Come potete vedere non racconto \ riporto \ condivido storie tristi e brutte . Eccovi due storie speciali per gente normale \ normale per gente normale parafrasi di una famosa canzone
Una storia che dimostra che indica come l'infelicità puo' essere felicità e di come : l'impresa eccezionale, dammi retta\È essere normale ( un altra parafrasi \ citazione musicale )
tratte dal quotidiano la repubblica
la prima
Il piccolo è stato abbandonato alla nascita dalla madre. La nuova famiglia: "Noi speciali? No, non ci siamo girati dall'altra parte"
di PIERLUIGI MELILLO
Avellino.
In un mondo in cui si innalzano muri e si chiudono i porti agli ultimi disperati, la loro storia apre il cuore alla speranza. Lui, è Maurizio Mauro, 53 anni, impiegato, che quasi per uno strano scherzo del destino dall'isola di Capri si ritrova nel cuore dell'Irpinia, ad Avellino, con la moglie Assunta, anche lei 50enne. Una vita normale. Hanno due figli grandi, una famiglia come tante che diventa speciale perché all'improvviso scopre Vincenzo, bimbo down di pochi mesi, abbandonato alla nascita dalla madre in una clinica avellinese. Che fare? Maurizio in quei giorni lavorava nella stessa struttura sanitaria, vede quel bimbo, solo e dimenticato. Ha già preciso in mente il suo progetto di amore e solidarietà.
"Dovremmo tutti recuperare - dice - il valore e la volontà di non girare mai il volto ai bisogni del proprio prossimo. Sono chiamate, sono segni veri, di una vita piena da vivere con amore, verso il prossimo". Allora Maurizio ne parla con la moglie. E scatta la scintilla. “Siamo credenti, Dio ci chiama per aiutare il prossimo”, racconta il super papà, che vede nella diversità di un bimbo di pochi mesi un motivo in più per non girarsi dall'altra parte e fare qualcosa per aiutare a disegnare un futuro migliore per chi sembra condannato a una vita infelice. “Noi una famiglia speciale? No, non credo”, quasi si giustifica Maurizio che aveva già due figli grandi quando ha incontrato il piccolo Vincenzo, sette anni fa, nel nido della clinica “Malzoni”, eccellenza della neonatologia nella sanità avellinese.
“I medici e le infermiere non gli facevano mancare nulla, ma quel bimbo aveva bisogno di altro, di una famiglia vera”, racconta Maurizio, che decise di avviare le procedure per l'affido di minori abbandonati. Ci sono voluti tre anni, ma alla fine la battaglia è stata vinta, con coraggio e determinazione. Ed è arrivata l'adozione per il piccolo Vincenzo, un bambino che ha sempre bisogno di attenzioni speciali. “Non dimenticherò mai quella telefonata. Stavamo uscendo di casa quando squillò il telefono. Rispondemmo: ci chiedevano se volevamo in affido quel neonato. Se fossi uscito esattamente minuto prima non avremmo avuto nella nostra vita il dono più grande: il nostro Vincenzo. Certo - spiega Mauro -, non lo abbiamo generato. Ma ogni figlio è un dono di Dio e ogni figlio è figlio di Dio”. Non se la sono sentita di cambiargli il nome, gli hanno lasciato quello scelto dalla madre naturale, che poi è sparita nel nulla: così Vincenzo è entrato a far parte della sua nuova famiglia in maniera automatica, senza particolari problemi. Ha trovato due fratelli ormai ventenni, Matteo e Martina, che lo adorano e lo seguono costantemente.
“Credo che ogni famiglia – racconta Assunta Russo, la moglie di Maurizio - dovrebbe avere una “diversità” nel proprio nucleo. Servirebbe a dare un senso in più alle cose vere, autentiche della propria vita”. Maurizio e Assunta sono membri del Progetto Affido da circa otto anni, con cui sono entrati in contatto tramite la Pastorale Familiare della diocesi di Avellino. L'incontro con Vincenzo è stato casuale. Ma il percorso è stato poi consapevole e coraggioso. Lo presero in affido all'inizio per un anno. Poi, in tribunale seppero che nessuno voleva adottarlo, così visto che avevano già maturato l’idea di tenerlo con loro, partì la procedura per l'adozione. "E siamo riusciti nel nostro obiettivo", conferma Maurizio. La loro storia ricorda quella di Luca Trapanese, il single napoletano che ha scelto di adottare Alba, la bimba down che nessuno voleva. Maurizio lancia un messaggio ai tanti genitori senza figli: “Consiglio a chi voglia adottare un bimbo con problemi di non partire con idea preconcetta ma di maturare con tempo e consapevolezza i sentimenti veri e giusti”
la seconda
la cui lettura avviene sulle note di Questi posti davanti al mare - Fossati De André De Gregori
la seconda
la cui lettura avviene sulle note di Questi posti davanti al mare - Fossati De André De Gregori
Dalla Germania alla Sicilia per riportare a casa Vincenzo, un malato grave ricoverato in un ospedale. La Croce Rossa di Susa ha risposto all’appello della famiglia e ha organizzato il trasporto del paziente in Italia. “Aveva chiesto di lasciare un finestrino aperto quando siamo arrivati in Sicilia perché voleva sentire l’odore del mare - racconta in un video realizzato dalla Croce Rossa Italiana Salvatore Intorre, volontario della Croce Rossa di Susa -. Quando siamo arrivati a Palermo la mattina presto è stato emozionante perché ci siamo fermati al bar come aveva chiesto Vincenzo per tutto il viaggio e abbiamo preso la brioche come voleva lui ”.
Sono stati i famigliari di Vincenzo a contattare per primi la Croce Rossa di Susa. “Avevamo deciso di tornare a Palermo perché ci dicevano tutti che la situazione era grave ma c’era una piccola speranza di poter fare la chemio, mentre in Germania ci dicevano che non si poteva più fare - racconta la cognata Sabrina Filippone - Così ci siamo informati per il viaggio, in aereo non poteva salire e anche la macchina era sconsigliata. Quando la croce rossa ci ha detto che si poteva fare ci siamo sentiti confortati”Ringraziamo Fabio Giammetta e tutti quelli della Croce Rossa che hanno riportato a Palermo mio nipote”, commenta lo zio Bartolomeo Leto. Era stato Fabio Giammetta a ricevere la chiamata della mamma quando la famiglia stava cercando di organizzare il viaggio.
“Vederlo così speranzoso di tornare a casa ci ha dato forza nel viaggio - raccontano i volontari - Si crea empatia con i pazienti ma in questo caso è stato ancora più forte”. I volontari hanno percorso oltre 2000 chilometri con Vincenzo per riportarlo per l’ultima volta nella sua Sicilia. “Me lo aveva detto che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio”, racconta la moglie Rosanna Filippone. Vincenzo, nonostante le cure, non ce l’ha fatta e quello con i volontari di Susa è stato davvero il suo ultimo viaggio nella sua terra dove voleva tornare a tutti i costi. Il viaggio della croce rossa era stato organizzato a fine marzo, la famiglia di Vincenzo ha trovato soltanto in questi giorni, a distanza di qualche mese, la forza di raccontarlo per ringraziare tutti i volontari.
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