per chi volesse saperne di più su di lei o leggere altri suoi post può farlo nei link qua sotto https://www.facebook.com/BrujulaGlobal/videos/318977110394770
https://www.facebook.com/madremariavittoria.longhitano
Piccola Elena, Gesù faceva a sé stesso una domanda retorica: "Ma quando il Figlio dell'uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?". No, non la troverà perché fa parte del patrimonio della fede anche la verità cioè la visione della realtà così come è senza alibi ed orpelli e,, soprattutto, senza paura di guardare l'umanità nella sua interezza ossia in quanto capace di bene ma anche in grado di commettere le più innominabili atrocità.
Viviamo in un Paese in cui le vittime diventano vittime almeno tre volte, fino a tutti e tre i gradi di
giudizio e neppure questo basta: gli assassini sghignazzano in faccia alle vittime, gli stupratori
scorazzano felici, pedofili ottengono tutte le attenuanti per non trascorrere neppure un giorno di galera e chi ha commesso stragi scorazza felice per il mondo e tiene banco nelle università.
E le vittime piangono, soffrono, muoiono di crepacuore, bruciano di rabbia....
Ma tutto ciò ha a che fare con una visione antropologica bacata, creata ad hoc per non assumerci le nostre responsabilità.
Sociologismi (è colpa della società!), psicologismi (poverino...aveva un cattivo rapporto col cuginetto!), panzane di tutti o tipi per non accettare che il Bene o il Male sono una SCELTA, frutto del dono della libertà e del libero arbitrio.
Non c'è paese al mondo più lassista dell'Italia nel tutelare i criminali e colpevolizzare le vittime. È scritto persino nella Costituzione che la (non) pena avrebbe lo scopo di recuperare il criminale: cioè non tanto il ladro di prugne ma lo stupratore seriale, il pedofilo, l'assassino, il maltrattante femminicida... Cioè, sotteso al sistema giudiziario italiano, è che nessuno sceglie visceralmente il male ma sono - poveretti! - le circostanze.
Piuttosto che tutelare le vittime... attenuanti, privilegi, premi per chi ha commesso crimini atroci. Puntualmente reiterati: come può cambiare senza un lungo percorso (obbligato tra l'altro ...se si desiderano sconti e attenuanti) chi deliberatamente ha scelto di stuprare bimbi o di sfruttare delle poverette sbattendole sul marciapiede?
Come può cambiare chi può guardare un bimbo negli occhi mentre ne abusa?
Non saranno certamente gli agenti di polizia penitenziaria o gli assistenti sociali a cambiare il cuore e l'indole di chi è capace di atrocità.
La priorità di uno Stato di diritto dovrebbe essere la protezione e la tutela dei piccoli. Chi vuol cambiare, può farlo anche tra le mura di una Casa Circondariale. Negli USA abbiamo decine di esempi: detenuti che fanno adorazione eucaristica in cella, che organizzano preghiere e corsi biblici. È un pentimento sincero e non hanno bisogno di fingere dal momento che non ci sono i famigerati regali o.privilegi della legge Gozzini e vantaggi affini.
No, H. Arendt, il male non è banale, il male è una scelta deliberata, lucida....magari graduale ma noi - se non tra il bene e il male - abbiamo almeno la possibilità di scegliere il male minore. Quasi sempre.
Piccola Elena, vedi ... di là dello status psichiatrico della tua mamma, è già partita la macchina del giustificazionismo.
È colpa del tuo papà, della società, dei nonni....forse, anche tua, Piccola Elena, se sei stata ammazzata senza pietà e gettata via come un rifiuto in una discarica.
Si, l'atomo opaco del male, l'azione diabolica pura che passa attraverso la nostra volontà....
Addio, Piccola....
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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14.6.22
15.5.22
prima donna vescovo in italia contro i pregiudizi
Maria V. Longhitano "Io, prima donna vescovo contro i pregiudizi"di Giada Lo Porto

La sua Chiesa è quella episcopale, ramo della famiglia anglicana con lo sguardo rivolto al cattolicesimo ma che non obbliga al celibato
13 MAGGIO 2021
"Avevo dieci anni quando, nella mia Enna, il parroco mi disse che non sarei mai potuta diventare prete". Maria Vittoria Longhitano, 46 anni, non si è arresa. È la prima donna vescovo in Italia, sarà ordinata a Catania il 29 maggio. Fa parte della "Inclusive anglican episcopal church", chiesa della tradizione anglicana, che non obbliga al celibato. Maria Vittoria è sposata, è madre di una bimba di 5 anni e vanta molteplici primati: è stata la prima donna sacerdote ordinata in Italia, nel 2010, la prima a celebrare nozze religiose gay e la prima vicaria episcopale per le comunità di lingua italiana. Per tanti anni alla
guida del "Gesù Buon Pastore" di Milano, è tornata in Sicilia nella parrocchia Madonna del Carmelo a Catania.
![]() |
dal suo fb Madre Maria Vittoria Longhitano |
Quattro risposte a quella frase del parroco. "Penso a quello che dice il Signore: "gli ultimi saranno i primi". Così mi sento. Io che da bambina ho sempre immaginato la mia vita esclusa dall'altare e dai sacramenti. "Gesù non vuole chierichetti o preti femmine", mi diceva il parroco. Sono nata nella chiesa di Roma dove questo è normale: ci pensa che, nel 2021, non esistono neppure donne diacone? E poi c'è l'idea che si associa il vescovo al potere, ai soldi, all'impudenza politica, c'è l'idea che uno faccia il vescovo per mestiere. Io non la vedo così, continuerò a insegnare filosofia al liceo artistico Emilio Greco di Catania, continuerò a guadagnarmi il pane col mio lavoro, allo stesso tempo celebrerò la messa e assolverò a tutti i doveri che questo nuovo titolo comporta. Ho fatto questa scelta sin da quando mi hanno comunicato che sarei diventata vescovo per l'Italia, qualche giorno fa, della "Inclusive anglican episcopal church" (non giuridicamnete legata a Canterbury ndr.). Il lavoro sarà il triplo, ma non mi spaventa".
Ricorda il momento esatto in cui ha deciso che sarebbe diventata prete?
"L'ho sempre saputo. Da bambina giocavo a dire messa, usavo le patatine come ostie, le sciarpe diventavano stole, ero così piccola che non arrivavo neanche al lavello e battezzavo le bambole nel bidè. Anche lì sono stata pioniera, ho fatto i primi matrimoni gay, ho sposato le Barbie tra loro".
Poi però li ha celebrati davvero e per questo è stata minacciata.
"Sì, nel 2010. Ho officiato pubblicamente le nozze tra due omosessuali a Cormano, nell'hinterland milanese. Sono arrivate diverse minacce e sono stata per un periodo sotto scorta, erano neonazisti, gente che si firmava con la svastica. Neppure questo mi ha fermata".
È stato difficile abbandonare definitivamente la chiesa di Roma, immagino.
"All'inizio non volevo e ho cercato la cosa che era più vicina, ossia le suore di clausura. Sono entrata in monastero ma il caso ha voluto che venisse chiuso per le pressioni della Curia perché tra le monache circolavano idee ritenute troppo progressiste. Così mi sono avvicinata alla comunione anglicana".
Un anno fa il Papa ha nominato la prima donna con diritto di voto al Sinodo dei vescovi. Uno spiraglio?
"Il problema è che purtroppo nella chiesa di Roma l'autorità reale è legata all'ordine sacro, è inutile che nominano sottosegretarie. Una prima vera svolta sarebbe dare l'autorizzazione alla donne diacone. E poi pian piano arrivare al sacerdozio, fino all'episcopato e alla possibilità del pontificato anche per le donne. Come in tutte le altre chiese del mondo. Per fortuna che per me è intervenuta Santa Rita".
Cosa c'entra Santa Rita?
"Quando ero piccola mia nonna mi diceva sempre che se volevo qualcosa di difficile da realizzare dovevo chiedere a lei. Mi diceva: "Santa Rita è la santa delle cose impossibili". Nel mio paesino, Nissoria, durante la processione le chiesi di aiutarmi. Me ne dimenticai, ma quando il mio vescovo stava guardando la data di ordinazione sull'agenda, l'unico giorno libero dell'anno era il 22 maggio, giorno della festa di Santa Rita. Come faccio a non credere alla comunione dei santi?".
Anche Santa Rita discriminata come donna, tra l'altro...
"Esatto. Prima perché era vedova e aveva perso la verginità fuori del matrimonio, poi perché aveva sposato un disgraziato. Ma alla fine chi tiene duro vince".
Un po' come lei?
"Racconto un aneddoto. La mia bimba l'altro giorno alla ludoteca rivolgendosi agli altri compagni ha detto di aver celebrato la messa con la mamma: i bimbi invece di stupirsi hanno iniziato a dire "anche io". La teologia dei bambini ha prevalso sulla discriminazione"
La purezza dei bambini.
"Quella che ognuno di noi dovrebbe ritrovare".
Ricorda il momento esatto in cui ha deciso che sarebbe diventata prete?
"L'ho sempre saputo. Da bambina giocavo a dire messa, usavo le patatine come ostie, le sciarpe diventavano stole, ero così piccola che non arrivavo neanche al lavello e battezzavo le bambole nel bidè. Anche lì sono stata pioniera, ho fatto i primi matrimoni gay, ho sposato le Barbie tra loro".
Poi però li ha celebrati davvero e per questo è stata minacciata.
"Sì, nel 2010. Ho officiato pubblicamente le nozze tra due omosessuali a Cormano, nell'hinterland milanese. Sono arrivate diverse minacce e sono stata per un periodo sotto scorta, erano neonazisti, gente che si firmava con la svastica. Neppure questo mi ha fermata".
È stato difficile abbandonare definitivamente la chiesa di Roma, immagino.
"All'inizio non volevo e ho cercato la cosa che era più vicina, ossia le suore di clausura. Sono entrata in monastero ma il caso ha voluto che venisse chiuso per le pressioni della Curia perché tra le monache circolavano idee ritenute troppo progressiste. Così mi sono avvicinata alla comunione anglicana".
Un anno fa il Papa ha nominato la prima donna con diritto di voto al Sinodo dei vescovi. Uno spiraglio?
"Il problema è che purtroppo nella chiesa di Roma l'autorità reale è legata all'ordine sacro, è inutile che nominano sottosegretarie. Una prima vera svolta sarebbe dare l'autorizzazione alla donne diacone. E poi pian piano arrivare al sacerdozio, fino all'episcopato e alla possibilità del pontificato anche per le donne. Come in tutte le altre chiese del mondo. Per fortuna che per me è intervenuta Santa Rita".
Cosa c'entra Santa Rita?
"Quando ero piccola mia nonna mi diceva sempre che se volevo qualcosa di difficile da realizzare dovevo chiedere a lei. Mi diceva: "Santa Rita è la santa delle cose impossibili". Nel mio paesino, Nissoria, durante la processione le chiesi di aiutarmi. Me ne dimenticai, ma quando il mio vescovo stava guardando la data di ordinazione sull'agenda, l'unico giorno libero dell'anno era il 22 maggio, giorno della festa di Santa Rita. Come faccio a non credere alla comunione dei santi?".
Anche Santa Rita discriminata come donna, tra l'altro...
"Esatto. Prima perché era vedova e aveva perso la verginità fuori del matrimonio, poi perché aveva sposato un disgraziato. Ma alla fine chi tiene duro vince".
Un po' come lei?
"Racconto un aneddoto. La mia bimba l'altro giorno alla ludoteca rivolgendosi agli altri compagni ha detto di aver celebrato la messa con la mamma: i bimbi invece di stupirsi hanno iniziato a dire "anche io". La teologia dei bambini ha prevalso sulla discriminazione"
La purezza dei bambini.
"Quella che ognuno di noi dovrebbe ritrovare".
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