoamericano ha pranzato nell’isola con la famiglia e alcuni amici. Giuseppe Meo: «Una persona squisita, si è addirittura scusato del ritardo»







 
 Robert De Niro a bordo del taxi di Giuseppe Acciaro




LA MADDALENA. Farsi un selfie in auto col proprio idolo, scambiare qualche parola con lui, scoprire che è una persona a modo e gentile. Ritrovarsi a fare, insomma, il taxi-driver del taxi-driver per eccellenza, il mito Robert De Niro.Giuseppe Meo, tassista alla Maddalena da quattordici anni, ha sentito un brivido lungo la schiena quando dal tender che era appena attraccato a Cala Gavetta stava scendendo il grande attore italoamericano e a lui sarebbe toccato l’onore di accompagnarlo al ristorante nel quale lo attendevano alcuni amici. «Capita spesso che ci chiamino per riservare il taxi a qualche vip - racconta - e poi invece l’informazione risulta priva di fondamento». Stavolta invece era tutto vero.




De Niro in posa con lo staff del ristorante La Locanda del Mirto




Robert De Niro sta trascorrendo nel mare della Sardegna qualche giorno di vacanza con la famiglia su uno yacht affittato per l’occasione e come al solito ha deciso di tenersi lontano dai riflettori del gossip, evitando la bolgia della Costa Smeralda e dei frequentatissimi locali. Lo yacht è stato ormeggiato a Porto Rafael e da lì la famiglia De Niro si è spostata col tender fino all’isola di La Maddalena, dove l’attore aveva appuntamento con un fotografo amico di vecchia data. Ed è scattata la telefonata al tassista: «Mi hanno chiamato una prima volta per chiedermi la disponibilità, annunciando che stava arrivando un ospite molto importante - racconta Giuseppe Meo -. Dopo un po’ mi hanno richiamato per dirmi che la persona in questione era Robert De Niro. Una notizia che ho preso con un po’ di scetticismo, proprio perché altre volte al posto di qualche vip erano arrivati degli sconosciuti». Invece quel signore con la barba bianca vestito in maniera casual, bermuda e camicia bianca, non poteva essere assolutamente confuso. Specie da uno che ha visto «quasi tutti i suoi film. Quando è salito sul mio taxi, lo ammetto, mi sono emozionato. A parte che è molto bello vedere che uno come lui sceglie La Maddalena e non la Costa Smeralda».
La piccola carovana, composta dalla famiglia De Niro e alcuni membri dell’equipaggio, ha preso la direzione del ristorante La bottega del mirto. E il taxi-driver della Maddalena ha potuto scambiare qualche parola col suo idolo: «Quello che voglio assolutamente dire è che De Niro si è dimostrato molto educato e umile. Quando è arrivato si è subito scusato per il ritardo e per avermi fatto attendere: a causa del mare mosso il tender era infatti arrivato in porto con oltre due ore di ritardo rispetto all’ora, ma non mi aspettavo che si scusasse. Non avevo mai trasportato un divo del suo calibro, devo confessare che in altre occasioni ho avuto come clienti personaggi famosi della televisione italiana o calciatori e qualche volta sono rimasto deluso dal loro comportamento, diciamo che non erano così simpatici come apparivano in tv. Robert De Niro è stato invece di una semplicità quasi disarmante. Non è stato molto loquace, abbiamo scambiato qualche battuta e in italiano ha detto poche parole, poi gli ho detto che anche io, come i suoi nonni sono nato in Abruzzo, lui ha sorriso e mi ha dato una pacca sulla spalla».
Al ristorante si è ripetuta la stessa scena. Il titolare Pino Olivieri aveva avuto bisogno di un paio di telefonate per avere la certezza che l’ospite importante fosse proprio De Niro e aveva preparato il personale per un’accoglienza adeguata. Il locale a quell’ora non era molto affollato, c’erano giusto un paio di famiglie che quando il gruppetto è entrato nel locale non sono riuscite a nascondere la sorpresa. Il menù del pranzo è stato rigorosamente sardo: polpette, ravioli, porcetto. E ovviamente per chiudere, come digestivo il mirto. Specialità che “Bob” De Niro ha gradito particolarmente, tanto da chiedere al titolare di poter acquistare una bottiglia. L’ha avuta, ma in regalo. E fuori dal locale Giuseppe Meo ha atteso con pazienza la fine del pranzo, chiuso “ufficialmente” dall’immancabile foto ricordo dello staff con l’attore.
Nello stesso giardino del locale è stato poi il tassista a chiedere a De Niro di posare per uno scatto, quindi è arrivato il momento del ritorno al porto. Dentro l’auto di servizio di Giuseppe Meo è rimasta la copia del New York Times che Robert De Niro aveva in mano quando è arrivato e che per il tassista diventerà una sorta di reliquia, un ricordo tangibile di una mattinata indelebile: cinque ore dedicate, anzi consacrate, a uno dei suoi attori preferiti. Il quale si è congedato con una bella mancia per il disturbo di cinque ore e mezzo, giusto per confermare l’impressione lasciata all’inizio: «Una persona “normale”. Insomma, quando mai puoi immaginarti che vai a prendere Robert De Niro al
porto e lui per prima cosa ti chiede scusa per il ritardo?».





la seconda è quella de del borgomastro Bastian Rosenau che in passato aveva premiato un suo concittadino che si era distinto per particolari attività sociali, senza sapere che l'uomo era stato un sergente delle Waffen-SS, uno dei reparti più sanguinari e responsabnile dela strage diSan terenzo Monti . Ma poi saputo della strage ammette il su errore visita il luogo e chiede pubblicamente scusa 




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Il presidente Mattarella ha inviato un messaggio: "La memoria di quella tragedia deve vederci tutti impegnati in un'opera di costante rafforzamento delle riconquistate libertà democratiche"















Bastian Rosenau (al centro), borgomastro del paese tedesco di Engelsbrand, parla al microfono a San Terenzo



Parla scandendo il suo tedesco morbido e attendendo con pazienza la traduzione dell'interprete. Ma almeno quattro volte fa fatica ad arrivare in fondo alle frasi che ha costruito con attenzione e che legge da un foglietto. E almeno quattro volte l'applauso di chi lo ascolta, e sono tanti, lo aiuta a controllare la commozione, a lasciare che le lacrime che sente arrivare restino dentro di sé.
Siamo a San Terenzo Monti, nel comune di Fivizzano. Siamo nel luogo dove le SS, settantadue anni fa, uccisero 159 persone: 82 uomini, 63 donne, 14 bambini. È il giorno della commemorazione e del ricordo. Il cimitero, la messa, le corone. Alla fine sul palco, accanto al sindaco di Fivizzano, Paolo Grassi, c'è questo alto e giovane borgomastro di un paese non lontano da Stoccarda, Engelsbrand. Si chiama Bastian Rosenau, ha 36 anni e qualche mese fa ha dato un'onorificenza comunale a un suo concittadino che si era distinto per particolari attività sociali a favore della comunità. Ma non sapeva, nessuno gli aveva detto, nessuno sospettava che quel “bravo cittadino” era stato un soldato delle Waffen-SS, sergente in uno dei reparti più sanguinari, quello comandato da Walter Reder, il battaglione responsabile dei massacri più efferati. Da Marzabotto, a Sant'Anna di Stazzema e, appunto, Fivizzano. Quel sergente delle SS diventato un “bravo cittadino”, di nome Wilhelm Kusterer, ebbe un ruolo attivo nelle stragi compiute dal battaglione. Tanto da essere definitivamente condannato, in Italia, a due ergastoli: per Marzabotto e per Fivizzano (nel territorio del Comune furono più di 400 le persone uccise dai nazisti).

Appena si sa dell'onorificenza, il sindaco Rosenau è travolto da accuse e polemiche. Si appella alla propria buona fede e il consiglio comunale delibera il ritiro della medaglia. Ma al sindaco di Fivizzano non basta. Paolo Grassi, insieme a Roberto Oligeri, responsabile per il Comune della conservazione della Memoria delle Stragi nazifasciste, parte per Engelsbrand. Vuole parlare di memoria e di pace con il suo collega tedesco e vuole invitarlo a San Terenzo per l'anniversario della strage. Vuole che sia lui a tenere l'orazione ufficiale.
Così ieri Bastian Rosenau ha parlato a uomini e donne che da settantadue anni portano dentro di sé il terribile dolore di quei giorni.
«Anche se questi fatti sono accaduti molto tempo prima che io fossi nato e anche se non ho partecipato a questi crimini, è difficile per me rivolgervi la parola oggi come sindaco di Engelsbrand», (applausi).
«Sono andato a leggere i racconti dei testimoni negli atti dei processi. Ne sono rimasto sconvolto e sento una grande vergogna quando penso alle azioni dei soldati tedeschi nei vostri confronti e nei confronti delle vostre famiglie»,(applausi).
«Mi sono chiesto: che cosa si può dire di una cosa così mostruosa? È difficile trovare le parole giuste per parlarne. Io sono padre di tre piccoli bambini e quando penso alle donne, alle madri, ai bambini, a tutti gli innocenti vittime di uccisioni così sadiche e terribili, mi viene un profondo lutto e compatimento»,(applausi).
«Ci tengo davvero tanto a commemorare, con il vostro permesso, le vittime della violenza germanica e a inchinare il capo di fronte ai morti. E oggi sono venuto anche per chiedervi scusa perché noi, con la nostra onorificenza, abbiamo riaperto senza saperlo vecchie piaghe e provocato ferite profonde a voi e ai vostri concittadini. Non era nostra intenzione e ce ne rammarichiamo molto», (applausi).
Prima di essere circondato da chi vuole ringraziarlo e stringergli la mano Bastian Rosenau aveva voluto sottolineare l'eccezionalità della giornata: «All'epoca l'Europa era ridotta a macerie e l'odio era il sentimento prevalente. Chi avrebbe mai pensato che sarebbe stato possibile incontrarci oggi uniti dall'amicizia e dalla fratellanza in un'Europa unita?».
E insieme a Grassi si è poi avviato verso un altro luogo della memoria, a Vinca, dove, pochi giorni dopo San Terenzo, il 24 agosto 1944, le SS di Reder e Kusterer, insieme a cento brigatisti neri, massacrarono centosessantadue persone: 59 uomini, 58 donne, 14 bambini.







la terza è quella spocchiosa . 

Ora  va  bene che della tua casa , una villa in questo caso , ne fai fai quel che vuoi decidendo tu a chi darla in affitto , per quanto tempo , ecc.  purché ci paghi le tasse. Ma  se poi non le paghi te  ne  assumi le responsabilità non è che inventi scuse banali e poi reagisci in maniera acida e d arrogante . Se te lo fanno notare , meglio ti stai zitto    o  inventi scuse plausibili  che fa più bella figura 




qualche tempo fa a Venezia durante un controllo del fisco 



Venezia, dimora di gran lusso fantasma per il Fisco
Scoperta della Finanza e dei vigili: l’attività frutta dai 13 ai 25 mila euro alla settimana ma è del tutto abusiva. Nel mirino anche affittacamere-tuguridi





VENEZIA. Nel palazzo di Castello sono stati accolti da un maggiordomo in livrea mentre nell’appartamento di Cannaregio da un giovane turista con le gambe mangiate dagli insetti come certificato dal referto del pronto soccorso. Per finanzieri e vigili urbani, che nelle scorse settimane hanno bussato alla porta di entrambe le strutture, almeno un aspetto in comune c’è: l’attività di locazione è abusiva, totalmente sconosciuta al fisco e al Comune. Gestori e proprietari sono stati inoltre segnalati alla procura per la mancata comunicazione degli ospiti alla questura, come imposto alle strutture ricettiva dalla legge sulla pubblica sicurezza. È un nuovo tassello dell’operazione Venice Journey che da mesi finanzieri e vigili urbani stanno portando avanti in centro storico contro i furbetti dei bed&breakfast.
Palazzo “Di Pietro”. Anche se non ha un vero e proprio nome è così che la palazzina viene presentata sui principali siti turisti di lingua inglese dedicati alle vacanze nelle case si lusso. Nell’edificio a fianco della chiesa di San Pietro, a Castello, si può godere di vasca idromassaggio, bagno turco, terrazza panoramica e attracco privato per l’ingresso dal canale, quattro piani incluso il loft per ospitare fino a 15 persone. I controlli di finanzieri e vigili urbani non potevano passare inosservati in una casa entrata nel volume, presentato pochi mesi fa, Vivere a Venezia, un percorso in laguna all’interno delle case e dei palazzi privati più belli.
Proprio come la palazzina di San Pietro, restaurata di recente, dai coniugi Giorgio e Ilaria Miani, offerta a turisti facoltosi di tutto il mondo - dai 13 ai 25 mila euro alla settimana - ma in modo irregolare e senza alcuna comunicazione al fisco, secondo gli accertamenti di vigili urbani e finanzieri che si preparano a comminare una maxi-multa, non ancora quantificata, ma stimata in alcune decine di migliaia di euro. Sia per la violazione delle norme sulla locazione turistiche che per l’impiego, in nero, di almeno tre persone: il maggiordomo e altri due aiutanti che i finanzieri hanno trovato quando hanno suonato alla porta di casa. Tre dipendenti al servizio di una dozzina di turisti inglesi. Di tutti i militari hanno raccolto la testimonianza. La Finanza inoltre, essendo la coppia residente a Roma, ha segnalato ai colleghi della capitale la vicenda, per i necessari approfondimenti anche in virtù dell’esiguo reddito che risulta dichiarato al fisco.
Il tugurio. Non è necessario spendere 13 mila euro a settimana per dormire a Venezia, lo si può fare anche con 140: basta accontentarsi di un appartamento stipato con venti brandine a castello, di cui due alloggiate nel pergolo. Una camerata come nel peggiore degli ostelli, bagno e ambienti comuni in condizioni precarie. Il gestore dell’appartamento è una vecchia conoscenza della polizia municipale, è un iraniano residente in città che già in passato era stato pizzicato, per gli stessi motivi.
Affittacamere. Singolare il controllo partito invece da Strada Nuova. Un pattuglia delle Fiamme gialle ha fermato un cittadino pachistano che faceva foto nei pressi del Ghetto ebraico. Il turista ha spiegato di essere ospite di una struttura trovata online: i controlli hanno verificato che era a casa di una veneziana che solita affittare una delle sue stanze: anche per lei sono scattate multa e denuncia




Ora anziché starsi zitti .o tirare fuori le solite scuse che i ricchi ( vip o non vip ) tirano fuori quando scoprono che hanno evaso hanno risposto in maniera arrogante ed acida 


«La casa a Venezia affittata a 25 mila euro in nero? Facciamo quello che vogliamo»
Parlano i proprietari romani del palazzo: è un palazzo privata, i clienti sono selezionatidi Nadia De Lazzari














VENEZIA. In campo San Pietro di Castello, accanto all’antico e pendente campanile, spicca una palazzina rosa di 500 metri quadrati con un attracco privato sull’omonimo canale. Nei tre piani: tre cucine, otto bagni con vasca idromassaggio e bagno turco e un’altana. L’abitazione è attorniata da un pugno di case abitate da veneziani e da una siepe di oleandri, rose, ibisco. 
"Questa è una casa privata e io e mia moglie Ilaria facciamo quello che vogliamo; a volte l’affittiamo ma alla gente che vogliamo noi. Le persone sono selezionate e qualificate, non sono certo i barboni che vengono a distruggerti la casa. Sono restauratore di immobili, non sono un architetto e mi avvalgo continuamente della loro collaborazione". Esordisce così Giorgio Miani conversando sulla propria abitazione


















"Io e mia moglie non abbiamo la residenza qui, siamo di Roma e a Venezia siamo liberi di vivere come vogliamo e di ospitare chi vogliamo. Abbiamo tanti amici famosi", spiega l’uomo. "Questa casa è stata acquistata e ristrutturata nel 2010. Appare in note riviste francesi, inglesi, americane e in numerosi siti nazionali e internazionali. Siti che né io mia moglie, arredatrice, abbiamo realizzato, e nemmeno le nostre tantissime società. Quei siti appartengono alle agenzie di viaggio che non sono state autorizzate da noi e nemmeno le foto che pubblicano. Sono abusive. La loro non è un’opportunità, è una pubblicità aggressiva; ci stanno creando problemi".
Sulla questione Giorgio Miani aggiunge: "Le agenzie di viaggio attirano clienti e poi ci contattano. Se ci va si concorda un prezzo e si ospitano i clienti. È già successo. Qui arrivano le cuoche delle agenzie ma ne conosciamo anche noi. Non ci sono maggiordomi, viene un signore a spazzare nel piano terra il salso che cade dal muro. È l’umidità della città".Giorgio Miani dichiara che con il Fisco è in regola: «Qui non c’è niente di clandestino e di non trasparente. I pagamenti avvengono in conto corrente». Poi, però, ammette: «Non abbiamo mai pagato la tassa di soggiorno».






1.12.14

non sempre i bambini\ gli adolescenti sono bimbiminkia la storia del piccolo Santiago [ argentina ] e di Maggie [inghilterra ]

per  chi volesse  approfondire


 Sono due  bellissime  ,prese  (  commenti compresi  ) da  http://www.caffeinamagazine.it/bambini/
 non so da  quela  incominicare  ,  esse    smontano  il  luogo  comune  che  tutti i  bambibni\e  siano     dei  bimbiminkia .
 
Ecco ora  ci sono   ho scelto d'iniziare  da  quella  di Maggie  perchè  
 
 << 

Laura Shiatsu · Milano
minchia chissa che rompicoglioni sara da grande!!!

"Anche a me piacciono i robot" e la bambina di 7 anni denuncia il supermercato
 



Mentre camminava tra gli scaffali di Tesco (la nota catena inglese di distribuzione alimentare) Siamo nel reparto giocattoli e Maggie, accompagnata dalla mamma, nota un cartello che la disturba, c'è scritto: "Regalo divertente per maschietti". Ma perchè? In fondo sono dei robot ed anche a lei piacciono, proprio come gli piacciono gli zombie e Spiderman. Allora non ci sta e convince la madre a farsi fotografare con la faccia imbronciata davanti al cartello incriminato. (continua dopo la foto)



Il tweet di Karen Cole, la mamma giornalista e blogger, è stato condiviso quasi diecimila volte e ha convinto la Tesco a ritirare i giocattoli con quella scritta per accontentare la bimba.
Il fatto non è sfuggito ai coordinatori della campagna "Let toys be toys" (lasciate che i giocattoli siano i giocattoli, ndr) che ha l'obiettivo di lasciare liberi i bambini e le bambine di giocare con ciò che desiderano, senza limitazioni di genere: femminucce con i robot e maschietti con le bambole, se lo vogliono.


  
Infatti  .  Io     fin da piccolo   , quando andavo   a  giocare  con le  figlie  dei vicini di nonna    materna  giocavo anxche  con le  bambole  ,  ed  adesso se pove    e  prendo un ombrello  anche donna  .  Condivido pienamente ! pure non avendo  figli\e  il pensiero  di   Paola Tamino · Roma
Ho avuto due gemelli: un maschio e una femmina e hanno giocato insieme, senza distinzione di sesso (il più possibile) e sono cresciuti in armonia fra loro. Purtroppo , una volta diventati più grandi,io stessa ho dovuto fare delle distinzioni, come ad esempio, uscendo sola da una festa tardi, lei correva più pericoli del fratello . Ora sono loro ad educare i figli e ad affrontare il problema, non aiutati però dall'industria del giocattolo che accentua le differenze per motivi economici, , per andare sul sicuro." Speriamo che ce la caviamo" .
 
La seconda  storia   invece  Lezione   di Umiltà e semplicità , valori che stanno scomparendo  al mond  d'oggi   
 
 

Solo un "tagliere" per regalo: il figlio ringrazia. Ma poi arriva il regalo vero. E la felicità

 
 
Ci troviamo in Argentina, nei pressi di Bahia Blanca. Il piccolo Santiago è un bambino che fa parte di una povera famiglia. E' il suo compleanno e la mamma gli da in dono una regalo incartato, lui lo scarta e scopre di aver ricevuto un tagliere, si un tagliere di legno, quello utilizzato da tutti noi per affettare le verdure. La cosa sembra strana ma il ragazzo ringrazia e abbraccia la mamma, conscio del fatto che in una famiglia povera anche un oggetto come quello può essere tanto. 
 

 
Ma la vera sorpresa deve ancora arrivare. Alla fine dei ringraziamenti per il tagliere, la mamma fa notare a Santiago che i regali non sono finiti e che deve ancora scartane uno. Nel nuovo pacco avvolto dalla carta regali c'è un tablet, bello e nuovissimo con il quale il piccolo potrà giocare, studiare e rimanere connesso col mondo. A questo punto arrivano le lacrime, l'abbraccio alla mamma è commovente e rappresenta al meglio la gioia di un bimbo che riesce a dare un valore immenso ai sacrifici della propria famiglia. Un bel messaggio in vista del periodo natalizio che si sta avvicinando. 
 

29.3.13

Ritorno alla Verità


Il Vescovo di Roma, Jorge Mario Bergoglio, più rimpicciolisce e più si eleva. Forse perché solo stesi a terra possiamo contemplare tutto il cielo. Con sguardo ampio, senza ostacoli, come mi capita di considerare il suo, quando lo vedo in certe foto, d'una certa dolenza infantile, libero da sopracciglia. E solo stesi ai piedi dell'uomo possiamo abbracciare tutto l'uomo: anche quando, soprattutto quando, e' donna.
In fondo, ieri a Casal del Marmo, Francesco non ha fatto altro che restituire. Non ha donato. Si è effettuato uno scambio di ruoli. È stato Vangelo nel momento in cui l'ha ribaltato e attualizzato.
Nella Sacra Scrittura una donna lava i piedi di Gesù e li asciuga coi suoi capelli. Ieri è toccato al Vescovo di Roma compiere lo stesso gesto con due ragazze, di cui una musulmana. 
Era la prima volta ed è stato scandalo. Non più Pietro, ma ben più vicino al Maestro, Francesco ha compiuto lo stesso rito che lo accompagnava in Argentina: la lavanda dei piedi a uomini e donne. 
Ha restituito. Ha chiuso un'ingiustizia che durava da duemila anni: l'esclusione delle donne, non tanto e non solo dai ruoli ministeriali, ma dal disegno di salvezza. Gesù e' morto anche per loro? Si', la liturgia ora lo insegna: ma nei fatti, nei cuori, nelle menti, esse semplicemente non esistono. L'umanità si declina sempre e soltanto al maschile. "Non c'erano donne con Gesù in quei momenti", sono le parole con cui si tenta sbrigativamente, e maldestramente, di chiudere la questione. C'erano, c'erano.
Francesco ha reso palese il "non detto" del Vangelo. Ha squarciato persino la reticenza degli evangelisti, nominando quelle che allora non potevano nemmeno essere nominate. È tornato alla verità del piano di Dio: "In origine non era così: l'uomo lascerà la sua casa e si unirà alla donna per sempre". 
La vera blasfemia è, semmai, essercene dimenticati. Aver accettato l'ingiustizia come naturale. L'esclusione delle donne come cosa ovvia. 
Non conosco l'identità delle detenute. Chissà perché, le ho immaginate due ladre; forse influenzata dai ladroni evangelici che nei riti del Venerdì santo vengono ricordati accanto a Gesù; forse perché proprio un ladro è stato il primo santo della storia del cristianesimo.
Una delle donne è donna; è detenuta; è islamica. Un "triangolo maledetto" per i tradizionalisti d'ogni sponda.
Sappiano oggi che per loro nella Chiesa e, speriamo, nell'intera societa', non c'è più posto. Perché essi stessi se ne sono allontanati. Quelli che hanno escluso le donne come "naturalmente" inferiori e tentatrici (chi non ricorda don Corsi?). Quelli che hanno brandito il Crocifisso come clava per l'affermazione della supremazia bianca. Quelli che hanno identificato la Croce con la Crociata, e non stupisce se ne siano allontanati con repulsione, quando hanno scoperto che la Verità di Cristo non configge con la Rivelazione di Dio in altre lingue. Che la moltitudine può essere Babele, ma anche e soprattutto mosaico di pace.
Questa Verità immensa, adesso, li acceca. Imprevedibile per loro. Troppo vasta. Abituati a reggersi sulla punta dei piedi, hanno perso il contatto con la terra. Ma solo li' si trova l'adam vero, solo da li' si può ripartire. Adam è uno in due: a questa dualità, a questo "Adamo" riunito finalmente a "Eva", un "Adamo" fuori dell'Eden, un "Adamo" peccatore e quindi bisognoso più che mai di misericordia, alla disperata ricerca del suo se' fanciullo, ieri Francesco si è prostrato.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...