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24.5.13

Dio è amore [ Caro don Andrea, domani la tua Genova ti saluta ]



Caro don Andrea, domani la tua Genova ti saluta. E con lei i suoi carruggi, i suoi protagonisti dolci e grotteschi, gli immigrati, i tossicodipendenti, le prostitute, le trans, gli etero, i gay, insomma tutta l'umanità e il meglio dell'umanità, come direbbe don Milani.
Così Genova diventa idealmente il mondo intero, un ponte che è un arco, ampio come la volta celeste.
E anche la Liguria è un arco. Regione scontrosa e sottile, scorza scura come la tua tonaca, il cappellaccio da brigante, il sigaro mezzo bruciacchiato e quasi confitto tra le belle rughe delle labbra.
Ci saluti mentre, più a Sud di quel tuo già ampio Mediterraneo, sale agli onori degli altari un altro prete degli ultimi, cioè un prete vero: don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia nel 1993. Finalmente un santo dei giusti, non solo dei buoni. 
Io ti ho conosciuto nel lontano 1996, a Milano, Lampugnano. Settembre mite, consueto appuntamento alla Festa dell'Unità. Ancora non ci si vergognava a chiamarla così. Tu eri stipato in uno spazio ristretto, eppure già stracolmo. Un lungo tavolo con tovaglia verde, io capitai proprio di fronte a te. Che quasi ti toccavo le mani.
Tu mi fissasti un solo attimo. Con quel tuo sguardo sagace, roccioso e maschio, mi facesti l'occhiolino.
Poi parlasti: di famiglia, di nuove famiglie, di nuovi amori, e raccontasti che il motto che avevi scelto per il tuo sacerdozio era proprio questo: "Dio è amore". Ed esortavi tutti noi a non temere questo forte sentimento. Alla fine mi parlasti. Ti avevo posto una domanda, non ricordo nemmeno quale. E, quasi sottovoce, mi rivolgesti queste parole: "Tu hai lo Spirito santo".
Ed è allora che ti senti nulla e comprendi che sì, solo l'amore ti salva. Un nulla che salva: perché non ti annienta, ti potenzia mentre ti arrendi. Lo Spirito santo io? Non ti diedi del tu, forse proprio per questo motivo: perché mi sentivo veramente piccola e inadeguata di fronte a quella tua, chiamiamola pure, sentenza. Che percepivo come vera. Ma non perché me ne sentissi degna. Ma perché, con quella, mi trasmettevi il dono della gratuità, quel "cento volte tanto" udito molte volte dai pulpiti, e mai compreso veramente.
Mi trasmettesti che Dio ama così come siamo, che parte dal materiale che possiede: e siamo noi, e ci trova belli e compiuti già così. In quello Spirito santo non c'era nulla di spirituale, se per esso intendiamo disincarnato, algido e intellettualistico. M'invitavi a seguire nient'altro che il mio genio, e non mi sembrava vero: "dovevo" complicarmi la vita, io, "dovevo" seguire un cristianesimo severo e triste, e non mi sentivo pronta a restituirmi a me stessa.
Il mio genio, quello di noi tutti, è ancora lì, che attende d'essere riscoperto e ripreso per mano. Una nuova rinascita.
Ci scambiammo alcune lettere, che conservo gelosamente. Rivedo la tua grafia minuta ma diritta, ben impressa sul foglio. Le volute della "P" di "Profeta" larghe, anch'esse ad arco, come a voler comprendere tutto e a trasmettere forza.
Quando è arrivato il momento, lo sapevo. Avevi concluso una vita lunga e bella. Aperta e bella. Però, quando sono stata raggiunta dalla notizia che tutto si era concluso, non ho trattenuto le lacrime. Don Andrea non c'era più, "don" era morto, avevo preso anch'io a chiamarti così.
Ha scritto Vito Mancuso che il tuo cuore non si è fermato, ha continuato a pulsare in quei carruggi, in quelle donne e in quegli uomini raccolti dalla strada. Può sembrare retorico ma è vero, lo so. La tua comunità è, del resto, un porto. San Benedetto al Porto, il santo "europeo" e umbratile esposto alle scaglie di mare del variopinto universo umano che va, viene, torna, si nasconde e si pente. Un mondo marinaio e semovente, un Paradiso duro e grandioso, questo è il tuo lascito e la tua speranza. Essere sé stessi e fino in fondo è arduo. Persino troppo affascinante. Ma ti tradiremmo davvero se lo dimenticassimo. Noi stessi. E nulla di più, cioè tutto.
Adesso ti do del tu perché so di poterti parlare in silenzio e da sola. Anche in mezzo a una folla immensa.
Mi piace pensare che, tra i giusti, tu ora conoscerai anche mia zia Bianca, ligure come te, comunista come te, credente come te, pur se non lo sapeva. Anche la sua casa era un piccolo porto, anche da lei bussavano drogati e prostitute e travestiti e lei aveva un ruvido e schietto saluto per tutti, gli offriva un caffè, discuteva di politica, gli augurava il buon giorno e li aspettava l'indomani. Riderete assieme, di quella risata profonda, ermetica e sfuggente, che viene dalla vostra terra, dalla vita agra, da un ponte di terra sottile, incuneato in mezzo al mare, un Nord anomalo, silenzioso come una vela, nella luce bella e bruna.

29.3.13

Ritorno alla Verità


Il Vescovo di Roma, Jorge Mario Bergoglio, più rimpicciolisce e più si eleva. Forse perché solo stesi a terra possiamo contemplare tutto il cielo. Con sguardo ampio, senza ostacoli, come mi capita di considerare il suo, quando lo vedo in certe foto, d'una certa dolenza infantile, libero da sopracciglia. E solo stesi ai piedi dell'uomo possiamo abbracciare tutto l'uomo: anche quando, soprattutto quando, e' donna.
In fondo, ieri a Casal del Marmo, Francesco non ha fatto altro che restituire. Non ha donato. Si è effettuato uno scambio di ruoli. È stato Vangelo nel momento in cui l'ha ribaltato e attualizzato.
Nella Sacra Scrittura una donna lava i piedi di Gesù e li asciuga coi suoi capelli. Ieri è toccato al Vescovo di Roma compiere lo stesso gesto con due ragazze, di cui una musulmana. 
Era la prima volta ed è stato scandalo. Non più Pietro, ma ben più vicino al Maestro, Francesco ha compiuto lo stesso rito che lo accompagnava in Argentina: la lavanda dei piedi a uomini e donne. 
Ha restituito. Ha chiuso un'ingiustizia che durava da duemila anni: l'esclusione delle donne, non tanto e non solo dai ruoli ministeriali, ma dal disegno di salvezza. Gesù e' morto anche per loro? Si', la liturgia ora lo insegna: ma nei fatti, nei cuori, nelle menti, esse semplicemente non esistono. L'umanità si declina sempre e soltanto al maschile. "Non c'erano donne con Gesù in quei momenti", sono le parole con cui si tenta sbrigativamente, e maldestramente, di chiudere la questione. C'erano, c'erano.
Francesco ha reso palese il "non detto" del Vangelo. Ha squarciato persino la reticenza degli evangelisti, nominando quelle che allora non potevano nemmeno essere nominate. È tornato alla verità del piano di Dio: "In origine non era così: l'uomo lascerà la sua casa e si unirà alla donna per sempre". 
La vera blasfemia è, semmai, essercene dimenticati. Aver accettato l'ingiustizia come naturale. L'esclusione delle donne come cosa ovvia. 
Non conosco l'identità delle detenute. Chissà perché, le ho immaginate due ladre; forse influenzata dai ladroni evangelici che nei riti del Venerdì santo vengono ricordati accanto a Gesù; forse perché proprio un ladro è stato il primo santo della storia del cristianesimo.
Una delle donne è donna; è detenuta; è islamica. Un "triangolo maledetto" per i tradizionalisti d'ogni sponda.
Sappiano oggi che per loro nella Chiesa e, speriamo, nell'intera societa', non c'è più posto. Perché essi stessi se ne sono allontanati. Quelli che hanno escluso le donne come "naturalmente" inferiori e tentatrici (chi non ricorda don Corsi?). Quelli che hanno brandito il Crocifisso come clava per l'affermazione della supremazia bianca. Quelli che hanno identificato la Croce con la Crociata, e non stupisce se ne siano allontanati con repulsione, quando hanno scoperto che la Verità di Cristo non configge con la Rivelazione di Dio in altre lingue. Che la moltitudine può essere Babele, ma anche e soprattutto mosaico di pace.
Questa Verità immensa, adesso, li acceca. Imprevedibile per loro. Troppo vasta. Abituati a reggersi sulla punta dei piedi, hanno perso il contatto con la terra. Ma solo li' si trova l'adam vero, solo da li' si può ripartire. Adam è uno in due: a questa dualità, a questo "Adamo" riunito finalmente a "Eva", un "Adamo" fuori dell'Eden, un "Adamo" peccatore e quindi bisognoso più che mai di misericordia, alla disperata ricerca del suo se' fanciullo, ieri Francesco si è prostrato.

1.9.12

un cattolico delle gerarchie che dice no all'accanimento terapeutico

proprio  mentre scrivo questo post   mi  vine e  in mente  la  canzone  Amici   di Francesco  Guccini  che funge  da colonna sonora per  post  d'oggi 
7

                                                                1927-2012 

i cattolici pro life oltranzisti dovrebbero prendere esempio dal cardinal martini che ha scelto di morire naturalmente senza cure palliative \ accanimento terapeutico .

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...