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7.12.21

ecco perchè non si fa una seria lotta all'evasione fiscale , ma si finge di farla .Comuni sciolti per mafia, dove comandano i clan si spende di più in opere edilizie e gestione dei rifiuti. Ma si incassano meno tasse

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da i FQ di Mario Portanova | 7 DICEMBRE 2021

Comuni sciolti per mafia, dove comandano i clan si spende di più in opere edilizie e gestione dei rifiuti. Ma si incassano meno tasse


Due economisti hanno stimato l'impatto del condizionamento criminale sui bilanci degli enti locali. E hanno scoperto che le risorse vengono dirottate, con un aumento medio del 14%, verso i settori di interesse strategico per i clan. Mentre il gettito della tassa sui rifiuti tende a crollare

Teniamo puntigliosamente il conto dei Comuni italiani sciolti per mafia – in questo momento sono più di 200, fra gli ultimi San Giuseppe Jato, nella foto – ma poco o nulla sappiamo di cosa succede davvero alle casse di un municipio in cui la criminalità organizzata è in grado di condizionare le scelte politiche e amministrative. Una ricerca appena pubblicata dà qualche risposta: dove governano i mafiosi, la spesa pubblica per la raccolta dei rifiuti e per le opere edilizie è maggiore del 14% rispetto ai comuni non infiltrati. Una cifra considerevole, visto che si tratta di voci di budget in genere già molto pesanti. Parallelamente, la ricerca registra un crollo del 20% nella riscossione della tassa dei rifiuti rispetto al gettito atteso.
“I risultati complessivi sembrano dimostrare che i gruppi criminali prendono il controllo degli enti locali per dirottare le risorse pubbliche verso settori dove hanno interessi strategici”, scrivono gli economisti Marco Di Cataldo dell’Università Ca’ Foscari Venezia e Nicola Mastrorocco del Trinity College di Dublino nel loro studio appena pubblicato su The Journal of Law, Economics & Organization.
Non è che la spesa pubblica di questi Comuni esploda in favori e sprechi, come ci si potrebbe aspettare. Semplicemente, il bilancio viene modificato secondo le convenienze dei clan. “L’impatto sulle scelte di investimento non porta necessariamente a un aumento della spesa, ma a una sua ridefinizione, più difficile da identificare”, commenta De Cataldo. “Vediamo l’aumento di impegni di spesa per opere pubbliche di edilizia e gestione dei rifiuti, a discapito generalmente di servizi come trasporto pubblico e illuminazione pubblica”. Mentre tendono a restare stabili gli stanziamenti in servizi sociali, istruzione, polizia locale, amministrazione.I settori individuati non costituiscono una sorpresa, dato lo storico attivismo delle imprese mafiose nel ciclo dei rifiuti e nel mattone, ma è la prima volta che una ricerca accademica quantifica l’impatto economico del condizionamento mafioso su un ente pubblico. Per farlo, i ricercatori hanno preso a campione tutti i 1738 Comuni di Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Puglia e hanno confrontato i dati di bilancio fra quelli sciolti per mafia secondo la legge 164 del 1991 e quelli che non hanno mai subito il provvedimento.
Esaminando le sentenze di scioglimento, i ricercatori hanno individuato diverse modalità con cui il crimine organizzato si infiltra nelle amministrazioni comunali. In modo diretto, come nel caso di Nardodipace (Vibo valentia) dove il figlio del boss è stato vicesindaco, o più indiretto come nel caso di Cinisi (Palermo) o Gricignano di Aversa (Caserta) che hanno visto accordi pre-elettorali con i clan. Ricorrente anche la compravendita di voti, che emerge dalla sentenza che ha sciolto Seminara (Reggio Calabria).Meno frequente la conquista di un municipio con minacce e intimidazioni. È accaduto pr esempio ad Africo (Reggio Calabria). Ma nella maggior parte dei casi la mafia conquista i nostri comuni soprattutto facendo accordi con la politica. Alla pari.

5.1.16

la balla \ bufala ( almeno fin ora ) della tassa sui cellulari

Anno   nuovo   vita  nuova  direbbe in  proverbio  . Ma  invece  no ....  rincominciano le bufale  o gli articoli  di siti pseudo   informazione  o  news alternative  \  contro informazione  .
Ci risiamo, ciclicamente, ormai con cadenza quasi giornaliera, si creano  ( quaqndo non si riciclano e modificano quelle  vecchie  )   centinaia di belle bufale calde calde, che poi rimbalzano lievitando nei social network. Ma  mi chiedo  gli autori di bufale  e  di articoli    di news  pseudo alternative    non sono mai a riposo. ?   Essi non si rendono conto  che










La disinformazione,si sa, fa dei danni,a volte non ci si rende conto nemmeno quanti...fare girare un appello anche se in buona fede se non verificato può vanificare i vostri buoni propositi tale da renderli addirittura  dannosi per le creature che credevate invece di aiutare... 
 [---] 

Per questo motivo mi preme fare questa nota da fare girare per mettere una pezza ai danni arrecati da queste condivisioni prive di fondamento e cercare di  arginare la via a possibili danni ulteriori.


Una delle ultime notizie fasulle lanciate in rete, e  che  qui oggi propongo  è  una delle tante    che  viene condivisa    come quella    della  tassa  sulle ricariche delle schede  sim dei cellulari    ( forse si  sono dimenticati    che tale  tassa  non esiste  più  da  qualche anno  )   condivise sui social network, riguarda il mondo della telefonia.  Il bello è  che la gente  la prende  sul serio  o ci casca    come  di mostra   la discussione avuta  sul mio fb     alla notizia  che  sotto riporto




Commenti
Anna Paola Mandelli Anche il canone rai sulla bolletta era una bufala,adesso ce la spupazziamo sul groppone.Questi sparano le notizie vere per bufale ma in realta' ci stanno avvisando qualche mese prima.
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Giuseppe Scano Aspettiamo e vedremo . anche la tassa sui cani sembrava vera e certa e poi lo sappiamo com'è finita
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da http://www.butac.it/ennesima-bufala-della-tassa-sui-cellulari-dal-2016/


Ufficiale dal 2016 arriva la TASSA SUI CELLULARI, 299 euro l’anno per i possessori di un telefono




Una tassa sui cellulari? Ancora? A che volta siamo, qualcuno le ha contate?
E chi l’avrebbe stabilita, di grazia? Dalle immagini si direbbe il Partito Democratico: in evidenza, l’articolo riporta una foto di Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con il simbolo del partito in bella vista. Leggendo però scopriamo che sarebbe una decisione della Corte Suprema dell’Unione Europea che, con sentenza odierna, ha stabilito che, alla luce della direttiva 1999/5 e delle altre direttive in materia di radiocomunicazioni, le legislazioni nazionali sono libere di equiparare gli apparati terminali delle comunicazioni alle stazioni radioelettriche, di prevedere un’imposta per l’utilizzo delle apparecchiature terminali di telefonia mobile terrestre, di equiparare l’autorizzazione o la licenza a un contratto di abbonamento e di prevedere il pagamento della correlativa tassa governativa in relazione a tutte queste ipotesi. In effetti, né la licenza, l’autorizzazione o il contratto di abbonamento, né il pagamento di una tassa, intralciano la libera circolazione delle apparecchiature terminali di telefonia mobile terrestre.

Titolo di studio dell’autore: kleenex usato. Ci ho messo un’ora per arrivare alla fine del paragrafo: maledette virgole. Non ricordavo così tanto dolore nel leggere da quando facevo ilproofreader per i pezzi di maicolengel. [Ninth tu a Pasqua non ci arrivi… ndMaicolengel]

Io non so voi, ma non esiste alcuna “Corte Suprema dell’Unione Europea”. L’unica che sovviene è quella di giustizia, ma non ha nulla a che vedere con tutto ciò. La direttiva 1999/5  non parla di imposte di utilizzo delle apparecchiature, bensì di “reciproco riconoscimento della loro conformità”. Ovvero, i criteri necessari all’apposizione della cosiddetta marcatura CE. E la dichiarazione di conformitàpuò essere un documento, un’etichetta o qualcosa di equivalente e deve presentare le seguenti informazioni minime:
  1. nome e indirizzo del fabbricante o del mandatario che rilascia la dichiarazione (ed il numero di identificazione dell’organismo notificato qualora il modulo applicato preveda l’intervento di un ente terzo);
  2. identificazione del prodotto (nome, tipo o numero del modello ed eventuali informazioni supplementari quali numero di lotto, partita o serie, fonti e numero di articoli);
  3. tutte le disposizioni del caso che sono state soddisfatte;
A ) norme o altri documenti normativi seguiti (ad esempio norme e specifiche tecniche nazionali) indicati in modo preciso, completo e chiaro;
B ) tutte le eventuali informazioni supplementari necessarie (ad esempio classe o categoria quando previste dalle specifiche tecniche);
C ) data di rilascio della dichiarazione;
D) firma e titolo o marchio equivalente del mandatario;
E ) dichiarazione secondo la quale la dichiarazione di conformità viene rilasciata sotto la totale responsabilità del fabbricante ed eventualmente del suo mandatario.

Insomma, siamo di fronte all’ennesima bufala su nuove tasse in arrivo. Al momento in cui scrivo, non ci sono notizie di nuove tasse sui cellulari. Non c’entra nulla il PD, né Franceschini, né chissà quale fantomatica “Corte Suprema dell’Unione Europea”

Fra l’altro informazioneindipendente non è la fonte di questa notizia, bensì Il Telegrafo, il quale si definisce “satirico”. È scritto nel disclaimer che potete leggere anche voi, se leggeste fino in fondo alla pagina – nero su blu perché si sa, devono fare in modo che non si noti, se no come guadagnano con la pubblicità?


Il telegrafo è un blog satirico e quindi alcuni articoli contenuti in esso sono inventati. La redazione non intende minimamente offendere nessuno. Testi, video e immagini inserite e contenute in questo blog sono tratte da internet e pertanto, considerate di pubblico dominio. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo.
Non credo serva aggiungere altro. A parte che ho letto satira migliore nei numeri di telefono scritti sui bagni dell’Autogrill.

3.2.15

CHE GRAN FISCO DE ‘NA MIGNOTTA! L’AGENZIA DELLE ENTRATE FA I CONTI IN CHIAPPA ALLA ESCORT E LE NOTIFICA UNA SANZIONE DI 70 MILA EURO PER NON AVER PAGATO LE TASSE DAL 2009 AL 2014

Ho pensato di parlare  di prostituzione  e sesso  visto che tira  di più un pelo di .....  cioè    i post  più letti in rete   oltre ai  post  sui cani e  gatti    al gossip  , gli anticasta ,  complottisti ,    c'è  il sesso Infatti ,  incima   ai mie post  più letti   compare  al primo  posto, nonostante  siano passati quasi 4 anni  il caso dei film porno  di Sara  tommasi .Quindi  ho deciso di  dare spazio ( odem farò se  qualcuno\a  dio voi  è contrario a tale  cose  )   a    questo notizia preso da http://www.dagospia.com/
Però prima    ne  approfitto   per  ribadire  la mia idea di legalizzare  la prostituzione  ovviamente  quella  volontaria  e  maggiorenne .
Perchè a mio avviuso  è l'unica  soluzione   e  nel resto dell'Europa   specie    quella del nord   lo hnno capito   rispetto a noi  Italiani .  Solo  cosi  visto il fallimento delle politiche proibizioniste  erepressive    si  evitano    situazioni simili a quelle descritte sotto   , sfruittamento da  parte delle mafdie  e dei papponi ,  spettacoli vergognosi  lungo le strade  , violenze in case  chiuse   visto  che   punendo  i clienti  e  l'addescamento   esse  si nascondono  , ecc .
Inotre  aggiungo  io   mancati  introiti allo stato  perchè  non la liberarizziamo   e puniamo solo lo sfruttamento  ?
Ma desso bado alle  ciancie  e vediamo all'argomento in questione


 Andrea Rossi per “il Sole 24 Ore”
3 feb 2015 16:59

Alla donna sono stati riconosciuti 5 giorni di riposo forzato al mese, causa ciclo mestruale, e 30 giorni di ferie l’anno - Il mese lavorativo è di 25 giorni. Sono stati ipotizzati due clienti al giorno, con tariffa media di 70 euro - I conti sono presto fatti: per il Fisco la signora guadagna 3.500 euro al mese e poco meno di 40 mila all’anno




 


Quanto guadagna una escort? Dipende da quanti clienti ha, direte voi. Sbagliato. Dipende da un funzionario dell’Agenzia delle Entrate e dalle sue valutazioni. Per conferme chiedere a M. V., una prostituta cuneese di 37 anni, che si è vista recapitare dal Fisco una sanzione di 70 mila euro per non aver pagato le tasse dal 2009 al 2014. Le hanno fatto i conti in tasca. Anzi, sotto la gonna.??
«Un giorno hanno suonato alla porta di casa. Erano i carabinieri. Mi hanno detto che avevano letto il mio annuncio su un giornale. Non capivo che cosa volessero». I dubbi si dissolvono in un amen. «Mi hanno chiesto se davvero sono una escort. Che domande, certo che sì, non vedo perché dovrei nascondermi». ?
IL CONTEGGIO?
AZZURRA - ESCORT

                                  AZZURRA - ESCORT
Fine della visita e inizio dei guai. La pratica passa all’Agenzia delle Entrate che aveva disposto le verifiche controllando gli annunci pubblicitari pubblicati su alcuni giornali. Del resto la signora, italiana, ha un lavoro, ma non dichiara alcun reddito e - di conseguenza - non versa un euro di tasse. Il problema però non è di poco conto: quanto lavora una escort? Quanto guadagna? Impossibile saperlo: non esistono passaggi di denaro tracciati. E allora come si calcola ?


Un bel dilemma, che un funzionario di Cuneo risolve con un calcolo spannometrico e anche molto discrezionale. Dunque, considerato che la signora è a riposo forzato per cinque giorni al mese, causa ciclo mestruale, si può ipotizzare che lavori 25 giorni. Vogliamo concederle trenta giorni di ferie l’anno? Sembra ragionevole.
escort
escort
Poi tocca scendere ancora più nei dettagli: quanti clienti riceverà in un giorno? Potrebbero essere due, uno al pomeriggio e uno la sera. E che ciascuno paghi una tariffa di 70 euro. I conti sono presto fatti, a questo punto: la signora guadagna 3.500 euro al mese e poco meno di 40 mila all’anno.
 Il tutto esentasse, ovviamente.?Ed ecco che scatta l’accertamento tributario: poiché la donna è una libera professionista l’Agenzia delle Entrate le contesta di non aver versato le imposte sul reddito di impresa. E le presenta il conto: 70 mila euro, multecomprese.?Inutile scucire informazioni alla signora.
«Quanto guadagno sono affari miei». Inutile anche dire che - avendo due appartamenti di proprietà, e rischiando quindi il pignoramento - la donna s’è precipitata da un avvocato e ha fatto ricorso alla commissione tributaria provinciale. L’ha pure vinto: secondo i giudici l’accertamento era scorretto e quindi doveva essere annullato. ?La regolamentazione?Per versare le imposte, M. V. dovrebbe avere almeno una partita Iva.
escort2
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«Sì, ma ha mai provato ad andare alla camera di Commercio? Non sanno nemmeno in quale categoria inquadrarci. Dove ci inseriscono, tra le attività di servizio alla persona?». Regolarizzare la propria posizione, per una escort, è un’impresa. Ed è l’appiglio cui si sono agganciati l’avvocato Emiliano Riba e il tributarista Ivan Tosco che hanno assistito la donna nel ricorso. «Finché la prostituzione non è un’attività regolamentata non è possibile chiedere il pagamento delle tasse», spiega Riba.
 «È vero che così si sottraggono al Fisco diversi milioni di euro, ma l’Agenzia delle Entrate non può sottrarsi al Parlamento. Il suo è un tentativo un po’ maldestro».?Anche in questo caso i funzionari del Fisco ripeteranno il mantra diventato abituale in Italia: ce lo chiede l’Europa.
 n effetti, l’Unione europea considera tassabile il reddito derivante dalla prostituzione. Peccato che, tanto per cambiare, l’Europa si è ispirata alla Germania, in cui l’attività è regolarizzata dal 2002 e dove escort e prostitute pagano le imposte ai Comuni e ai Länder. Con grande gioia dei sindaci: Colonia, prima città a introdurre un’apposita tassa, incassa oltre un milione all’anno

12.5.12

la normalità è il vero eroismo . nuova concezione d'eroe


Ricollegandomi  a  quanto dicevo  nel mio post precedente sul tipo di eroi ,    sia i fatti   che  sotto vado a narrare ( ed a riprendere  perchè ne  avevo già parlato in qualche post    , sul blog  ) e la canzone che trovate  alla fine sembrano che mi diano ragione  e in culo a  tutto il resto  






Reportage di    www.linkiesta.it/ 12 maggio 2012 - 09:24 
Storia eroica di un impiegato costretto a diventare imprenditore


Sembrava finita. Dopo la chiusura dello stabilimento della Metal Welding Wire, che lavorava il ferro, Stangalini e i suoi colleghi erano stati licenziati. Sembrava che ci fosse solo la cassa integrazione, e poi il nulla. Ma Stangalini non molla e, convinto che il settore fosse comunque in espansione, decide di vendere la casa per trovare il capitale iniziale e fondare una nuova impresa. Ce la fa e riassume i suoi vecchi colleghi. Una storia che finisce bene nell’Italia in cui chi riesce a fare impresa diventa un eroe.






ARZERGRANDE (Padova) – Cristian Stangalini, imprenditore quarantaquattrenne lombardo, è seduto dietro la scrivania dell’ufficio della sua O.m.p. Fili. L’azienda, quasi due anni di attività, produce fili per saldatura e ha sede nella zona industriale tra Piove di Sacco e Arzergrande, nel padovano. «La cabina elettrica dell’Enel è quella». Si gira un attimo, scosta la tenda che copre la vetrata dell’ufficio e indica una torretta dall’altra parte della strada, a pochi metri di distanza dal cancelletto d’ingresso. «Non hanno dovuto fare 150 chilometri di oleodotto per andare in una turbina. Il cavo passa proprio sopra di noi».
È il novembre 2010 quando Stangalini e moglie fanno apposita richiesta all’Enel. L’allacciamento, tuttavia, arriva solo nel giugno del 2011. Per sei mesi l’imprenditore paga l’affitto del capannone e (a vuoto) il noleggio di cabina elettrica e trasformatore. L’intoppo burocratico sull’elettricità, dice Stangalini, «è l’unica cosa che ci ha fatto veramente traballare». Di farsi rifondere le spese anticipate, però, neanche a parlarne. «Il consulente che mi seguiva dal lato energetico ha detto: “lascia perdere, te l’han data. Ringrazia il cielo che te l’han data”».
Qualche mese prima, nel luglio 2010, la Metal Welding Wire – un grosso gruppo della lavorazione del ferro con sede principale a Bergamo – decide di

26.6.08

Per una nuova politica sui precari della scuola


Una colossale balla, obviously. Abbattimento delle tasse, abolizione dell'Ici (peraltro già attuata in diversi Comuni, tra cui Bresso) e simili guittate. Per l'eliminazione d'un'imposta fantasma, dovremo rinunciare a un bel po' di servizietti , non esattamente secondari. Gli effetti delle purghe berlusconiane cominciano ad avvertirsi, ma credete che la luna di miele fra lui e gli Italiani finisca? Io no, io non ci credo. Non ci credo più.

Fra i tanti azzoppati, ancora una volta, come sempre, la categoria più bistrattata: gli insegnanti, segnatamente i precari. Coloro che, secondo la vulgata, conducono un'esistenza da nababbi lavorando part-time.


Non intendo perorare la causa di chi,come la sottoscritta, ha atteso 18anni per assicurarsi un'immissione in ruolo per uno stipendio da fame.      Ho scelto un lavoro che amo e non mi pento, non voglio pentirmi a oltre quarant'anni di aver seguito un amore, una passione,una vita.                     Non debbo spiegare nulla a nessuno. Già lo so che il VERO Ministro della Pubblica (d)Istruzione, vale a dire Giulio Tremonti, mi considera un peso morto.
Non domando né a lui, né agli incapaci che parcheggiano i figli a scuola pretendendo che quest'ultima possa ovviare al loro fallimento educativo, perdono di esistere. Esigo, pretendo solo giustizia. E so che è troppo.


Ma resta il minimo. Pubblico l'appello del Movimento Interregionale Insegnanti Precari (MIIP). Perché della scuola nessuno parla. Perché gli insegnanti, precari e no, non hanno voce. Perché non voglio ci spengano l'anima, dopo averci rubato la salute.





Daniela Tuscano







In questi giorni in cui si comincia già a riflettere sull’anno scolastico che verrà e siamo costretti ad assistere al solito balletto dei passaggi di cattedra e di ruolo, balletto che si  ripercuote in maniera deleteria sulla qualità della scuola italiana e sulle prospettive lavorative dei docenti precari. Appare inevitabile chiedersi se il nuovo Ministro abbia già preso  coscienza delle problematiche relative al reclutamento degli insegnanti o se, ancora una volta, dobbiamo assistere alla dettatura dall’alto di politiche sorde a qualsiasi ragionevole soluzione, "suggerite" da interessi di palazzo o da lobbies di potere.

Non contestiamo l’idea che si vogliano determinare nuove regole per il reclutamento, ma  reputiamo che questo non possa avvenire se non pensando a una radicale e profonda soluzione del vero problema della scuola attuale che è quello della stabilizzazione sui posti di lavoro  dei veri precari, ovvero di coloro che da anni o addirittura decenni lavorano come insegnanti della scuola pubblica senza avere ancora ad oggi garanzie certe e stabili. Abbiamo più volte sottolineato la necessità che sia inequivocabilmente definito chi possiede lo status autentico di precario, cioè il docente a cui la scuola non può non riconoscere una garanzia di stabilità, poiché da lungo tempo lavora all’interno dell’istituzione e non si limita a segnare la propria presenza nelle graduatorie per diritto-privilegio acquisito (ci riferiamo ai tanti che stazionano nelle graduatorie in posizioni privilegiate perché blindate dalla prima e seconda fascia pur essendo già di ruolo in altre classi di concorso o addirittura pur svolgendo altri lavori).



Non chiediamo nemmeno immissioni in ruolo subito, come fanno i sindacati e altre associazioni del precariato senza prima valutare la questione di fondo, cioè chi l’attuale sistema di reclutamento garantisce o salva e chi invece è destinato a un sempre più lungo precariato. Con l’attuale sistema, infatti, le graduatorie [...] risultano luogo di stratificazione di privilegi (divisione in fasce, insegnanti di ruolo su più graduatorie, sistema di attribuzione del punteggio ai titoli, ecc.) e le immissioni in ruolo tanto invocate finiscono per essere una cabala dei numeri che non solo non risolve i più gravi problemi, ma addirittura penalizza i veri precari. Chi ogni anno lavora in una certa classe di concorso su posti vacanti, al momento delle immissioni in ruolo viene spesso preceduto da chi, pur non lavorando, ha comunque acquisito una posizione garantita oramai da inaccettabili privilegi nelle prime e seconde fasce. È un fatto, inoltre, che in certe graduatorie (basti pensare ad esempio a quelle di Lingue straniere o Filosofia) i precari che lavorano da più di un decennio si vedono ogni anno sottrarre posti da una scriteriata mobilità che permette al personale di ruolo di migrare da una all’altra classe di concorso o da un grado all’altro di scuola. È chiaro allora che in queste condizioni la dovuta stabilizzazione dei veri precari diventa sempre più una chimera. Le immissioni in ruolo determinate da questo sistema, paradossalmente, rischiano di compromettere ulteriormente la posizione dei veri precari.


La mobilità così come oggi si determina sta affossando la scuola. Complici i sindacati, èstata legittimata l’idea che per passare alle scuole superiori si può intraprendere la più agevole scorciatoia delle elementari o delle scuole medie. Questo fatto è negativo sotto due ordini di cose: perché stravolge le "vocazioni naturali" e perché determina una sostanziale squalificazione della scuola primaria, scuola importantissima e che pertanto non deve essere utilizzata come "luogo per" passare ad altri ordini di scuola. Più opportuno sarebbe garantire agli insegnanti della scuola primaria il pieno riconoscimento della loro professionalità, anche – ma non soltanto – mediante una retribuzione che affermi il principio della pari dignità con gli altri ordini di scuola. Da quando politiche scellerate di vari governi hanno permesso che l‘astratto "didattichese" venisse dettato dalle università, la cultura scolastica italiana ha avallato un’autentica subordinazione di valore dei diversi ordini di scuola all’imperio dell’università.                          Questa sottocultura ha innescato una corsa generalizzata degli insegnanti al "prestigio" degli ordini di scuola superiore, mentre una corretta percezione dell’istruzione ad ogni livello richiederebbe ben altro atteggiamento e ben diverse categorie mentali capaci di valutare l’importanza e la peculiarità dei diversi gradi di istruzione.

Una riflessione seria su questi dati deve pertanto essere perentoriamente chiesta non solo al Ministro, ma anche ai sindacati, sempre ostili a mettere in discussione i soliti assiomi osteggiando una seria valutazione di queste problematiche. Fare della questione delle 

immissioni in ruolo l’unica questione sul tavolo senza mai volere andare a vedere i meccanismi del reclutamento e della mobilità significa avallare lo stato di cose presente e, a lcontrario, respingere qualsiasi altra soluzione alternativa: sconfortante vedere infatti come unaproposta come quella dei contratti triennali sia stata stigmatizzata prima ancora che si potesse cogliere in essa ciò che poteva essere nuovo e migliorabile. Ancora una volta si è preferito ripetere i soliti slogan piuttosto che analizzare la realtà vera dei fatti, quella che risulta dall’analisi reale delle graduatorie.






Il MIIP in tanti anni si è sempre distinto perché ha sempre chiesto che si operassero,relativamente ad ogni questione affrontata, soluzioni concrete. Per questo motivo ha semprerespinto le logiche preconcette, dando invece rilievo alle questioni sostanziali: la battaglia perla pari dignità delle abilitazioni era, non dimentichiamolo, una battaglia sulle storture delle graduatorie. Oggi, come allora, vogliamo ribadire la priorità di intervento su queste questioni affinché non si determinino ancora una volta ulteriori insopportabili ingiustizie.






Movimento Interregionale Insegnanti Precari




 

14.6.07

Senza titolo 1886

La signora Prodi e le tasse



La signora Prodi ha rilasciato un'intervista ad un giornale (non ricordo quale: l'ho colta per radio, nella rassegna-stampa di RAI3), molto addolorata per la rivolta degli italiani contro il centro-sinistra e il governo di suo marito. E' che la gente non vuol pagare le tasse, ha detto. «I cittadini non sanno quanto costano allo Stato per l'istruzione, la sanità.».
Romano Prodi e la moglie Flavia Franzoni Prodi  "Prego notare la mentalità che rivela qui madame Prodi." Per lei, non sono i politici e i parassiti pubblici che costano ai cittadini; sono i cittadini che costano troppo a loro. Madame Ceausescu, la consorte e ispiratrice del dittatore rumeno, non avrebbe detto meglio. Non è questione del governo Prodi, un altro sarebbe lo stesso: è il sistema chiuso del regime pubblico parassitario che ci sta mettendo ai ceppi. Non ci incita alla libertà: al contrario, Visco ci sospetta tutti di essere evasori, e prova ad esercitare un controllo sovietico su ogni nostra attività. Controlla i nostri conti in banca, e li sequestra se ritiene che non abbiamo pagato le tasse. Lungi dall'esaltare le nostre energie creative, il sistema ci pone infiniti ostacoli, prescrizioni, obblighi e condizioni punitive al «fare». Ci prescrive minutamente «come» fare le cose, invece di metterci nelle condizioni di farle ed incitarci all'intraprendere, all'inventare, all'esplorare e rischiare in proprio. Nessuna simpatia fra governanti e governati, in Italia, ma reciproco sospetto e insofferenza.
La libertà soffocata dalle prescrizioni arbitrarie si manifesta in forma patologica: accaparramento, manifestazioni di piazza contro le centrali o le discariche, rabbiose insubordinazioni dappertutto, questa è la «società» italiana, un nugolo di dissociazioni, di secessionismi locali. Energie creative, manco a parlarne: arretramento generale della ricerca, della cultura, della voglia di lavorare, perchè tanto non si può diventare ricchi onestamente (riflesso sovietico). E madame Ceausescu sposata Prodi può permettersi di lamentarsi di noi: «Non sapete quanto ci costate, per istruirvi, per darvi l'assistenza sanitaria e la pensione.».

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...