Come ho detto nel post precedente << la labile differenza tra Shoah ed olocausto ma stessa tragedia ed aberrazione >> di non voler più scrivere e riportare storie e notizie in merito all'olocausto \ shoah , ma ho deciso di continuare a fare quello che faccio ogni anno nella giornata ora diventata settimana della memoria ovvero il 27 gennaio . E di fregarmene poi ho cambiato idea ed eccomi qua .Infatti inizialmente oltre che sfiduciato ero assuefatto per la massiccia esposizione a documentari e programmi di
storia ( mixer , La Storia siamo noi , Trent'anni della nostra storia , ecc ) film , fumetti ( vedi archivio e foto accanto del n 83 di Dylan dog ) , letture scolastiche ( i libri di Primo levi e il diario di anna frank e il acchetto di biglie ) . . Ma poi oltre il fatto citato nel post precedente l' imbrattamento delle pietre d'inciampo a Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 gennaio 2023 22:11
"Un oltraggio gravissimo alla memoria della Shoah. Chi vandalizza le Pietre d’inciampo disonora Firenze e i suoi cittadini». Così l'assessora alla cultura della memoria Maria Federica Giuliani commenta il danneggiamento di una 'Pietra d’inciampo' posata sul marciapiede di via Aretina 131 per ricordare Bruno Corsi, deportato a Fallingbostel e ucciso a Braunschweig nel 1944. ..... segue qui
E questo scritto di Pier Paolo Pasolini
ma soprattutto il botta e risposta via email che trovate sotto su una forma di revisionismo diffuso fra la massa ormai ( salvo eccezioni sempre più rare purtroppo ) sempre più analfabetizzata che mette sullo stesso piano due grandi genocidi quello del gulag sovietici e i lager nazisti .
Salve
ho letto i suoi interessanti e notevoli post sul genocidio ed aberrazione dei campi nazisti . Ma devo farle un osservazione critica . Non parla di quelle che sono peggiori ed allo stesso livello di atrocità ed aberrazioni che sono avvenute nel regime sovietico . In attesa di un suo post in merito la saluto e le auguri buon lavoro
lettera firmata
Caro Utente
Se vuoi , visto che il blog è aperto a chiunque ha qualcosa da dire , se vuoi mandami un tuo scritto o un tuo articolo in merito , oppure se ti vuoi iscrivere su gmail puoi pubblicare direttamente sul nostro blog .
Sono due storture ideologiche diverse come dice il video sotto riportato
che non dovrebbero essere messi sullo stesso piano e non si posso comparare con il classico questo è peggio di quello . Non esistonono genocidi di serie A e di serie B .
Concludo questa mia replica con con quanto ha detto in un intervista ( e poi ribadito alla 5 domanda in appenddice nell'edizione del 1976 di se questo un uomo che trovi qui https://www.vocedellasera.com/arti/libri/primo-levi-se-questo-e-un-uomo-appendice/ ) ripresa da https://www.qualcosadisinistra.it/2015/02/15/lager-e-gulag-parla-primo-levi/ : [... ]“Il Gulag fu prima di Auschwitz è vero; ma non si può dimenticare che gli scopi dei due inferni non erano gli stessi. Il primo era un massacro fra uguali; non si basava su un primato razziale, non divideva l’umanità in superuomini e sottouomini: il secondo si fondava su un’ideologia impregnata di razzismo. Se avesse prevalso, ci troveremmo oggi in un mondo spaccato in due, ‘noi’ i signori da una parte, tutti gli altri al loro servizio o sterminati perché razzialmente inferiori. Particolari esemplari di questo disprezzo sono il tatuaggio e l’uso nelle camere a gas del veleno originariamente prodotto per disinfettare le stive invase dai topi“. E ancora: “L’empio sfruttamento dei cadaveri, e delle loro ceneri, resta appannaggio unico della Germania hitleriana, e a tutt’oggi, a dispetto di chi vuole sfumarne i contorni, ne costituisce l’emblema.” [....] .
Quindi smettiamola di strumentalizzare e ussare ideologicamente la memoria di simili tragedie
con questo è tutto
Libri di approfondimento su Lager nazisti e GULag sovietici
Parenti e amici denunciano sui social (e all’Fbi) gli assalitori di Capitol Hill: “Ciao zio, visto che ora sei un terrorista ti ho segnalato
“Gli agenti stanno setacciando oltre 100mila suggerimenti digitali e hanno formulato accuse federali contro più di 70 persone fino ad oggi”, ha detto un portavoce dell'Fbi al New York Times
L’Fbi può contare su degli alleati inattesi mentre cerca di identificare gli assalitori di Capitol Hill. I parenti di alcuni dei protagonisti dell’invasione al Campidoglio americano si sono fatti avanti per aiutare le autorità ad arrestare i ricercati. Sui social, sono diventate virali le storie di figli e nipoti che hanno associato i volti nelle immagini dell’assalto a quelle dei loro familiari.
Esemplare è la vicenda della 18enne Helena Duke che ha usato Twitter per identificare la madre, presente il 6 gennaio a Washington e al centro degli scontri con le forze dell’ordine come evidenziano foto e filmati sul web. “Ciao mamma, ricordi la volta che mi hai detto che non dovevo andare alle proteste di Black Lives Matter perché potevano diventare violente… Questa sei tu?”, ha scritto la giovane del Massachusetts sul proprio account. Allegato al post (ora con 80mila retweet e mezzo milione di like), un video in cui si vede una signora dai capelli biondi insultare una donna in divisa prima di essere travolta dagli agenti presenti nelle strade di Washington. La protagonista è proprio la madre di Helena, Therese Duke: a prova di ciò, la 18enne ha postato altre foto che le ritraggono insieme scattate nei mesi scorsi.
“È stato molto surreale perché era un video folle e poi c’è stata la rivelazione ‘oh, quella è mia madre. È lei'” ha detto Helena Duke al sito Buzzfeed News dopo aver postato un altro tweet che recitava così: “Ciao, questa è la lesbica liberale della famiglia che è stata cacciata più volte per le sue opinioni e per essere andata alle proteste di Blm. Quindi questi sono mamma Therese Duke, zio Richard Lorenz, zia Annie Lorenz”. Nomi e cognomi di alcuni invasori a Washington che saranno utili all’Fbi per portare avanti le indagini. Intanto Therese Duke è stata licenziata dal posto di lavoro dopo il tweet della figlia.
L’Fbi sa di poter contare su suggerimenti come questi che giungono da parenti o amici degli invasori. L’agenzia federale ha aperto una pagina apposita sul proprio sito per consentire a chiunque di inviare denunce anonime che permettano di identificare gli assalitori del 6 gennaio. Di cui, grazie alla moda dei selfie e dei social, esistono migliaia di filmati e immagini: i sostenitori di Trump infatti hanno ripreso l’incursione da ogni angolo e così migliaia di persone sono state riprese in volto. “Gli agenti stanno setacciando oltre 100mila suggerimenti digitali e hanno formulato accuse federali contro più di 70 persone fino ad oggi”, ha detto un portavoce dell’Fbi al New York Times. E prima della denuncia formale c’è spesso la gogna dei social. “Hey zio, visto che ora sei classificato come terrorista, ho fatto il mio dovere civico e ho mandato le tue informazioni all’Fbi”, ha scritto un altro utente di Twitter prima di cancellare il proprio account.
Che a segnalare gli assalitori siano i parenti non è andato giù a qualche commentatore, ma questo non sembra fermare chi reputa l’ordine pubblico più importante dei rapporti familiari. Larry Rendell Block ha viaggiato dal Tennessee a Washington per essere presente alla manifestazione del 6 Gennaio. Quel giorno è riuscito a entrare negli uffici federali, ma era coperto da una tuta mimetica e un casco che ne hanno reso difficile l’identificazione. L’ex moglie l’ha riconosciuto e poi denunciato alle autorità locali che l’hanno arrestato una volta tornato in Tennessee. Ora che fatti come questi stanno diventando diffusi sui social network, è probabile che altre persone si impegnino a identificare gli invasori. Anche se si tratta dei propri parenti.
Tassista di notte e blogger di giorno, Raffaella, una laurea in filosofia e un lavoro "sporco", romanza e spiffera le vite degli altri. Le abbiamo chiesto un passaggio. Ci ha raccontato storie incredibili.
Mi dà appuntamento un lunedì, a mezzanotte: perché, dice, «è il giorno migliore per quello che cerchi». Mi torna in mente un post del suo blog Psicotaxie penso che ha capito tutto: «La notte a Milano arriva di lunedì, quando la gente per bene dorme, dentro le lenzuola che odorano di pulito, mentre io lavoro dentro il mio taxi, bianco come un lenzuolo sudicio, sporcato dalla notte: dalla luce giallastra dei lampioni, dall'odore dei clienti, non come quelli del sabato, tosati e pettinati come aiuole». Chi scrive si chiama Raffaella ed è la nostra «guida ghandiana» alla notte, per questa notte.
Stasera tocca a lei raccontarsi, lei di solito così abituata ad ascoltare: mi parla di sé e mi guida attraverso tre quartieri milanesi che hanno fatto da sfondo ai suoi post. Isola,Centralee Chinatown(vedi i tre video qui sotto). Chi sale sul suo taxi, spiega, spesso si confida: sarà perché è notte, sarà perché le donne tassiste di notte sono rare, sarà per un certo suo modo di parlare, confortevole e ovattato. «Quando poi scoprono che sono laureata in filosofia si lasciano andare, come se, solo perché ho studiato Kant, avessi più risposte di loro sulle grandi questioni», spiega. Da un'aula universitaria al taxi, il passaggio è stato facile: «Avevo bisogno di soldi, mio padre era tassista e così ho iniziato a fare i turni di notte nel weekend: era il mio modo per arrotondare, invece di fare la cameriera». Con il passare degli anni ci ha poi preso gusto, sia al taxi, sia alla notte. Perché «la gente di giorno è più nervosa, il traffico più folle: mentre il buio calma, tranquillizza». Ha iniziato ad ascoltare, e a raccontare, a partire dal 2007, quando ha aperto il blog: uno spazio in cui «spiffera» al mondo i segreti inconfessabili che ha raccolto, archiviato, romanzato. Una nipotina di Scerbanenco, «mezza donna e mezza macchina».
«Vengono fuori gli animali più strani, la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori. Un giorno o l'altro verrà un altro diluvio universale e ripulirà le strade una volta per sempre». Così De Niro in Taxi Driver. Tanti di quegli animali strani passano anche sul sedile posteriore del taxi di Raffaella, e, come sul lettino di un analista, parlano: senza inibizioni. E lei senza inibizioni li ascolta e ne scrive.
Le stesse atmosfere noir che animano il blog fanno da sfondo anche al racconto I frutti dell'odio, che sarà pubblicato a novembre nella raccoltaUltimo Bar a Sinistra: il libro è edito da Edizioni Ligera, che fa capo all'enoteca Ligeradi via Padova (un posto in cui fare un salto, e non solo perché ci potreste incontrare Raffaella). «Sullo sfondo della storia, la vecchia Milano di Via Padova, con il naviglio Martesana e le vecchie case di ringhiera, e quella nuova, dell'immigrazione, con i dormitori clandestini e tutte le difficoltà, speranze ed esperienze dei nuovi e dei vecchi italiani», spiega Raffaella, «ma per l'occasione pubblico con uno pseudonimo, Sofia Corben».