Visualizzazione post con etichetta riciclaggio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta riciclaggio. Mostra tutti i post

19.5.24

Sardegna “batteria”, affari & scatole cinesi nell'eolico e nel fotovoltaico Ecco la mappa: 14 società anonime da diecimila euro di capitale con uno “strano” pegno della multinazionale di Stato

la strofa : <<.... Oggi contessa ha cambiato sistema  \  si muove fra i conti cifrati\Adotta i potenti ed amici importanti  .... >>  di   mia  dolce  rivoluzionaria  (  qui il testo  integrale  ) di Mcr   trova  conferma      sia  nelle  dichiarazioni  , niente  di  nuovo o meglio per  parafrasare la  famosa  canzone  Una storia  sbagliata    De  andrè   << ....  Storia diversa per gente normale \Storia comune per gente speciale .... >>  , di  Carbone (Direttore Dia): « Il modello F24 è il nuovo kalashnikov della criminalità»   ed  in quest  dell'unione sarda d che  propongo sotto  . Esse sono Operazioni ai limiti della legalità (???) che agli occhi di noi comuni cittadini appaiono fumose e incomprensibili. E' comunque evidente che tutti questi giri e raggiri non hanno nulla a che fare con il progresso e la transizione ecologica, ma perseguono ben altri interessi.
È proprio il gioco delle scatole cinesi,ma con Draghi e l'altra alla regione(dove adesso reclama tutti insieme contro), hanno dato campo libero a questo scempio...
Ecco l'articolo di cui parlavo

da  www. unionesarda.it  del  18 maggio 2024 alle 14:41

Sardegna “batteria”, affari & scatole cinesiEcco la mappa: 14 società anonime da diecimila euro di capitale con uno “strano” pegno della multinazionale di Stato    
Le società clonate gravate del pegno Enel e lo schema societario (L'Unione Sarda)



Non guardatelo così, non è un garage, nonostante le sembianze. Non fatevi ingannare nemmeno dal vicolo cieco spacciato per via Simplicio Spano, nello sterrato dove solitamente ci spediscono le giostre. Nelle mappe è periferia di Olbia. Nelle carte dell’assalto energetico, invece, è un crocevia mimetizzato di affari, pegni, scalate memorabili da nord a sud dell’Isola, scatole cinesi e intrecci societari da far impallidire i reticolati finanziari dei “Panama Papers”.


Quel finto “garage”

Quando arrivi nell’agro di Quartucciu e sbatti lo sguardo su quei primi container verdi con l’indelebile marchio «Made in China» capisci che i signori della “EnergyQ1Bess”, quelli dell’apparente garage di Olbia, non stavano scherzando. Nel 2021, quando l’assalto eolico e fotovoltaico all’Isola era ancora agli albori, stavano già pianificando come riempire la Sardegna di “batterie” cinesi per conservare in quella sorta di celle elettrochimiche l’energia prodotta senza motivo da pale e pannelli da spargere impunemente nei promontori più suggestivi della terra dei Nuraghi. Mai, anche chi come il nostro giornale, due anni fa, intercettò quel progetto nascosto nei meandri dei Palazzi di Roma, avrebbe potuto minimamente immaginare quel che si celava dietro quella che appariva una velleità da quattro soldi.

PUBBLICITÀ


Da Olbia all’antica Roma

Un’operazione destinata a dissolversi in un attimo, davanti all’incedere di colossi e multinazionali, non foss’altro che quella società del vicolo di Olbia aveva un capitale versato di appena diecimila euro. Una “solidità” aziendale nemmeno sufficiente a coltivare l’illusione di poter costruire una distesa di Litio cinese alle porte di Cagliari. Invece, la storia racconta tutto un altro copione. La società che sta realizzando la più grande batteria elettrochimica d’Italia, da 180 megawatt, è nominalmente la stessa registrata alla periferia di “Terranova”, ma il 18 dicembre del 2023 ha cambiato soci e sede. Dal vicolo cieco della città gallurese al cuore potente dell’antica Roma. Il passo è stato breve, giusto il tempo per i vecchi soci, quelli di Olbia, di farsi approvare dal Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica il progetto della mega batteria.

Cedono passo e azioni



Ford costruirà un impianto di batterie EV con un partner cinese


Da quel momento hanno tolto il disturbo per cedere passo e quote azionarie al colosso energetico di Stato, l’Enel. Un pacchetto “chiavi in mano” che non lascia adito a dubbi: l’operazione è da sballo. Le cifre riportate nel cancello d’ingresso del cantiere sulla nuova Statale 554 non lasciano spazio a sotterfugi: opere previste per 78 milioni di euro. Duecento containers “elettrochimici” di produzione cinese destinati, secondo i piani di Stato, ad una batteria da 180 megawatt di potenza capace di generare una montagna di incentivi di Stato pari a 183 milioni di euro in vent’anni. Un affare con molti zeri, per un gigantesco accumulo energetico destinato, però, a trasformarsi nel breve-medio periodo in una devastante “cattedrale nel deserto”, non solo per l’evoluzione tecnologica sempre più rapida, ma soprattutto per la provenienza cinese di quelle scatole d’acciaio piene di Litio.

Quel “pegno” sconosciuto

Quella consumata nell’agro di “Separassiu” è, però, solo la prima operazione di uno scacchiere ben più ampio capace di coinvolgere decine di società satellite e altrettanti accordi circospetti tutti “nascosti” nei meandri dei Palazzi “elettrici” della Capitale. Una partita tutta giocata sul triangolo Quartucciu-Olbia-Roma, con intermediari, uffici e meccanismi pianificati a tavolino per tenere tutto sottotraccia, a partire dal valore del “pegno”, quello apposto da Enel Green Power sul progetto della batteria cinese a ridosso dell’area metropolitana di Cagliari.

Il contratto segreto

Non un pegno di medioevale memoria, niente a che vedere con il “Monte della Pietà” di francescana ispirazione. Quella che i soci di “EnergyQ1bess”, Stefano Floris e Cinzia Nieddu, iscrivono obbligatoriamente nel “curriculum” societario è molto di più di una “garanzia”. Non un’ipoteca, ma quasi, visto che si tratta di «beni mobili», come le quote azionarie di una società a responsabilità limitata, solo apparentemente insignificante. Quello che “appone” Enel Green Power sulla società gallurese è un “pegno” da Codice Civile, un vero e proprio diritto reale di garanzia su un bene nominalmente altrui, ma che attribuisce al colosso elettrico un potere immediato e diretto, indipendentemente dalla persona che ne ha la disponibilità materiale. Un “pegno” che consente la massima copertura al creditore, in questo caso l’Enel, permettendogli nel contempo di omettere negli atti pubblici il valore dell’operazione.

Il sistema del “garage”

Il meccanismo che adottano si rivela in uno dei “pegni” sottoscritti davanti a Notaio e ceralacca: la società del “finto” garage di Olbia ha «concluso un contratto di sviluppo "progetto BESS di Quartucciu” – per 180 megawatt con la società "Enel Green Power Italia S.r.l.", con socio unico, soggetta a direzione e coordinamento da parte di "Enel S.p.A.", con sede in Roma, capitale sociale 272 milioni di euro».

Formica & elefante



Ford costruirà un impianto di batterie EV con un partner cinese


In pratica un “elefante” finanziario come la multinazionale elettrica di Stato chiede ad una “formica” societaria, costituita da qualche mese, con un capitale di appena diecimila euro, di “sviluppare” nientemeno che un progetto da 78 milioni di euro, esattamente il costo della batteria cinese di Quartucciu. Di cifre, nemmeno nel contratto di pegno parlano mai. Il tutto è rimandato ad un “contratto” che, negli atti ufficiali, viene omesso con la formula del «che qui si intende per riportato», ma di cui non si fa mai cenno. Il meccanismo non lascia margini: «a garanzia delle obbligazioni la concedente si è obbligata a costituire apposito diritto di pegno sulla totalità delle quote della società veicolo, fino all'importo massimo garantito pari al prezzo di acquisto del singolo progetto come calcolato nel contratto». Lo “slang” giuridico-finanziario consente di dire tutto, ma ammette di negare le cifre di quel contratto. La chiosa finale è ancora più esplicita: «Il pegno è concesso fino all'importo massimo garantito pari al prezzo di acquisto del singolo progetto come calcolato nel contratto».

La moltiplicazione dei pegni

L’importo di quel “pegno”, però, non deve essere di poco conto se la società del “finto garage” di Olbia ci prende gusto, sino a trasformare lo studio “Alchemist”, al numero dieci di via Simplicio Spano della città gallurese, in una vera e propria moltiplicatrice di pegni e società, disegnando “militarmente” la scalata energetica all’Isola di Sardegna. La mappa e il grafico che riportiamo in questa inchiesta è la rappresentazione più eloquente di quel che è stato pianificato in ogni minimo dettaglio. Non una “compulsiva” declinazione alla costituzione di società da quattro soldi, ma un vero e proprio piano d’azione con dietro il più imponente dei colossi elettrici di Stato, l’Enel.

La “scalata” sarda

Uno scacchiere da tenere rigorosamente mimetizzato, contemplando un’ulteriore scissione societaria della multinazionale, con la costituzione di punto in bianco della destinataria delle azioni di “EnergyQ1bess”, la neonata “Enel Libra Flexsys s.r.l.”. La strategia, però, a quel punto era già dispiegata: dal 2021 sino a fine 2023 la “Alchemist srl” ha messo in piedi ben 14 società destinate a mettere le mani su incentivi milionari, attraverso “progetti specchio”, in grado di replicare il meccanismo efficacemente collaudato a Quartucciu. Una dietro l’altra nascono le società satellite del “sistema pegno” messo in piedi in gran segreto dalla società gallurese con Enel.

La mappa dello “scacco"

La maggior parte conferma la sede nella periferia di Olbia, qualche altra divaga verso il Poetto di Cagliari, da via Isola di Pantelleria a via Isola di San Pietro. Non sono originali con i nomi, salvo la localizzazione del progetto, cifrata e criptata, da ”Energymac3 srl” dedicata a Macchiareddu a “Energymac4bess srl" destinata alle batterie per la zona a ridosso di Monte Arcosu, da “Energyvallermosa2” con il comune destinatario delle attenzioni riportato per esteso a “Energyut1 Srl”, che sta per Uta. Uno scacchiere che va da nord a sud dell’Isola con almeno tre costanti: tutte società inattive, con capitale da diecimila euro, non sempre interamente versato, tutte “gravate” dal “pegno” di Stato, quello dell’Enel Green Power. Uno “scacco” dell’Isola nato in un garage di periferia, consumato nei piani alti dei palazzi di Roma.


7.12.21

ecco perchè non si fa una seria lotta all'evasione fiscale , ma si finge di farla .Comuni sciolti per mafia, dove comandano i clan si spende di più in opere edilizie e gestione dei rifiuti. Ma si incassano meno tasse

Leggi anche 





da i FQ di Mario Portanova | 7 DICEMBRE 2021

Comuni sciolti per mafia, dove comandano i clan si spende di più in opere edilizie e gestione dei rifiuti. Ma si incassano meno tasse


Due economisti hanno stimato l'impatto del condizionamento criminale sui bilanci degli enti locali. E hanno scoperto che le risorse vengono dirottate, con un aumento medio del 14%, verso i settori di interesse strategico per i clan. Mentre il gettito della tassa sui rifiuti tende a crollare

Teniamo puntigliosamente il conto dei Comuni italiani sciolti per mafia – in questo momento sono più di 200, fra gli ultimi San Giuseppe Jato, nella foto – ma poco o nulla sappiamo di cosa succede davvero alle casse di un municipio in cui la criminalità organizzata è in grado di condizionare le scelte politiche e amministrative. Una ricerca appena pubblicata dà qualche risposta: dove governano i mafiosi, la spesa pubblica per la raccolta dei rifiuti e per le opere edilizie è maggiore del 14% rispetto ai comuni non infiltrati. Una cifra considerevole, visto che si tratta di voci di budget in genere già molto pesanti. Parallelamente, la ricerca registra un crollo del 20% nella riscossione della tassa dei rifiuti rispetto al gettito atteso.
“I risultati complessivi sembrano dimostrare che i gruppi criminali prendono il controllo degli enti locali per dirottare le risorse pubbliche verso settori dove hanno interessi strategici”, scrivono gli economisti Marco Di Cataldo dell’Università Ca’ Foscari Venezia e Nicola Mastrorocco del Trinity College di Dublino nel loro studio appena pubblicato su The Journal of Law, Economics & Organization.
Non è che la spesa pubblica di questi Comuni esploda in favori e sprechi, come ci si potrebbe aspettare. Semplicemente, il bilancio viene modificato secondo le convenienze dei clan. “L’impatto sulle scelte di investimento non porta necessariamente a un aumento della spesa, ma a una sua ridefinizione, più difficile da identificare”, commenta De Cataldo. “Vediamo l’aumento di impegni di spesa per opere pubbliche di edilizia e gestione dei rifiuti, a discapito generalmente di servizi come trasporto pubblico e illuminazione pubblica”. Mentre tendono a restare stabili gli stanziamenti in servizi sociali, istruzione, polizia locale, amministrazione.I settori individuati non costituiscono una sorpresa, dato lo storico attivismo delle imprese mafiose nel ciclo dei rifiuti e nel mattone, ma è la prima volta che una ricerca accademica quantifica l’impatto economico del condizionamento mafioso su un ente pubblico. Per farlo, i ricercatori hanno preso a campione tutti i 1738 Comuni di Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Puglia e hanno confrontato i dati di bilancio fra quelli sciolti per mafia secondo la legge 164 del 1991 e quelli che non hanno mai subito il provvedimento.
Esaminando le sentenze di scioglimento, i ricercatori hanno individuato diverse modalità con cui il crimine organizzato si infiltra nelle amministrazioni comunali. In modo diretto, come nel caso di Nardodipace (Vibo valentia) dove il figlio del boss è stato vicesindaco, o più indiretto come nel caso di Cinisi (Palermo) o Gricignano di Aversa (Caserta) che hanno visto accordi pre-elettorali con i clan. Ricorrente anche la compravendita di voti, che emerge dalla sentenza che ha sciolto Seminara (Reggio Calabria).Meno frequente la conquista di un municipio con minacce e intimidazioni. È accaduto pr esempio ad Africo (Reggio Calabria). Ma nella maggior parte dei casi la mafia conquista i nostri comuni soprattutto facendo accordi con la politica. Alla pari.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...