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18.7.20

inizio a riordinare i pensieri per i 50 anni

 in sottofondo   Zitti zitti (il silenzio è d'oro)- Aereoplani Italiani

Era  un po   che   non  scrivevo  di  me   o condividevo  con   voi cari lettori \  cari lettrici,  o meglio anime  che  passate di  qua  , ma   visto il mezzo del cammin della  vita  (  i 50 anni )    sentito la  necessità  di rimettere ordine  nel percorso  fin qui fato e decidere  cosa  tenere  e cosa  buttare   ed  quindo riordinare  i miei pensieri .
Il silenzio: Uno spazio dell'anima (Einaudi. Stile libero extra) di [Erling Kagge, Maria Teresa Cattaneo]
Infatti leggendo " il  silenzio  uno spazio  dell'anima "   di Eerling  Kagge  [  copertina  a sinistra   ]  Sto imparando  a  riscoprire  il silenzio  ed  a non vederlo quando lo incontro  quindi   a    viverlo  come un'anomalia invece di apprezzarlo,    cioè  a  sentirmi  a disagio. Ad  immergermi in un silenzio interiore, oltre che esteriore  a   vederci   un immenso tesoro e una fonte di rigenerazione che  ni  tutti possediamo a cui è però difficile attingere, immersi come siamo dal frastuono e nella  routine della vita quotidiana. In modo  che  quando  vada   a  concerti   di   di musica   sinfonica  ( ma  non solo    visto  che  come  dice  l'autore  stesso   e   come   si scopre   ascoltando musica  a  360 gradi senza preconcetti aprioristici    esso si trova   anche   se  in maniera  diversa    in   generi  e  composizioni i  video sotto  )  riesca   a capire  meglio le pause  \ i silenzi  ed  applaudire  quando devo applaudire   e non fuori  luogo  .
Ma che cos'è il silenzio? Dove lo si trova? E perché oggi è più importante che mai? Queste sono le tre domande che Kagge si pone ( e che noi tutti dovremo potrci ) e trentatre sono le possibili risposte che il libro offre. Trenta tre riflessioni scaturite da esperienze, incontri e letture diverse, e tutte animate da un'unica certezza: che il silenzio sia la chiave per comprendere più a fondo la vita. Oltre che viaggiare \ rilassarsi o evadere \ meditare 



  senza  droghe  ed  alcool  .  Anche  se   essa  è  la  più complessa    perchè  capita   che  ti vengono alla mente  pensieri  , rimorsi  , rimpianti  ,  ecc  .  Ma


Monito terrorista che la retta è per chi ha fretta
Non conosce pendenze smottamenti rimonte
Densamente spopolata è la felicità
Preziosa
La felicità è senza limite e viene e va
Viene
Viene e poi se ne va

In pratica   l'autore    c'indica  la strada   a noi decidere  se percorrerla  uguale   o  in modo diverso   o  uguale  ,  attivo  o passivo  , lasciarci  avvolgere   o reagire  .  Perché cercare il silenzio   non vuole dire  voltare  le  spalle al mondo  e  sfuggire  alle  proprie responsabilità  ,  ma    capirlo  ed   osservarlo  nelle  sue sfaccettature  positive  o negative     che   siano  .  E  capire     che esso  non  è  solo   un vuoto inquietante   che  da  origine  ad  elucubrazioni mentali  o  a volte proigetti interessanti   ma  l'ascolto    dei suoni  interiori che   abbiamo  sopito  






concludo    con   questa recensione     trovata  su  Amazzon 

Recensito in Italia il 16 marzo 2019
Acquisto verificato
Una lettura appassionata e rilassante sul silenzio. Sottovalutato dalla maggior parte di noi, potrebbe essere la cura naturale per molti problemi della vita quotidiana. La riflessione è divisa in capitoli e in ogni capitolo emerge una particolare attitudine dell’autore sulla meditazione silenziosa. Consiglio a tutti questo meraviglioso scritto e aggiungerei che può realmente aiutarci in questo mondo super-rumoroso.


  non  so  che  altro  dire  se  non  



28.5.19

La riconciliazione di Karin: “Adottata da un ebreo ritrovo mio padre nazista”


 La pace interiore  , soprattutto quando  si hanno   vissuto    fatti   cosi duri   come  quelli  delle storia   che  riporto  sotto  ,    si  può trovare  anche  in vita   .  

  da  repubblica  del  27\5\2019 

Il viaggio a 76 anni da Firenze a Montecassino in sella a un cavallo per rendere omaggio alla tomba del genitore morto in battaglia








Suo padre lasciò la casa di Potsdam indossando la divisa della Wehrmacht e portando con sé due cavalli: avrebbe combattuto in Francia, in Russia e a Montecassino. Quasi ottant'anni dopo Karin, che quel papà non l'ha mai conosciuto, ha attraversato mezza Italia stando in sella e ora entra con due cavalli nel cimitero militare tedesco di Caira (Frosinone). Lì, a pochi chilometri dall'abbazia benedettina che fu teatro di una delle più violente battaglie della Seconda guerra mondiale (trentamila soldati morti, di cui la metà tedeschi) riposa il 28enne capitano Otto Lauke, sepolto nell'ottobre 1943.


                                           Otto Lauke


Sulla sua tomba Karin Duechler  sente di aver finalmente fatto pace con i fantasmi del passato. Perché ha vissuto divisa tra un padre naturale che ha combattuto ed è morto per Hitler e un genitore adottivo, ironia della sorte della storia, ebreo tedesco scampato all'Olocausto. "Non è stato facile trovare un equilibrio tra due figure paterne tanto distanti: da bambina cercavo di idealizzare il papà naturale, ma è stato quello adottivo a salvarmi. Questo viaggio ha rimesso le cose a posto".



Walter Gernsheim

Quando Karin ha due anni i russi stanno per entrare a Potsdam. La nonna e la mamma fuggono verso Hannover portando con sé la bambina. "Mia madre", racconta, "era molto arrabbiata con papà. È come se lo considerasse colpevole di averla abbandonata a dover fronteggiare da sola e con una neonata una situazione terribile come quella. Così, finita la guerra decise che avrebbe vissuto la giovinezza che le era stata negata: mi mise in collegio e riprese gli studi di storia dell'arte".
La studentessa tedesca si ritrova a Firenze, agli Uffizi. Ed è lì che conosce Walter Gernsheim, fotografo e storico dell'arte, ideatore del Corpus photographicum of Drawings, un archivio fotografico di 189mila disegni conservati nei principali musei europei, una banca dati che per oltre 
tomba di  Otto Lauke al cimitero
militare tedesco di Caira (Frosinone).
mezzo secolo, fino all'avvento dell'era digitale, si rivelerà fondamentale per gli studiosi. Gernsheim e sua moglie, scappati appena in tempo dalla Germania nazista, hanno vissuto a Londra prima di stabilirsi in Toscana. "Mia madre e Walter si innamorarono", dice Karin. "E fu lui a chiederle di liberarmi dal collegio. L'ho sempre chiamato zio, ma mi ha cresciuta come un padre e mi ha fatto girare il mondo". Karin viaggia tra Colonia, New York, Roma Ginevra, poi anche lei decide di Fermarsi a Firenze e con la mamma continua a gestire il Corpus dopo la morte di Gernsheim.
E del giovane militare della Wehrmacht cosa le è rimasto? "Qualche foto di lui a cavallo e un giocattolo che portò dalla Russia prima di ripartire per il fronte italiano: un carretto trainato da un cavallino di legno. Mi piace pensare che la mia passione per questi animali sia un legame con il papà che non ho mai conosciuto".
Ecco perché, per rendere omaggio a quel giovane cavaliere morto dalla parte sbagliata della storia, ha deciso a 76 anni di viaggiare in sella a Nobel, un possente haflinger, dalla sua amata Firenze fino a Montecassino. Ha coinvolto nell'impresa un gruppo di amici e un guida esperta, Giulio Costi, compagno di tante avventure equestri in Toscana. "Senza il suo impegno non sarei qui", dice mentre si avvicina alla tomba del capitano Otto Lauke. Una selva di croci in marmo disposte in cerchi concentrici, il cimitero tedesco di Caira, come i tanti in questa zona di guerra, è un monumento all'assurdità della guerra. "Mio padre era un ragazzo, ma qui ce ne sono sepolti di più giovani, anche di 17 anni", osserva Karin. "Furono convinti a dare la vita per la Germania dalla propaganda di Hitler, menzogne ben preparate. Oggi le chiameremmo fake news".
"Come molti di noi tedeschi anche Karin ha vissuto per anni un conflitto emotivo per ciò che il nostro popolo ha fatto a quello ebraico" spiega Sandra Schene, amica e compagna di viaggio. "In più lei sapeva che il padre naturale aveva combattuto quella guerra, mentre il padre adottivo aveva vissuto lo stesso dramma dalla parte delle vittime. Una volta ci disse: il mio più grande desiderio è partire con il mio cavallo dalla Toscana e arrivare al cimitero per onorare la memoria di mio padre come fossi un cavaliere. Oggi finalmente ce l'ha fatta".

4.7.13

OFF O ON ? Cresce il bisogno di staccare le mani da tutte le tastiere, il silenzio merce rara Oggi mi sento disconnesso Le ricette per essere off

sulle  note  di




Chi non ricorda il sempreverde “The sound of silence”, il celebre suono del silenzio cantato da Simon & Garfunkel ? Erano i primi anni Sessanta e il silenzio non era una merce rara, preziosa, desiderabile come lo è diventata oggi. In un mondo “always on”, sempre connesso come si usa dire, paradossalmente cresce la voglia di staccare la spina. Di fermarsi. Fare una pausa. Fioriscono così le iniziative e i segreti che promettono ristoratrici ore dove non trillano i telefonini, gli ipad dormono sonni tranquilli e le connessioni Internet sono rigorosamente disconnesse. Momentaneamente. Perché non si tratta di un'abiura a uno stile di vita, piuttosto una terapeutica disintossicazione, un digiuno dalla bulimia di dati visivi e sonori che scandisce le nostre esistenze.

Credo  che   piacerebbe per esempio cenare in un ristorante dove sentire solo il sussurro dei commensali vicini a voi e non anche il trillo del loro cellulare? Sarebbe un modo per riapprezzare il momento conviviale che prevede uno scambio di idee tra le persone sedute intorno a un tavolo. Chi si sottomette a questa moderna penitenza alla fine pagherà un conto più leggero. L'esperimento è già in uso,sempre  secondo  l'unione sarda del 4\7\2013  ,  da tempo negli Stati Uniti, nazione dove le mode nascono e diventano patologie, e dove si studiano gli antidoti. Mark Gold, proprietario e chef di “Eva Restaurant”, uno dei locali più alla moda di Los Angeles, ha proposto ai suoi clienti di lasciare il cellulare all'entrata, in cambio di uno sconto del 5 per cento. Un pasto medio costa 60 dollari e il risparmio quindi non è un granché, ma l'idea di un pranzo con i soli suoni delle posate o del vino versato nel bicchiere ha incontrato il favore dei clienti.
Ora però  Nella Grande Mela, dove tutto è più cool, ed  subito a  diventare passivamente   moda, è in gran voga un gioco che mette a dura prova capacità di resistenza e il controllo della curiosità. Si chiama il “Phone Stack” : ciascun commensale mette al centro del tavolo il proprio smartphone a faccia in giù. La prima persona che non resiste al richiamo del bip e acchiappa il telefono per rispondere a una chiamata o a un sms paga pegno, e si fa carico della cena di tutti. Sembra che questa prova abbia guarito i più gravi dall'assuefazione.  Quindi chiedetevi  Qual è l'ultima volta che avete lasciato il cellulare a casa? Che non avete controllato quotidianamente gli account della vostra posta elettronica? E non avete aspettato, paralizzati dall'ansia, che gli amici di Facebook leggessero il vostro ultimo post? Probabilmente per voi è arrivato il momento di togliere le mani da tutte le tastiere e concedervi una “Digital Detox Week”.
 A lanciare la settimana disintossicante è un'associazione canadese che raccoglie molti sostenitori nel pianeta. Se non riusciamo a frenare il nostro compulsivo bisogno di connessione è stata studiata per noi una App che disconnette il nostro Mac o pc o smartphone. È una sorta di timer che dopo un certo numero di minuti stacca la spina alle nostre connessioni, riportandoci a una dimensione dimenticata, o quasi. Non a caso la App si chiama “Freedom”, libertà. Non mancano i paradossi come le “silent disco”, le discoteche dove la musica arriva in cuffia alle orecchie dei ballerini e ciascuno balla seguendo il suo ritmo. Ottima ricetta contro il rumore, ma ostacolo sicuro e quindi  contro senso   a qualsiasi forma di comunicazione tra individui.C'è chi teme che la ricerca di silenzio sia sinonimo di non consumo, ma si sbaglia.Infatti  Il silenzio è una merce sempre  più rara  , quindi molto desiderabile. Soprattutto quando si affronta il tema vacanza: una veloce ricerca su Internet vi offrirà un ventaglio di silenziose proposte, dal weekend nella campagna toscana o umbra al rifugio in un monastero. A questo proposito c'è una meta in Sardegna che val la pena di esplorare: è il monastero di San Pietro di Sorres a Borutta dove i monaci offrono al pellegrino la possibilità di trovare ristoro in un clima di meditativa pace. C'è infine un monastero laico, a Carloforte, dove tutto è un omaggio alla filosofia del “meno è più”. In mancanza di tv, wifi, connessione internet, il resort Poecylia offre il più raro silenzio.

bibliografia 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...