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23.10.11

L'abdicazione

"L'uomo si vide perduto: il terror della morte l'invase e, con un senso per avventura più forte, il terrore di diventar preda de' monatti... E cercando la maniera d'evitare quest'orribile sorte, sentiva i suoi pensieri confondersi e oscurarsi, sentiva avvicinarsi il momento che non avrebbe più testa, se non quanto bastasse per darsi alla disperazione" (A. Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XXXIII).

Il terrore della morte è naturale e, per questo, momentaneo. Nemmeno il più profondo. La morte vera viene da dentro, direbbe ancora Manzoni; è il senso del giudizio individuale; è, in fondo, la solitudine tremenda. Gheddafi, un tiranno sanguinario, che non aveva avuto pietà dei suoi nemici, ora, in mezzo alla folla dei suoi carnefici, i monatti che di lì a poco l'uccideranno, è dunque tornato a essere un uomo, un uomo-preda, dall'occhio incredulo e annebbiato, incapace di comprendere il mistero della sofferenza. Ma riottoso ad essa. Tra quelle mani adunche che lo strattonano, la sua umanità assopita ha conosciuto un moto di ribellione antica, la percezione d'una profanazione, lo stupro del corpo umano, la più elevata delle creazioni.

La vendetta, rispetto alla giustizia, ci getta brutalmente in faccia il lato ferino dell'uomo, la sua degradazione. Capovolge i valori morali. Snuda la parte selvaggia e tremebonda del Sapiens in lotta per uscire dalla bassa naturalità. E, al tempo stesso, fa risorgere fra gl'intricati pruni della bestialità quel grido, quel no, quell'eccesso cui non sappiamo, non vogliamo più abituarci. E occorreva un despota abbattuto, ormai ridotto al rango d'animale braccato, a dimostrare che niente, e nessuno, potranno mai giustificare quel ritorno all'origine, quella desacralizzazione della sofferenza ancor prima che della fine. E non importa si tratti di malattia, di esecuzione o altre modalità con cui un uomo viene eliminato: importa quel modo, quella deprivazione, quell'umiliazione, quell'abdicazione direi, dalla nostra completezza, quando torniamo semplice grumo e polvere, per mano d'altri grumi, d'altra polvere, in un flusso continuo, in una casualità dove gl'individui, le cose, il mondo, la terra, non hanno alcun vettore e alcuno scopo, un brulicare infame e negletto, una cellula sclerotizzata, un errore di laboratorio.

A questo siamo ridotti? Sic transit gloria mundi? Le parole sono importanti, scandiva Nanni Moretti, e il contesto pure, aggiungeremmo noi. La disumanizzazione parte sempre dal linguaggio. Lo scempiato che di recente ha piegato il motto dell'Imitatio Christi ai suoi interessi di bottega, e che del dittatore libico si proclamava grande e sincero amico, avrebbe potuto benissimo evitare di spacciarlo per eufemismo e manifestare il suo vero pensiero con un più banale e volgare, ma almeno sincero: e chi se ne frega. Era ciò che intendeva. Un cinico, aziendalistico voltar pagina: via uno, avanti il prossimo. E' la legge del mercato.

Ma l'uomo è davvero solo mercato? Solo grumo? Solo naturalità? Solo vendetta? E, anche, solo gloria e potenza?

No. L'uomo è uomo senza aggettivi. L'uomo coi suoi limiti, con le sue paure, con la sua profonda cattiveria e la sua celeste bontà. L'uomo non è solo. Non può esser solo. Nel momento della massima debolezza, nel momento dell'abbandono, l'uomo deve prendersi cura di sé stesso, e degli altri. Se degrada l'altro, degrada la sua stessa immagine.

Ci resta il sapore del disgusto, dell'orrore, e, perché no, della pietà di fronte all'immagine del Gheddafi macilento e sballottato verso un abominio che nemmeno comprende appieno. Perché quell'icona, per quanto bestemmiata in vita, è anche la nostra. E' per noi che tremiamo. E' per quell'istintualità senza Dio, per quella fessura da cui passeremmo tutti, se Qualcuno non ci richiamasse a un più intimo, rotondo e pieno senso di noi stessi.




30.3.11

L'alieno


...e di nuovo arriva il buio, lo sgomento, il tedio di giornate sfatte, ceree, anguste. Giornate irrisolte, così pesantemente vuote, in cui ci si sente inani, come un orologio sbilenco.

Giornate in cui constati che non può migliorar nulla. Giornate disgustate, dove ti lasci travolgere dall'ubbia. Perché ingiustizia e prepotenza ti assediano oltre ogni tollerabilità.

Poi ti càpita di sfogliare un giornale e d'incrociare lo sguardo di lui: un musetto rincagnato, una curiosità inespressiva d'uccello, spumeggiato dai primordi della terra. E d'incerte acque.

Nato su una zattera della disperazione, tra Italia e Africa, tra Eritrea ed Etiopia, fuggite a loro volta dalla Libia dilaniata e dilaniante verso gli ospiti neri. L'hanno chiamato Yeabsera, dono di Dio. Internazionale, di tutti, come di tutti è il dolore, ma anche la gioia. Ci spiazza, quel bambino, perché davanti ai suoi occhi si crea un immediato vuoto; non lo spleen, ma un calore sospeso, un fiato, un silenzio d'ovatta.

E sappiamo tutto. Non viviamo in tiepide case. Intorno querimonie, lagnanze, dolore e, ancora, voci naturali di giustizia. Su cui menti rapaci sono pronte a speculare. Ma un bambino è sempre un miracolo imprevisto. Un atto contro natura (Ungaretti) nel momento in cui pretende, prim'ancora del pensiero, il suo diritto al mondo. Al resto, attorno, per un istante almeno, non vogliamo pensare. Lasciateci ancora di fronte a quel fiat. A quell'"io sono" così disarmante e severo nella sua totale, sgombra innocenza.

Morning has broken di Cat Stevens (Youssef Islam)





29.12.10

Resistere è esistere

Pubblicheremmo il seguente video senza alcun commento. E, in effetti, ne merita pochissimi. Nient'altro, niente altre che lei, lei, lei. Yara. Non è tornata a Natale, ma l'anno si apre vasto, lungo, interminabile, e speriamo che invece rimpicciolisca, per silenziare questa prolungata agonia. Nelle parole del padre, nella composta e devastata mutria della madre, ancor più eloquente, riecheggia esplosivo quel grido di Giobbe da noi evocato qualche giorno fa. E si comprende che quelle domande, quelle pretese diremmo, non sono rivolte ai rapitori, ma molto più in alto. Molto più definitive.

E chissà che non avvenga poi davvero, il miracolo, come suggerivano gli amici d'un Giobbe contemporaneo, quello immortalato nel romanzo di Joseph Roth. Oggi Dio fa miracoli modesti, perché la gente non gli crede più e da lui non si aspetta nulla. Ma, similmente ai compagni della Bibbia, anche il loro consiglio si era poi dimostrato ingannevole. Dio agisce grandemente ancor oggi, vuole gli uomini, ma non dipende da loro.

A Milano un bimbo cingalese è nato da una donna in coma. Prodigio della scienza, e quindi dell'uomo che ha saputo mettere a frutto il dono divino dell'intelligenza rivelata. Questa nascita è stata triplice dono. Per la donna, che è potuta tornare nel seno del Padre; per il padre naturale, cingalese, che ha subito acconsentito all'espianto degli organi della moglie allo scopo di salvare altre vite umane. Per l'umanità tutta, che non è ancora stanca di sorgere e di confidare nel futuro. A Lucca, un rapinatore e omicida pentito si è consegnato spontaneamente alla polizia. Non rischiava nulla, ma "si sentiva solo". Possedeva il mondo intero, ma avvertiva d'aver perduto la sua anima.

Quella di Yara sarebbe, comunque, una restituzione, una seconda vita. Come il bimbo di Milano, prepotentemente venuto al mondo contro ogni fatalismo. E, per chi la tiene innaturalmente segregata, l'esempio del "samaritano" redento non costituirebbe un riscatto e, anch'esso, una rinascita?

Lo scorso anno abbiamo salutato senza rimpianti un periodo funesto. Ci si è spalancata davanti una voragine sotto certi aspetti peggiore. Non abbiamo compreso, non lo comprenderemo forse mai, che l'esistenza stessa è vittoria. E continueremo ad attendere, come il "passeggiere" che acquistava "almanacchi" nella celebre Operetta morale del Leopardi, un domani necessariamente, per forza migliore, perché fino ad ora... La vita è insoddisfazione? O non piuttosto cammino?

La vita è quella che ci dà la forza di resistere all'orrido, come Yara e i suoi genitori, che vi pencolano sopra. E che potrebbero sprofondarvi fino a svanire. Ma noi vogliamo prepararci, stavolta, vita. Ti sfidiamo. Perché abbiamo solo te. Malgrado te. Buon anno Yara, buon anno e buona resurrezione, sempre, comunque.

24.12.10

La notte del Natale

Sono diventati familiari a tutti gli occhi miti, domestici di Yara Gambirasio. Quel suo naso ancora da modellare, la pelle lucida, oleosa d'adolescente antica. Si avverte quasi, dalle immagini, l'aroma di talco e compostezza. Una certa malinconica gravezza, quasi un inconscio presentimento. E lo sguardo velato d'inspiegabile e tremula fiducia. Yara, lo sappiamo, è stata inghiottita nel nulla a settecento metri da casa sua. Da quasi un mese.
La ferma dignità della famiglia di fronte allo sciacallaggio dei media - il cui cinismo comunque non si è mai arrestato -, il rispetto quasi sacrale di quella piccola Brembate nelle cui nebbie Yara s'è persa, la compostezza religiosa dei suoi compagni di classe, che scrivono direttamente ai rapitori di rilasciarla almeno a Natale, non alterano il lacerto della domanda di Dostoevskij e, prima di lui, di Giobbe, davanti al dolore innocente.
I fortunatamente pochi razzisti e leghisti che hanno esultato di gioia feroce quando si era, erroneamente, identificato l'aguzzino della piccola con un immigrato marocchino, rivelatosi poi del tutto estraneo alla vicenda, le loro scomposte strida, vengono anch'esse risucchiate in questo cupo mistero. Mistero di vite nascenti, femminili, diverse; vite di bambini, anzi di bambine-criste, sacrificate all'assurdo moloch dell'egoismo.
Lo ripetiamo, lo urliamo, lo imploriamo: restituitela, chiunque voi siate, almeno a Natale. Almeno.
A sud, lontana, in deserte piagge, un'altra Yara è svanita nel silenzio. Una bimba rom della cui sorte pochi si angustiano, così come della piccola Cameyi Mosammet dispersa ormai dalla scorsa estate. Finire in un indecifrabile gorgo, senza quasi aver lasciato traccia su questa terra. Tutte donne, tutte ragazze, stroncate in origine. In parte le cause di questa mancanza sono state da me già individuate. E nulla sembra arrestare questa marea bruna che avanza, spessa e lutulenta...
E da ultimo: giorni fa avevamo sperato di festeggiare un Natale persiano. Quando era riemerso sui giornali, tumefatto, stracco, enfiato, con una vaga aria india, il volto di Sakineh Ashtiani. Ma si trattava dell'ultima, sciagurata beffa sulla scarcerazione... Ci eravamo illusi fosse stata graziata; un'ennesima, cinica bugia per deridere, umiliare, ricattare una donna e, attraverso lei, un intero sistema politico e financo economico. La sua pelle in cambio del nucleare, s'è detto. Incredibile quanto i ringhiosi potenti della terra temano un'insignificante donna.
Bambine e donne immerse in un'aura senza tempo tinta. Non splende per loro alcuna cometa. Ma abbiamo il dovere, l'obbligo di sperare, se non sarà domani, diteci che sarà comunque presto, presto.

3.12.10

Peso


Questo è Michael e io lo trovo bellissimo.

Non è retorica. Lo trovo bellissimo, angosciante, difficile, insopportabilmente umano.Suo padre ha chiesto di condividere la sua immagine oggi, nella Giornata internazionale della Disabilità. Lo faccio molto volentieri [per info e aiuti, qui].

Michael è umano perché greve, imprevisto, imprevedibile, diverso. Sì, diverso da tutte le nostre normalità in serie, amorfe o, al contrario, proteiformi: ma sempre dello stesso vuoto. Lui resta là, nella rozza fatica d'un rantolo, per conquistarsi il diritto di svelare quel pezzo di muro, quel soffitto inesplorato di cucina, per stupirsi.

Michael ricorda quanto siamo indifesi, quanto lo diventeremo, quanto lo siamo già nell'anima.

E per questo lo ringraziamo.

10.3.10

L'Avversario

E così, grazie al decreto "interpretativo" , la legge non è più uguale per tutti, ma solo per i privilegiati. Parlare di abuso di potere mi sembra persino limitativo. Qui siamo di fronte a un vero e proprio "potere assoluto". Mi ricorda la celebre battuta di Mel Brooks-Luigi XVI: "Bello fare il re". Ma questa fa meno ridere.

Il poco onorevole Nicola Di Girolamo lascia, ma i compagni di partito gli tributano l'onore dell'applauso, come a un caduto in battaglia. A Milano, il bravo ragazzo Milko Pennisi viene cuccato con le mani nella marmellata, anzi, nella mazzetta. Denis Verdini finisce nei casini per gli stessi motivi. La Chiesa intanto è travolta dagli scandali pedofili e il gentiluomo del Papa Angelo Balducci, tra una Messa e l'altra, trovava il tempo per farsi procurare robusti fotomodelli per sentirsi meno solo. Il Vaticano ha promesso il massimo rigore e tempestività per punire crimini commessi soltanto quarant'anni fa (i tempi della Chiesa, si sa, non sono quelli miserrimi dei comuni mortali). Hanno persino scoperto che la pedofilia "è un grave peccato". Complimenti per il discernimento! Per certi alti e potentissimi prelati l'omosessualità adulta, consenziente e dichiarata è un abominio inammissibile, mentre è tollerata quella occulta, pervertita e violenta che sfocia nella pederastia: basta resti sommersa. Il prete pedofilo, al massimo viene spostato in un'altra diocesi. Si sono mai domandati perché padre Dante pose i "sodomiti" nel girone dei violenti, non dei lussuriosi? "Molti fur cherci/e litterati di gran fama". Abbiamo udito, tanto per cambiare, illustri porporati tuonare contro il fumo di Satana introdottosi nella Chiesa per colpa, ovviamente, degli omosessuali. Satana esiste e agisce, questo è assolutamente sicuro, ma quella praticata dai pochissimo reverendi padri non è una condizione umana, problematica quanto si vuole, ma degna di ascolto e rispetto. E', appunto, un atto prepotente, nefando, malsano, frutto di una sessualità deviata e distorta, e di una subcultura sessuofoba e misogina che la alimenta. Ma figuriamoci se avvieranno una riflessione seria sul fenomeno.

Continua la campagna contro acqua privata e l'assassinio del Lambro che, come la caccia, ha dimostrato che pure sulla tutela ambientale il dio denaro, l'idolo muto, ha messo le zampe (e la coda). Verrà un giorno... Presto, speriamo.

Viva gli sposi. Angelo Izzo ha impalmato Donatella Papi, giornalista. "E' il mio angelo", insomma il suo alter-ego, dice della dolce consorte il neomarito estasiato. Nel frattempo ha disinvoltamente confessato che nel generoso periodo di semilibertà concessogli da giudici maschi, malgrado le inutili proteste di Donatella Colasanti (ora morta di cancro al seno, malattia curabile nel 90% dei casi, ma che la donna aveva trascurato per ottenere una giustizia che non le è arrivata), in quel periodo, dicevamo, qualche marachella ha continuato a commetterla. Sarà robetta di ordinaria amministrazione, qualche altro stupro, qualche altro assassinio di donne, certo la parte del leone è stata fatta con una sventurata donna con la figlia quattordicenne, violentate e uccise. "E' stato un lavoro relativamente semplice", ci ha informati, con un tono da travet. Proprio così: lavoro. Del resto la mogliettina lo considera innocente. Un vero Angelo, insomma.

Funzionari dello Stato in odor di sagrestia incassano tangenti poi chiedono la benedizione del prete. Devoti frequentatori di stanze vaticane si trastullano con piaceri ben più carnali (e carnosi). Angeli caduti sposano vergini stregonesche che curiosamente si chiamano con lo stesso nome delle loro vittime sacrificali. La più grande astuzia del diavolo è far credere che non esiste, sentenzia Baudelaire. Eppure, qui, si vede benissimo. Siamo entrati in Quaresima, e la prima domenica ci presenta Cristo tentato dal demonio. Un motivo forse ci sarà.



13.1.10

Terremoto di Haiti: come agire


Esprimiamo la nostra solidarietà per queste persone che hanno visto tutto quel poco che avevano distruggersi in un secondo. C'è chi parla di più di 100000 morti.
Il sisma di magnitudo 7 della scala Richter si è verificato il 12/01/2010. L'epicentro è stato localizzato a 15 km a sud-ovest della capitale, Port-au-Prince. Crollate decine di palazzi, ci sono migliaia di vittime. Si scava tra le macerie alla ricerca dei dispersi.

Per le Donazioni
UNICEF:- c/c postale 745.000, causale: 'Emergenza Haiti'; - carta di credito online su www.unicef.it, - chiamando il numero verde UNICEF 800745000;- attraverso comitati locali dell'UNICEF presenti in tutta Italia (elenco sul sito-web http://www.unicef.it/).
LA CROCE ROSSA ITALIANA: - Conto Corrente Bancario C/C BANCARIO n° 218020 presso: Banca Nazionale del Lavoro-Filiale di Roma Bissolati -Tesoreria - Via San Nicola da Tolentino 67 - Roma intestato a Croce Rossa Italiana Via Toscana, 12 - 00187 Roma. Coordinate bancarie (codice IBAN) relative sono: IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020 Causale PRO EMERGENZA HAITI- Conto Corrente Postale n. 300004 intestato a: Croce Rossa Italiana, via Toscana 12 - 00187 Roma c/c postale n° 300004 Codice IBAN: IT24 - X076 0103 2000 0000 0300 004 Causale: Causale PRO EMERGENZA HAITI - Donazioni on line È anche possibile effettuare dei versamenti online attraverso il sito web della CRI www.cri.it all'atto della scelta del progetto selezione "Pro emergenza Haiti".
LA CARITAS: Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza terremoto Haiti".
ALTRE
UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma - Iban: IT50 H030 0205 2060 0001 1063 119 Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma- Iban: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012 Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma- Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113 CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06
Prodotti:
Haiti e' uno dei paesi piu' poveri del pianeta - e' classificato al 148 posto su 179 secondo l'Indice di Sviluppo Umano dell'UNDP - e fatica a riprendersi da anni di violenza, insicurezza e instabilita' e da una lunga serie di calamita' naturali.

20.12.09

Quell'odio nato dalla "normalità"


Riporto integralmente, e senza alcun commento, una lettera inviata al "Giorno" il 18 dicembre scorso, con relativa risposta del direttore di quel quotidiano.
***
Trieste, Risiera di San Sabba, proteste antifasciste in un'immagine d'epoca. Profetici quei segni d'interpunzione...
Ho scoperto che mio figlio è un estremista di destra
Ho scoperto che mio figlio di 14 anni frequenta gruppi di estrema destra, che sono razzisti. Per me è stato uno choc. Negli ultimi mesi vedevo che era cambiato ma non sapevo spiegarmi. Mi accorgo ora, e spero non sia troppo tardi, che ho colpe precise se ha sposato idee estremiste, perché in casa indichiamo con troppa facilità come simboli negativi il comunismo e gli immigrati. (Michele Cattaneo, Cremona)
***
Mai come in questi giorni scopriamo la necessità di tornare alla moderazione e all'uso controllato delle idee e delle parole. Il malessere prim'ancora che nei partiti è in noi stessi, siamo domincati dalle passioni e dall'intolleranza e i nostri figli sono quel che noi seminiamo. Forse inconsapevolmente, anche se non ci riconosciamo responsabili dell'odio, siamo diventati espressione di insofferenza nei riguardi del prossimo che consideriamo diverso da noi. Da qui ad arrivare alle derive razziste il passo è breve. Le parole sono pietre e lo sono anche quelle usate nelle conversazioni a tavola o in salotti con i figli e gli amici. I figli ci ascoltano e ci guardano come modelli, siamo noi i loro riferimenti. Se usiamo parole e concetti improntati all'intolleranza poi non dobbiamo sorprenderci che i nostri figli ci seguano su questa strada pericolosa. E lo dico con la pena personale di essere padre di un ragazzo, che non ha un'età diversa dal suo. (Giovanni Morandi, direttore de "Il Giorno")

19.12.09

Satana tra noi

Questo blog e gli umanisti di tutto il mondo manifestano il più profondo sdegno per la profanazione avvenuta ieri ad Auschwitz e, augurandosi che i responsabili dell'infame gesto siano trovati e puniti col massimo rigore, esprimono solidarietà assoluta per gli ebrei e tutte le altre vittime della barbarie nazi-fascista.


L'ingresso di Auschwitz visto dall'interno (foto di Gabriele Muzzarini).

15.10.09

FINE DELLA MISSIONE A NASSIRIYA PER L'ITALIA: L'Eni si è aggiudicata Zubair, uno dei maggiori giacimenti di petrolio al mondo

Fine della nostra missione a Nassiriya...

è stato raggiunto, alla faccia di tutti quei morti innocenti.

Nel mezzo ci sono una montagna di soldi spesi per portare la "pace" in quei territori, i soldati morti nella strage di Nassiriya e tante menzogne vomitate dai media per nascondere le vere motivazioni della missione in Iraq.

Come volevasi dimostrare... anche col servizio mandato in onda sempre da Rainews24 In nome del petrolio - la verità scomoda (NASSIRIYA) e ripreso da noi qualche tempo fa...


"Zubair è uno dei maggiori giacimenti di petrolio al mondo". Non nasconde la soddisfazione l'ad Eni, Paolo Scaroni, in un'intervista al "Financial Times": il cane a sei zampe si è aggiudicato la concessione per lo sviluppo del giacimento 'giant' Zubair, in Iraq.

Il campo, spiega Scaroni, "è uno dei pochi in grado di produrre più di un milione di barili al giorno". Scaroni ha poi precisato che l'obiettivo di innalzare la produzione del campo da 200.000 barili al giorno a 1,125 milioni entro sette anni potrebbe richiedere investimenti per circa 10 miliardi di dollari.

No allo spezzatino

L'idea del fondo Knight Vinke, l'azionista Eni che preme per una separazione delle attività del gas da quelle del petrolio, "distruggerebbe valore" del gruppo petrolifero, sostiene Scaroni sul Financial Times. "Essere così grandi nel gas - afferma Scaroni - è molto positivo per la nostra attivita' petrolifera. Il semplice fatto che compriamo gas dall'Algeria, dalla Libia e dall'Egitto ci rende leader nell'upstream (petrolifero) in questi tre Paesi, che rappresentano così il 40% del nostro upstream petrolifero". Nell'intervista, Scaroni nega anche qualsiasi interesse nel nucleare italiano, su cui invece spinge il fondo Knight Vinke: "Al momento - spiega - non fa parte dei nostri piani".

Greggio verso i 70 euro

Nell'intervista, Scaroni si sofferma anche sul prezzo del petrolio, giudicando "realistico" un livello intorno ai 70 dollari e affermando che la crisi ha inciso sui prezzi meno del previsto: "Sono piuttosto sorpreso dai livelli dei prezzi del petrolio attuali, perche' pensavo che sarebbero stati molto più bassi".

Fonti:


(A cura di STOP THE CENSURE)

19.9.09

ITALIANI e italiani

La morte è sempre dolorosa. Ancor più se ti sorprende giovane, nel pieno delle forze. E a maggior ragione quando è insensata (pur se, finora, non sono riuscita a trovare un vero senso a qualsiasi morte). I nostri sei parà, vittime di un crudele attentato a Kabul, erano giovani, erano "solidi professionisti" (M. Serra), consapevoli del loro destino.

Li rispetto, ma provo disagio quando OGNI GIORNO muoiono (e non in "missioni di pace") quattro operai sul lavoro e nessuno ne parla. Quando c'è chi perde quel lavoro e lo grida dai tetti, e in tv ci rabboniscono con fandonie sulla crisi "ormai alle nostre spalle". Quando ai precari incatenati sui provveditorati, e alcuni sono tali da vent'anni, giungono irrisioni e sputi, e nessuno ne parla. Quando ascolto un ministro affermare "noi non intendevamo esportare la democrazia" mentre invece era proprio questa la missione "salvifica" di cui si erano riempito la bocca Bush e i suoi vassalli, coi risultati che si sono visti. I talebani ci sono ancora, più forti di prima, Osama non è mai stato catturato, l'"economia" principale del Paese è data dal traffico d'oppio e non mi pare che i "nostri" l'abbiano fermato e/o garantito una maggior sicurezza alla popolazione, soprattutto femminile, di quei luoghi. E nessuno dice mai, oltretutto, che la maggior parte delle vittime di quell'assurdo conflitto sono civili, in particolare bambini. Se realmente si vuole aiutare quel paese, occorre ripensare a centottanta gradi alle "missioni". Non dico nemmeno di andarcene. Ma dico che, così com'è stata concepita, la missione è FALLITA ed è inutile fingere di non rendersene conto. "La chiamano missione di pace - denuncia un pulpito insospettabile come quello di Gioacchino Illiano, vescovo di Nocera Superiore, il paese di uno dei caduti - ma è una guerra vera e propria, per cui il governo dovrebbe assicurare maggiore tutela a questi ragazzi".



Abominio - 2

Mette a dura prova i nostri ideali - e Giuseppe Scano l'ha lucidamente sottolineato - ma le tentazioni appartengono alla vita umana. Proprio perché non sono un'imbelle irenista, e ho sempre scritto con onestà, non temo di mostrare il seguente filmato.

E poiché, anche in queste ore buie per l'umanità, non temo le parole, spero abbiate fissato bene i volti dei due assassini di Sanaa Dafani, la cui vicenda ricalca quella della tristemente nota Hina Saleem. Li ho nominati al plurale, perché, se solo il maschio ha scatenato materialmente la sua furia belluina ("voleva decapitarla", ha accusato il fidanzato), la femmina che giustifica il suo complice-padrone è colpevole quanto lui. Maschio e femmina, non uomo e donna, non marito e moglie, non padre e madre, non famiglia. 45 anni lui, 39 lei, e ci appaiono così decrepiti e inguardabili. Tanto bella la ragazza, quanto brutti gli assassini. Orrenda la femmina, orrendo e senza scampo quel suo sguardo fisso, ottuso, cieco. La bruttezza dell'ignoranza, della cattiveria, e, sì dell'inferno che certamente attende lei e il suo compare. Bene ha fatto il Comune a giudicarla indesiderata e, come speriamo, a toglierle la potestà sulle altre due bimbe, sorelline di Sanaa, concepite in modo insano e inconsapevole (anche i ratti figliano) assieme al correo, nella probabile, vana attesa del nuovo Maschio Dominatore, l'Erede del Capo di Casa.

L'ignoranza non merita perdono umano, perché alla sua base c'è sempre un atto di volontà. Tutto il resto, la sventatezza, l'annullamento, deriva da questa radice malata. Non ho più nulla da aggiungere se non l'affilata condanna di Michele Serra, comparsa ieri su "Repubblica":

La pena peggiore, per il padre assassino di Sanaa Dafani e per tutti quelli come lui, sarebbe esere costretto ad assistere al futuro del mondo. Vedere morire lentamente il dominio dei padri, dei fratelli, dei mariti sulle mogli e le figlie. Vedere morire lentamente tutte quelle orribili leggi scritte da preti (maschi) di ogni religione bestemmiando e usurpando il nome di Dio, leggi e regole fonte di prigionia, di lutto, di mortificazione, di tristezza, di senso di colpa, di ignoranza, di esclusione, di discriminazione, di sottomissione per miliardi di esseri umani passati e presenti. Vedere la forza dell'eros che schianta l'albero fradicio della supersitizione e della costrizione. Vedere il disordine della libertà che vince sull'ordine cupo e idiota nel quale credono i padri padroni e le loro vecchie mogli asservite. Vedere la giovinezza (Sanaa aveva diciotto anni) trionfare sulla decrepitezza delle regole arcaiche.
Succederà. Ci vorranno ancora secoli, ma succederà. Peccato che il padre di Sanaa, e tutti quelli come lui, non possano essere puniti assistendo fino in fondo al crollo del loro orribile mondo, che mostra il bastone, la frusta, il coltello alla figlia che tenta la fuga. Famiglia e religione devono servire alle persone. Nessuna persona deve essere serva della famiglia e della religione.

Michele Serra

Fotogramma dal film Una questione d'onore (1965): un contadino sardo (Tognazzi) canta una serenata alla fidanzata. Pur amandola, l'uomo la uccide sospettandola di adulterio: tutto il paese (donne comprese) approva il gesto.










30.8.09

Non si può sempre combattere in solitudine

Domani sarà un giorno caliente a Milano, e martedì rischia di esserlo ancor di più. Moltissimi precari della scuola, con alle spalle una lunga esperienza, rimarranno senza lavoro. A 40-45 anni d'età. Sappiamo bene cosa significhi.

Francesco Caruso, il 28 agosto scorso, ha diramato un comunicato stampa in cui c'informa che un gruppo di sette donne, "tutte docenti precarie con oltre 10 anni di insegnamento alle spalle, sono salite sul tetto del provveditorato agli studi di Benevento per iniziare un'occupazione ad oltranza per protesta contro i tagli della riforma Gelmini.'Contro il più grande licenziamento di massa. 20000 in Italia, 500 a Benevento. Vogliamo un futuro': così recita lo striscione calato dal tetto dell'edificio". Come gli operai dell'Innse, hanno deciso di resistere a oltranza fin quando non otterranno risposta (per contatti: 334 6976405 - Daniela Basile, una delle insegnanti del CIP sul tetto). E a proposito: anche gli operai della "Ercole Marelli", storica industria di Sesto San Giovanni, stanno resistendo coi denti contro i licenziamenti, e in fabbrica bivaccano anche la notte. Lo ignoravate? Non fatevene un cruccio. Non è tutta colpa vostra. Inutile attendersi simili notizie dai tg di Minzolini, o di Raidue, o di Retequattro e Studio Aperto (!), e potremmo continuare ad libitum. Nel regno dell'Egolatra non c'è spazio per queste vicende. Il prossimo bavaglio a Raitre, l'unica rete non allineata, metterà una pietra tombale sulla libera informazione in Italia. Rimane il web, certo: e per questo abbiamo scritto "non è tutta colpa vostra". Nel senso: un po' lo è. Perché gl'italiani sono pigri. Non approfondiscono. Il 75% dei nostri connazionali attinge informazione dalla tv - e l'Egolatra lo sa perfettamente. Invece dovrebbero darsi una mossa, leggere di più (almeno prima di tornare al rogo dei libri), cercare altrove, ecco. Prima che sia troppo tardi anche per noi (i tentativi di silenziare i blogger si sono moltiplicati con frequenza vertiginosa). Scrivo finché posso, tutto ciò che posso: perché, pur sommersi, siamo molti, e perché, a questi fratelli e sorelle, glielo devo: e non li abbandonerò. Non ci avrete.

"Da tutte le situazioni, l'uomo ha sempre saputo trovare una via d'uscita" (Silo)

27.8.09

Abominio


Gianni Guido, terzo responsabile del massacro del Circeo, scarcerato lo scorso anno, è adesso definitivamente in libertà. Proprio nel periodo in cui la violenza contro le donne, diseguali per eccellenza, raggiunge il suo acme. Valga per lui quanto scrissi per il "cervello" della sua banda di assassini, Angelo Izzo. Adesso si assocerà a Svastichella, l'aguzzino dei due gay (il quale scommette sulla sua prossima liberazione, "tanto son matto", ha ridacchiato spavaldamente mentre gli agenti lo portavano via)? Alla fine, condividono gli stessi ideali "politici"!

22.8.09

Fuori tempo massimo

"La strage degli immigrati a Lampedusa somiglia alla Shoah". Finalmente è arrivato, inequivocabile, duro, senza tentennamenti, l'editoriale di "Avvenire". Termini come olocausto, sterminio, ecatombe e truculenze varie vengono di solito utilizzati dal quotidiano dei vescovi per l'aborto, il testamento biologico e i/le senzadio che li praticano, o vorrebbero praticarli. Sull'infamia delle leggi xenofobe e razziste di questo governo, a parte qualche formale reprimenda, finora mai nulla di veramente significativo. Adesso basta. La misura pare essere colma anche per la tollerantissima gerarchia cattolica.

Sì, dovrei esclamare: "Finalmente!". Dovrei, vorrei poter riabbracciare la mia Chiesa. Dovrei e vorrei. Ma non posso. Verbi servili, verbi che - grammaticalmente - hanno bisogno del predicato cui appoggiarsi per aver senso compiuto. Ma quel predicato non mi esce. Tornare, riabbracciare, esclamare, no, non ci riesco. Spero di poter aggiungere quell'avverbio: non ancora. Perché questa denuncia, pur sacrosanta, giunge dopo troppi, complici e scandalosi silenzi. Giunge dopo il mutismo già menzionato sulle leggi anti-immigrazione, dopo le colpevoli distrazioni nei confronti degli attacchi ai diritti dei lavoratori (e non basta un'enciclica ben scritta per chiudere la questione, inutile denunciare i mali del capitalismo selvaggio se poi ci si allea, di fatto, con governi la cui religione è Mammona), sull'acquiescenza benevola verso la sessuomania misogina (spesso, ragazze) ostentato come virtù e maschia potenza, sull'apparenza, lo sfarzo, il materialismo, la verità liquida come stile di vita, il perdono ai lefebvriani. Eccetera, eccetera.

Giunge dopo che a latrare per la difesa dell'"identità cristiana" (un tempo, si sarebbe detto del "Cristo europeo") si erge il figlio pluribocciato (a sinistra) di un tizio che ha inventato su Facebook un nuovo gioco, Rimbalza il clandestino. Mi dispiace, è veramente troppo chiedermi di voltar pagina. Del resto, finora, non ho sentito nessun principe della Chiesa domandare scusa, o riconoscere che si sono sbagliati, nell'appoggiare così incondizionatamente un governo simile. Non mi sembra ne abbiano intenzione nemmeno adesso, malgrado tutto (del resto, sono infallibili, no?). Sorry, ma la memoria ancora non mi difetta. Adesso più che mai pretendiamo fatti. Le chiacchiere, stanno proprio a zero.


ULTIM'ORA: Facebook chiude Rimbalza il clandestino. In seguito alle numerose proteste, il social network ha deciso di oscurare il trastullo razzista della Lega. E per Renzo Bossi si è trattato dell'ennesima bocciatura. 'mazza, nemmeno coi giochetti, gli riesce... (24 agosto 2009)

23.6.09

Occhi di ragazza

Il regime ha dovuto ammettere che sono andati perduti "solo" tre milioni di voti, ma che le elezioni non verranno annullate e che, anzi, la magistratura si appresta a impartire ai ribelli una "lezione esemplare". Quasi sicuramente ci riuscirà. Il potere è ancora forte, coeso, determinato. E la diffusa ignoranza degli osservatori occidentali (anche dei semplici cittadini e/o della società civile) verso la peraltro complicata situazione non solo politica, ma culturale, e direi sentimentale dell'Iran non aiuta a creare, a livello mondiale, una risposta ferma e convincente (ci sta provando Obama, probabilmente l'unico a poterlo fare benché il successo della sua strategia non sia affatto sicuro). L'Islam iraniano non è né quello saudita né quello cupo e truce dei talebani afghani. E i giovani (il 70% del Paese ha meno di 30 anni) che in questi giorni si battono pacificamente (e vengono uccisi) per le "riforme" non hanno in mente una democrazia di tipo occidentale. Certo nessuno di loro rimpiange i debosciati anni dello Scià. Senza volerci addentrare in analisi che occuperebbero molto, troppo spazio, potremmo dire che in loro si agita il sogno di una cosa.

Una cosa che nasce dentro di loro, dal verde della loro religione ma anche della loro età. E che trae radici nell'antichità della loro cultura, vivificata, e resa fiammante, dal contatto con l'esterno che pure essi hanno, grazie soprattutto ai mezzi informatici. Non sorprende che il regime cerchi in tutti i modi di sopprimerli.
Una cosa che non appartiene a un solo Paese, ma a tutti i Paesi d'ogni latitudine, che viene raggiunta, agognata, ricercata con ogni mezzo: chiamatela umanità, dignità.
Video delle manifestazioni sono facilmente reperibili dal web. Io ho scelto, per il suo valore simbolico, la protesta di medici e infermiere di un ospedale di Teheran. Questa è gente che si vorrebbe spacciare per sovversiva, al soldo degli americani, spie ecc. ecc. Sfila un intero Paese di volti bellissimi, freschi, all'adolescenza della storia. E sono moltissimi volti femminili.
Due occhi giovani, giovanissimi, di sedicenne hanno fatto il giro del mondo assieme a quel volto di bambola tumefatta, lo sguardo ormai sbilenco, semiaperto da un lato e schiacciato, sepolto dall'altro. Il nome è Neda e anche quello lo conosciamo tutti. Oggi da qualche giornale abbiamo scoperto pure che amava la musica e che è stata colpita proprio mentre scendeva dall'auto col suo insegnante. A raccontarlo è stato il fidanzato, con poche e semplici parole che sembravano tocchi essenziali di pennello su una spaziante tela bianca.
Ho esitato a pubblicare il video che testimonia l'omicidio di Neda. So bene che circola in Internet e che moltissimi, anche minorenni, l'hanno visto. Poi ho preferito lasciar parlare il silenzio. Lo faccio per pudore, il pudore della morte. Non della violenza. I suoi assassini, si sono già giudicati. I tutori dell'ordine e della religione hanno siglato, con quel sangue, non la sua, ma la loro morte, tanto più tremenda quanto eterna. E' quello sguardo vitreo e al tempo stesso pervasivo, che non abbandona mai, implacabile come un indice puntato, che li condanna senza remissione. E basta quello. Invade ogni spazio. Si dilata come un'onda sulle plaghe delle coscienze. Ed è uno sguardo di donna.
Confrontate la sua solennità raggelata e composta, e quella curiosamente spavalda e pugnace delle sue splendide coetanee coi sorrisi da televendita delle squallide odalische di casa nostra: così fiere di piacere al Padrone - nel quale noi italiani, a detta di uno dei suoi corifei, dovremmo identificarci: a ogni popolo i suoi ideali -. Così desolatamente spenti, inespressivi, degradabili e, a dispetto dell'età, vecchi e sterili. Vuoti.
Dedico a Neda questa magnifica ballata:

Mio padre secondo Feltri


Senza commenti.


9.6.09

Obama per la pace in Medio Oriente, contro gli insediamenti


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Cari amici,

Obama sta chiedendo con forza al governo di destra di Israele di fermare gli insediamenti, che stanno distruggendo le speranze di pace -- diamo vita ad un coro globale di voci per aiutarlo a sovrastare l'agguerrita opposizione in Israele e negli Usa.

Le cartine della Cisgiordania mostrano come i Palestinesi siano ormai confinati in parti molto ridotte della loro terra: Il Presidente Obama ha appena tenuto un discorso straordinario in Egitto, nel quale si è impegnato personalmente a costruire la pace nel Medio Oriente. La sua prima mossa è stata sorprendentemente di sfidare il nuovo governo di destra di Israele, alleato americano mettendolo sotto pressione per far cessare la politica autolesionistica degli insediamenti (colonie illegali sul territorio riconosciuto dagli Usa e dal mondo come palestinese). Questo è un raro momento di crisi e di opportunità. L'ardita strategia di Obama deve fare i conti con forti resistenze, e avrà bisogno di aiuto da tutto il mondo nei prossimi giorni e settimane per rafforzare le sue intenzioni. Iniziamo subito con un coro globale di voci a supporto dell'affermazione di Obama che gli insediamenti nei territori occupati devono finire. Faremo pubblicare il numero delle firme su importanti giornali in Israele e a Washington (dove ci sono tentativi di alienare a Obama il supporto del Congresso Usa).

C'è ampio consenso sul fatto che gli insediamenti siano un impedimento importante al raggiungimento della pace, un punto di vista condiviso anche da una maggioranza silenziosa di Israeliani. In combinazione con una rete di barriere e posti di blocco queste colonie ormai tappezzano la Cisgiordania, occupando il territorio e obbligando i Palestinesi a vivere come prigionieri in enclavi sempre più piccole. Fino a che questo tema non sarà affrontato sembra impossibile costruire sia un vero stato paestinese che un pace durevole, di qualsiasi sorta Per gli stati arabi che cercano di impegnarsi ad aiutare la pace il fermare gli insediamenti è un test fondamentale per la credibilità di Israele. Dobbiamo chiedere anche alle altre parti in causa di fare passi audaci. Se riusciamo ad aiutare Obama a mantenere questa linea sugli insediamenti, a far cambiare strada alla politica israeliana e a incoraggiare i Palestinesi e altri stati arabi a offrire una mano tesa, un nuovo inizio per il Medio Oriente diventa possibile. Ma nulla di tutto questo potrà accadere senza un movimento di opinione globale che agisca e supporti il processo.

Leggi le parole di Obama, aggiungi la tua firma e fai girare la voce ora:


Con speranza e determinazione,


Paul, Raluca, Ricken, Brett, Paula, Graziela, Rajeev, Iain, Taren, Milena, Luis, Alice e tutto il team Avaaz

27.5.09

Pacchetto sicurezza

"Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica". Scorrono le immagini del video di Vieni a ballare in Puglia, brano in cui Caparezza, con l'acida affabulazione che lo contraddistingue (un "bravo" anche ad Albano per il cameo), punta il dito sulle morti da taluni, inspiegabilmente, definite bianche. A me son sempre sembrate nere, nerissime. Acri e primitive come il paesaggio del video, arrostato da un sole implacabile, d'un furore malato, metallico, ferrigno. Non è il Sud patinato delle agenzie di viaggio, è la periferia africana dei bus scalcagnati e tossici. E' l'Italia.



Avevo condiviso questa canzone con gli amici di Facebook, qualche giorno fa. E ieri, la notizia, l'ennesima, maledetta, intollerabile: non in Puglia, ma in un'altra Africa, cioè la Sardegna: Saras. E Saras si aggiunge alla Torino della Thyssen Krupp, alla Milano del ferroviere cinquantenne, alla terra desolata di Michele e i suoi compagni (fratelli). All'Italia. Quest'Italia, del 2009.

L'Italia in cui la generazione bruciata dei 40-50enni barcolla senza un lavoro fisso. Dove, anzi (dati Istat di ieri), i disoccupati hanno superato gli occupati. Ma occupati, questi ultimi, come, in quale misura?C'è chi dalla crisi nera, dalle morti nere come la pece, trae immensi profitti. Si crepa per 900 euro al mese perché non esistono alternative. E i padroni sono tornati a sfoggiare il cilindro. Si schiatta perché, dalla crisi, il capitale speculativo trae nuova linfa vitale. Per questo Giorgio Schultze propone una co-gestione dei lavoratori agli utili dell'azienda. Perché la crisi del capitalismo, da noi non voluta, non vogliamo risolverla col nostro sangue.

Non è più solo dolore, il dolore non serve a nessuno. Non in un mondo di pescicani, dove le anime gentili possono solo soccombere. Sale la rabbia. Nessuna pace, no, nessuna pace senza giustizia. E vorremmo il sorriso, la leggerezza, la voglia di scherzare, di librarci in quel bello aereo che, unico, ci contraddistingue dalla bestialità. E ce lo strappano, con gli adunchi inesorabili artigli.


Immagini dal film Come un uomo sulla terra, sui "respingimenti" dei clandestini.

"Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati e ci siamo dimenticati d'essere figli di emigrati", prosegue il cantautore pugliese. Già. Lungi da me il buonismo, per carità; so che è disperatamente fuori moda, adesso risulta "in" il cattivismo, benché nessuno ricordi (popolo di smemorati, il nostro) che non è altro che la versione riveduta e corretta dell'antico, e clownesco, "facite 'a faccia feroce". Sì certo so che il clandestino può delinquere ecc. ecc. (specie se non gli si concede alcuna possibilità di regolarizzarsi), ma davvero credete che un barcone di disgraziati sia per noi più pericoloso di una fabbrica non in regola con le elementari norme di sicurezza?Ma di questo nessuno parla, nessuno ne conia nefandi e urlati slogan elettorali. Per forza! I "padron dalli belli braghi bianchi" vanno tenuti buoni, agevolati, adulati, sollazzati. E quanto si sollazzano, in questo periodo! Su, passa dall'Italia, passa a miglior vita.

23.5.09

Laggiù

Mia madre ricorda sempre che Porta Venezia, a Milano, era mèta di pellegrinaggio per lei e per tutta la famiglia. Abitavano poco lontano, in Corso Buenos Aires, in un palazzone liberty scrostato. Ci erano finiti chissà come, forse rifugiati, sbadati dell'arte come tutti i disperati di quegli anni lontani. I fregi curvilinei non potevano interessarli, l'importante era un solido tetto, e l'avevano occupato, come topi spauriti. Quel palazzone ottocentesco aveva conosciuto anni migliori. Ma decadeva in un destino d'oblio: niente ascensore, soprattutto niente bagno. E così, la domenica mattina, tutti in fila verso Porta Venezia, con sapone, panni e asciugamani: "Laggiù c'era un diurno", ha spiegato la mamma. "Laggiù" è oggi una vestigia, una nicchia, una strana edicola sacra: il diurno è scomparso da tempo, lasciando di fronte a sé un vasto spazio di desolazione, in cui s'ammassano spente storie irresolute. Decisamente poco raccomandabile, avventurarsi da quelle parti. A qualsiasi ora del giorno.

Non è nemmeno marginalità, ma usura. Anime sperse, condannate al grigio del bitume. Passano come ombre, non si materializzano mai. Sono nullità temute, prive persino di tragicità. Infondono semmai un cupo e confuso disagio, e le lacrime salgono senza saper perché. E' la coscienza che stride e sfugge, che viene rapinata a quelle esistenze dozzinali, perdenti già dalla nascita. Nel loculo dimenticato, anzi mai scoperto, due anni fa è sorto un ritratto. "Laggiù", nella cornice scioccamente pretenziosa, una mattina qualcuno ha trovato un'icona ferma e al tempo stesso palpitante: un Cristo senza occhi, che spande nero dappertutto. Uno sguardo buio come quelle esistenze impalpabili, nato in un nascondimento diruto. Se ne accorsero persino alcuni giornalisti del Tg Regionale, che lanciarono un appello per ritrovare l'autore di quell'insolito affresco. Ma non si presentò mai. Al punto che si diffuse la convinzione che, come il Cristo di San Giovanni in Laterano, non fosse stato "dipinto da mani d'uomo".

Il Cristo è sempre al suo posto, e t'accoglie con severa e penetrante dolcezza all'uscita della metropolitana. Emerge tra bancarelle di chincaglieria dozzinale, negozietti equivoci, spazzi d'erba gualcita ed ex-cinemini porno. "Laggiù", dove non te lo aspetti, nel mezzo d'una città sì pagana, ma senza gloria; fra ombre mute, prive di fascino e colore. Grigio.
L'ho scelto come corollario del video d'uno stupendo brano di Renato Zero, uno degli esordi: Salvami. Che racconta ciò che non si osa, perché sconciamente inutile: il giovane di cui Renato parla vende il suo corpo sulla stessa strada bituminosa, perché non c'è posto, per lui, nell'albergo della vita lumescente. Renato aveva sicuramente davanti agli occhi la desolazione infuocata del selciato romano, non l'umore freddo degli stambugi del Nord; ma nulla cambia, in fondo; siamo sempre in un "laggiù", sempre in mezzo a cartacce, marginalità e preistoria. Fissità. Il mondo atemporale della plebe. Quelli per cui è sempre così, e nulla mai cambierà.

Quelli che li chiamano "rassegnati". Quelli che il paradiso non osano nemmeno sperarlo, perché non sanno cosa sia. Quelli che non possiedono la fantasia dello spirito.

Renato (ma, prima di lui, Pasolini) ha osato svelare al mondo che costoro aspirano a essere salvati. Che dal loro "laggiù" fatto di sguardi orizzontali vorrebbero non risorgere, ma veder finalmente l'aurora. Un inizio vero. Il Cristo del "laggiù" è allora il Cristo per loro. Quindi per tutti. Il Cristo che il mondo altro non si aspetta. Il Cristo che a quell'invocazione "Salvami" ha già risposto, con lo stesso occhio fraternamente accostato, ma in qualche modo arcano e superno. Anche laggiù, nella materia bruta della metropoli e dei nostri cuori rattrappiti. Non esistono chiese. Forse è vero, forse è troppo umano per essere sbocciato da mani d'uomo.



«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...