Visualizzazione post con etichetta Uaar. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Uaar. Mostra tutti i post

17.4.18

finalmente si sperimenta un modo nuovo d'insegnare religione in una scuola ormai sempre più multietnica e più confessionale

Io di formaziione  cattolica prima  confessionale   poi laica   ,  cresciuto  nell'epoca  di transizione fra   :  il primo concordato quello del 1929   ( patti lateranensi  )   e quello del nuovo concordato o concordato bis ( L'accordo di Villa Madama ) 1984 , lo  dico d'anni   chela religione   va  iinsegnata  in un modo   diverso    sopratutto    visto  che  dal 1992   l'italia sta sempre  diventando   sempre  più multi etnca  . Ebbne   eccoi che a Bologna  ,  nella cattoliccissima  Emilia Romagna  ,  si sperimenta   fra  alti  e  bassi  un  modo  nuovo  d'insegnare  religione  . Un primo passo  ,  se  pur  timido     di laicizzazione  (  che  ancora  tarda  ad  arrivare  )    della scuola  .  

  da  repubblica  d'oggi  

               ILaria Venturi

Patrick prende coraggio, è il faraone: legge la sua parte al centro dell’aula, sguardo basso e copione in mano, viene applaudito dai compagni, proprio lui ragazzino rom che nemmeno voleva recitare. Mario, il protagonista, è gasatissimo.
Afef è la narratrice, introduce poi si ferma mangiucchiandosi le dita: «Ma come sono andata?».

Bologna. L’ora delle religioni: in aula a lezione di dialogo

«Brava, solo alza la voce». I professori incoraggiano. Bruno Nataloni, insegnante di religione, è anche attore. Paolo Bosco, docente di italiano che fa l’ora di alternativa, ha scritto il canovaccio con gli alunni della seconda B tenendo insieme il racconto biblico sul figlio di Giacobbe e Rachele, ripreso anche dal Corano e rivisitato da Thomas Mann in una sua opera.
Dentro c’è tutto: l’amore, i sogni, la cacciata dello straniero, il bivio nella scelta tra vendetta e perdono. Prove di teatro in classe che in realtà sono prove di integrazione. È l’ora del dialogo.
Tra mondi, culture, religioni.
Risultati immagini per Bologna. L’ora delle religioni: in aula a lezione di dialogo
Alle medie Saffi, scuola nel quartiere popolare e multietnico di Bologna, l’ora di religione cattolica si fa insieme all’attività alternativa. Almeno, lo si sperimenta. È un progetto annuale votato dal collegio dei docenti, condiviso coi genitori.
Invece di dividere gli studenti, i quattro insegnanti dell’istituto dove sei ragazzini su dieci hanno genitori stranieri (l’80 per cento in alcune classi), hanno deciso di unire le lezioni stando in aula in due. Un modello che ricorda la cattedra dei non credenti del cardinale Martini, in linea con la pastorale di Bergoglio e del vescovo Matteo Zuppi designato sotto le Torri, che sul progetto non si è ancora espresso. Una sfida in un istituto di frontiera dove cresce tra i banchi un mondo: dal Pakistan alla Romania, dall’India al Marocco.
Risultati immagini per ora alternativa a quella di religioneLa sperimentazione prova a tenere insieme ciò che fuori dalla scuola si divide. «Nel quartiere i nostri studenti vivono in mondi separati tra famiglie italiane e immigrate. Noi che facciamo intercultura in tutte le materie, anche quando insegniamo matematica, non potevamo continuare a dire in queste nostre ore di religione e alternativa: tu con me, tu fuori con gli altri. La società corre in fretta, da noi è già multietnica: ci devi fare i conti», racconta Paolo Bosco. Anche perché in alcune classi chi fa religione cattolica è davvero una minoranza, se non un solo alunno. «Così abbiamo deciso di prendere di petto la questione gettando ponti tra pensiero laico, ateo, di altre fedi e quello cattolico. Nell’insegnamento a scuola la religione è comunque un fatto culturale», spiega Bruno Nataloni.
Nella terza A fanno lezione Giampaolo Pierotti e Francesca Matrà. Tommaso mostra la mano che ha disegnato sul quaderno: ogni dito rimanda a valori come amicizia, fiducia, lealtà. «Il pollice è potere: cosa io posso essere».
Sull’idea di pace nelle religioni la classe ha musicato un rap.
Una strofa l’ha scritta Hamza: «Lo straniero non deve essere costretto a camminare con lo sguardo basso». Bibbia e Costituzione. Precetti religiosi e laici a confronto. L’insegnamento di Gesù, “amate gli altri come voi stessi”, viene visto anche nelle altre fedi e calato nella vita di dodicenni. E allora c’è chi si racconta: «Alle elementari quando mi chiamavano ficcanaso mi nascondevo sotto al banco».
Damiano si accoda: «Mi chiamavano Ciccio pasticcio. Mi infastidiva molto, non devi fare agli altri quello che ferisce te stesso». Alzano la mano. «Se tu aiuti un altro, magari poi quello si ricorderà e farà lo stesso con te», ragiona Sara. «Se mia madre non fosse nata io non ci sarei», suggerisce Nahim. Ale dice la sua: «Anche gli stranieri vanno accolti». Diritto di cittadinanza, osserva l’insegnante di alternativa, mentre il collega di religione mostra la foto di suo nonno emigrato in Colorado.
Ridono: «Non ti somiglia». Poi capita che si parla di Abramo e allora è Iman, musulmana, ad alzare la mano: «Prof, questa storia la so anch’io, posso raccontarla?».



Ma però  c'è ancora   qualcosa  che non  funziona   completamente ( capita   quando  si prova  a sperimentare    metdi nuovi   ed  alternativi  a  quelli  ufficiali )   come dimostra questo articolo qua  sotto preso da https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/cronaca/18_aprile_10/


Bologna: ora di «religioni», la bimba costretta a lasciare l’aula
Don Minzoni, la piccola è l’unica a non partecipare al progetto sperimentale sul dialogo interreligioso. La madre: «Mia figlia è sempre stata iscritta all’ora di alternativa che adesso non esiste più. È stato leso un suo diritto»
                       di Daniela Corneo


BOLOGNA - Il Comitato Scuola e Costituzione incontrerà a breve la preside dell’Ic 11 Filomena Massaro per avere chiarimenti sull’ora di «religioni» alla primaria don Minzoni in San Donnino e alle medie Saffi al Pilastro. «Con noi porteremo due famiglie con i figli alle don Minzoni che nutrono dubbi sul progetto e a cui non è stata garantita l’attività alternativa. E inviteremo anche i rappresentanti di altre confessioni religiose», dice il presidente, Bruno Moretto.
Elena Bonora è la mamma di una bimba di terza elementare alla primaria Don Minzoni. L’unica alunna nella sua classe a non partecipare al progetto sperimentale sul dialogo interreligioso avviato quest’anno su proposta della docente di religione e dei suoi colleghi. «Mia figlia — racconta Bonora — è sempre stata iscritta all’attività alternativa e avremmo continuato anche quest’anno, se non ci fosse stato questo progetto che ci è stato presentato come inclusivo. Ma non è inclusivo, perché non contempla il punto di vista degli atei». Quindi la famiglia è rimasta sulla propria posizione, ma la bimba, quando c’è l’ora di «religioni» con l’insegnate di religione cattolica e la collega di attività alternativa in compresenza, lascia l’aula e va in un’altra terza a seguire le lezioni che si stanno facendo in quel momento. «Di fatto — continua Bonora — l’ora alternativa per lei non esiste più. Ho visto leso un mio diritto e siamo stati accontentati con una toppa, senza contare che mia figlia adesso chiede di stare con i suoi compagni, quando per tre anni questo problema non si è mai posto».
Risultati immagini per ora alternativa a quella di religione
Adesso la famiglia dell’alunna si farà affiancare nella sua battaglia da Scuola e Costituzione che sta ricevendo diverse testimonianze di genitori contrari al progetto. A bussare alla porta del Comitato, qualche giorno fa, è arrivata anche Ilaria Bonato, una figlia in quarta alle Don Minzoni. Lei, a differenza di Bonora, al progetto proposto a inizio anno ai genitori ha dato il proprio consenso. «L’ho fatto laicamente — racconta — anche se alcune cose non mi hanno convinta da subito, però avevo notato che l’anno scorso le proposte dell’ora alternativa erano un po’ sfumate ed era diventata un’ora per fare i compiti. Quest’anno ci hanno prospettato di unire la classe e visto che per noi era importante il tema del dialogo interreligioso, abbiamo aderito». Ma Bonato, come altre famiglie atee che hanno aderito alla sperimentazione, avevano chiesto che ci fosse, proprio in virtù della sperimentazione, un maggiore coinvolgimento delle famiglie. «E invece — continua Bonato — non c’è stato e quello che noto è un po’ l’estemporaneità di un progetto che va invece a toccare delle corde molto sensibili. Vorrei fosse un progetto interculturale, più che interreligioso, e che fossero resi noti contenuti, strumenti e programmazione. In caso contrario, l’anno prossimo non aderirò più».


Ma    secondo     ----  sempre  dal corriere  ---    il Circolo Uaar, che riunisce gli atei e gli agnostici razionalisti: «Ben venga lo studio delle religioni, dell’ateismo e dell’agnosticismo, ma senza docenti scelti dal vescovo per insegnare “in conformità della dottrina della Chiesa”». 

Quindi  si è  sulla  buona strada  .  meglio  tardi che mai  .

2.2.15

Su un ponte in Iraq i 'lucchetti dell'amore', così si sfida l'oscurantismo dell'Is. Un simbolo del macchino occidentale diventata in oriente sombolo di resistenza culturale al fondamentalismo islamico del'Iss



leggendo  repubblica  d'oggi    nbo letto unnarticilointeresanre    ma essendo   ndlla versione a pagamento   ed essendo http://avaxhm.com/newspapers/rpbblc20150202.html  intasato e  lento da  
da dove sono riuscito a   copiarlo solo con il  sistema  png   .

scaricare   ,  ho  cercato in rete   ed  l'ho trovato sulla  rasegna stampa di    www.zeroviolenza.it  .  Ecco che allora    cercando l'articolo   da altere parti   , ho trovato  la notizia    dalla pagina facebook degli amici del UAAR ( unione atei agnostici  razionalisti  ) .Tale fatto   che  costituisce  il post  \  articolo d'oggi  . Per me  è  si  una bella notizia  , ma  mi fa cadere le braccia  e  mi sconforta  nel vedere  come un simbolo del consumismo  e   del " macchino " occidentale   sia  diventato  anche un  simbolo di  resistenza cuylturale  ai  fondamentalismi  .Ma  il mio spirito di  guerriero culturale  e  antifondamentalista   fa  sdi che   io  che odio i libri di Moccia e  tuttto quello  d'esso derivato.( non mi soffermo  perchè ne ho parlato  abbastanza  in questi   11   di blog   ed  altrove nella rete   ) , racconto   questa  storia   che pur  immersa  nella  globalizzazione culturale  occidentale  è sintomi di resistenza  al fondamentalismo  e  ad uan visione   radicale  e  folle  della   religione   \ cultura islamica. Ma  ora  basta perdersi in chiaccherare  e vediamo all'articolo in se  .

dalla  pagina  Fb di UAAR

Prove di resistenza all'oscurantismo da Bassora, in Iraq. Il giovane Ayman Kharim ha chiesto e ottenuto dal comune di poter restaurare un ponte, quindi ha lanciato l'iniziativa di posizionare dei lucchetti "dell'amore" (per il partner o i parenti) su una rete metallica, che ha ottenuto un certo successo. Ma ad Ayman sono addirittura arrivate minacce di morte e un gruppo di uomini ha gettato la rete nel fiume. Lui non si scoraggia e rilancia per San Valentino: "C'è bisogno di lanciare il messaggio che anche nella situazione in cui si trova oggi l'Iraq, c'è amore e c'è gentilezza". Alla faccia degli integralisti.



  che    riporta   un articolo di http://www.adnkronos.com/aki-it/cultura-e-media/2015/01/31/
Articolo pubblicato il: 31/01/2015

Anche nell'Iraq scosso da una scia interminabile di violenza e brutalità c'è spazio per l'amore. I jihadisti dello Stato islamico impongono la loro morale oscurantista in gran parte del nord del paese e bussano alle porte del Kurdistan e della capitale Baghdad. L'eco delle violenze arriva fino al sud, ma a Bassora c'è chi non si scoraggia e non ha paura di importare dalle capitali europee la moda dei 'lucchetti dell'amore'.
Ayman Kharim è un ingegnere di 26 anni e la scorsa estate si è innamorato di una ragazza conosciuta su Facebook. "Ero felice - racconta - e volevo condividere il mio amore con tutti". Così si è ricordato di aver letto della moda diffusa in Italia, a Ponte Milvio, o a Parigi, sul Pont des Arts, dove gli innamorati fissano un lucchetto sulle balaustre e gettano la chiave nel Tevere o nella Senna, giurandosi amore eterno.
Non è stato facile replicare l'iniziativa a Bassora, dove è presente una componente sciita molto
conservatrice e dove spadroneggia una milizia sciita chiamata Asaib Ahl al-Haq. Ma Ayman non si è scoraggiato. Insieme ad alcuni amici, ha chiesto e ottenuto dal comune di poter riparare e restaurare un ponte sul fiume Shatt al-Arab, affluente del Tigri e dell'Eufrate.
Il gruppo ha applicato una rete di metallo su un lato del ponte e a settembre scorso ha organizzato una festa a base di musica e poesia, lanciando l'iniziativa dei lucchetti. Il successo è stato enorme. Centinaia di 'lucchetti dell'amore' sono stati applicati alla rete in poco tempo.
La notizia si è diffusa in tutto il paese e la gente ha cominciato ad arrivare da Baghdad, da Amarah, da Nassiriya, da Najaf per giurare amore eterno sul ponte. I lucchetti non erano affissi solo per il fidanzato o la fidanzata, ma anche per un genitore, per un fratello o per una sorella.
Ma l'iniziativa non è piaciuta a qualcuno e un giorno Ayman ha ricevuto una minaccia di morte. Una lettera firmata dal "popolo di Bassora" recitava: "Ti avvisiamo di stare lontano dal ponte, per te può essere molto pericoloso". Nella busta c'era anche un proiettile. I genitori di Ayman hanno cercato di convincerlo a rinunciare alla sua iniziativa e la madre, una politica locale, lo ha fatto controllare dalle sue guardie del corpo.
Poi un giorno un amico gli ha telefonato dicendogli di correre a quello che era ormai stato ribattezzato 'Ponte dell'amore'. Ayman ha appena fatto in tempo a vedere un gruppo di uomini a volto coperto che abbattevano la rete e la gettavano nel fiume.
La fama del ponte tuttavia non si è spenta. Da Baghdad ancora in tanti continuano a venire a Bassora per cercarlo. "Avevo visto le foto su Facebook ed ero venuto a mettere un lucchetto, fotografarlo e inviare la foto alla mia ragazza - dice il 25enne Haider Fadl, arrivato apposta dalla capitale - e ora vedo che tutto è stato abbattuto".
Ma Ayman non si scoraggia. E' intenzionato a rimontare la rete in tempo per San Valentino. "C'è bisogno - dice - di lanciare il messaggio che anche nella situazione in cui si trova oggi l'Iraq, c'è amore e c'è gentilezza". 

16.1.12

Quando gli atei sono più rispettosi dei cattolici e dei credenti delle diverse fedi \ confessioni

Questa (  vedere  titolo  ) è l'dea  che mi sono  fatto  da  questo articolo   sull'unione  sarda  del  15\1\2012 

«Destra e sinistra? Identiche» La “via crucis” dei non credenti
Raffaele Carcano, segretario nazionale dell'Unione atei e agnostici razionalisti

di GIORGIO PISANO  pisano@unionesarda.it

Non è vero che anche i bancari hanno un'anima. Ce n'è almeno uno sicuro e felice di non averla. Si chiama Raffaele Carcano (  foto a sioinistra  )  , 45 anni, capufficio in un istituto di credito a Roma ma soprattutto segretario nazionale dell'Unione atei e agnostici razionalisti (Uaar). Padri nobili come l'astrofisica Margherita Hack e il matematico Piergiorgio Odifreddi, l'associazione raccoglie l'esercito dei non credenti. Che sono certamente più dei quattromila iscritti dichiarati. C'è anche una rivista ufficiale (che ovviamente si chiama L'ateo) e un rosario senza fine di iniziative che - a seconda dei punti di vista - stupiscono, scandalizzano, aiutano a sperare.
L'Uaar, che svolge servizi di assistenza morale in tre ospedali di Torino e uno di Milano, è una legione civile, pacifista, agguerrita. Riconosciuta dal ministero come associazione di promozione sociale, viene puntualmente ignorata da giornali e televisioni, scansata dalle organizzazioni clericali, bersagliata da frange dell'estrema destra.
Secondo l'Osservatorio di Pavia, il 99 per cento dell'informazione religiosa che passa in televisione riguarda la Chiesa cattolica. E gli altri? Nella laicissima Italia non hanno diritto di cittadinanza. O meglio, possono starci a patto di stare in silenzio, non esistere o quasi e accettare una discriminazione fatta di piccole miserie quotidiane. L'Uaar non è un partito-contro, non si batte per l'abolizione del Vaticano o di chiunque abbia fede in qualcosa. Rivendica semplicemente il diritto a non essere credenti. Che, detto così, sembra niente. E invece.
Carcano spiega molto bene questo concetto in un libro appena uscito per gli Editori Riuniti. Laureato in Scienze storico-religiose («per conoscere meglio l'avversario»), ignora con olimpica serenità le minacce dei fondamentalisti di Militia Christi, le martellate sul citofono della sede dell'Unione, le telefonate anonime, gli insulti prêt à porter.
Dice d'essersi sentito ateo per la prima volta quando aveva dodici anni. Da lì è cominciato un percorso che l'ha portato nel tempo a condurre una battaglia che, nonostante i silenzi di tanta informazione, fa molto rumore. Basti ricordare la denuncia per far togliere il crocifisso dagli uffici pubblici, il ricorso contro il Concordato Stato-Chiesa (firmato da Benito Mussolini e rivisitato da Bettino Craxi), gli autobus che pubblicizzavano l'ateismo, la campagna per sbattezzarsi e la realizzazione di una Sindone «tecnicamente identica» a quella venerata da milioni di cattolici.
Sulla propria pelle ha verificato fin da subito che un conto è raccontarsi non credente al bar, altro conto è dichiararlo pubblicamente. Il primo incidente risale a quando svolgeva il servizio militare e c'era da compilare il cartellino di riconoscimento da tenere poi sempre in vista, appeso al collo. Nome, cognome, nazionalità e infine religione. Ateo, ha precisato lui. Ma siccome nessuno se la sentiva di scrivere una cosa del genere, sono ricorsi a un escamotage che sarebbe piaciuto ad Andreotti: hanno cancellato la voce religione e scritto semplicemente omessa.

 Omessa, cosa? La risposta è affidata alla fantasia di ciascuno. Carcano, dove volete arrivare?
«In Italia il numero di atei e agnostici è in grande crescita, com'è già accaduto in molte democrazie evolute. L'Uaar è l'unica associazione che si batte per i diritti dei non credenti e per la laicità dello Stato».

Perché, l'Italia non è un Paese laico?
«Dovrebbe, non lo è. In un Paese migliore un gruppo come l'Uaar non avrebbe ragione di esistere. Siamo gli unici in Europa occidentale a non riconoscere le convivenze: vi sembra un caso?»

Lei spara su destra e sinistra: non salva nessuno?
«Non sono un tifoso dell'antipolitica. Fatta questa premessa, prendo atto con rammarico che destra e sinistra, per ragioni diverse, non osano rivendicare i diritti dei non credenti».

Se la prende col compromesso astorico: cos'è?
«Credo sia un'eccezione tutta italiana: è quel fenomeno che sancisce un'unione non dichiarata tra forze cattoliche e forze laiche».

Tutti usano il termine laico. Che significa, in realtà?
«I vescovi o l'ultimo dei materialisti adoperano questa parola perché ha una percezione positiva. Nessuno oggi vuol definirsi radicale. Un tempo si affermava con lo stesso impeto d'essere papisti. Ora non lo direbbe nessuno, nemmeno Benedetto XVI. Tanto è vero che pure lui parla di laicità».

Cioè?

«Fate attenzione a quale contributo sta dando alla legge sul testamento biologico, attualmente in via di definizione. Viene detto e ripetuto che è a favore dei cosiddetti laici. Vero invece esattamente il contrario».

Governo Monti.
«Ne pensiamo abbastanza male. Il fatto che vi fossero tre ministri al convegno di Todi promosso dal cardinal Bagnasco la dice lunga sui legami tra potere esecutivo e Vaticano. Altri segnali: la fretta di andare a salutare il Pontefice in partenza a Fiumicino prima ancora dell'investitura a presidente del Consiglio».

Poi?
«Altri aspetti inequivocabili. Per esempio Avvenire, quotidiano della Cei, contrario alla nomina di Veronesi a ministro della Salute in quanto laicista: perlomeno inquietante. Beh, com'è finita? Veronesi non è diventato ministro, al suo posto c'è il responsabile di un grande movimento ecclesiale».

Dunque, Monti bocciato fin da subito.

«Valuteremo in base a quello che farà. L'esordio, in ogni caso, non è stato esaltante. Siamo di fronte a un governo orientato».

Parlate di ateofobia: che significa?
«Nei Paesi a maggioranza musulmana i cristiani denunciano una forte limitazione nell'esercizio dei diritti civili. In Italia i non credenti hanno meno diritti di qualunque cattolico. Wojtyla e Ratzinger sono ateofobici».

E gli atei devoti?
«Sono pochissimi, e tra l'altro nemmeno atei. Giuliano Ferrara, che li rappresenta, è dichiaratamente un teista. Gli atei devoti non contano comunque nulla perché non incidono sugli atei veri».

Poi ci sono i credenti furbi, esatto?
«Umberto Oppus, sindaco di Mandas ad esempio. Ha emanato un'ordinanza per imporre l'uso del crocifisso negli uffici pubblici ma l'ha ritirata non appena ha saputo che avevamo presentato ricorso alla Corte di Strasburgo. E se n'è pure vantato. Giudicate voi».

Tra i vostri bersagli, la stampa è al primo posto.
«L'informazione italiana sulla religione di Roma non ha eguali nel mondo».

Ma nel mondo nessuno ha il Vaticano vicino di pianerottolo.
«Questo è sicuramente vero. Però non basta a giustificare un atteggiamento generalmente prono».

Ce l'avete perfino col segretario nazionale dei giornalisti, Franco Siddi.
«Non l'ho attaccato. L'ho solo invitato a dire del papa quello che ha detto su Berlusconi. E cioè: non ci abitueremo mai a un presidente del Consiglio che ritiene sia compito della stampa decantare solo le sue gesta e quelle del governo. Provi a dire altrettanto di Benedetto XVI».

Non è che soffrite un po' della sindrome del martire?
«Non ci sentiamo martiri. Però abbiate l'onestà di giudicare dai fatti, verificate se è vero o no che i non credenti sono discriminati».

Ha detto: il papa fa notizia solo quando non fa il papa. Ossia?

«All'udienza generale del mercoledì il pontefice affronta di solito questioni dottrinali piuttosto importanti ma i giornali se ne guardano bene dal parlarne. Preferiscono stare in superficie, strafotografarlo quando s'affaccia per l'Angelus o se sta partendo in viaggio pastorale».

Ovvio, i giornali non sono una palestra teologica.
«Dicono del volontariato della Chiesa: che esiste e fa sicuramente del bene. Ma il volontariato non lo fa solo la Chiesa. Pian piano si è passati da una dimensione spirituale della fede a uno spirito identitario. Nessuno disconosce le radici cristiane dell'Italia ma non sono le uniche. Dunque siamo di fronte a un identitarismo fittizio».

Sostiene che l'incredulità cresce insieme al progresso.
«Due statistiche. La maggioranza degli atei è normalmente istruita. La maggioranza dei laureati è atea. Studiare non fa rima con ateismo, però aiuta».

La Chiesa non è solo Ratzinger. Ci sono anche i don Gallo, i don Ciotti, i Tettamanzi.
«Ed è proprio quella parte della Chiesa con cui combattiamo fianco a fianco per tante battaglie laiche. I meriti di don Gallo o di don Ciotti sono fuori discussione ma mi chiedo quanto siano rappresentativi della gerarchia ecclesiastica. Appena un 20 per cento dei credenti si riconosce in loro. Quanto al cardinal Tettamanzi, penso sia innovativo sotto il profilo pastorale e conservatore su quello dottrinale».

Perché avete promosso gli autobus atei?
«Per riprenderci visibilità. A Genova il gestore della pubblicità ci ha respinto due slogan su tre. Sono usciti solo i cartelli con la scritta la buona notizia è che in Italia vivono milioni di atei, quella ottima è che credono nella libertà di espressione ».

Che dicevano quelli censurati?

«Fondamentale è il primo che abbiamo proposto: la cattiva notizia è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno».

Secondo lei la religione si fonda su ignoranza e paura?

«Soprattutto paura. Alimenta un elemento di insicurezza che destabilizza la capacità raziocinante dell'individuo».

Campagna per sbattezzarsi: che senso aveva?
«Ci battezzano che non siamo in grado di capire e di volere. Possiamo avere il diritto, da adulti, di cancellare dai registri parrocchiali qualcosa che non abbiamo scelto? Stimiamo che, grazie alla campagna per lo sbattezzo, siano usciti dalla Chiesa cattolica almeno ventimila italiani».

Segue la provocazione dell'occhio per mille.

«È solo una campagna di informazione sul funzionamento dell'otto per mille e che noi abbiamo stravolto in occhio. La Chiesa incamera esclusivamente da questa voce un miliardo di euro l'anno su un totale complessivo di sei miliardi a cui si aggiunge il costo dell'insegnamento della religione cattolica (docenti pagati da noi e scelti dal vescovo). Per finire, c'è l'esenzione Ici, stimata secondo l'Anci (l'associazione nazionale dei Comuni d'Italia) in 500 milioni di euro».

Ma la madre di tutte le guerre è quella contro il crocifisso.
«Senz'altro. Riteniamo che in uno Stato laico non debba essere esposto negli uffici pubblici poiché è un simbolo di parte. La Corte europea per i diritti dell'Uomo ci ha dato ragione in primo grado e bocciato in Appello. A mio parere, è rimasta impressionata dal fatto che ben 14 governi si sono pronunciati contro di noi».

Vivete con una sola certezza: buon appetito ai vermi.
«Pensiamo che la vita sia una splendida opportunità che prima o poi finisce. Vale la pena di utilizzarla bene sapendo che ha una fine».

Non coltivate, come tanti credenti, il dubbio?
«Il dubbio è un'arte che va insegnata. Certo che li abbiamo, i dubbi. Se si coltiva l'abitudine a leggere, qualche dubbio prima o poi salta fuori».

Nessuna invidia verso chi ha il dono della fede?
«Non provo invidia perché i problemi fanno parte della vita. Essere razionali vuol dire affrontarli con la logica e non proiettarli in un dopo di cui non si ha alcuna prova».

Se per caso si sbaglia, l'inferno non glielo leva nessuno.
«Un'inchiesta sociologica americana dice che a mentire di meno sono quelli che credono in un dio punitivo, a seguire ci sono i non credenti mentre i più bugiardi sono quelli che credono in un dio misericordioso. Se tanto mi dà tanto, finirò in Purgatorio».


  e  quindi credo  che  gli attacchi  fatti da  http://www.uccronline.it siano in gran parte  gratuiti e generalizzati ad  iniziare  da  questo  qui ed altri che trovare   qui  sotto

La  tesi espressa   in questo post  è  confermata   dall'esperienza  che  ho avuto  e  ho tutt'ora  con Rosalba  Sgroia -- foto  a  destra -- ex responsabile ma  ancora  iscritta  dell' UAAR( Associazione di atei e agnostici ) trovando  , girando  per  i  siti  di splinder , dei suoi  video   ne  trovate  sotto  uno  , dalla lettura   dei  suoi  scritti  \  interventi su i suoi blog   di splinder  e  non  (  ecco i due   blog  su splinder non  pèiù attivi    : 1) http://rosalbasgroia.splinder.com   ., 2) http://neroassenso.splinder.com e   quello  che  è ,  dopo la  chiusura ormai prossima   di splinder , il  suo  blog  attuale   http://neroassenso.wordpress.com   e  ritrovata  su  facebook )   e  poi   dalla  collaborazione   nel  mio  ex blog  colettivo    cdv.splinder.com

 

 

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...