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1.7.15

Lettera al di là del mare. di alessandro vettori

Tale  lettera   di questo mio contatto  contiene , per  chi vuole andare  oltre le bufale    e  vuole ragionare  con la mente e  con il cuore  senza  scadere nella pancia   sono dei messaggi diretti un bel pugno sullo stomaco che ti fa sgranare gli occhi.
E Come si può non pensare al dramma che vive chi è costretto e dico con forza costretto ad abbandonare la propria terra non per certezze ma per avere una labile speranza  (  Alessandro Vettori )


Alessandro Vettori
E qualche tempo fa scrivevo questa lettera, ovviamente immaginata...
Lettera al di là del mare.
Se me ne vado è per non morire o credi che io, veramente, non mi senta d'appartenere alla mia terra?
Io non sto fuggendo, la mia è disperazione, è non poter esistere con dignità.
Sai che vuol dire dover fuggire per non morire?
Quando lo stomaco si torce e la terra è una trappola, quando ogni notte la luna non detiene alcuna poesia ma svela le incertezze e ti nascondi per non piangere di fronte ai tuoi figli, tu non sei più un uomo e non hai niente da dare e niente da dire. 
Eppure, io sono un uomo come ogni altro uomo della terra ed ho diritto di esistere, ovunque, senza dovermi sentire diverso, senza dover pregare per sopravvivere. 
Dovreste accogliermi come fossi un amico che ha bisogno di conforto, darmi una possibilità non uccidermi a priori o sperare che io diventi cibo per i pesci.
Il vostro problema non sono io, è dentro voi stessi che, nella paura di ciò che considerate diverso, costruite delle barriere invalicabili, che pur di mantenere lo stato in cui vivete, quello che si è dimenticato di voi, quello che vi fotte giorno dopo giorno, date la colpa a me che ho dovuto abbandonare la mia casa, le mie radici per non morire, per offrirmi almeno la speranza. 
E la speranza in realtà me la dovresti offrire tu, perché ricordati, che è soltanto un caso se tu non vivi quel che vivo io, la tua è fortuna, una fortuna della quale, forse, non ti accorgi. Pensi che hai scelto tu di nascere in una nazione senza guerre, dove puoi camminare senza la paura di saltare in aria, dove puoi guardare i tuoi bambini crescere e immaginare per loro il futuro che li renderebbe felici?
Vedi, a me non riesce di immaginare, tantomeno di sperare, io guardo i miei figli e mi sento morire, io guardo i miei figli e prego che possano sopravvivere fino a domani. Tu cosa avresti fatto al posto mio, non avresti cercato una speranza? Sì, tu sei una speranza per me, la tua fortuna un po' la invidio ma non con rabbia, la invidio per disperazione, mentre tu vedi in me un male che non è detto mi appartenga. 
E ora guarda queste mani galleggiare nelle acque e pensa alle tue mani che non hanno fatto nulla per salvarle. Non dovevi accoglierle in casa tua, nessuno ti avrebbe chiesto questo, nessuno vuole togliere a te per dare a me, vogliamo solo poter avere una speranza e non essere la scusa alla tua incapacità di ribellarti.
Allora, pensaci bene perché la tua fortuna non può essere la negazione della mia speranza. Mi auguro, se questo viaggio andrà a buon fine, d'incontrarti e ringraziarti già d'avermi dato ascolto ed aver messo in dubbio i naturali preconcetti che t'eri fatto su di me. La vita è un diritto comune non credi ?

ogni commento e  superfluo  . ha  già detto tutto lui  . Una parola  è troppo e  due sono poche  


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