La pace interiore , soprattutto quando si hanno vissuto fatti cosi duri come quelli delle storia che riporto sotto , si può trovare anche in vita .
da repubblica del 27\5\2019
Il viaggio a 76 anni da Firenze a Montecassino in sella a
un cavallo per rendere omaggio alla tomba del genitore morto in
battaglia
Suo padre lasciò la casa di Potsdam indossando la
divisa della Wehrmacht e portando con sé due cavalli: avrebbe combattuto
in Francia, in Russia e a Montecassino. Quasi ottant'anni dopo Karin,
che quel papà non l'ha mai conosciuto, ha attraversato mezza Italia
stando in sella e ora entra con due cavalli nel cimitero militare
tedesco di Caira (Frosinone). Lì, a pochi chilometri dall'abbazia
benedettina che fu teatro di una delle più violente battaglie della
Seconda guerra mondiale (trentamila soldati morti, di cui la metà
tedeschi) riposa il 28enne capitano Otto Lauke, sepolto nell'ottobre
1943.
Sulla sua tomba Karin Duechler sente di aver finalmente fatto pace con i
fantasmi del passato. Perché ha vissuto divisa tra un padre naturale
che ha combattuto ed è morto per Hitler e un genitore adottivo, ironia
della sorte della storia, ebreo tedesco scampato all'Olocausto. "Non è
stato facile trovare un equilibrio tra due figure paterne tanto
distanti: da bambina cercavo di idealizzare il papà naturale, ma è stato
quello adottivo a salvarmi. Questo viaggio ha rimesso le cose a posto".
Walter Gernsheim
Quando Karin ha due anni i russi stanno per entrare a Potsdam. La nonna e
la mamma fuggono verso Hannover portando con sé la bambina. "Mia
madre", racconta, "era molto arrabbiata con papà. È come se lo
considerasse colpevole di averla abbandonata a dover fronteggiare da
sola e con una neonata una situazione terribile come quella. Così,
finita la guerra decise che avrebbe vissuto la giovinezza che le era
stata negata: mi mise in collegio e riprese gli studi di storia
dell'arte".
La studentessa tedesca si ritrova a Firenze, agli Uffizi. Ed è lì che
conosce Walter Gernsheim, fotografo e storico dell'arte, ideatore del
Corpus photographicum of Drawings, un archivio fotografico di 189mila
disegni conservati nei principali musei europei, una banca dati che per
oltre
tomba di Otto Lauke al cimitero militare tedesco di Caira (Frosinone). |
mezzo secolo, fino all'avvento dell'era digitale, si rivelerà
fondamentale per gli studiosi. Gernsheim e sua moglie, scappati appena
in tempo dalla Germania nazista, hanno vissuto a Londra prima di
stabilirsi in Toscana. "Mia madre e Walter si innamorarono", dice Karin.
"E fu lui a chiederle di liberarmi dal collegio. L'ho sempre chiamato
zio, ma mi ha cresciuta come un padre e mi ha fatto girare il mondo".
Karin viaggia tra Colonia, New York, Roma Ginevra, poi anche lei decide
di Fermarsi a Firenze e con la mamma continua a gestire il Corpus dopo
la morte di Gernsheim.
E del giovane militare della Wehrmacht cosa le è rimasto? "Qualche foto
di lui a cavallo e un giocattolo che portò dalla Russia prima di
ripartire per il fronte italiano: un carretto trainato da un cavallino
di legno. Mi piace pensare che la mia passione per questi animali sia un
legame con il papà che non ho mai conosciuto".
Ecco perché, per rendere omaggio a quel giovane cavaliere morto dalla
parte sbagliata della storia, ha deciso a 76 anni di viaggiare in sella a
Nobel, un possente haflinger, dalla sua amata Firenze fino a
Montecassino. Ha coinvolto nell'impresa un gruppo di amici e un guida
esperta, Giulio Costi, compagno di tante avventure equestri in Toscana.
"Senza il suo impegno non sarei qui", dice mentre si avvicina alla tomba
del capitano Otto Lauke. Una selva di croci in marmo disposte in cerchi
concentrici, il cimitero tedesco di Caira, come i tanti in questa zona
di guerra, è un monumento all'assurdità della guerra. "Mio padre era un
ragazzo, ma qui ce ne sono sepolti di più giovani, anche di 17 anni",
osserva Karin. "Furono convinti a dare la vita per la Germania dalla
propaganda di Hitler, menzogne ben preparate. Oggi le chiameremmo fake
news".
"Come molti di noi tedeschi anche Karin ha vissuto per anni un conflitto
emotivo per ciò che il nostro popolo ha fatto a quello ebraico" spiega
Sandra Schene, amica e compagna di viaggio. "In più lei sapeva che il
padre naturale aveva combattuto quella guerra, mentre il padre adottivo
aveva vissuto lo stesso dramma dalla parte delle vittime. Una volta ci
disse: il mio più grande desiderio è partire con il mio cavallo dalla
Toscana e arrivare al cimitero per onorare la memoria di mio padre come
fossi un cavaliere. Oggi finalmente ce l'ha fatta".
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