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mi sa che siamo ritornando ancora di più ai tempi di nanneddu meu

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IL  post  d'oggi  , soprattutto per  noi  sardi  o   sardi  d'oltre mare  o  sardi acquisiti     dovrebbe  è sintgetizzabile  ed  posso   se   vogliono  evitarlo  d  leggello   .  da   questa  poesia    po trasformata  in canzone     tradizionale  rappresentata    qui in due  versioni  una classica   ed  una   moderna     che  con il testo qui  la  traduzione    descrive benissimo   la  situazione    non  solo  della mia isola  ma   della  nostra  amata  \  odiata    italia  Nanneddu meu su mundu est gai, a sicut erat non torrat mai. infamidades e carestias; Semus in tempos de tirannias, gridende forte "cherimus pane". commo sos populos cascan che canes Famidos nois semus pappande terra ch'a fangu, torrat su poveru pane e castanza, terra cun lande; senz'alimentu, senza ricoveru. Semus sididos, issa funtana Cussas banderas numeru trinta de binu bonu mudana tinta; appena mortas cussas banderas non pius s'osse

perchè mi sento prima sardo che italiano

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 rivedendomi in una serata  noiosa   e fredda  di quest'estate  ormai prossima al finire , in dvd il film     il vento fa il suo giro   Un film di Giorgio Diritti  2005 mi  ha  riportato alla mente   sia   lo sfogo che    riporto   qui   ( chi    ha  facebook clicchi   qui  per  l'intera e  interessante ,  120 commenti  ,  discussione  )   per  chi  non avesse  fb  o  non avesse me o il mio  compagno  di strada facebookiano e  non solo     lo scrittore e  dirigente al   Ministero della Giustizia  Giampaolo Cassitta . Sono sardo.  Lo sono perché ci sono nato e perché i miei genitori e i miei nonni e bisnonni e trisavoli lo erano. Avevano calpestato prima di me questa terra.  La Sardegna è la mia terra.     La sento intensamente mia, fiabescamente mia,terrib ilmente mia. Ho giocato negli stazzi galluresi fin da piccolo perché mia nonna ci abitava. Nella “cussogghja” di Austinacciu. Ho respirato quell’aria. La casa era costruita in maniera semplice: la camera ce