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30.10.20

ma la chiesa invece di limitarsi a condannare Halloween cosa propone contro tale americanata omologante e standardizzante ?

sfoglio  la pagina   fb dell'unione  sarda  e   trovo    tale  articolo 

 Oggi alle 12:45, aggiornato oggi alle 12:53

Halloween, l'allarme degli esorcisti: "C'è chi festeggia pro satana"
"L'evento non è innocuo o commerciale, ma porta le persone che lo festeggiano a un'introduzione all'esoterismo e all'occultismo"

(foto www.pixabay.com)


"In questi giorni diversi soggetti stanno reclutando le future vittime della notte di Halloween o i futuri adepti delle sette. La cosa più scioccante che avviene nella notte del 31 ottobre e che nessuno racconta è che qualcuno sparirà, non si vedrà più e nessuno ne darà notizia. Chi festeggia Halloween in questi termini non è un soggetto innocuo ma qualcuno che adora Satana, perché si parla di compleanno di Satana".
A lanciare l'allarme sulla festa di Halloween è l'esorcista fra' Paolo Carlin, frate cappuccino, coordinatore nazionale e portavoce dell'Associazione Internazionale degli Esorcisti. Lo ha fatto nel corso della presentazione a Roma del libro "Il mio nome è Satana - Storie di esocismi dal Vaticano a Medjugorje" (Edizioni San Paolo) del vaticanista Fabio Marchese Ragona.
ESOTERISMO E OCCULTISMO - L'esorcista Carlin ha precisato che "Halloween così come si presenta può sembrare un evento innocuo o commerciale, di fatto è un evento che porta le persone che lo festeggiano a un'introduzione a ciò che è l'esoterismo e l'occultismo. Certamente non è una festa cristiana", ha aggiunto il francescano, "qualcuno vuole occultare la festa di tutti i Santi, che si festeggia appunto l'1 novembre, e proporre Halloween, ed è una cosa che va avanti da alcuni anni. Educare i bambini alla morte, alla paura, alle maschere dei vampiri, dei teschi e degli zombie non è un'educazione alla vita. Sarebbe bello invece, anziché studiare la festa delle streghe e dei fantasmi, studiare i Santi e fare le maschere dei Santi".  .....  continua  qui sul sito

Ciò, oltre  alla  domanda  espressa nel titolo  ,  mi porta  a domandarmi   1)  ma allora  perchè non ho   (  magari  ce  ne sono  ) mai sentito i cattolici e  cristiani  ed  loro esponenti  religiosi   Usa opporsi  e fare  crociate  eppure  li  Halloween  è più  diffusa  ed  radicata    che  da  Noi  ?   2)  come mai  la  chiesa  di  Roma  ... il Vaticano  e quindi il papa  non ha   mai  condannato  , che io ricordi  ed ho letto  per  l'esame  di storia  delle tradizioni popolari  ,  con tale  vemenza   come  fa  con H  le  tradizioni funebri \  mortuarie simili  a  H     sempre  presenti  in Italia   (  specie   nel Meridione  vedere   url   del  post  precedente     di cui  trovate  l'url     fra   leggi anche  a  fine  post  )    fino a  gli anni  1960\70  e che  ancora  resistono    e vengono riscoperte  in contrapposizione   all'omologante  e  standardizzato    H  Usa   

1.6.13

Riaprire le indagini per Palmina, bruciata viva a 14 anni




da  http://www.sudcritica.it/


Palmina Martinelli era una ragazzina di quattordici anni. Abitava in una cittadina pugliese chiamata Fasano. Il 1981 fu l'anno in cui venne barbaramente uccisa, bruciata viva da chi aveva già deciso di destinarla al mercato della prostituzione. I due criminali responsabili della sua morte erano di casa della famiglia Martinelli e quel giorno in cui Palmina, minuta, viso dolce, si rifiutò per l'ennesima volta di far parte della sordida realtà di soprusi e violenze, che attanagliava la sua famiglia, i due entrarono in casa sua, decisi a darle una dura lezione. Uno, il compagno della sorella, ragazza madre costretta a prostituirsi, l'altro, socio in affari in un giro di prostituzione e droga.
targaUno scenario di degrado, che all'improvviso una cittadina come tante altre, con i suoi notabili e gente perbene, si trovò a dover fronteggiare. E qui che la storia di Palmina colpisce nella crudeltà proprio di quella società che tanto spesso distoglie gli occhi da realtà di violenze e miserie occultate nelle abitazioni, nel quartiere, persino nei piccoli paesi. Palmina, piccola, ultima tra gli ultimi, segnata da un destino infame, desiderava solo una vita normale. Per questo aveva per quel giorno progettato di scappare via con una sua amica che viveva in istituto, scappare forse in Germania dal papà di quell'amica.
Dopo la sua morte, che arrivò per lei a quasi un mese dal giorno in cui fu bruciata viva, la società civile con le sue istituzioni si dispose a definire quel fattaccio nei ripetuti processi. In primo grado e in appello i due imputati presunti assassini furono assolti per insufficienza di prove, in Cassazione poi dichiarati innocenti per insussistenza dei fatti. E nel processo di primo grado le parole di Palmina, testimonianza drammatica resa al medico di rianimazione del Policlinico di Bari Tommaso Fiorecon un fil di voce proveniente da un corpo dove non era distinguibile più nulla e raccolte dal pubblico ministero Nicola Magrone, finirono con l'essere tacciate come infamanti i suoi assassini. In sede processuale fu questa la tesi che i giudici accolsero: Palmina si sarebbe suicidata, addirittura dandosi fuoco da sola, ma in punto di morte avrebbe voluto calunniare quei ragazzi. In definitiva, dopo essere risalita tra dolori atroci dal suo stato di coma farmacologico, Palmina, aveva voluto infangare quegli individui. Con quella sentenza la società civile mostrò il suo volto più violento, sprezzante della morte, fino al disconoscimento della pietà verso coloro che nulla contano, che scarso peso hanno nella scala sociale dei riconoscimenti delle vite umane.gruppetto
Una ragazzina, vittima inerme di una violenza inaudita, fu giudicata in un processo in cui gli imputati erano i suoi carnefici. Da vittima, Palmina divenne colpevole. “Una condanna non detta, non scritta”, come ha detto il magistrato Nicola Magrone. Palmina giudicata e condannata, “Palmina arsa viva come una strega”. E sono sempre le parole di quel pm che in piena solitudine lottò per sottrarre Palmina all'efferato giudizio del consorzio sociale e del suo perbenismo.
Il 23 aprile 2012 a Fasano, il paese da cui Palmina non riuscì più a fuggire, l'intitolazione di una piazzetta a “Palmina Martinelli (1967-1981) giovane vittima di crudele violenza”, alla presenza del magistrato Magrone, del sindaco del paese e di una sorella di Palmina, Mina, è venuta di fatto a negare quella sentenza. Piccolo, tardivo atto di giustizia, che iscrive Palmina in quell'interminabile elenco di vittime, per la gran parte appartenente al genere femminile, della violenza che alligna nelle stesse famiglie, in cui invece la vita dei deboli dovrebbe essere tutelata e difesa. Vite di donne così tante volte lasciate sole, come sola era Palmina a lottare per se stessa, soppresse da una mano maschile con quella violenza che la nostra civile società non riesce ad espellere da sé, che non riesce a riconoscere appieno.Palmina doppiamente relegata tra i perdenti. Due volte oggetto di discriminazione in quanto piccola donna che aveva osato dire di no, coraggioso atto di rifiuto nei confronti di quegli individui  determinati a sfruttare il suo corpo e la sua vita. E per questo vittima più volte: dei suoi carnefici e del mondo in cui viveva e poi della società, che ha voluto rimuovere ed espellere da sé quella realtà miserabile in cui lei aveva avuto la sfortuna di nascere. Vittima di violenza di genere, ragazzina non degna di rispetto e considerazione nemmeno in punto di morte, nemmeno in un processo con i suoi assassini alla sbarra. All'unica testimonianza valida, quella di Palmina, non fu dato credito, non alla sua voce registrata in rianimazione al Policlinico e ascoltata in tribunale solo dietro insistenza del pm, non ai suoi racconti al pronto soccorso ai medici (tra i quali, proprio l’attuale Sindaco di Fasano Lello Di Bari), agli infermieri, ai carabinieri. Neppure la testimonianza del fratello che la trovò in casa avvolta tra le fiamme servì a restituire la verità e fare giustizia. Quell'assoggettamento al potere maschile, che si rivestiva di brutalità nell'angusto mondo di Palmina, trovò altra faccia in un potere istituzionale, che dettò una sentenza semplicemente ingiusta, atto colpevole ammantato di giustizia sociale. Fatto sociale e culturale, dove le istituzioni segnarono il passo di una retrograda e incivile cultura maschilista.Adesso, una targa alla memoria, tentativo di riparazione di un vergognoso torto verso quella ragazzina che fu Palmina, è riconoscimento collettivo, rispetto restituito alla persona e a coloro, gli ultimi, per i quali, soprattutto per loro, il diritto alla giustizia dovrebbe tradursi in realtà.

Nelle foto covella/Sudcritica: Nicola Magrone, Mina Martinelli e Lello Di Bari scoprono la targa; Nicola Magrone tra i ragazzi di Libera, associazione contro tutte le mafie.

17.5.12

paura dell'innocua strega di siligo o paura delle donne ?

La situazione   culturale italiana  ,  nonostante gli anni  60\70 , mi trova  d'accordo   con gente  ilo cui il pensiero \  modo di vedere  il mondo  è lontano  e quasi agli antipodi dal tuo  

da  la  nuova  sardegna del  17\5\2012


Paura dell’innocua strega di Siligo o paura delle donne?

Dietro il divieto della Prefettura di Sassari, la condanna di una marginalità che testimonia una subalternità ancora non superata

di Eugenia Tognotti
E così, a quanto pare, la povera Julia Casu Masia Porcu da Siligo, processata per stregoneria dal Tribunale dell'Inquisizione tra la fine del XVI e l'inizio del XVII, ha subito, a distanza di circa mezzo millennio un terzo processo, storico- istituzionale-burocratico questa volta, istruito a seguito della richiesta del Comune di Siligo di intitolarle una via . E' finita con una "condanna" , se vogliamo chiamarla così : la Prefettura di Sassari , confortata dal parere storico della Deputazione di Storia patria, ha respinto la richiesta .
Si tratta di un caso interessante, collegato ad un vasto movimento per le pari opportunità nella toponomastica, lanciata alcuni mesi fa da una docente di Geografia che, lavorando ad una ricerca per la realizzazione di una guida turistica, ha constatato che le vie intitolate a donne , a Roma, erano meno del cinque per cento, includendo le sante, senza le quali, quella risicata percentuale sarebbe ancora più bassa. La sua denuncia è stata raccolta da gruppi di donne di numerose città - compresa Sassari- ed è rimbalzata su Facebook, dove si sono moltiplicate le nominations: scrittrici e artiste, rivoluzionarie e pensatrici, politiche e patriote, eroine civili e monache, che dovrebbero uscire dal silenzio e dalla dimenticanza affinché il mondo appartenga ad ambedue i generi.
Ma, intitolare una strada o una piazza a una particolare figura non è una scelta "neutra" e indolore, come indicano le diatribe toponomastica di questi ultimi anni (ad esempio quella sul nome di Bettino Craxi a Milano). Ogni Paese e città, si sa, fonda la propria storia su una memoria collettiva, più o meno condivisa. Un racconto costellato di eroi, di grandi gesta e di momenti capitali intorno al quale la popolazione elabora un senso di appartenenza. Un nuovo nome, inserito nello stradario, rappresenta indubbiamente un valore che si aggiunge alla multiforme identità nazionale.
Anche a livello locale, l'atto di intestare strade o piazze è una scelta importante e impegnativa: la toponomastica è uno dei modi di entrare in contatto con la storia di una città, di sentirne il fascino . I nomi delle strade, delle piazze, dei vicoli raccontano storie. Lo fanno, per restare a Sassari, via dell'Insinuazione o via Rosa Gambella che evocano momenti e figure della storia della città. Che cosa racconta o potrebbe raccontare alla gente di Siligo - ma non solo - il nome di Julia Carta? Sicuramente la storia di quel fenomeno conosciuto come "caccia alle streghe", che portò - tra il Quattrocento e il Seicento- alla brutale persecuzione, all'arresto, alla tortura e alla condanna al rogo di donne sospettate di compiere sortilegi, malefici, fatture, o di intrattenere rapporti col diavolo: l'accusa per la quale, appunto, Julia Carta fu arrestata e processata a Sassari, dal Tribunale dell'Inquisizione spagnola.
I fatti ricostruiti su documenti di prima mano da Tomasino Pinna, docente di Storia delle religioni a Sassari e autore del libro "Storia di una strega", rimanda ai lunghi secoli in cui alle donne è toccato praticare la medicina empirica, assistere e curare, in famiglia e nelle comunità di villaggio.
Le donne dominavano la scena del parto, conoscevano i segreti della natura, confezionavano unguenti e pomate. Un patrimonio immenso di saggezza e di conoscenza della natura e dei suoi cicli, di capacità di interpretare i segni e i sintomi, ancora prima che fosse il sapere dotto e accademico a spiegarli.
Furono quei "saperi" a perdere Julia Carta- che sapeva cucire, tessere, filare, e conosceva il potere delle erbe che guarivano dalle malattie del corpo e della mente. Perché, dopotutto, Siligo non dovrebbe intitolarle una strada in rappresentanza delle tante donne-streghe senza nome e senza storia scritta?

finalmente si usa il corpo di uomo e non di una donna per una pubblicità

finalmente uno spot nel quale il corpo usato è quello di un uomo non quello della donna, come sempre accade.Obbiettivo raggiunto  ma perché ...