Non giudico la scelta dell'eutanasia, possibile in quel paese. Ma dopo 6 anni di sofferenza credo che sia comprensibile. Ripeto, questa ragazza è stata uccisa 6 anni fa, nella sua anima. E se poi , per parafrasare una vecchia canzone popolare del 1939-45 , una persona muore non piangetela dentro al cuore, perchè se ha scelto di morire liberamente di morire che cosa importa di morir
. Lo so che sembrerà cinico ma a volte ciò è l'unica via
da https://www.lastampa.it/
Pubblicato il 04/06/2019 Ultima modifica il 04/06/2019 alle ore 18:53
Una ragazza olandese di 17 anni, Noa Pothoven, ha chiesto e ottenuto, dopo una lunga battaglia, l’eutanasia, legale nei Paesi Bassi, dopo anni di sofferenze psichiche seguite ad una violenza subita da bambina, quando aveva 11 anni. La giovane è morta domenica in casa con l’assistenza medica fornita da una clinica specializzata. La ragazza aveva dichiarato di non sopportare più di vivere a causa della sua depressione. A seguito della violenza subita, soffriva anche di stress post traumatico e di anoressia. Lo riferiscono i media olandesi. Secondo la legge olandese, l’eutanasia è legale fin quando è eseguita secondo rigidi standard. La legge è entrata in vigore nel 2002. Ai bambini dai 12 anni in su può essere concessa l’eutanasia, ma solo dopo che un medico abbia stabilito senza ombra di dubbio che la sofferenza del paziente è insopportabile e senza alcuna prospettiva di miglioramento. Con un ultimo messaggio su Instagram, ha chiesto ai suoi follower di non cercare di farle cambiare idea. «In questo caso, amare è lasciare andare», ha scritto. «Forse sarà una sorpresa per alcuni, visti i miei post sul ricovero, ma il piano è nella mia testa da tanto tempo e non è una scelta impulsiva. Vado dritta al punto: entro dieci giorni al massimo, morirò. Dopo anni di battaglie, sono prosciugata. Ho smesso di mangiare e bere da un po’ ormai, e dopo molte discussioni e valutazioni, è stato deciso di lasciarmi andare perché le mie sofferenze sono insopportabili». Dopo la sua esperienza drammatica, Noa aveva scritto un libro “Winning or Learning” sulla sua lotta contro i disturbi che la distruggevano dopo lo stupro subito da piccola. L’aveva scritto per aiutare altri giovani in condizioni di vulnerabilità, lamentando che in Olanda non ci siano strutture specializzate dove gli adolescenti possano ottenere supporto fisico o psicologico in casi simili.
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